Fanfic su attori > Chris Evans
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Autore: Candy11    11/02/2017    0 recensioni
Febbraio 1988, nasce Martin Arnaud.
Ho deciso di inserire la storia di questa ragazza, che, in un universo diverso dal nostro, è qualcuno. Qualcuno che tutti conoscono e amano. Martin è una ragazza arrivata dal basso e diventata una persona realizzata, che è riuscita ad inseguire e raggiungere il suo sogno: diventare attrice.
Durante la narrazione presenterò Martin a 360°, una personalità amabile e in continuo mutamento. I suoi amori, le sue passioni, le sue fatiche, i suoi momenti di difficoltà.
Nella storia sono presenti vari cross-over e personaggi quali Chris Evans, James Franco, Wes Anderson, Ryan Reynolds, Blake Lively ...
E' solo la storia di una ragazza, ma forse vale la pena leggerla.
*** vorrei precisare che il contesto è quello di un "universo parallelo" in cui la nostra Martin esiste e col tempo diventerà una stella del cinema... Le situazioni che la circondando, le date etc. sono il più possibile attinenti a quelle reali 🙂 ***
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO 23 – FROM LONDON WITH LOVE
 

 
Quando arrivammo corremmo a prendere un taxi e ci fiondammo in albergo. “Stranamente”, pioveva. Eravamo a Gennaio e faceva abbastanza freddo, molto più che a Los Angeles.
Indossavo dei leggins grigi, degli stivaletti neri ed una camicetta lunga azzurra con sopra un cappotto bordeaux che mi copriva dal freddo. Tolta la modalità aereo, controllai i messaggi ma di qualcuno da parte di Chris nemmeno l’ombra. James, invece, mi aveva chiamato tre volte. Mi ero dimenticata di dirgli che sarei partita così, dopo aver chiamato i miei, chiamai anche lui. Si offese un po’ per non averlo informato, ma se c’era una cosa che non sapeva fare è prendersela con qualcuno.
Vanessa chiamò Austin, il suo ragazzo e Blake…
Blake chiamò qualcuno ma non riuscii a capire chi.
Riuscii a trattenermi dal chiamare Chris. Non si era interessato, non mi aveva chiesto a che ora sarei arrivata ne’ mi aveva scritto per sapere se lo fossi. Così, decisi di lasciar correre.
L’albergo, tipicamente British, era tutto sulle tonalità del rosso e del marrone, con decorazioni dorate. Era su 10 piani, dall’esterno era grigio e col tetto azzurrino, ricordava quelli parigini.
Blake adorava questo tipo di sfarzo e si guardava attorno come farebbe un bambino in un parco divertimenti. In più, adorava gli eventi mondani e si era già interessata e aveva già programmato tutte le serate delle nostre prossime due settimane.
Quella giornata, arrivammo alle 6:00 PM così decidemmo di andare a mangiare al ristorante e di restare in camera a rilassarci e a farci passare gli effetti del jet-lag.
Il giorno dopo avevamo deciso di visitare la città e di uscire la sera.
La prima giornata la dedicammo all’arte così ci recammo al British Museum, Natural History Museum e al National Gallery, dove Vanessa e Blake rischiarono di perdermi. Loro non erano molto interessate ma io ho da sempre avuto un debole per l’arte.
Nel pomeriggio andammo a fare un giro sul London Eye e girammo per i centri commerciali, dove, invece, perdemmo Blake.
 
“Stasera dove andiamo?” chiesi una volta sul taxi di ritorno all’hotel.
“C’è un party dato da qualche attorone londinese…” disse distratta Blake massaggiando, “non so dirti di chi ma una mia amica che fa la PR e vive a Londra mi ha procurato degli inviti”.
Vanessa ed io ci scambiammo uno sguardo divertito “va bene boss”, disse Vanessa allungando il collo verso il suo cellulare. Blake lo chiuse e la guardò male. “Piantatela”, disse, “non vi sto nascondendo nulla ma voi lo fate sembrare!”.
“Tu lo fai sembrare!” disse Vanessa.
“Va bene, cambiamo discorso”, rispose, “piuttosto, come ci vestiamo?”.
“Io non ho molta roba da serate eleganti…” Vanessa si guardò il suo jeans, “ho quasi solo tute e abiti da discoteca”, rise, “paillettes e minigonne!”
“Ci ho pensato io… ovviamente!” rispose Blake scostandosi i capelli da una spalla.
 
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Ci vestimmo in albergo, indossando i vestiti che Blake aveva scelto per noi. Dopotutto, era lei l’esperta. Mi aveva prestato un vestito lungo, verde acqua che sfiorava il pavimento. Essendo più alta di me, probabilmente quel vestito doveva arrivare alle caviglie, ma poco importava. Aveva uno scollo a cuore e dei piccolissimi punti luce sulla gonna.
Mi lasciai truccare da lei e mi acconciò i capelli. Mi fece la piastra legando le ciocche vicino al viso dietro la testa creando una piccolissima gigliola che fermò con una forcina. Poi passò a Vanessa.
Mentre si occupava di lei, io andai a prendere il mio cellulare.
Ancora nulla. Era passato un giorno e Chris non si era preoccupato di chiedermi come stessi.
Offesa, mi scattai una foto e la pubblicai su instagram.  Perché, oltre a WhatsApp, aveva preso piede questa “moda dei social network” e fra face book e instagram, le celebrities non facevano altro che mostrare la loro sfarzosa vita da star.
Non ero quel tipo di persona e nemmeno Chris, ma entrambi lo avevamo per una questione d’immagine. Sperai così che, se avesse aperto instagram, avrebbe visto la mia foto. Speravo che avrebbe capito quanto mi divertivo anche senza di lui.
Stavo cadendo proprio in basso, pensai.
Nel frattempo Vanessa e Blake si erano preparate e ci incamminammo verso la hall.
Avevamo chiamato un taxi che, puntuale, ci stava aspettando fuori.
 
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Arrivammo davanti un enorme palazzo, tutto illuminato con un grosso tappeto davanti all’entrata, sul quale sostavamo due buttafuori vestiti di nero e intorno a loro un mare di gente e di giornalisti.
“Testa alta, tette in fuori e sculettate ragazze mie”, disse Blake alzando il mento e mostrando tutta la classe che quel viso perfetto poteva emanare. Vanessa fece una smorfia e finse di ingobbirsi ridendo. Io sorrisi ma immediatamente mi sentii a disagio. Feci un respiro profondo e uscii dal taxi… mi sentivo spaesata e un po’ intimorita da cosa e chi avrei potuto trovare al party. Insieme a Blake e Vanessa mi sentivo a mio agio, ma a volte pensavo di scomparire fra loro due…
Scese, i fotografi iniziarono a mitragliarle di flash e “Vanessa guarda qui”, “Blake, in posa!” e le ragazze, da brave “celebrities”, eseguivano e sfilavano verso l’entrata. Io scesi dal taxxi e, cercando di sembrare disinvolta, mi avvicinai a loro.
“Martin! Martin”, gridavano, “Guarda qua! Girati!”, urlavano.
Io cercavo di mettermi in posa ma, tra un sorriso impacciato e qualche passetto verso l’entrata, le foto che mi erano state scattate erano ormai miliardi.
“Dai ragazze, entriamo!”, dissi dopo qualche minuto che si facevano fotografare.
Nel frattempo io mi ero avvicinata al portone e un giornalista allungò un braccio con una radiolina in mano e mi disse: “Martin! Domanda veloce!”.
Io mi voltai un po’ sorpresa e mi avvicinai, acconsentendo.
“Sei sparita da un po’ dalle scene, è vero che hai rotto con Reynolds?” chiese.
“Oh… ehm, sì… sì è vero”, risposi imbarazzata. Come faceva a saperlo di già?
“E ora ti senti con Evans?” chiese di nuovo.
Io, stupita, alzai le sopracciglia e aggrottai la fronte.
“No… certo che no…” risposi, “da cosa lo avete dedotto?” domandai incerta.
“Sull’ultima edizione di Vanity sono uscite delle foto di voi due al ristorante”, rispose ridendo.
“Siamo molto amici”, dissi sorridendo.
Mi ero persa questo dettaglio dei paparazzi.
Mi sentii prendere da un braccio e Blake mi tirò dentro.
“Ma che fai?!” chiese.
“Come che faccio? Voi eravate lì a farvi fotografare e io parlavo con un giornali…”
“Ecco appunto! Mai rilasciare interviste così… potrebbero rigirare il tuo discorso come gli pare e piace!”
Sbuffai e pensai che avrebbe potuto aver ragione ma che ormai poco importava, non avevamo parlato di nulla di compromettente… forse.
 
L’interno era ampio e chiaro, le luci giallastre donavano un tocco di classicità agli arredi di seta e camoscio.
L’atrio anticipava l’entrata a un enorme salone, dal quale proveniva un vociferare e della musica.
Entrammo e mi sentii come le teenagers che varcano la soglia dell’entrata al loro ballo di fine anno.
Mi guardai intorno, cercando visi noti e, decisamente, ne trovai. Il salone era pieno dei più grandi attori e registi del momento. Tutti intenti a chiacchierare sorseggiando cocktail e mangiando dal buffet.
“Beh, io ho fame!” dissi entusiasta.
“Ti seguo!” esclamò Vanessa.
“Io penso che andrò a presentarmi in giro, da brava agente palerò anche per voi!” disse sistemandosi i capelli.
“Grazie Blake”, risi mangiando una tortina di… di chissà cosa.
Il cibo in Inghilterra non era dei migliori. Questa non era una novità ma non mi aspettavo fosse così vero!
 
“Vanessa!” una voce da dietro le nostre spalle si alzò.
Ci voltammo e vedemmo una persona a Vanessa più che nota. Era Zack, il suo ex ragazzo. Lui era un po’ come James per me. Avevano avuto una storia piuttosto importante e, lasciandosi, erano rimasti in buoni rapporti. Non erano amici come me e James ma in questo tipo di occasioni si fermavano volentieri a chiacchierare.
“Zack! Oh mio dio, come stai?” disse Vanessa baciandolo sulle guance. I due iniziarono a conversare e io iniziai, invece a sentirmi in più. Mi congedai andando verso il bar.
Mi sedetti e ordinai un Martini.
 

 
“Anche per me, grazie”, una voce calda e dall’accento più britannico che avessi mai sentito mi arrivò alle orecchie. Un ragazzo bello, altissimo ed elegante si era appena seduto vicino a me.
“Serataccia?” rise.
Io lo guardai e fui sorpresa dai profondi occhi azzurri di Tom Hiddleston. Lo avevo visto in un film con Chris Hemsworth, Thor e sapevo che ora stava lavorando agli Avengers insieme al “mio” Chris. Che ci faceva lì?
“Non sono un tipo da pubbliche relazioni” dissi sorridendogli.
“Tom”, allungò una mano.
Io gli porsi la mia e mi sorprese il fatto che, invece di stringerla, la baciò.
“M…Martin” dissi intontita.
Tutta quella galanteria mi metteva in soggezione e mi eccitava allo stesso tempo.
“So chi sei, sono un tuo fan”, disse prendendo il Martini che gli porgeva il barista.
“Davvero? Beh, io una tua” risposi sorridendo.
“Allora ti vedrò alle premieres di Avengers” disse.
“Penso proprio di sì, tra la mia grande amica Scarlett e il mio amico Chris sarei la peggiore se non venissi”, risposi.
“Ora hai anche l’amico Tom da accontentare” mi disse guardandomi con i suoi occhi di ghiaccio che, paradossalmente, mi facevano sciogliere.
“Senz’altro” dissi.
In quel momento partì una canzone che mi piaceva particolarmente. Nulla a che vedere con la musica che a fine anni Novanta ballavamo nei party a casa degli amici di James, ma era piacevole da ballare lo stesso.
Involontariamente iniziai a battere il piede sulla sedia a ritmo e canticchiai a bassa voce.
“Vuoi ballare?” mi disse con quella voce attraente e posandomi una mano sulla mia.
“Non sono una gran ballerina… almeno non da sobria” risi.
Lui prese il Martini e lo finì in un sorso, come a incitarmi a finirlo. Sospirai e sorrisi. Perché no? Pensai.
Buttai già l’alcolico e mi alzai dalla sedia, sentendo una sensazione di caldo in tutto il petto e nell’arco di venti minuti la mia testa era improvvisamente più leggera.
Tom mi portò sulla pista da ballo. 
   
 
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