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Autore: FreienFall    10/02/2017    0 recensioni
Ho fatto una scelta e ora sono come sono.
Ho abbandonato il superfluo, eliminato l'indispensabile, per dedicarmi solo alle cose importanti. Non ho tempo per niente e per nessuno.
"Qualcosa non mi torna, qualcosa mi sfugge, c’è qualcosa di quel ragazzo che mi attira; non riesco a capire, più ci penso e più rimango incatenato al dubbio."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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7.
 

Tornato a casa mi butto subito a letto. Non ho detto una parola per tutto il tragitto. Bill ha rispettato il mio silenzio percependo, pur non avendo ascoltato la conversazione tra me e Mich, che qualcosa è andato storto. So che si sta tormentando per capire cosa ci siamo detti, come ho detto a Mich la verità. Il problema è che non l'ho detta. 

Sento Bill che versa i cereali nella tazza del latte giù in cucina, lo fa sempre quando salta la cena. Sospiro alzandomi dal letto e mi dirigo in bagno. Il mio corpo è preda di un malessere generalizzato causato dalla marea torbida del senso di colpa che fluttua all'altezza del mio stomaco. Non ricorda nulla, lei è felice, non ricorda di essere innamorata di me, non ricorda cosa ho fatto, non ricorda di odiarmi. Devo mentirle o devo dirle la verità? Una bugia la farebbe stare meglio, almeno guarirebbe serena e potrei non spezzarle in cuore. Ma come posso continuare a stare con lei? Dopo quello che mi ha detto, dopo quello che ho fatto... dovrebbe sapere la verità, so che la merita ma le farei così tanto male un'altra volta.

Sputo il dentifricio nel lavandino e poi mi getto l'acqua gelida sul viso. Come è potuto succedere? È colpa della perdita di memoria e dell'incidente, è colpa di come è finito il discorso quella sera, è colpa di quello che ho detto e fatto, è... è colpa mia. Sfuggo il mio riflesso nello specchio e affondo la faccia nell'asciugamano. Non posso continuare così. Non riesco a dare un ordine ai pensieri. Mi sdraio di nuovo sul letto e, guardando il soffitto, faccio la mia scelta: cancello ogni pensiero, svuoto completamente la testa, è il momento che io dica basta; riprendo la distanza di sicurezza da tutto, ricostruisco la barriera invisibile che mi separa dal vortice senza fine dei sentimenti. Ritrovo una sottospecie di quiete e la marea torbida nel mio stomaco diventa un mattone immobile e pesante. 

L'indomani Bill mi sveglia deciso a estorcermi il racconto della sera prima. Vedo il suo sgomento, la sua tristezza, i suoi occhi sono trasparenti e vi leggo tutto: mi rendo conto che in questa storia non sono l'unico ad aver temuto per la salute di Michaela.
"Oggi dopo la scuola vado a trovarla, vieni con me?" mi chiede dopo aver ascoltato tutto in silenzio. "No Bill, ho bisogno di un po' di tempo, dille che la saluto e di rimettersi presto" il mio tono è duro e inespressivo e i miei sforzi per demolire, schiacciare, sopprimere ogni emozione legata a quella vicenda sono messi a dura prova. Quella frase mi costa come un sonoro pugno dritto sulla bocca dello stomaco. Bill rimane un po' interdetto ma lascia correre, capendo e consigliandomi di mantenere la calma e di trovare il modo giusto di affrontare Mich.

Passano i giorni e io non mi smuovo, ogni sera Bill mi racconta di cosa ha parlato con Michaela, della sua salute, del fatto che chiede di me, ma riceve sempre la stessa risposta:"Mi fa piacere che stia meglio". Ieri sera, all'ennesima risposta insulsa si è arrabbiato. Mi ha chiesto come potessi continuare a ignorare quella situazione, come potessi non dirle la verità, con quale coraggio mi tenessi a distanza da una persona con cui avevo condiviso così tanto. Mi ha ricordato che anche lui era in difficoltà non potendole dire come stavano le cose realmente, che era stanco di coprirmi e che prima o poi la verità sarebbe venuta alla luce. Io non avevo risposto, in fondo erano tutte cose che sapevo ma che avevo scelto coscientemente di ignorare.

Esco dall'aula di scienze già con la sigaretta in bocca pronto ad evitare ad ogni costo mio fratello. "Hey Tom come stai?" la fortuna proprio non sta dalla mia parte. "Ciao Ari" faccio per tirare dritto per la mia strada ma lei mi si parla davanti, posando le sue mani appena sotto il mio petto. Scuoto la testa con la faccia accigliata e un po' infastidita "Se non ti dispiace sto uscendo". Lei mi fissa con quegli occhi torbidi, un po' contrariata " Ti ho chiesto come stai". Scarto di lato "Non vedo perché ti interessi" mi dirigo verso l'uscita in fondo al corridoio che si sta riempiendo di ragazzi allegri per la ricreazione. Ari non demorde e mi segue "Tom aspetta!". 

Mi segue per tutto il tragitto intorno alla scuola mentre vado verso il mio posto segreto dove mi rintano quando voglio stare da solo, ignorando la pioggia e la voce di Ari che continua a chiamarmi instancabile. Finalmente arrivo e come al solito non c'è nessuno: chi vorrebbe passare quel poco tempo di ricreazione sotto le scale antincendio! Mi siedo sulla panca rubata, onestamente, dal laboratorio teatrale pronto ad accendere la tanto desiderata sigaretta, ma ecco Ari. 

Nella foga è uscita senza cappotto, così il suo caschetto mosso è un po' scomposto e inumidito dalla pioggia e i vestiti le si sono un po' appiccicati alla pelle:" Santo cielo ma vuoi fermarti quando ti chiamo?" inveisce, senza dubbio è testarda. Sposto lo sguardo da un'altra parte: preferisco dare attenzioni al pilastro in ferro che affrontare quella conversazione. "Mi daresti una sigaretta per favore?" mi domanda tentando di asciugarsi per lo meno le mani. "Non sei un po' piccola per fumare?". "E tu non sei un po' troppo giovane per essere mio padre?" Risponde a tono ma con un bel sorrisino. Tolgo la sigaretta dalla bocca e gliela porgo e poi tiro fuori il pacchetto per prenderne una anche per me. 

"Come sta Michaela? Ha fatto davvero una brutta caduta e quando ho visto il sangue ho davvero temuto per il peggio". "Non lo so, Bill dice che sta meglio, probabilmente tra qualche giorno la dimettono" guardo per terra, rapito dagli arabeschi che produce il fumo della mia sigaretta. Lei si mette in piedi davanti a me fingendo un'imponenza che chiaramente non si addice al suo corpo minuto " Che vuol dire che non lo sai, non sei andato a trovarla?". 
Per un momento, un solo minuscolo momento qualcosa in me prende il sopravvento, qualcosa di simile alla vergogna e al dolore. Ma dura solo un attimo. Dopo ritorno ad essere imperturbabile, o almeno così sembra, "No non ci sono andato tanto ci va Bill". "Scusa ma non eravate molto intimi?" enfatizza le ultime parole, "Insomma lo sanno tutti, soprattutto dopo il party a casa tua... se ne è parlato parecchio. Come hai potuto farle una cosa del genere?". 

Serro la mascella e chiudo un attimo gli occhi "Non sono cose che ti riguardano" uso la voce dura. "Beh secondo me, a prescindere da come sia finito il vostro rapporto dovresti starle vicino, ha rischiato grosso". Non molla "Il problema è che nessuno ha chiesto il tuo parere!" mi accorgo di aver alzato la voce solo dopo aver pronunciato quella frase, per l'eco che risuona sotto la scala. "Tu sei veramente uno stronzo, non capisco perché perdo tempo con te!" urla anche lei. "Eh Ari dimmi un po' perché perdi tempo con me? Sì sono uno stronzo, stavo con Michaela solo per il sesso e sì, mi sono fatto due ragazze la stessa sera è questo che vuoi sentire?" mi alzo in piedi "Lo sai già! Sono un bastardo quindi spiegami: tu da me che vuoi?" Getto la sigaretta lontano e ho quasi il fiatone per quell'invettiva. 

Lei mi guarda negli occhi, le sopracciglia aggrottate, un fiume di parole sembra trattenersi a stento sul ciglio delle sue labbra. Rimane statuaria davanti a me, a pochi centimetri dalla mia faccia, senza fare nemmeno un passo indietro. "Non lo so Tom! Non so cosa voglio da te, tu mi sconvolgi, mi lasci senza fiato e io non so che fare!"  La sua voce tuona e le sue parole sono inaspettate. "Un minuto ti detesto per quello che hai fatto e il minuto dopo mi sento male perché non riesco a resistere all'attrazione che provo per te!" prende fiato con le labbra semiaperte. 

"Arianne tu mi hai detto chiaramente che hai un fidanzato, quindi va' da lui" scandisco le parole, sono veramente furioso. "Hai ragione dovrei farlo! Ma non ci riesco e tu non puoi giudicarmi perché hai fatto di peggio, hai tradito la tua ragazza davanti ai suoi occhi e l'avresti fatto anche con me se non ti avessi fermato!" Il suo tono di voce non si abbassa e il suo viso è sempre più crucciato. "Tu non sai niente! Io e Michaela non stavamo insieme, scopavamo e basta e a lei andava bene e se non fosse stato per te io quella sera non sarei andato a letto quello due!" perdo definitivamente il controllo. "Ah vuoi dire che è colpa mia? Vuoi dire che se fossimo andati noi a letto insieme sarebbe stato diverso? Tu non me lo hai neanche detto del rapporto tra te e Michaela! Ti rendi conto?" il fiume irrompe con la sua potenza e porta via tutto. "Non sto dicendo questo! È successo tutto così in fretta, non ho avuto il tempo altrimenti io avrei... senti lascia perdere!" faccio un passo di lato e poi mi butto sotto la pioggia, voglio andare via. 

Ari mi corre dietro e mi trattiene per un braccio "Altrimenti cosa Tom? Me lo avresti detto? Lo avresti detto a Michaela? Cosa?" la pioggia sferza sopra le nostre teste. "Non lo so Ari non volevo che le cose andassero così ok? Mi sono fatto trasportare e ho perso il controllo! Perché tu mi guardi così e, santo cielo, io non posso, non riesco... ho mandato tutto all'aria perché volevo una chance con te, voglio una chance con te!" Cazzo, cosa diavolo ho detto. Ormai siamo completamente fradici. Ari rimane un attimo impalata con le gocce d'acqua che le scivolano sul viso fino al collo. 

Alza le braccia per raggiungere il mio viso con le mani e senza esitare un secondo avvicina le sue labbra alle mie, un contatto umido e soffice. Le nostre labbra si fondono in un attimo e io scopro finalmente il sapore sublime della sua lingua e l'estasi di quel contatto. La prendo per i fianchi con foga e la spigo addosso al muro senza mai allontanarmi dalla sua bocca. Il bacio è sempre più profondo e più bramoso. La sollevo prendendola tra le braccia, mi sembra di non riuscire a respirare, le mordo il labbro inferiore "Non sai quanto desideravo farlo" sospiro sfiorandole il naso. Lei sorride e si stringe più forte a me mentre le mie mani affondano di più sulle sue cosce. Avido torno alle sue labbra carnose e qualcosa nel mio basso ventre si risveglia. 

In un attimo di lucidità mi rendo conto che qualcuno avrebbe potuto vederci, così, tenendola sempre tra le braccia, torno sotto le scale e mi siedo al centro della panca, con le sue gambe ancora avvolte al mio bacino e le sue mani che mi accarezzano la nuca. Si allontana quel tanto che basta per prendere un respiro, si sposta i capelli bagnati dal viso mordendosi un labbro con gli occhi semi chiusi "Sono felice di averti baciato" sussurra. Con le mani percorro la sua schiena "Non pentirtene".

   
 
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