Serie TV > Arrow
Segui la storia  |       
Autore: ArtRevenge_M    10/02/2017    8 recensioni
Quando Felicity Megan Smoak decide di curare uno dei pirati più pericolosi in circolazione, non ha la minima idea che il suo ringraziamento sarà essere rapita e condotta in un pericoloso viaggio oltre mare che cambierà totalmente la sua vita.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Tommy Merlyn, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 12

Lui non dormiva. Non completamente almeno. Il suo sonno, quando non era disturbato dai costati incubi causati dai suoi demoni, era un riposare quieto, ma vigile abbastanza da percepire la presenza di qualcuno accanto a se. Come una sorta di auto-riflesso che scattava in una molla istintiva e senza controllo. Il che spiegava come mai in quel momento si ritrovava a stringere in una morsa d’acciaio il collo del povero Curtis.

“Ca-capi..tano..” fiatò il pirata, la cui colorazione del viso stava iniziando a divenire violacea e gli occhi di Oliver brillarono improvvisamente consapevoli, prima di staccarsi dal compagno con rapidità estrema.

“Curtis! Maledizione sai che non devi venirmi vicino quando sto dormendo!” lo rimproverò, il respiro agitato tanto quello del compagno.

“Lo so. Lo so.” mormorò, sfregandosi la gola e tossendo convulsamente nel riprendere fiato.

Oliver, lo guardò silenziosamente mettersi seduto e attese che l’amico spiegasse il perché della sua comparsa. Ma Curtis spostava lo sguardo dal suo capitano alla cassettiera là vicino, esitante nel aprir bocca e ben presto Oliver, si ritrovò spazientito.

“Allora?! Hai intenzione di dirmi perché sei entrato nella mia stanza o devo tirare a indovinare?” domandò, con sarcasmo tagliente e Curtis ridacchiò, in modo del tutto ingenuo, rispondendo.

“Oh potreste del tutto provare a indovinare, sarebbe divertente.. magari potrei aggiungere anche un premio che..” il balbettio agitato si fermò alla vista del volto serio di Oliver, verso il quale l’uomo abbassò lo sguardo.

“Felicity non è più nella sua stanza.” disse tutto d’un fiato, con tono basso e timoroso, ed il capitano della Green Arrow chiuse gli occhi, sospirando pesantemente prima di replicare.

“Dimmi che si trova comunque in questa casa.”

“Secondo John le tracce portano verso il ..il bosco.” rispose alzando appena lo sguardo, mentre una smorfia di palese disappunto compariva nel volto del pirata.

“Maledizione!” imprecò, scendendo dal letto e indossando di tutta fretta maglia e cinta.

“John, Thomas e Floyd si sono già messi sulle sue tracce. Non credo dobbiate preoccuparvi di..” mormorò Curtis ad una velocità impressionante, ma Oliver non parve neanche udirlo e dopo aver preso arco e frecce si fiondò fuori dalla stanza saltando senza alcuna esitazione dalla finestra.

Curtis spalancò occhi e bocca a quella vista, rimanendo un attimo impietrito sul posto. Poi, ripresosi da quell’inaspettata uscita si precipitò velocemente verso la finestra, sporgendosi con preoccupazione a vedere che fine avesse fatto il suo capitano. Con sollievo lo guardò correre verso il bosco, immergendosi nella fitta vegetazione fino a sparire dalla sua vista e con un sorriso sorpreso in volto, pensò che non avrebbe mai potuto abituarsi alle abilità inumane del suo capitano.


 

Intanto Felicity, del tutto ignara che la sua fuga fosse stata scoperta nuotava nell’acqua cristallina di un lago che aveva trovato, concedendosi quel bagno che da giorni desiderava. Aveva mangiato tutto quello che Curtis le aveva portato, riprendendo completamente le forze, poi aveva provato ad appisolarsi sull’enorme letto a baldacchino, ma senza alcun successo. La sua testa non le aveva permesso di riposare, infastidendola con domande a cui la giovane non riusciva minimamente a trovare risposta. Così, stanca di perder tempo, era sgattaiolata sotto il naso di Curtis fuori dalla stanza, esplorando con circospezione la casa poco prima d'inoltrarsi verso la fitta vegetazione dell’isola. Era la prima volta che si ritrovava in posto così selvaggio e libero dal tocco umano, ben diverso dal piccolo bosco della sua isola in cui spesso si addentrava per raccogliere erbe e Felicity si era sentita affascinata da ogni singolo elemento.

L’aria che le solleticava i capelli, l’intenso verde della natura e il suono degli uccelli in lontananza, l’avevano sedotta a poco a poco nella sua clandestina passeggiata, fino a quando la visione di un lago incontaminato e bagnato dalla luce del sole, aveva fermato i suoi passi.

Felicity aveva lasciato che i suoi occhi si riempissero della bellezza di quel luogo per lunghi attimi, fino a quando l’idea di nuotare in quelle acque e levarsi lo sporco che aveva addosso da giorni non l’aveva solleticata. Ecco il perché in quel momento si trovava, coperta solo dalla sua camicia da notte, a galleggiare nella più completa beatitudine su quel lago. Ma nonostante il profumo di libertà che quel luogo offriva, la ragazza continuava a porsi domande.

Perché il pirata che Oliver aveva chiamato Slade, avrebbe dovuto prendersela proprio con la sua isola? Era stata semplicemente una casualità del fato? Qualcosa che era comunque destinata ad accadere indipendentemente dal suo incontro con Oliver. La ragazza ricordava bene i precedenti attacchi dell’uomo quali erano stati. Mogo, Ranx, Kandor, Dryad tutte isole enormi e famose, conosciute in ogni luogo, una descrizione che contrastava fortemente con la piccola isola sconosciuta nella quale era cresciuta.

Felicity sospirò, cercando di sciacquare via dalla mente il pensiero che fosse stata proprio lei nella sua decisione di salvare Oliver a causare quell’attacco e prendendo un profondo respiro s’immerse completamente nel lago.

Nuotò in profondità, quasi la pressione dell’acqua potesse impedirle di sentire la voce dubbiosa nella sua testa e quando fuoriuscì respirò affondo, lo sguardo serio puntato verso il cielo limpido.

“Non puo’ essere.” sussurrò a se stessa, in un tentativo di auto-convincimento, ma fu la voce famigliare di John a strapparla da quel pensiero.

“Felicity!” urlò l’uomo, facendola strillare e voltare sorpresa nello stesso tempo.

Il pirata sospirò di sollievo nel vederla illesa, mentre Thomas e Floyd al suo fianco sputavano commenti maliziosi verso il vestiario della giovane.

“Cosa fate qui!?” domandò lei, in un ovvietà a cui la sorpresa non le aveva permesso di far caso.

“Evitiamo che il nostro capitano ci tagli la testa e ti prenda a sculacciate! Esci dall’acqua e torniamo alla villa!” mormorò Thomas, sorridendo giocoso nonostante l’ordine, ma Felicity lasciò affondare il suo corpo ancor più nell’acqua, rendendo visibile solo il suo volto.

“Non posso uscire con voi che mi guardate!” strillò, non nascondendo minimamente il suo imbarazzo e i due risero, mentre John chiudeva gli occhi e scuoteva il capo per l’infantilità dei suoi due compagni.

“Avresti dovuto pensarci prima di toglierti i vestiti Micetta!” replicò Floyd, ricevendo per tutta risposta una pacca sulla testa da parte di John.

“Piantatela!” ordinò ai due, prima di voltarsi verso la giovane e urlare.

“Stai tranquilla Felicity, farò in modo che questi due non guardino, ma esci dall’acqua per favore!”

Felicity si morse il labbro inferiore, soppesando l’affidabilità delle parole di John, mentre quest’ultimo ordinò ai due di voltarsi. Thomas ridacchiò, eseguendo l’ordine senza problemi, mentre Floyd si mise a dibattere.

“Perché dovrei?”

“Si tratta di avere buone maniere.”

“Sono un pirata, non mi serve conoscere le buone maniere!” ribatté l’uomo, scatenando l'ilarità di Thomas, ancora voltato di spalle. E John sollevò la mano pronto ad afferrare il compagno per il colletto e farlo voltare con la forza, ma lo sguardo di Floyd venne catturato da un punto dall’altra parte del lago e John, riconobbe il volto serio visto tante volte in battaglia.

“Merda!” imprecò Floyd scansando l’amico e avvicinandosi alla riva del lago.

“Uscite subito dall’acqua!” urlò, serio e imperioso, estraendo la sua fidata pistola e puntandola verso l’enorme alligatore che dall’altra parte dalla sponda si stava immergendo. In quell’istante Thomas si voltò per capire cosa stesse accadendo e come John, seguì lo sguardo del compagno d’equipaggio, perdendo del tutto il sorriso.

Felicity nel mentre, ancora dentro il lago, spalancò gli occhi alla vista dell’arma, chiedendosi se l’uomo fosse completamente impazzito e quando il rumore di uno sparo invase la tranquilla quiete di quel posto la giovane urlò intimorita, coprendo istintivamente le orecchie con le mani.

“Cosa state facendo!?” gridò Felicity, gli occhi chiusi dalla paura e Floyd imprecò nuovamente, per non essere riuscito a colpire l’animale, ormai immerso nel lago.

“Felicity uscite subito, un alligatore si è appena immerso nel lago!” strillò Thomas, togliendosi gli stivali per lanciarsi sul lago, ma John lo precedette, immergendosi nelle sponde completamente vestito, mentre Floyd dalla riva, tenne la pistola ancora tesa, pronto ad intervenire non appena l’animale fosse stato in vista.

La giovane intanto si era voltata con agitazione a quelle parole, cercando con confusione di vedere il pericolo che le avevano segnalato.

“Se questo è uno scherzo da pirata sappiate che io..!” esclamò, perdendo subito dopo qualsiasi parola alla vista dell’enorme sagoma ombrosa che si dirigeva verso di lei.

I suoi occhi si spalancarono riempiendosi di paura e un urlo fuoriuscì dalle sue labbra mentre senza nessun altro indugio iniziò a nuotare agitatamente verso la riva. L’animale però era chiaramente più veloce e in poco tempo raggiunse la sua preda, riemergendo dall’acqua con l’enorme bocca spalancata. In quel momento tutto parve muoversi a rallentatore.

L’urlo spaventato di Felicity, si confuse con l’esclamazione di Thomas dalla riva. Allo stesso tempo Floyd puntò l’animale con la pistola e John quasi prossimo alla ragazza si sbracciò nel tentativo di afferrarla in tempo e levarla dalla traiettoria. Tuttavia, l’unica consapevolezza di lei in quel momento, fu l’imminente pericolo che la minacciava e dal quale non sembrava esserci via d’uscita.

Così in quella frazione di secondo chiuse gli occhi, trattenne il fiato e aspettò il lancinante dolore che avrebbe preceduto la sua fine. Ma il suo destino, non sembrava contemplare la sua morte in quel luogo. Floyd colpì l’animale dentro le fauci e il rumore sordo del proiettile parve rimbombare nelle orecchie di Felicity che riaprì gli occhi, assistendo al lamento di dolore che l’animale produsse, ma non fu quell’azione a fermarlo, bensì la comparsa del tutto inattesa di Oliver.

Il pirata spuntò letteralmente dal nulla, quasi avesse volato fino a quel punto e senza la minima esitazione abbracciò la bocca dell’alligatore, che in un disperato tentativo di difesa s’immerse nuovamente nell’acqua, trascinando Oliver con se.

Dalle labbra della ragazza uscì il nome del pirata, in un lamento di disperata incredulità per quello che in pochi momenti era avvenuto e il suo corpo si sporse nella sua direzione, quasi a volerlo raggiungere, ma John proprio in quell’attimo riuscì ad afferrare il braccio della ragazza.

“Felicity dobbiamo uscire subito!” le urlò, trascinandola verso la riva.

“Ma Oliver!” protestò lei, senza staccare minimamente gli occhi dalla profondità dell’acqua nel quale l’uomo e l’animale erano spariti.

“Se la caverà!” replicò Diggle con tono per nulla preoccupato, allontanandola con forza fino a raggiungere la riva, ma non potendo impedire al suo sguardo di restare ancorato al punto in cui Oliver era sparito.

“Thomas dovete fare qualcosa! Dovete entrare in acqua!” esclamò, lo sguardo preoccupato fisso nel lago.

“mmh.. l’idea di bagnarmi i vestiti non m’intriga particolarmente.” replicò quello e solo allora Felicity spostò il sguardo per puntarlo sbalordita verso l’uomo.

“Il vostro capitano è stato trascinato affondo da un alligatore!”

“Si l’abbiamo visto.” le rispose Floyd, pulendo con una vecchia pezza la canna della sua pistola in tutta tranquillità.

La ragazza boccheggiò incerta sul come comportarsi verso quelle reazioni del tutto disinteressate e quasi il suo cervello si fosse congelato in quella situazione, enfatizzò.

“Un gigantesco alligatore!”

“Non mi è sembrato così grande.” mormorò Thomas, guardando John in cerca di conferma e l’uomo mentre si strizzava un lembo della sua maglia bianca fece spallucce, commentando.

“Nella media.”

La bocca di Felicity si spalancò ancor più, indice dell’alta incredulità che stava provando al momento, ma invece di trovare spiegazione o continuare a discutere con gli uomini si voltò decisa marciando nuovamente verso il lago.

Floyd tuttavia l’afferrò per un braccio, impedendole anche solo di mettere piede nell’acqua.

“Cosa fate micetta?”

“Se voi non avete intenzione di salvare il vostro capitano lo farò io!” replicò, agitando il braccio nel tentativo di liberarsi dalla sua presa. Per tutta risposta Floyd rise di gusto e con il suo unico occhio disponibile la squadrò da capo a piedi.

“Bella e coraggiosa.” sussurrò quasi e solo in quel momento Felicity si ricordò di essere mezza nuda. Allora strillò, rannicchiandosi in uno scatto verso il basso, nel maldestro tentativo di coprirsi dai loro sguardi.

“La preoccupazione per il nostro capitano vi fa persino dimenticare di non avere vestiti addosso, mi sento geloso.” la punzecchiò Deadshot, provocando un arrossamento più intenso nelle guance della giovane, che tuttavia sollevò lo sguardo con fermezza verso quello dell’uomo.

“Dovreste correre a salvare il vostro capitano invece di..!” ma le sue parole vennero interrotte dall’acre e forte scrosciare dell’acqua del lago, che mossa dall’impeto di Oliver nel riemergere ondeggiò per un momento agitata.

Felicity, lo sguardo completamente puntato sull’uomo, rilasciò un sospiro di sollievo per poi trattenere subito dopo il fiato alla vista del sangue che colava dal petto dell’uomo. La preoccupazione l’avvolse come un manto stretto e soffocante, ma solo per un breve istante.

Poiché mentre l’uomo a poco a poco raggiungeva la riva, la figura dell’animale morto che stava trascinando con sé, fuoriuscì dall’acqua, rendendo la ragazza consapevole che quel sangue non apparteneva ad Oliver, ma alligatore che lui aveva appena ucciso. E finalmente realizzò perché Floyd, Thomas e John non erano sembrati minimamente preoccupati.

Era sempre stato l’animale ad essere in pericolo, non Oliver.

“Immagino che per la cena di questa notte siamo più che apposto.” commentò Thomas alla vista dell’animale, mentre Floyd fece una smorfia di disappunto, nel guardare la bestia.

“Odio la carne di alligatore.” brontolò il pirata.

“Immagino sia stato Curtis a svegliarti..” disse John, cambiando del tutto argomento.

“Eppure gli avevo detto di non farlo.” aggiunse Thomas, per poi realizzare quanto detto e sorridere guardingo verso l’espressione minacciosa del suo capitano.

“Voglio dire, non era il caso di disturbare il tuo riposo per una questione da nulla.”

“Ah davvero? E io che credevo volessi tenermi nascosto il fatto che questa ragazzina fosse scappata da sotto il vostro naso.” replicò Oliver con ironia tagliente e a quelle parole Felicity si riprese dallo stato di trance che l’aveva colta nel concepire la pericolosità dell’uomo.

“Non sono scappata e non sono una ragazzina!” affermò, sollevando lo sguardo verso il pirata, che per la prima volta da quando era apparso si voltò a guardarla.

Lei era ancora inginocchiata nel terriccio umido, abbracciata su se stessa per coprire la pelle esposta che la veste da notte fradicia non riusciva più a nascondere.

“Non stavate scappando?” le chiede Thomas e Felicity scosse il capo, cercando di voltarsi a guardarlo.

“No! Ero solo andata a fare una passeggiata.” spiegò, sotto lo scetticismo dei tre, senza notare minimamente l’insistente sguardo che Oliver le stava rivolgendo.

“Perché sarei dovuta scappare?” domandò con confusione palese.

“Oliver fa quest’effetto.” ironizzò Floyd, facendo scoppiare dalle risate Thomas e far aprire persino John in un sorriso. Felicity non riuscì a cogliere il perché di quella battuta, ma quando l'ilarità del gruppo si dissolse con velocità anormale a causa dell’espressione minacciosa di Oliver, la giovane si liberò in una leggera risata che tentò subito dopo di nascondere.

“Lo trovate divertente?” le chiese Oliver, con tono e volto inflessibile. E Felicity sollevò ancora una volta lo sguardo verso l’uomo senza timore, replicando ironica.

“Cosa? Il fatto che i vostri uomini credevano che volessi scappare a causa del vostro brutto carattere o il fatto che siano loro al momento a voler scappare?”

I tre trattennero palesemente la risata che minacciava di scoppiare da un momento all’altro, girandosi in direzioni opposte per evitare d’incontrare gli occhi del proprio capitano, il quale tuttavia, non degnò loro di nessuno sguardo, fissando i suoi occhi sulla figura minuta della giovane per un lungo istante. Occhiata che venne apertamente ricambiata con sfida da lei, troppo testarda per lasciarsi intimorire dal pirata.

Dopo pochi secondi o forse minuti, Oliver mosse la sua mascella in uno scatto scocciato e senza alcun preavviso si sporse ad afferrare il polso di Felicity, tirandola verso di sé con abbastanza forza da costringerla a sollevarsi in piedi. E lei si ritrovò nuovamente a trattenere il fiato, questa volta per un motivo diverso dalla preoccupazione.

Era il senso di pericolo e seduzione che gli occhi dell’uomo le trasmettevano. Erano i loro volti vicini, abbastanza da poter sentire il suo respiro contro la pelle. Era il suo cuore che rimbombava sempre con più forza, fino a ricoprire ogni altro suono. In una parola, era l’elettricità. La forza di attrazione che provava verso di lui e la consapevolezza che avrebbe potuto prendere la scossa, se si fosse avvicinata troppo. Questo era ciò che le aveva inconsciamente fatto trattenere il respiro.

“Occupatevi della cena.” ordinò ai suoi uomini lui e solo in quel momento Felicity si ricordò che non erano soli, ma non ebbe neanche il tempo di sentirsi in imbarazzo per il lungo e apparente interminabile sguardo che si erano scambiati, poiché Oliver la caricò senza nessuno sforzo sulle sue spalle, dirigendosi nuovamente verso la casa sotto le urla offese di lei.

I tre pirati seguirono con la sguardo i due, in un silenzio divertito per la scenetta a cui avevano appena assistito, poi Floyd si voltò verso l’enorme animale a terra e con un sospiro domandò:

“Perché a lui tocca prendere la micetta seminuda e a noi un enorme alligatore?”

“Probabilmente perché se provassimo a prendere Felicity in quel modo il nostro capitano finirebbe per rendere noi, la cena.” rispose Thomas, avviandosi verso la casa senza nessun’altra parola.

L’espressione di Floyd si stranì a quell’uscita, mentre John sorrise.

“Cosa vorresti dire ? Ehi, Thomas!” disse il pirata, mentre Diggle si avvicinò alla bestia, caricandosela senza nessuno sforzo apparente sulle spalle.

“Lascia perdere.” mormorò John, confondendo ancor più il compagno e avviandosi senza ulteriore parola verso l’amico.

“Lascia perdere? Vuoi dire che tu hai capito? Ehi, aspettate...spiegate anche a me!” ordinò deadshot, sempre più confuso, ma senza ottenere alcuna risposta. Se solo Floyd avesse potuto leggere nel pensiero, avrebbe capito la conclusione a cui entrambi i suoi compagni erano arrivati nel vedere quel momento.

Oliver aveva trovato un tipo di tesoro, che non avrebbe condiviso con la sua ciurma.


 

Felicity strillò lungo tutto il percorso fuori dalla vegetazione, agitandosi nella presa dell’uomo nel tentativo vano di ritornare con i piedi per terra. E le sue guance assunsero una colorazione rossastra nell’udire le risate sguainate a cui i membri dell’equipaggio si aprirono al loro arrivo in casa, imbarazzandola a tal punto da spegnere le sue proteste, ma a Oliver poco importò.

La tenne stretta nella sua presa fino a quando non arrivarono nella stanza da letto. Solo allora la fece ricadere con ben poca gentilezza sul pavimento davanti al camino.

“Dovete smetterla di trattarmi come un sacco di patate!” esclamò la giovane, riprendendo il suo cipiglio battagliero, ma il pirata non parve neanche udirla, mentre frugava una vecchia cassettiera in cerca di chi sa cosa.

“Io sono perfettamente in grado di camminare da sola per cui se rifarete un’altra volta una cosa simile giuro che..”
“Toglietevi i vestiti.” l’interruppe lui, con voce perentoria e Felicity boccheggiò, del tutto impreparata a quella uscita.

“Co-come prego?” domandò tentennante e lui si voltò tirando con precisione la grande coperta che aveva trovato dritta sulla sua faccia.

“Ehi!” protestò lei, levandosi la trapunta dal volto e indietreggiando con la testa quando si ritrovò l’uomo inginocchiato a pochi centimetri da lei.

Felicity spalancò gli occhi e dischiuse le labbra restando completamente immobile, ma Oliver non la degnò neanche di uno sguardo limitandosi a sistemare la brace nel camino che avevano davanti e riuscendo con un tocchetto di legno a riaccendere un vecchio fuoco.

“Siete fradicia.” mormorò, rimettendo l'attizzatoio usato al suo posto e voltandosi a guardarla per un breve istante, continuò:

“Togliete quella veste bagnata e usate la coperta per asciugarvi. State davanti al fuoco. Intanto cercherò di trovarvi dei vestiti provvisori.”

Felicity lo ascoltò in silenzio, quasi incantata da quelle parole e lui senza attendere risposta si alzò avviandosi verso la porta, ma quando l’aprì, esitò nell’uscio per un momento.

“Cercate di fare quanto vi dico per una volta. Non ho voglia di passare un’altra notte in bianco per farvi abbassare la febbre.” dichiarò, uscendo subito dopo dalla stanza.

La ragazza restò un attimo impietrita, la coperta ancora tra le mani e lo sguardo puntato verso la porta che lui si era appena richiuso alla spalle. Si portò una mano alla guancia, soppesando con la mente a cosa fosse dovuto il calore che sentiva invadere il suo volto. Poi scosse il capo, nel tentativo di scacciare via ogni pensiero e con sguardo determinato fece quanto lui le aveva detto.

Trascinò una vecchia sedia vicino al camino e poggiò sopra di essa la fradicia veste, sperando che il calore del fuoco riuscisse ad asciugarla velocemente. Poi, drappeggiandosi al meglio l’enorme coperta che Oliver le aveva lasciato, si guardò intorno. La stanza doveva essere la camera dove lui era andato a riposare ore prima. Le pareti avevano lo stesso colore giallino che aveva visto in tutti gli altri muri e l’odore della polvere poggiata in ogni dove invadeva l’aria.

Era chiaro che quel luogo era rimasto disabitato per anni. Felicity si chiese che genere di collegamento ci fosse tra i pirati della Green Arrow e quell’isola, mentre a piedi nudi camminava lungo la stanza con occhi indagatori. Toccò appena il legno del vecchio separé impolverato al centro della stanza, notando alcuni insoliti solchi su esso, poi il suo sguardo si diresse verso la cassettiera poco distante. La sua curiosità le suggerì di frugare tra i cassetti in cerca di risposte, ma il rumore improvviso della porta, bloccò ogni suo intento, facendola voltare sorpresa.

Oliver comparve sulla soglia bloccandosi per una frazione di secondo, non scorgendola vicino al camino dove l’aveva lasciata, ma quando spostò lo sguardo per la stanza e la vide in piedi dall’altro lato sospirò mentalmente di sollievo, al pensiero che non fosse nuovamente sparita. Con apparente indifferenza le tirò dei larghi vestiti maschili addosso, che lei riuscì ad afferrare per pura fortuna.

“Cambiati.” ordinò perentorio, ma questa volta l’uomo non accennò ad uscire dalla stanza. Tutt’altro. Davanti al camino iniziò a togliersi camicia e pantaloni, riponendoli nella sedia che lei aveva sistemato accanto al fuoco.

A quella vista Felicity si voltò su se stessa in uno scatto frettoloso, concedendo le spalle al pirata con imbarazzo.

“Dovete smetterla di spogliarvi davanti a me!” disse con stizza e l’uomo le concesse un’occhiata divertita, mentre si strofinava le braccia con un panno asciutto.

“Non dovreste essere un medico?”

“E questo che centra?!” chiese lei, senza tuttavia voltarsi a guardarlo.

“Un medico non dovrebbe aver paura di guardare il corpo nudo di un uomo, no?”spiegò, continuando ad asciugarsi con cura.

“Non ho paura del corpo di un uomo! Semplicemente.. questa non è una situazione medica e.. aspettate. Nudo? Voi siete..nudo?” commentò lei, cercando di nascondere l’agitazione palese che la stava sommergendo.

Oliver sorrise, captando senza nessuna difficoltà il suo imbarazzo e mentre s’infilava i pantaloni asciutti, rispose:

“Completamente.”

La giovane schiuse le labbra del tutto sorpresa e sbattendo più volte le palpebre deglutì, del tutto ignara che il pirata in realtà avesse già indossato i pantaloni e in quel momento si stesse addirittura infilando una maglia.

“Questo.. è indecoroso e, voi dovreste..” balbettò, cercando di trovare la parola che sembrava aver perso. Oliver si voltò completamente verso di lei e utilizzando il passo felpato con cui solitamente sorprendeva i suoi nemici si avvicinò alle sue spalle, sporgendosi di soppiatto verso il suo orecchio sinistro.

“Vestirmi?” le sussurrò e l’inaspettata vicinanza della sua voce la fece sobbalzare e strillare di spavento. Ma quando nel voltarsi lo vide totalmente vestito, l’imbarazzo precedente venne sostituito dalla rabbia dell’intuire che lui la stesse solo prendendo in giro.

Oliver riuscì a malapena a trattenere le risate nel vedere la sua espressione di sconvolgimento risentito mentre lo guardava.

“Siete.. voi siete..!” mormorò, cercando un qualsiasi insulto per definirlo, ma le venne davvero difficile trovarlo. E non era certamente la rabbia a impedirle di pensare, bensì la sorpresa. Era la prima volta che vedeva l’espressione dell’uomo distendersi in un sorriso divertito.

Questo, le stava impedendo di pensare.

“Un pirata. La parola è quella. E voi presumo siate ancora nuda sotto quella coperta, giusto?” disse lui, guardando i vestiti che ancora lei stringeva tra le mani. Felicity sbatté le palpebre, abbassando per un momento lo sguardo nel tentativo di scrollarsi di dosso l’inaspettata sensazione che il suo sorriso le aveva provocato. E con il suo solito cipiglio battagliero, replicò:

“Se voi mi faceste la cortesia di uscire dalla stanza, potrei vestirmi.”

Oliver restrinse lo sguardo, mostrando un espressione fintamente confusa.

“E per quale ragione dovrei farvi questa cortesia?”

Felicity schiuse le labbra, sconcertata e con tono alterato replicò.

“Non vi aspetterete mica che mi cambi con voi qua dentro!?”

Il pirata accennò con il capo al paravento a pochi passi, in una muta risposta alla sua domanda e quando la ragazzi capì il riferimento dell’uomo verso l’oggetto puntò i suoi occhi furiosi nuovamente su di lui.

“Potete scordarvelo!” obbiettò e lui con espressione impassibile si affrettò a ribattere.

“Preferite che lo faccio io?”

“Come prego!?”

Oliver smorzò le sue labbra in un lieve sorriso e i suoi occhi brillarono divertiti e intrigati, prima di risponderle con parole quasi sussurrate.

“Potete vestirvi da sola dietro quel paravento o posso vestirvi io qui stesso. A voi la scelta.”

La frase suonò quasi come una minaccia alle orecchie della giovane che tuttavia non diede segno di cedimento.

“Non osereste.” mormorò, lo sguardo deciso puntato fermamente negli occhi del pirata il quale ampliò il suo sorriso a quella replica.

“Oh vi prego, mettetemi alla prova.”

La ragazza si morse appena il labbro inferiore, cercando di sondare lo sguardo dell’uomo in cerca dell’inganno ma senza successo. Oliver appariva sicuro e fin troppo felice di quella sfida, così Felicity si ritrovò semplicemente a sbottare con malcontento.

“Oh insomma, vi è così difficile uscire dalla stanza!?”

“E per voi era così difficile rimanere dentro queste mura?” ribatté l’uomo e in un momento la ragazza arrivò a capire di cosa stessero davvero parlando. La sua fuga. Il suo aver -ancora una volta- ignorato i suoi ordini.

“E di questo che si tratta? Il fatto che mi rifiuto di prendere ordini da voi?” domandò, scoprendo senza altro indugio le carte in tavola.

“Esatto. Se non volete ubbidirmi di vostra spontanea volontà, v’insegnerò a farlo.” affermò e al contrario di quanto l’uomo si fosse aspettato, Felicity gli voltò le spalle nascondendosi dietro al paravento, senza nessun’altra protesta.

Oliver schiuse le labbra, sorpreso e lei da dietro la copertura mormorò:

“Abbiate almeno la decenza di voltarvi.”

L’uomo sorrise, acconsentendo alla richiesta e allontanandosi verso il camino.

“Non pensavo sarebbe stato così semplice.” disse, abbassandosi ad attizzare il fuoco, mentre lei svelta indossava gli abiti.

“Credevo avreste ribattuto o protestato..” continuò e lei uscì fuori dal paravento, con indosso i vecchi e decisamente larghi abiti da uomo.

“Sarebbe stato infantile da parte mia.” rispose e l’uomo voltò il capo a guardarla.

“Infantile?”

“Si, infantile.” confermò, camminando verso di lui con passo fermo e sicuro.

“Infantile come il vostro metodo di ripicca per avervi disubbidito.”

Oliver sorrise, abbassando contemporaneamente il capo abbastanza da impedirle di vedere la sua espressione. Poi lasciò andare l’attizzatoio e con un sospiro si sollevò nuovamente in piedi, ricambiando senza indugio il suo sguardo.

“Quindi vi siete cambiata come vi avevo chiesto perché..?”

“Per curare il vostro infinito ego ferito che crede che ogni singola persona di questo mondo debba obbedirvi.”

Oliver mosse la mascella in uno scatto, contenendo ogni possibile segno di rabbia per quelle parole e Felicity, a pochi passi da lui tenne la testa fieramente alzata, senza mai distogliere lo sguardo dal volto dell’uomo.

“Quindi immagino che non mi ubbidirete, vero?”
“Siete perspicace, capitano.” ironizzò lei, riservando quella referenza nel suo nome in un modo che l’uomo trovò assolutamente seduttivo. Nonostante razionalmente sapesse che lei, non l’aveva fatto con quello scopo.

“Capisco.. be a questo punto” mormorò, concedendosi una breve pausa prima di terminare la frase.

“..direi che è il caso d’iniziare con la prima lezione.”

Felicity schiuse le labbra confusa, ma in quella frazione di secondo Oliver si mosse rapido, caricandosela ancora una volta sulle spalle.

“Cosa state facendo!?! Vi ho già detto di non trattarmi come..” ma le proteste e i colpi alle spalle dell’uomo s’interruppero quando lui la fece ricadere sgraziatamente nel letto e senza darle neanche il tempo di registrare quel fatto la bloccò nel materasso con il suo corpo, stringendola alle sue spalle in un intimo abbraccio.

“O-Oliver!” esclamò il suo nome, le guance in fiamme e la voce tremante e lui, con le labbra vicine al suo orecchio rispose in un sussurro.

“Vedete io necessito di dormire. Ma non posso farlo se voi continuate a sparire facendo rischiare ai miei uomini la loro vita per salvarvi.” spiegò, ottenendo la più completa attenzione da parte della ragazza.

“E avete appena messo in chiaro che non intendete ubbidire a nessuno dei miei comandi, quindi non mi lasciate altra scelta. Dormirete con me.” affermò e Felicity schiuse le labbra prima di agitarsi nella sua presa.

“Questo è assurdo. Lasciatemi andare!”

Il pirata a quella ribellione tuttavia non fece altro che stringerla più vicino a se, facendo aderire i loro corpi con maggiore fermezza.

“Più continuerete ad agitarvi e più continuerò a stringervi.”

“Cosa?!” il tono scandalizzato e il respiro corto di lei lo fecero sorridere divertito.

“Fossi in voi la smetterei di agitarmi, a meno che non vogliate stare ancora più vicino a me.”

Quelle parole la immobilizzarono completamente e l’uomo alle sue spalle, faticò nel non scoppiare a ridere.

“Quello che state facendo è...”

“Infantile?” la rimbeccò lui, interrompendo la sua protesta sul nascere.

“Già lo è. Ma non dovrebbe essere una sorpresa per voi, dopo la brillante deduzione d’infantilità su di me che avete portato a galla pochi minuti fa.” ironizzò, usando lo sbeffeggiamento precedente di lei a suo vantaggio.

“Sono un uomo alquanto infantile. Per cui ogni volta che disubbidirete ad un mio ordine, troverò un metodo infantile per farvela pagare.” continuò e Felicity si morse le labbra, del tutto furiosa.

Nonostante Oliver non potesse vedere il suo volto, era certo, che la ragazza stesse fumando di rabbia e imbarazzo, il che lo rese stranamente euforico.

“Spero abbiate un buon riposo.” augurò, con il sorriso sulle labbra e senza ulteriori indugi chiuse gli occhi concedendo a Morfeo il permesso di entrare, mentre Felicity rinchiusa tra le sue braccia, meditava vendetta.




spazio autrice:

Eccomi, di ritorno da giorni infernali. Vi ringrazio sinceramente per tutte le splendide recensioni che mi avete lasciato. Nonostante non sia ancora in grado di rispondere singolarmente ad ognuno di voi ho davvero apprezzato quanto mi avete detto. Sono sopratutto stra-felice che nonostante i miei ritardi voi amiate questa storia e stiate continuando a seguirla. Le 48 ore stanno per scadere e nel prossimo capitolo scopriremo come Oliver è arrivato a quella confessione verso Felicity, per ora.. sembrano tutto tranne che innamorati, non credete? No? Chi sa. Appuntamento al prossimo capitolo!

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: ArtRevenge_M