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Autore: Vago    10/02/2017    4 recensioni
Libro Secondo.
Dall'ultimo capitolo:
"È passato qualche anno, e, di nuovo, non so come cominciare se non come un “Che schifo”.
Questa volta non mi sono divertito, per niente. Non mi sono seduto ad ammirare guerre tra draghi e demoni, incantesimi complessi e meraviglie di un mondo nuovo.
No…
Ho visto la morte, la sconfitta, sono stato sconfitto e privato di una parte di me. Ancora, l’unico modo che ho per descrivere questo viaggio è con le parole “Che schifo”.
Te lo avevo detto, l’ultima volta. La magia non sarebbe rimasta per aspettarti e manca poco alla sua completa sparizione.
Gli dei minori hanno finalmente smesso di giocare a fare gli irresponsabili, o forse sono stati costretti. Anche loro si sono scelti dei templi, o meglio, degli araldi, come li chiamano loro.
[...]
L’ultima volta che arrivai qui davanti a raccontarti le mie avventure, mi ricordai solo dopo di essere in forma di fumo e quindi non visibile, beh, per un po’ non avremo questo problema.
[...]
Sai, nostro padre non ci sa fare per niente.
Non ci guarda per degli anni, [...] poi decide che gli servi ancora, quindi ti salva, ma solo per metterti in situazioni peggiori."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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 Lo spettro si voltò, sconvolto. I suoi occhi erano spalancati, come due fari su quel volto scuro.
La nube che lo avvolgeva perse buona parte della sua consistenza, divenendo un pallido fumo grigiastro.
- Ops. – ghignò il demone – Non l’ha fatto apposta. –

Dovevano dirmi chi era il traditore anni fa. Tutto questo non sarebbe mai successo e io non sarei qui a mascherarmi da spiedino inutilmente.
L’avrei ucciso velocemente, avrei fatto tutto talmente bene che non avrebbe sentito nulla. Forse avrei pure seppellito il corpo sotto una tomba con il suo nome inciso sopra.
Merda.
Io lo sapevo che quel cataclisma ambulante non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.


Seila era in piedi, immobile, con le mani tremanti.
Ai suoi piedi, il suo serpente le sfregava le squame gialle contro le caviglie, strisciando tra i cocci infranti del vaso che avrebbe dovuto imprigionare Follia.
- Io… cosa ho fatto? Non volevo! Perché l’ho fatto? –
Lo spettro parve non udire nemmeno la voce dell’erborista, tornando a voltarsi verso il suo avversario.
- Come hai fatto? Gli dei mi avevano avvertito che avevi sfruttato una breccia in uno di loro, ma ancora adesso non capisco come tu abbia fatto. –
La creatura piantò con forza inaudita la punta della spada al suolo, lasciando il Servitore schiacciato tra il terreno e la sua mano, ancora stretta sull’elsa.
Il volto dello spettro non tradì nessuna emozione.

Per l’amor del Fato! Che dolore!
Maledetto Fato, non potevi farci immortali come quegli altri dannati servitori? No, mi raccomando, fai in modo che una freccia vagante, un proiettile, un sasso o una maledetta spada impugnata da un demone millenario possano ucciderci, mi raccomando.
Ora devo solo far finta di essere un servitore come quegli altri, cosa vuoi che sia rimanere qui con il ventre aperto per un paio d’ore. Tra l’altro non posso neanche disgregarmi nella mia materia come sull’isola dei draghi, sarei troppo vulnerabile in quello stato.


- È stato facile, fin troppo. Quella mortale non è nemmeno riuscita a superare la prova di Ordine, perché mai avrei dovuto sprecare l’opportunità? Ho speso un’infinità di forze, ma ne è valsa la pena, mi sono mostrato a lei con una forma che ricordasse vagamente mio fratello, ho generato dalla mia materia un animale che potesse riferirmi ciò che succedeva e, allo stesso tempo, indirizzarli dove volevo io semplicemente provocandogli delle allucinazioni. Dopotutto è stato facile copiare ciò che stava succedendo agli altri prescelti. –
- Perché ti sei dato tanto da fare, se comunque con il potere che hai ora li avresti potuti battere comunque? –
- Non volevo lasciare nulla al Caso. Non questa volta. Sapevo della trappola su quell’isolotto, che progettò per me quell’inutile Ordine di Cavalieri e cercai di sfruttarlo a mio favore, guadagnando due anni per lavorare al mio esercito. Scoprii attraverso di loro di questa nuova minaccia che incombeva su di me, quest’arma maledetta, - Follia si sfilò dalla gamba la lama, non curandosi del sangue misto a particolato nero che zampillò fuori. – e decisi che era il caso di liberarsene, mandandoli a prenderla al posto mio. Cercai di eliminare ogni eventuale problema liberandomi della chiave, ma, ovviamente, quella mortale, l’unica non rimpiazzabile, si salvò. Decisi quindi di agire, donandogli una nuova speranza, rivelandogli che c’era un altro modo per attivare la trappola. –
- Perché? È stata una mossa avventata la tua. –
- Una mossa avventata che ha portato a un’altra mossa avventata. Avere quell’arma gli ha fornito la sicurezza necessaria per gettarsi qui, nel mio territorio. Alla fine, quel vaso è stato distrutto, i prescelti sono inservibili e nulla può ancora ostacolare la mia marcia. Ora, perdonami, la nostra conversazione è stata interessante, ma ho altro che mi aspetta. –
Dalla mano del demone fuoriuscì la nube nera che albergava in quel corpo, riversandosi nella ferita aperta dello spettro, che non poté trattenere un urlo di dolore. Pareva che centinaia di calabroni gli stessero strappando le viscere con i loro pungiglioni.
Follia lasciò la presa sulla spada, allontanandosi in direzione del suo traditore.

Cosa succede? Perché non riesco a disgregarmi?
Sono bloccato in una forma materiale! Perché? Perché le mie capacità metamorfiche non mi lasciano disgregare?
Fato, maledetto dio inutile! Vieni qui e rimettimi a posto!
Fato! Vieni!


- E tu, mio piccolo asso nella manica… - la mano sporca di sangue della creatura accarezzò la guancia di Seila, lasciando una scia di sporco là dov’era passata. – Non avrei mai potuto vincere senza di te. –
- Io non voglio aiutarti! – gli urlò il Serpente in faccia, ancora immobilizzata.
Follia sospirò, raccogliendo da terra il serpente ocra e accarezzandogli il capo squamoso, a quel gesto, la paralisi che avvolgeva l’assassina parve dissolversi. – Ma tu mi hai già aiutato. Ora, cosa pensi succederà? I tuoi presunti “amici” vorranno ancora vederti, dopo quello che hai fatto? Non credo proprio… Ti voglio dare una possibilità, visto quanto ti sei rivelata preziosa. Scappa, le porte sono aperte e sono certo che riuscirai a sopravvivere là fuori, oltre il deserto. Dopotutto, ti ho anche donato poteri non indifferenti, mia piccola traditrice velenosa. –
Gli occhi dell’erborista si riempirono di lacrime. Con la vista offuscata guardò a terra, dove tra la polvere, la sabbia e gli schizzi di sangue erano sparsi i cocci del vaso che Mea le aveva affidato.
Le sue gambe si mossero da sole, correndo nella stessa direzione dalla quale erano arrivati, sotto lo sguardo esterrefatto dei pochi compagni che ancora non avevano perso i sensi.
Nessuno dei soldati del demone le sbarrò il percorso, anzi, la compagine si aprì, lasciandole un corridoio sgombro in cui potesse passare.
- Voi raggiungete il resto dell’esercito. A questi fastidiosi scarafaggi ci penso io. – aggiunse con voce gelida il demone in direzione del suo esercito, che si apprestò immediatamente a seguire il comando, sgomberando la piazza in meno di un attimo.

Devo andarmene di qua. Ora o mai più.

Il corpo dello spettro si inarcò all’indietro. Le spalle e le piante dei piedi premettero con forza sul terreno dove era rimasto incastrato, mentre le ossa rinforzate della vita spingevano contro l’elsa della spada, che, infine, non riuscì più a rimanere ancorata al suolo.
La lama cadde con un clangore metallico sulla strada e Follia ebbe appena il tempo di voltarsi, per vedere un corvo nero volare via velocemente, lontano dal campo di battaglia dove era stato sconfitto.

Che schifo di situazione.
E io dovevo essere l’arma segreta contro quel coso? Ma scherziamo?
E ho pure perso una parte dei miei poteri. Devo capire cosa mi stia bloccando.
Ma prima devo trovare una soluzione efficace alla faccenda. Ho un demone in gran forma e un fantomatico esercito di creature semi divine che marciano contro le terre, lui conosce i miei poteri e non ho nessun arma che possa mettere il punto finale al suo capitolo.
Amo così tanto il mio lavoro…



Hile aprì gli occhi all’interno di  una cella. Cinque gabbie di ferro erano state portate all’interno della sala principale del palazzo e ognuna era occupata da uno dei suoi compagni.
Eccetto Seila.
L’immagine del vaso che cadeva dalle sue dita per frantumarsi a terra lo colpì come un pugno allo stomaco.
Aveva le mani legate dietro la schiena da qualcosa di metallico, mentre i piedi erano imprigionati da due grossi ceppi di ferro.
Notò solo allora i cinque compagni, stretti da catene nere e ammassati l’uno sull’altro in un angolo della sala.
A frapporsi tra le gabbie e gli animali donati dagli dei, dritto, in piedi, c’era un soldato creato dal demone.
Il Lupo era riuscito a cogliere degli spezzoni del discorso, durante il combattimento che aveva seguito la sua sconfitta, venendo a conoscenza di come aveva fatto Follia a utilizzare l’erborista per i suoi scopi, di come li aveva giocati e di cosa volesse fare, ora che non c’era più nessun prescelto a fermarlo.
- Oh, finalmente siete di nuovo tutti qui fra noi. Bene. Ho voluto ritardare la mia partenza per darvi poche informazioni riguardanti il vostro soggiorno qui. – il demone sorrise, mettendo in mostra le candide zanne, prima nascoste dalle sottili labbra animalesche. – I pasti non vi saranno serviti, probabilmente morirete entro dieci giorni, ma a quel punto, anche nascessero altri prescelti, non potrebbero fermarmi. Mi spiace, ma le vostre armi sono state distrutte, tutte. Non potevo permettere che i miei preziosi ospiti si potessero ferire. –
Lo sguardo della creatura si soffermò su qualcosa di metallico che reggeva tra le dita. Poi continuò il suo monologo in tono sommesso, quasi stesse parlando tra sé e sé. – Certo, è stato un peccato rovinare un così bell’incantesimo, ma non potevo permettere a uno di voi di richiamare a sé queste pericolose armi, no? Buon soggiorno e addio, prescelti. –
Il demone si voltò, uscendo a passo spedito dalla porta principale per poi continuare lunga la strada che gli si aprì davanti.
Nirghe urlò la sua frustrazione, facendo riverberare la sua voce nell’ampia stanza.

 

 

 Angolo dell'Autore:

Come promesso, eccomi qui.
Si, Seila ha tradito. Avete letto bene.
Questa volta ho voluto puntare sulla scontatezza.
Anzi, proprio perchè era scontato fosse lei, l'ho scelta. Ho lasciato tracce, di cui parlerò dopo, che conducessero a lei, mentre altri particolari erano sistemati per sviare, ma, a un controllo attento, tutti questi sviamenti sono spiegabili.


Iniziamo con Seila. Lei non ha superato la sua prova, o meglio, l'ha superata solo grazie a Jasno, che a quel punto già aveva compreso l'essenza del Caos.
Qui ho inserito il primo, grande, importante indizio su chi fosse stato plagiato. Non perdete tempo a scartabellare tra i vecchi capitoli, vi faccio un breve riassunto ora. Tutti gli dei minori si sono manifestati con due caratteristiche fondamentali in contrapposizione tra loro, Andiamo in ordine più o meno logico.
Oscurità si è manifestata con la carnagione scura, i capelli neri, la veste bianca come la luna e gli occhi policromi, il destro color ghiaccio e il sinistro nero come la pece. Sua sorella Luce si è invece presentata come una donna dalla pelle candida e il sorriso smagliante, avvolta in un abito scuro, i suoi occhi, anch'essi policromi, erano uno color pece, il destro, e l'altro azzurro, il sinistro.
Tempo e Spazio potevano trarre in inganno, li ho descritti poco, fin troppo poco, e questo sarà un particolare che, ora che me ne sono reso conto, aggiusterò. In ogni caso, entrambi dimostravano con i loro corpi e i loro abiti il loro legame con l'elemento. Su questo punto faccio il Mea Culpa, avrei dovuto legarli meglio tra di loro.
Infine, più importante, Ordine e Caos. Dimenticatevi per un attimo il capoverso precedente e prestate attenzione a Luce e Oscurità.
Caos si è manifestata con una donna dagli occhi profondi, con saette scarlatte come chioma e, cosa più importante, un abito elegante e dal colore freddo addosso, adesso, a mesi di distanza da quando descrissi questa scena, direi quasi un abito da sera.
Ordine, o meglio, Follia, si manifestò invece perfettamente in ordine. I capelli ben pettinati, il viso curato e un vestito elegante addosso in perfetto, scusate la ripetizione, ordine. Non condivideva nulla con Caos.
Con il passare del tempo misi più in quadro quelli che sarebbero stati i destini dei miei personaggi e, tracciato tutto il percorso di Seila, cominciai a mettere più indizi.
Innanzi tutto le visioni, nessun'altro aveva sviluppato abilità simili, se il veleno era confondibile, quelle lo erano di meno.
Ora voi potreste dirmi: eh, ma il drago di Keria sull'isola dei draghi...
Si, avete ragione, non era ben visto. Ma è comunque un drago nato dalla magia di un dio, un essere completamente magico figlio della luce, se vogliamo essere poetici.
Per concludere questa piccola lista, se ci pensate, ogni informazione utile ai fini del viaggio è sempre stata fornita da esterni, che fosse il direttore della setta o i Sei, mai dalle visioni, che li hanno condotti prima in trappola, poi alla chiave per attivare il Progetto Giara ma solo per farli gettare nelle fauci del nemico.
So che sto dimenticando parecchio, ma 300 pagine di storia sono troppe per essere ricontrollate tutte in cerca dei miei stessi indizi. Se ne avete trovati altri che io mi sono perso per strada, fatemelo sapere!

Ora passiamo al lato di meta-narrativa. (lo so, avevo promesso che non l'avrei più usata questa parola, ma questa è davvero l'ultima volta)
Ho creato consciamente delle aspettative sul traditore, Commedia mi è stato di grandissimo aiuto in questo, e nei primissimi capitoli, all'inizio di questo viaggio, non ero sicuro su chi far ricadere questo fardello.
So perfettamente che, su sei protagonisti, qualcuno diventa leggermente "meno protagonista" degli altri, così era per Codero ed è ricapitato anche questa volta. Non sapevo, quindi, se dare più importanza a un personaggio che fino ad ora non era riscito a ritagliarsi il suo angolo o se rendere il tradimento più profondo, affidandolo a un personaggio che si fosse reso amichevole agli occhi dei lettori. Avanti, se nella Guerra degli Elementi un Vago o una Frida si fossero rivelati malvagi, ci saremmo rimasti tutti male.
Alla fine decisi di dare a Seila un'incarico enorme, ed eccoci giunti qui.

Io, a questo punto, vi saluto. Alla settimana prossima, grazie a tutti voi per essere arrivati fin qui e grazie (si, ci ho preso l'abitutdine, non guardatemi con quegli sguardi stupiti) a OldKey, La ragazza imperfetta e EragonForever (che mi segue con un piccolo scarto di capitoli) per le recensioni che mi hanno lasciato, è anche grazie a voi se posso migliorare come autore.
Vago

   
 
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