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Autore: Kastel    11/02/2017    1 recensioni
[AU ambientata in un GULag/Viktor center/OOC per l'ambientazione]
Sogna ancora di pattinare, nel suo piccolo paesino. Sogna di poter indossare nuovamente dei pattini e sfrecciare sul ghiaccio.
E invece.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Nikiforov
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Sogna ancora di pattinare, nel suo piccolo paesino. Sogna di poter indossare nuovamente dei pattini e sfrecciare sul ghiaccio.
E invece.

“Muoviti!”
Colpisce con il calcio del fucile il prigioniero numero… No, non sa nemmeno lui a che numero sono arrivati. Sono troppi, per essere ricordati decentemente.
Fissa il prigioniero con occhi freddi e privi d’interesse, sospirando poi. Ma a lui, chi glielo tocca fare…?
Arriva un’altra guardia, che urla parole che non ascolta allo sfortunato detenuto. Non gli interessa, ecco tutto. Se dovesse dar retta ad ogni frase a quest’ora avrebbe la testa come un pallone. Non che tale effetto non sia già presente.
Sbadiglia, ignorando i maltrattamenti perpetuati dalla guardia. Il pianto del detenuto non lo tocca minimamente, quasi avesse davanti uno scarafaggio. E per lui, probabilmente, sono la stessa cosa. Che differenza c’è tra un prigioniero del Gulag e un insetto? Nessuna. Sono fatti della stessa pasta: infidi, subdoli, privi di scrupoli. E soprattutto traditori della Grande Madre Russia. O almeno, questo può dirlo del detenuto.
“Viktor, pensaci tu.”
Da.”
Prende il prigioniero per il braccio, tirandolo su in malo modo. Cos’è, adesso deve fare da balia? Mica vuole proteggere la Grande Madre Russia così!
“Vedi di darti una mossa.”
Il prigioniero tira su gli occhiali, fissandolo con gli occhi pieno di lacrime. Viktor, in tutta risposta, lo colpisce sul viso col calcio del fucile. Quell’uomo sa come farlo innervosire, anche considerato che ha il coraggio di lamentarsi. Dovrebbe ringraziare di non essere ancora morto. Quelli come lui li ucciderebbe tutti, se solo potesse!
Lo spinge con più forza di quella necessaria verso l’ingresso della miniera, assicurandosi che non si rifiuti più di entrare. Non ha tempo da perdere, per quanto il suo lavoro consiste proprio nel controllare i prigionieri e far passare loro la voglia di avere speranza.
Sospira, tornando a guardare la neve che cade, incensante. Gli ricorda il suo villaggio, a un tempo in cui il suo carattere non era così duro e nemmeno così crudele.

 

Bravissimo, Viktor! Diventerai eccezionale!”
Il bambino sorrise davanti a quella frase, tornando dalla madre.
Madre, pensa che riuscirò a diventare un pattinatore professionista?”
Certamente!”
Si lasciò stringere forte, fortissimo e in quel momento non dubitava di niente.
Sarebbe stato il suo destino, lo sapeva, quello di diventare pattinatore. Ce l’aveva nel sangue.

Fa una smorfia, tornando alla realtà. Il suo superiore lo sta chiamando. Cammina verso di lui, pronto a ricevere i suoi nuovi ordini.

 

“Uff...”
Si mette a sedere sulla poltrona, prendendo un po’ di vodka e gustandosela, per dimenticarsi di quella giornata. E di quelle precedenti.
Ogni giorno è una sfida alla sua resistenza e capacità di essere crudele. Lui, che da bambino curava gli insetti feriti, con enorme disgusto di sua madre. Cosa avrebbe fatto, se avesse scoperto prima che essere un soldato per il GULag significa affrontare una vita così pesante e dolorosa? Avrebbe richiesto lo stesso di andare lì? Probabilmente sì, si ritrova a considerare. Per lui la Grande Madre Russia è la cosa più importante. Il resto, fantasie di bambino.
Chiude gli occhi, sospirando. Vorrebbe solo dormire ma fa talmente freddo che è difficilissimo riuscirci. Ti penetra nelle ossa. E dire che lui è anche ben vestito. Cosa dovrebbero dire i prigionieri, che i loro abiti sono tenuti insieme dalla forza di volontà del vestito stesso? Come se a lui quel piccolo particolare interessasse.
Riapre gli occhi, alzandosi e stiracchiandosi. Meglio provare a dormire sul serio. Non vuole ritrovarsi più stanco di quanto necessario.
Sperando solo che gli incubi non lo tormentino ancora.

 

Madre, guardi! Le ho portato dei fiori!”
Corre verso la donna, che in tutta risposta gli sputa addosso. La guarda sconvolto, senza sapere cosa dire.
Potevi diventare qualunque persona… E hai scelto di diventare quello che sei adesso! Non ti vergogni?”
Viktor estrae la pistola, sparando al viso della madre. Ma non sparisce, anzi.
Speri di eliminarmi? Oh, ma non puoi uccidere il passato così. Ricordati di quando hai sacrificato tua madre per diventare ciò che sei. Ricordatelo. Ricordatelo...”

Spalanca gli occhi, ritrovandosi sudato nonostante il gelo che sente. Ancora quel sogno, quell’incubo. Non è possibile eliminarlo, lo sa. Se lo dovrà tenere per tutto il tempo che gli resta? Potrà mai trovare la pace di cui ha bisogno? Ne dubita. Il suo peccato è troppo grande, per essere lavato via così facilmente.

 

Viktor Nikiforov.”
Sì.”
Si alzò in piedi, avvicinandosi poi al comandante.
Natasha Nikiforov è tua madre?”
Un brivido corse lungo la schiena di Viktor.
Perché mai questa domanda?”
Abbiamo ricevuto una segnalazione. A quanto pare quella traditrice lotta contro la Grande Madre Russia tramite dei volantini, incitando il popolo a ribellarsi per il pessimo trattamento che sta ricevendo.”
Gli passò i documenti, che Viktor esaminò con attenzione. Non c’erano dubbi, era proprio sua madre. La sua preziosa madre. Alzò lo sguardo, fissando attonito il comandante. Che, in tutta risposta, aprì il cassetto e prese la pistola contenuta al suo interno.
Viktor Nikiforov, come figlio della Grande Madre Russia è tuo compito sistemare chi va contro di Lei.”
Le dita tremarono, stringendo a fatica il calcio.
Mi hai capito?”
Solo un cenno. Solo uno, per dichiarare la condanna a morte della propria madre.

 

“Muoviti, ho detto!”
Tira su il braccio del prigioniero, cercando di farlo muovere, impresa che sembra impossibile. Quel detenuto è più testardo di un mulo!
All’improvviso qualcosa si muove. Non fa in tempo a prepararsi che il detenuto lo colpisce con il gomito in pieno volto, facendogli chiudere gli occhi per il dolore. Basta quel poco per lasciarlo andare. Non si sa come il prigioniero faccia, ma inizia a correre. O almeno, ci prova. Uno sparo rompe l’aria, facendo crollare il tentativo di fuga all’istante. Una chiazza rossa rappresenta ciò che è ora il prigioniero: morto stecchito.
Viktor sospira, ringraziando la sua mira per non averlo abbandonato ancora. Per fortuna non l’ha visto nessuno.
“VIKTOR NIKIFOROV!”
O almeno, finché la voce non ha negato questa realtà.

 

 

Note.
Approdo in questo fandom con una storia che è leggerina mi dicono. Niente, mi è venuta questa idea e voglio vedere se piace o meno. Viktor è OOC, lo so benissimo, ma non potevo tenere lo stesso Viktor dell’anime, purtroppo.
Ci vediamo alla prossima parte!

 

   
 
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