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Autore: Sakkaku    11/02/2017    3 recensioni
Questa storia è ambientata intorno al Medioevo, la protagonista si ritrova a nascondersi in un villaggio dove pensa di riposarsi solo per qualche giorno e ripartire. Le cose andranno diversamente e una parte del suo passato tornerà a galla.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mythological Creatures'
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Capitolo 5
 

Falco Nero si stava rilassando nella sua grande stanza. Il legno bruciava nel camino scoppiettando. I suoi occhi erano persi a fissare le fiamme. Il suo respiro era calmo, anzi quasi si dimenticava di respirare. La sua mente non pensava, in quel momento era libera da qualsiasi pensiero.
Sospirò e chiuse gli occhi.
L'uomo si lasciò cullare dall'oscurità, sprofondò nell'oblio del buio più totale. Il suo momento di totale riposo fu disturbato da qualcuno che bussò alla sua porta.
Maledizione!” pensò stizzito “Sempre a disturbarmi... forse dovrei cedere il posto di capo della fazione a qualcun altro, molto probabilmente sarebbe meglio per tutti e io avrei qualche momento per riposarmi” svogliatamente si alzò dal letto. Falco Nero pensava si trattasse come sempre di Benjamin, per cui non si curò di coprirsi il petto con una maglietta. Quando spalancò la porta, si trovò di fronte ad Elisabeth. La donna non aveva ancora ripreso la vista, questo Falco Nero lo sapeva bene, eppure per qualche strano motivo avvertì i propri zigomi arrossire.
- Lei... - iniziò a dire Elisabeth con un tono calmo e autoritario puntandogli il dito all'altezza del volto ed entrando di qualche passo nella stanza.- Deve assolutamente firmarmi il permesso per andarmene da qui!
- E' buffo che lei, Milady, venga a chiedermi questo genere di favore, mentre mi stavo rilassando sul letto e considerando che in questo momento ho addosso solo un paio di pantaloni.
La donna cercò di reprimere una smorfia e poi assunse un'espressione stupita, alla fine esclamò – Se pensa che cederò a qualche strana proposta, si sbaglia di grosso! Solo perché è il Master di questa fazione non vuol dire che mi abbasserò a tanto per ottenere ciò che voglio! Inoltre come facevo a saperlo? Ho perso temporaneamente la vista, per cui è impossibile per me sapere cosa ha indosso in questo momento.
- Sul serio? E' sicura di non averlo fatto di proposito? - un leggero ghigno apparse sul viso dell'uomo, la situazione lo divertiva molto. - Come mai il suo volto sta diventando rosso?
- Questo non è affatto vero!
- Dice così solo perché non si può vedere allo specchio - sottolineò Falco Nero.
Elisabeth se ne voleva andare da quella stanza. Eppure il suo orgoglio le impediva di andarsene, mica poteva permettere a quell'uomo di prenderla in giro in quel modo. Allungò il braccio per tirargli un pugno. Lui ovviamente lo parò.
- Dovreste smetterla di burlarsi di me e cercare di parlare seriamente - disse Elisabeth, ritraendo il braccio che era stato precedentemente bloccato - Sono abbastanza grande da badare a me stessa. Forse non si nota, ma ho già ventisette anni.
- Davvero? Sembri più giovane. Ed io? Che cosa dice, come li porto i miei trent'anni?
- Perché cambia discorso? Vuole per caso farmi irritare ancora di più?
- Se farla irritare, la porta a essere così buffa, lo farò più spesso. Forse non gliel'ho detto nel nostro precedente incontro, ma può darmi del tu quando si rivolge a me, Milady.
- Smettetela di blaterale fandonie e firmatemi un dannato permesso.
- Lo farò solo e quando avrà recuperato totalmente la vista - ribadì Falco Nero – Dopodiché, sarà libera di andarsene.
Elisabeth corrugò la fronte, facendo un'espressione sospetta.
- Sono un uomo di parola, si può fidare – si avvicinò al camino - Riesce a tornare indietro o le serve un aiuto?
- Ce la faccio anche da sola – rispose bruscamente Elisabeth, allungando le braccia per evitare di andare contro il muro. Prima di essere completamente fuori dalla stanza con un sussurro aggiunse – Grazie.
L'uomo si lanciò sul letto a pancia in giù, sprofondando il viso nel cuscino.
Stavolta, sono riuscito a fermarmi” pensò orgoglioso di se stesso “Però...” alzò la testa dal guanciale, per fissare la mano destra che tremava. “Devo fare qualcosa per questo tremore.
L'espressione preoccupata mutò in una spietata. L'uomo si cambiò in fretta. Doveva uscire da lì. Gli pizzicavano le narici. Spalancò la finestra per far uscire quell'odore. Quel profumo. Uscì dalla stanza.
Scosse la testa “Mi sembra strano, eppure anche se non ricordo, sono sicuro di averla già incontrata in passato. Di sicuro lei si sarebbe accorta quando è arrivata alla fazione se sono una sua vecchia conoscenza. Forse mi ricorda semplicemente qualcuno e lei è la prima volta che la incontro.
La sua memoria non era più tornata, sebbene a volte ricordasse qualcosa, non era mai in modo distinto, tutto era sempre molto confuso e distante dall'essere nitido. Una rabbia nata da chissà dove lo investì.
Una cameriera che passava in quel momento gli rivolse la parola, ignara del suo stato d'animo.
Falco Nero la afferrò per le spalle - Levati di mezzo!! - la scaraventò contro il muro, la donna picchiò la testa e la parete si macchiò di sangue. A quella vista, l'uomo rise.
- Master... – Benjamin era scosso, ancora non credeva di aver assistito a quella scena, in fondo era passato molto tempo dall'ultima volta.
- Che diamine vuoi?
- La stavo cercando per informarla del ritrovamento di due morti nel bosco, ma credo che non sia necessario avvisarla. Immagino lei sappia già tutto.
- E quindi? Anche se vai a spifferare al villaggio che sono infuriato e che ho ripreso il vizietto di un tempo, quando avevo quel nome che non ricordo e che Midolf ha abolito, pensi che cambierebbe qualcosa? Nessuno può sostituirmi come Master, anzi creeresti soltanto paura e caos.
L'uomo rimase in silenzio, sapeva perfettamente che Falco Nero aveva ragione. Oltretutto, era stato il braccio destro anche del Master precedente, per cui era a conoscenza di quello che quell'uomo era in grado di fare, specialmente se era alterato.
- Cosa ti serve? - chiese infine.
- E' buffo che tu me lo chieda - Falco Nero era divertito - Battuta di caccia - rispose sorridendo spietatamente con gli occhi che sembravano brillare come una fiamma incandescente.
A quelle parole Benjamin sudò freddo.
Battuta di caccia era la parola in codice per dire: andare a uccidere persone a caso, senza pensare a chi fosse o che età avesse. L'unica cosa importante era far scorrere un mare di sangue.
- Corri, dì allo stalliere di preparare Titan.
- Subito, Master - Benjamin lo assecondò, era la scelta più intelligente da fare in quella situazione. Mentre si recava verso la stalla, chiese ad una guardia di portare la cameriera ferita e svenuta dal medico.
Falco Nero tornò nella sua stanza per prendere il mantello e i guanti neri in pelle. Mentre attraversava a gran carriera il corridoio qualcosa attirò la sua attenzione.
Nel vedere inginocchiata nel androne Elisabeth, la quale in quel momento stava tirando alcuni pugni sul lungo tappeto, l'uomo si bloccò di colpo.
Quei lunghi capelli castani, con qualche riflesso rosso… mi ricordano qualcosa o forse qualcuno, ma chi?
Un mal di testa allucinante investì l'uomo che barcollò, cercando sostegno nel muro, per restare in piedi.
Elisabeth era intenta a prendere a pugni il tappeto, era frustrata perché non riusciva a recuperare la vista. Delle lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi, calde, sembrava che volessero rassicurarla, come a dirle che tutto sarebbe andato per il meglio. A un certo punto sentì un rumore alle sue spalle. Per forza dell'abitudine, si voltò. Ovviamente, vide solamente nero.
- Chi è? - chiese.
- Sono io, non preoccuparti - rispose Falco Nero - Piuttosto, tutto bene?
- Oh, sì - la donna si asciugò con il dorso della mano le guance, voleva evitare di dimostrarsi debole davanti a quell'uomo. – Mi stavo solo sfogando, perché non posso usare il mio arco. Vi avevo promesso che avrei partecipato al torneo, se non miglioro sarò costretta a rinunciare - sapeva che era una scusa stupida, però l'uomo ci cascò, o perlomeno fece finta di crederci.
- D'accordo, nel caso di bisogno può chiedere a chiunque, sicuramente la aiuteranno.
Eccolo, era di nuovo il Falco Nero del primo giorno, disponibile e comprensivo.
- Certo, la ringrazio. Credo che andrò a fare un bagno.
- Gina – chiamò Falco Nero fermando una cameriera che stava passando in quel momento. - Potresti accompagnarla nella stanza da bagno e preparargli la tinozza? Se ha bisogno di aiuto, dalle una mano. Te ne sarei grato.
- Certamente, Master. Sarà un onore per me eseguire i suoi ordini come sempre.
Certo che questi sono tutti strani” pensò Elisabeth mentre Gina la aiutava ad alzarsi “Sicuramente hanno scelto la persona giusta in quanto a stranezza. E' sempre diverso, come se avesse più personalità. E la cosa ancora più bizzarra è che tutti lo seguono come se fosse una divinità” camminava lentamente, per evitare di dare troppo peso alla cameriera che la teneva sotto braccio, essa infatti dava l'impressione di essere molto esile.
Nonostante Elisabeth era consapevole di essere in una stanza con un'altra donna, una volta tolti tutti i vestiti che indossava, si sentì in enorme imbarazzo. Soprattutto perché doveva farsi aiutare a entrare nella tinozza piena d'acqua calda.
- Il Master sembra ammirarla molto - commentò Gina.
Elisabeth notò che l'affermazione era pungente, con una nota di gelosia, questo fece suonare un campanello d'allarme nella testa della donna.
La cameriera continuò - Proprio per questo motivo mi sento onorata. Di certo non per lei, bensì per il fatto che l'abbia messa nelle mie mani, vuol dire che si fida di me e... - senza finire la frase la gettò dentro la tinozza a testa in giù.
Il corpo nudo di Elisabeth fu graffiato dal legno del barile, mentre cercava di divincolarsi. Si sentiva soffocare, trattenere il fiato per minuti non era una cosa di cui era capace, per cui doveva trovare il modo di liberarsi da quella presa. Aveva dormito solo poche ore ed era estremamente stanca, trovò la forza quando sentì il braccio di Gina sfiorarle la cicatrice sulla scapola destra. Con uno scatto tirò indietro la testa, facendola scontrare contro quella della cameriera.
- Aaaaar! Come osi lurida schifosa! - strillò Gina indignata.
- Sei stata tu la prima ad avermi aggredito – disse di rimando Elisabeth in tono spasmodico.
Si spostò una ciocca di capelli che le copriva il viso, chiuse e riaprì gli occhi pur sapendo che non sarebbe cambiato nulla. Con sua grande sorpresa, si accorse di riuscire a percepire delle ombre, non riusciva ancora a vedere, ma era sempre meglio del nero assoluto. Entrambe sentirono un forte rumore di passi giungere oltre la porta. In fretta Elisabeth afferrò quello che le pareva fosse o un suo vestiario o un asciugamano giusto per coprirsi, nell'evenienza che qualcuno entrasse nella stanza da bagno.
Nella stanza fece irruzione Benjamin, seguito a ruota da altri tre uomini e due cameriere, le quali precipitarono a coprire Elisabeth.
- Perché hai urlato in quel modo Gina? - le chiesero con disapprovazione - Dovresti essere comprensiva e aiutare la Milady. Invece ti metti a urlare e la fai cadere di testa nella tinozza, ti sembra il modo di fare?
- Non l'ho fatta cadere, la volevo affogare è ben diverso, non sono stata negligente - ribatté urlando Gina in sua difesa, detestava le sue colleghe, come se loro fossero migliori di lei.
- Cosa?! - tuonò Falco Nero appena giunto in quel momento.
- Master! Stavo scherzando! Si è trattato di un incidente... vede ho visto un topo e...
Benji s'intromise – Master, lasci che mi occupi della faccenda - strattonò la cameriera per un braccio trascinandola di peso fuori dalla stanza, noncurante che la donna scalciasse.
- Ora non è più necessaria la vostra presenza. Potreste gentilmente tutti uscire? In questo modo la nostra ospite può terminare il suo bagno?
Come se fossero scesi dal pero in quel momento, gli uomini si affrettarono a uscire, fatta eccezione per Falco Nero, che rimase sulla soglia dubbioso.
- Master, noi non siamo come Gina. Lei ha problemi, è mentalmente instabile. Senza contare che è molto gelosa di lei, Master, vedendo che presta attenzione alla Milady Elisabeth si sarà infuriata. Può fidarsi di noi.
- D'accordo - acconsentì, precisando subito dopo – Se dovesse succedere un altro imprevisto del genere, ci sarà la giusta punizione - uscì chiudendo la porta dietro di sé.
Le due cameriere aiutarono Elisabeth, le lavarono la schiena e i capelli, lasciando in resto alla donna. Lei rimase attenta alle loro parole e ai loro gesti, voleva evitare di ripetere quella brutta esperienza. Una volta rivestita una delle due cameriere la riaccompagnò nella sua stanza.
- Quando sarà ora di pranzo, le porteremo il vassoio.
- Ve ne sarei grata, grazie - rispose Elisabeth sedendosi sul letto.
Quando la cameriera fu uscita dalla stanza, sospirò.
Forse dovrei cercare di riposare. Chissà, magari la perdita momentanea della vista è dovuta alla stanchezza” pensò girandosi sul fianco “Dopo nel pomeriggio chiederò a quella cameriera di accompagnarmi alla stalla, così potrò andare a trovare Rina, sto rimandando da troppo tempo a causa di questo imprevisto.”
Nonostante l'intenzione di riposare, non ci riuscì. Era ancora agitata per l'incidente con la cameriera Gina, chiuse solo gli occhi, rimanendo in ascolto, concentrandosi su ogni singolo rumore.
- Le ho portato un impacco per gli occhi: è alla Menta ed Eufrasia. Secondo il Master dovrebbe aiutarla a recuperare più velocemente la vista - disse una donna entrando lentamente nella stanza.
La voce l'aveva già sentita, era una delle due cameriere gentili che l'aveva aiutata a fare il bagno e poi riaccompagnata nella camera.
- Va bene – disse Elisabeth mettendosi sdraiata sulla schiena. La cameriera tolse il panno dalla bacinella, lo strizzò un poco e poi lo depose sopra gli occhi dell'ospite.
- Ora vado, lasci il pezzo di stoffa sugli occhi finché non percepisce un miglioramento. Tornerò più tardi con il pranzo - dopo di questo se ne andò.
L'odore forte della menta rilassò molto Elisabeth. Le tornarono in mente alcuni ricordi collegati proprio a quella pianta. Quando in inverno, nel suo villaggio natio una volta a settimana insieme a sua sorella, si riuniva con gli altri intorno al falò bevendo del tè di menta e ortiche.
Chissà come sta ora” pensò la donna, sentendosi in colpa per non aver avuto un pensiero rivolto la sua unica parente in vita. Troppe cose le erano capitate, il suo continuo viaggio la stava sempre di più cambiando.
Forse mi avvicino ad essere di più una bandita piuttosto che una viaggiatrice senza meta” ridacchiò tra sé e sé, per qualche motivo ignoto lo trovava divertente.
Elisabeth si accorse di sentire un altro odore coperto da quello forte della menta, solo non riusciva a distinguerlo, molto probabilmente neanche lo conosceva. Le sue conoscenze in fatto di medicine e piante erano molto scarse. Tuttavia quell'aroma si diffuse per tutta la stanza ed Elisabeth si sentì rilassata, rigenerata e assonnata.

  
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