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Autore: joellen    09/02/2017    0 recensioni
Cento anni orsono, la Terra è stata colpita da eventi misteriosi e devastanti che hanno decimato la sua popolazione tanto da risultare un pianeta deserto a chi lo vede attraverso i telescopi di altri mondi. E che la sta usando come discarica per liberarsi dell'immondizia metallurgica da cui è afflitto... O per cercare e procurarsi minerali preziosi per la propria sopravvivenza.....Ma non tutto è come sembra...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Grindewald, il giorno dopo

 

 

La festa di fine mese si era conclusa per il meglio.

La conferenza si era rivelata un successo, imprimendo vivacità, ulteriori maggior interesse e partecipazione ai festeggiamenti da parte della cittadinanza che ora era consapevole della novità piovuta sul loro sonnacchioso nucleo urbano. Nella sua educata discrezione, il bel comandante alieno Al Heron aveva ovviamente scatenato la curiosità degli abitanti i quali avrebbero volentieri venduto i propri familiari, o parte di essi, per sapere di più su di lui ma che dovettero ben presto accontentarsi di apprendere notizie vaghe da Annamaria e dallo staff medico precipitatosi a riformare il cordone protettivo attorno a lui, per lasciarlo riposare e ultimare le cure per la sua ripresa fisica definitiva, nonché compiere ennesimi tentativi di rimettere in sesto almeno qualche altro componente scassato del suo equipaggio.

Pur ricevendo impressione positiva, Stefano non aveva potuto fare a meno di notare lo sguardo intenso che l'uomo aveva di tanto in tanto riservato alla sua dolce consorte ed ora osservava Annamaria, apparentemente con altri occhi. Ma Annamaria non aveva fatto una piega e fissava il marito con sguardo scanzonato.

"Stefano Aloisi, - lo apostrofò quella sera, soli nella loro camera da letto - che fai, mi fai il geloso?".

Stefano si schiarì la voce cercando nel contempo di darsi un contegno distaccato.

"Ammetterai che non gli sei antipatica" osservò.

"E chi lo nega? - riconobbe lei, senza scomporsi - Ma ti assicuro che non si va oltre la simpatia. - Annamaria smise di parlare, si avvicinò al marito e gli accarezzò le braccia regalandogli uno sguardo accorato - Il cuore e la mente di quell'uomo sono per la donna che è ancora in coma sotto la tenda ad ossigeno e che noi stiamo cercando di salvare. Per lui, io sono colei che forse la salverà. Deve salvarla!"

"La salverete?" chiese Stefano, stavolta, parlando seriamente.

"Non morirà. - rispose Annamaria, triste - Ma non sappiamo ancora se si alzerà e tornerà a camminare". Stefano chiuse gli occhi, sinceramente costernato per la notizia, quindi si avvicinò ad Annamaria e la baciò senza altri indugi. Il resto della sera e della notte furono spesi dai due nella conferma che il cuore di Annamaria Di Gennaro era, e sarebbe stato sempre solo per Stefano Aloisi.

 

 

 

 

La mattina dopo

 

 

La mattina dopo, al suo arrivo in ospedale, un'infermiera corse verso di lei annunciandole che Heron era entrato nella stanza della donna ricoverata ancora al reparto terapia intensiva. Corsa sul posto, Annamaria trovò l'uomo sbirciare la paziente attraverso la sottile breccia aperta da lui scostando i lembi della tenda che la chiudeva nell'ambiente iperbarico. Al suo ingresso, Heron chiuse la tenda e si voltò verso Annamaria. Lo sguardo dell'uomo provocò nella donna un autentico moto di compassione. Gli occhi blu erano lucidi di lacrime. Avrebbe voluto farli vedere a suo marito, ma Heron si ricompose velocemente e si mosse verso di lei, avvicinandosi e stringendole le braccia.

"Guarirà, comandante. - le venne spontaneo rincuorarlo - Ce la faremo".

"Non c'è rimasto niente della nostra astronave, vero?" chiese Heron, sorprendendola della domanda.

"Purtroppo no. - rispose Annamaria, avvilita, confermando la richiesta dell'uomo - Almeno così mi è stato riferito".

Heron assunse un'espressione pensierosa e concentrata.

"Devo trovare un modo per recuperare un contatto con il mio pianeta. - annunciò poi, con aria vagamente persa - Cosa posso usare? Cos'avete qui sul vostro?".

Annamaria si sentì completamente spiazzata. Se nel suo campo medico era considerata, e lei stessa si considerava qualcuno, in astronomia si reputava una nullità totale. Tuttavia, nel suo disordinato archivio della memoria, ripescò il ricordo di aver incontrato, nel corso dei suoi studi, la notizia dell'esistenza di telescopi da qualche parte sulla Terra. Al momento non era sicura che fosse la soluzione ideale, ma ritenne giusto di doverlo menzionare al povero disperato Heron che invece, a quell'informazione, si riaccese come una torcia a cui avessero appena cambiato le batterie.

"Telescopi?" ripeté il comandante in un sussurro.

"Telescopi" confermò Annamaria, felice di vederlo cambiar colore di pelle al viso.

"Certo! - mormorò Heron, effettivamente risollevato - Telescopi. Va benissimo. Li abbiamo anche noi su Ariel. Servono a sondare l'universo. Con quelli abbiamo trovato la Terra. Dove sono?".

In quel preciso momento, Annamaria non lo ricordava con esattezza, ma gli promise di trovarli prima possibile e chiamò subito Stefano per girargli la richiesta.

 

 

Nel suo ufficio, Stefano provò a cercarli sul computer e fortunatamente li trovò.

Forse non facevano parte del pacchetto di cose appartenenti al passato del pianeta, da cancellare, o già cancellate.

"Non si trovano qui, - tenne a puntualizzare Annamaria dopo aver avuto da Stefano la risposta desiderata - ma in un altro continente, però...."

"Si possono raggiungere con un veicolo aereo" finì Heron, ora con il morale decisamente più alto.

Al contrario, Annamaria entrò nel panico. Heron aveva già difficoltà di respirazione a 2300 metri di altitudine, figurarsi a decine di migliaia. Era vero che lui viaggiava nello spazio, ma in altre condizioni e glielo fece presente. Da parte sua, Heron volle subito tranquillizzarla garantendole che si sarebbe portato dietro la maschera ad ossigeno vista accanto al letto.

Tutto risolto. Ora andava solo trovato chi lo avrebbe accompagnato fino a destinazione.

E qui, la sera, quando tornò a casa, Annamaria ebbe la seconda sconvolgente sorpresa: sarebbe stato Stefano stesso a portarlo alla meta. Perché Stefano sapeva pilotare un aereo e si offrì di buon grado a fargli da "autista".

 

 

 

 

Nel frattempo........

 

Area 51

 

"Stando a ciò che avete visto e detto, in parole povere, sulla Terra non sono spariti tutti" asserì Forrest a fine rapporto dei due piloti appena tornati dal volo perlustrativo.

"Esatto, signore. - confermò Hardings, sembrando fiero della scoperta e di esserne stato l'autore assieme al collega Edwards - Non siamo rimasti in molti, ma qualcuno ancora c'è. Solo che....".

"Quel che è rimasto della popolazione terrestre si è riunito in vasti agglomerati urbani, sparsi per il mondo e non comunicanti fra loro. - continuò Arnold Weaver, il giovane occhialuto - L'ultimo particolare è davvero strano. C'è da chiedersi perché fra le popolazioni non ci sia desiderio di sapere che altrove, sul pianeta ci sono altri esseri umani, a parte un eventuale piano di separazione volontaria voluta da qualcuno collocato nelle alte sfere dell'amministrazione di una di queste città stato".

"Dove pensa che sia, Weaver?" chiese Forrest.

"Non saprei. - rispose Weaver sinceramente perplesso - Per quel che ne so, può essere dovunque. Se davvero c'è".

"Qui, in America?" domandò ancora Forrest.

Weaver aprì le braccia.

"Dovunque. - rispose serafico - Anche in un posto dove potremmo non immaginare che siano".

Arnold Weaver, 38 anni, alto, slanciato, aria giovanile da eterno studente universitario, vantava in effetti due lauree: psicologia comportamentale e sociologia, ma anche lui, in quel momento, tracciando con un dito passato sul vetro di un grosso schermo incastonato in un vasto ripiano, un grande cerchio ideale sulla zona dell' Europa mediterranea, manifestava dubbi sulla singolare situazione che era venuta a crearsi sul globo terrestre,

"Se non fosse così?" insistette Forrest.

"Allora dobbiamo pensare che gli eventi accaduti in passato sono stati così sconvolgenti da togliere agli abitanti la voglia e la curiosità di sapere dell'esistenza degli altri e di comunicare la propria, nonché di cercare semplicemente contatti" rispose Weaver.

"Che diavolo può essere successo?" sbottò Forrest al quale questo mistero dava quasi fastidio fisico.

"Per ora non ne ho idea. - rispose Weaver, con contenuta desolazione - Il guaio è, - proseguì - stando sempre al rapporto dei nostri amici, - e nel dirlo, indicò i due piloti - che i mezzi di comunicazione sono fuori uso e nessuno ha pensato a ripristinarli, elemento questo che avvalora ulteriormente l'ipotesi di una volontà a non comunicare".

"Bel mistero!"borbottò Forrest, contrariato, avvicinandosi poi, di colpo ad uno dei prigionieri il quale arretrò, lievemente intimorito dall'espressione severa del viso e degli occhi dell'uomo.

"Oltre a scaricare le vostre schifezze qui sul nostro pianeta, - lo apostrofò, duro - quale altro motivo vi ha portato qui? E ti conviene dirlo subito se non vuoi assaggiare i nostri sistemi di persuasione a parlare. Sono piuttosto pesanti e convincenti". I soldati puntarono le loro armi cariche a tutta la superficie della testa dell'individuo, che non mosse un dito.

"Nessuno, si...signore" balbettò.

"Sicuro? - incalzò Forrest - Parla" lo minacciò poi.

"Lo giuro. - si affrettò ad assicurare il poveretto - Abbiamo visto il vostro pianeta deserto. Che motivo avremmo avuto di attaccare, muovere guerra, occupare o conquistare un pianeta deserto e disabitato?".

"E' questo che avete visto? - chiese Forrest ridimensionando il tono minaccioso - Non avete visto anima viva sul nostro pianeta?".

"I nostri strumenti non hanno registrato tracce biologiche. - rispose l'alieno più tranquillizzato nel vedere Forrest meno nervoso - Non quando hanno individuato il vostro mondo".

"Quanto tempo fa è successo? - chiese Forrest, a questo punto quasi più incuriosito che seccato - Ricordi?".

L'alieno guardò verso il soffitto come se da esso volesse trarre ispirazione per ricordare.

"Una decina di anni fa. - rispose poi ricordando senza trarre ulteriori ispirazioni dal soffitto - Forse".

"Da dieci anni andate avanti e indietro dal vostro pianeta a qui per scaricare la vostra immondizia?".

"S....s....si, signore. - rispose l'alieno tornando a balbettare - Abbiamo occupato i satelliti. Non avevamo più spazio e non sapevamo più dove depositarla".

"E avete trovato la Terra" seguitò Forrest recuperando l'aggressività in seguito alla sua risposta.

"L'hanno trovata i nostri strumenti. - rispose l'uomo - Gliel' ho detto. Sembrava deserto e disabitato".

"Signori... - richiamò l'attenzione un altro dei prigionieri appartenente al gruppo dei malavitosi - se volete, pensiamo noi a sgombrare e ripulire tutto.... - fece una pausa studiata, ridacchiando sarcasticamente - Il servizio però...." non riuscì a finire la frase. Forrest gli si avvicinò fulmineo e gli assestò un violento manrovescio su una guancia facendo compiere alla testa un giro di 90 gradi. L'uomo protestò vivacemente per il colpo.

"Ne approfitteremo subito, stronzo! - digrignò poi Forrest ponendo il volto a pochissimi centimetri dalla faccia dell'alieno e inchiodandolo con sguardo freddo - Ma non tireremo fuori un centesimo. Servizio ripulitura completamente gratis, hai capito, testa di cavolo?".

"Guarda che non siamo stati noi a sporcare! - ribatté l'alieno malvivente -  Anzi! Noi abbiamo cercato di impedire a loro di sbarcare qui".

"Certo! - strillò il Betano - A suon di mazzette! Se vuoi portare fin qui la spazzatura, basta versarci cinquantamila dollari universali!".

"Facevamo del bene!" cercò di giustificarsi il malvivente.

"Basta! - urlò Forrest, infuriato. - Sgombrerete tutto completamente gratis".

"Ma dove portiamo quella roba? -  si lamentò il Betano angustiato - Noi non abbiamo più posto".

"Non ho detto che dobbiate portarla in un altro posto" replicò Forrest cambiando atteggiamento e piegandolo verso un tono soddisfatto,  pensando che già da tempo aveva trovato un valido impiego per tutto il materiale raccolto intorno all'Area 51.

I prigionieri si scambiarono occhiate perplesse e preoccupate.

   
 
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