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Autore: MackenziePhoenix94    11/02/2017    0 recensioni
Charlotte Bennetts è un'agente dello S.H.I.E.L.D, un membro integrato degli Avengers e la migliore amica di Steve Rogers.
La sua vita cambia drasticamente il giorno in cui il suo unico amore, il dio del Caos, viene ucciso davanti ai suoi occhi.
Dopo gli eventi di Ultron, la giovane decide di ritirarsi momentaneamente dalla squadra di supereroi; la sua vita prende una nuova piega inaspettata il giorno in cui il suo migliore amico si presenta davanti alla porta del suo appartamento, chiedendole di ospitare una persona.
Ben presto Charlie si ritrova coinvolta non solo in qualcosa più grande di lei, ma in una vera e propria Guerra Civile.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Steve Rogers
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si trovava davanti ad un vialetto asfaltato, davanti ai suoi occhi c’era una tipica casa americana: a due piani, colorata con vernice bianca, con il giardino ben curato e la buca delle lettere in attesa dell’arrivo del postino.

All’esterno della casa era radunata diversa gente e molta altra continuava ad arrivare, tutti mormoravano appena ed indossavano lunghi abiti o completi maschili neri, parlavano a bassa voce, quasi avessero paura che dalle loro labbra potesse uscire qualcosa di più forte di un sussurro.

Il giovane uomo venne invaso dall’impulso di entrare in quella abitazione, mosse un passo dopo l’altro e ben presto si ritrovò a varcare la soglia d’ingresso, dall’altra parte c’erano altre persone, raccolte a mangiare delle cibarie ed a parlare, come quelle all’esterno, in mormorii appena percepibili; ben presto entrò in quello che era il salotto dell’abitazione e vide, nella parte opposta, un ragazzo intento a scacciare un folto gruppo di persone, tra cui un ragazzino biondo molto magro, perché voleva rimanere da solo.

Tutti se ne andarono velocemente  ed il giovane uomo vide tre bare posizionate davanti al ragazzo che gli dava le spalle; si avvicinò lentamente, posizionandosi vicino a lui e vide che tutte e tre le bare erano già state sigillate con cura.

Il giovane aveva il volto chino in avanti, quando si rese conto di non essere solo sollevò il viso e guardò la persona che era a suo fianco.

Aveva un volto pallido e magro e gli occhi erano cerchiati di rosso a causa di tutte le lacrime che aveva versato per la perdita della sua famiglia; l’altro rimase senza fiato nel vedere che quel ragazzo aveva il suo stesso volto.

Quel ragazzo era lui, solo più giovane.




Bucky socchiuse le palpebre, i suoi occhi chiari vennero subito aggrediti da una luce talmente accecante che si ritrovò costretto a chiuderle nuovamente; i suoi sensi erano ancora confusi ma riuscì ugualmente a percepire due voci, una maschile ed una femminile, discutere a poca distanza da lui.

“Non avresti dovuto reagire in quel modo, avresti dovuto stordirlo, non sparargli contro!”

“Che cosa avrei dovuto fare, Steve? Lasciare che mi uccidesse? Io mi sono solo difesa”

“Ma come è accaduto?”

“Non lo so, eravamo in cucina e lui stava preparando la colazione. È stata tutta una questione di pochi secondi… Io non voglio più averlo nel mio appartamento, questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, no, assolutamente no”

“Aspetta, non arriviamo a conclusioni affrettate senza aver capito che cosa è accaduto con esattezza. Dobbiamo attendere che si svegli, con la speranza che si svegli”

“E come possiamo essere sicuri che non ci attaccherà ancora?”

“Potete fare silenzio, per favore? Mi fa male la testa” mormorò Bucky; Steve e Charlotte si voltarono subito in direzione del letto ed il primo si materializzò affianco al suo migliore amico.

“Come stai?”

“Credo di aver sognato il giorno della veglia dei miei genitori e di mia sorella. C’era questa casa bianca, il giardino e la cassetta delle lettere. C’erano tutte queste persone vestite in nero ed io sono entrato in questo salotto e c’era un ragazzo davanti a tre bare. Ha cacciato tutte le persone attorno a lui  perché voleva rimanere solo con il suo dolore. Quando mi sono avvicinato a lui ho visto che ero io, Steve”

“Si, si, Buck, è proprio così”

“Steve” Charlotte afferrò il giovane uomo per il braccio destro “non  possiamo fidarci di lui”

“Charlotte, ti prego, lasciagli la possibilità di spiegare. Bucky, che cosa è accaduto? Perché hai attaccato Charlie?”

“Perché ha detto quelle parole. Ha pronunciato le parole che l’Hydra ha messo nella mia testa. Non so come le conosca”

“Come conosci quelle parole?”

“Io non conosco nessuna parola che l’Hydra ha messo nella sua testa, come può essere possibile? A meno che…”

“A meno che?”

“Questa mattina ho sfogliato il libro che mi hai dato, quello rosso con la stella nera, mi sono soffermata su una pagina dove c’erano scritte dieci parole in russo, devono essere state quelle”

“Si, sono quelle, come hai fatto ad avere quel libro?” domandò Bucky con una smorfia di dolore stampata sulle labbra.

“Dove lo hai trovato quel libro, Steve?”

“Non ha importanza come l’ho trovato, adesso sappiamo che abbiamo tra le nostre mani qualcosa che altri non devono trovare. Non ti preoccupare, Bucky, non è accaduto nulla. Ti fa male il petto? Charlotte ti ha sparato, ma poi è riuscita a guarirti. Vedi, lei possiede dei poteri un po’ particolari”

“Dove mi trovo?”

“Sei nella mia camera da letto, non potevamo portarti in ospedale. Sei stato fortunato, qualche minuto in più e non saresti sopravvissuto” rispose la ragazza serrando le labbra “è meglio se riposi, ora, sei ancora molto debole. Vieni, Steve, andiamo in salotto”.

I due giovani uscirono dalla camera, Charlie prese dal frigorifero una bottiglia di vino ancora chiusa, la stappò per poi versare il liquido corposo in due calici di vetro; ne porse uno al suo migliore amico e mandò giù un lungo sorso dall’altro.

“Grazie per averlo salvato”

“Dunque… Sono quelle parole che lo fanno tornare ad essere il Soldato D’Inverno, giusto? Non oso immaginare quello che devono avergli fatto. Non hai nulla di cui ringraziarmi, la colpa è stata mia, non avrei dovuto leggere quel libro. Non avrei dovuto pronunciare quelle parole”

“Non potevi saperlo, Charlie, la colpa non è tua” mormorò Steve, si avvicinò alla ragazza e le appoggiò una mano nella spalla destra; lei si voltò, gli passò le braccia attorno alle spalle, avvinghiandosi al suo petto.

Non riusciva più a sopportare quella situazione, aveva bisogna di qualcuno a cui aggrapparsi a cui chiedere aiuto disperatamente, si sentiva imprigionata in un labirinto senza uscita, il giovane uomo rispose subito all’abbraccio, affondando il viso nei capelli castani di Charlotte.

La giovane inspirò a fondo il profumo dolce della pelle di Rogers, sollevò appena il viso e incontrò le sue labbra, che coprì con le proprie, in un bacio lungo ed appassionato.

Nessuno dei due sentì la porta della camera aprirsi e chiudersi velocemente.

Charlotte sciolse la presa dalle spalle di Steve, gli appoggiò le mani nel petto, spingendolo dolcemente verso il divano, lui si sedette, con le gambe leggermente aperte, mentre gli si posizionò in grembo con le ginocchia puntate nei cuscini del divano.

Continuò a baciargli le labbra leccandole, mordendole ed assaporando il loro sapore indescrivibile, simile a quello delle pesche; gli tolse la maglietta, un indumento che iniziava ad essere di troppo, mettendo in mostra i bicipiti perfetti, scolpiti quasi nel marmo più pregiato.

Steve iniziò a sbottonare la camicetta che Charlie indossava, la lanciò nel pavimento e slacciò il reggiseno di pizzo nero, facendogli fare la stessa fine dell’altro indumento.

La porta della camera si aprì ancora e questa volta rimase socchiusa.

Il giovane invitò la sua migliore amica a sdraiarsi nel divano, in modo da poter baciare meglio ogni centimetro del suo bellissimo corpo, le sollevò appena il bacino, così da poter sfilare i pantaloni che indossava e Charlie lo imitò, lasciandolo solo in boxer; rimasero per qualche istante a guardarsi negli occhi, con il fiato ansimante, prima di riprendere ad esplorare l’uno il corpo dell’altra.

Era da più di tre anni che la giovane non aveva un rapporto intimo con un uomo, ciò non era dipeso dal fatto che le fossero mancate delle occasioni, ma perché si era imposta che il suo corpo non sarebbe mai più stato di un altro uomo, solo di quello che aveva amato e che era stato ucciso, solo di un dio e nessuno poteva essere allo stesso livello di un dio.

Eppure la sua prima cotta non era mai passata del tutto, non aveva mai dimenticato Steve, era sempre rimasto in un piccolo angolo della sua mente, come una cosa che, prima o poi,era destinata a tornare a galla ed esplodere in tutta la sua potenza.

Gettò la testa all’indietro quando il giovane uomo le entrò dentro, lui le passò una mano tra i capelli, in modo che non si facesse male e dopo qualche secondo di assoluta immobilità iniziò a muoversi con spinte lente, controllate.

“Non ti trattenere, per favore” gemette Charlotte, mordendosi le labbra, Steve non se lo fece ripetere una seconda volta ed aumentò la velocità delle spinte; entrambi non riuscirono più a trattenere i gemiti di piacere, incuranti del rumore che provocavano.

“Charlie… Charlie, io…”

“Non dire nulla, ti prego…”lo bloccò la ragazza, coprendogli la bocca con la mano destra; sentì Rogers gridare il suo nome quando raggiunse l’orgasmo, prima di accasciarsi sopra di lei.

Charlotte rimase in silenzio per diversi minuti, lasciando che il respiro le tornasse regolare, si rese conto che Steve si era addormentato quindi si alzò, si rivestì in fretta e lo coprì con una coperta a quadri, che teneva sempre sopra al divano.

Attraversò in fretta il salotto ed entrò nella sua camera per prendersi un pigiama ed un cuscino, dato che avrebbe dormito nel divano a sua volta, si avvicinò un momento al letto e vide che Bucky stava dormendo profondamente; il suo volto era ancora pallido a causa delle profonde ferite che aveva subito, gli scostò un ciuffo di capelli che gli copriva la faccia e rimase per qualche istante ad ammirare i suoi lineamenti.

Venne colta da un impulso improvviso e gli posò un bacio nella guancia sinistra, appena ruvida di barba, uscì dalla camera in punta di piedi per non fare rumore.
Quando la porta si chiuse con delicatezza, Bucky aprì gli occhi, per poi richiuderli quasi subito.
   
 
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