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Autore: Teriel Donovan    12/02/2017    1 recensioni
Vivere senza la persona che ami è una lenta agonia che non lascia spazio ad alcuna gioia. Karin cerca di vivere ogni giorno, perché è forte, combattiva, ma la notte, calato il sipario, si ritrova priva di difese. Sarà così per sempre?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karin, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Karin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'What If? Scelte d'Amore: Soul (SasukexKarin)'
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Soul

 

 

Fiera. Indipendente. Indomabile. Nemmeno da prigioniera si era lasciata vincere dalla paura. Ma Sasuke… non aveva alcuna importanza quanti anni passassero, lui era e sempre sarebbe rimasto il suo punto debole.
Il suo dolore più grande. Quell'amore che mai avrebbe vissuto.
Rideva. Scherzava. Continuava a vivere ogni giorno come se non avesse bisogno di nessuno ma quando calava la sera, proprio come cala il sipario sulla scena, quell'orribile vuoto tornava a tormentarla. Come un viscido spettro uscito dagli inferi, la costringeva a ricordare ogni istante che aveva vissuto con lui.
Patetica creatura, pensò Karin, restando distesa, gli occhi chiusi. Si mosse piano, con cautela ma tuttavia non trovò la forza di alzarsi, anche se in seguito se ne sarebbe pentita. Il misero futon in cui stava giacendo aveva la stessa "potenza" di un misero tappeto. Il suo corpo sarebbe rimasto dolorante per ore.
Karin socchiuse gli occhi, ma il sole già alto e possente, la ferì, spingendola a richiuderli.
Stavolta aveva davvero esagerato, tornò a pensare fra sé. Ma era più forte di lei. Odiava sentirsi così… indifesa.
Ogni giorno continuava a cercarlo istintivamente fra la folla, su ogni volto, su ogni sorriso ed ogni giorno continuava a ripetersi che il giorno seguente sarebbe stato migliore, un giorno sarebbe diventato solo un ricordo e quel dolore sordo, nient'altro che una cicatrice e mai più le avrebbe fatto del male.
Dannato Sasuke. Era tutta colpa sua.
Si azzardò nuovamente a socchiudere gli occhi ma li richiuse in fretta.
Bere fino a perdere conoscenza però, era davvero troppo. Ma non aveva modo di controbattere. Non aveva modo di difendersi. Nient'altro faceva effetto, non di sera. E allora beveva. Un drink dopo l'altro, ridendo con sconosciuti che piantava in asso prima che potessero avvicinarsi abbastanza da capire come si sentisse. Li abbandonava a se stessi, lo sguardo perso sul drink, l'attenzione rivolta alla musica troppo forte del solito squallido locale, prima che potessero pretendere qualcosa che mai avrebbe offerto.
Nessuno di loro era Sasuke.
Il suo cuore ebbe uno spasimo.
Quale patetica creatura era diventata, si disse, incattivendosi. Così debole, vittima di un uomo che per giunta aveva anche cercato di ucciderla. Quale follia?
Aveva un'unica regola: mai bere tanto da perdere il controllo e l'aveva infranta così facilmente. Quando aveva perso conoscenza? Come era arrivata a casa? Non riusciva proprio a ricordarlo.
Aveva una forte nausea, la testa le pulsava e sentiva la bocca arida. Lasciò scorrere la mano sul duro pavimento ed al tatto, lo trovò stranamente ruvido. O meglio, sconosciuto.
Insospettita, Karin si sforzò nuovamente di aprire gli occhi e si ritrovò a sedere di scatto, troppo velocemente per non risentirne. Si portò una mano alla bocca, trafitta da una violenta nausea. Premette l'altra contro il ventre, sperando che bastasse a calmarlo.
Tuttavia questo non le impedì di guardarsi intorno. Perché si trovava in una capanna? Come c'era arrivata lì?
Qualcuno si mosse alle sue spalle e voltandosi con cautela, Karin si ritrovò sul punto di urlare. Le sue mani si strinsero convulsamente.
«Ciao Karin.»
Il suo cuore perse un battito.
Sasuke era lì, a pochi passi da lei. Quasi uscito dai suoi ricordi… o dai suoi incubi. Fra tutte le persone al mondo, perché proprio lui?
Quasi in attesa di una sua reazione, lui non aggiunse altro. Rimase lì, in silenzio.
Il tempo era stato straordinariamente generoso. Il ragazzo era diventato un uomo alto, flessuoso, i muscoli messi in evidenza dagli abiti scuri che indossava.
Un tempo… vi era stato un tempo in cui non avrebbe esitato a saltargli addosso. Vi era stato un tempo in cui gli avrebbe sorriso smaniando a gran voce una carezza, un bacio, qualsiasi cosa che fosse… lui.
Gli voltò le spalle. Imprecando fra sé lottò contro la nausea ed il dolore e si costrinse ad alzarsi.
«Perché mi hai portato qui?» gli domandò con voce incolore. «Potevi portarmi a casa mia.»
«Ho bisogno di parlarti ed ho pensato che qui nessuno ci avrebbe interrotto.»
Disse così semplicemente che se ne irritò.
Cosa ti fa credere che io voglia parlare con te? pensò rabbiosamente, muovendosi verso la porta. «Non vedo di cosa dobbiamo parlare.» replicò cercando di mantenere un tono altero.
Quando aveva scelto Sakura, aveva cercato di farsene una ragione, ma infine aveva ceduto, prendendo le distante e a partire da quel momento, aveva evitato ogni possibile contatto. Dopo anni di sforzi, proprio lui aveva bruciato la distanza che aveva inutilmente messo fra loro.
«Addio Sasuke.»
Aveva un problema? Aveva bisogno di aiuto? Avrebbe dovuto chiedere a qualcun altro. Ferma nella sua decisione, si rifiutò di porgli qualsiasi domanda, aprì la porta e lì si raggelò.
Erano in una vallata. Il capanno, posto su di un alto colle, offriva un favoloso panorama completamente immerso nel verde. Nessun cartello, nessun punto di riferimento, niente che le fosse anche solo lontanamente familiare.
«Dove diavolo sono?» sibilò guardandosi intorno. Dire che era esterrefatta era poco.
Lo sentì muoversi alle spalle, a passi lenti, quasi misurati, ed infine, Sasuke osò l'impensabile. Le circondò i fianchi con un braccio, sospingendola contro di lui.
Karin si ritrovò a trattenere il fiato.
«Volevo parlarti dove nessuno poteva disturbarci.» esclamò lui, quasi in un sussurro. «Dove non saresti fuggita da me.»
Karin chiuse gli occhi. Si morse l'interno di una guancia, cercando di allontanare le sensazioni che le trasmetteva quel corpo ora così vicino.
Era crudele, pensò fra sé. Strinse le mani a pugno fino a farsi male. Si costrinse a rimanere immobile, a non voltarsi, perché se lo avesse fatto, anche solo per respingerlo, lei sapeva già che lo avrebbe attirato a sé, cercando disperatamente il calore di quel sorriso mai ritrovato.  
«Togli quella dannato mano.» sibilò in un ruvido mormorio. Anche lei aveva un codice. Anche lei aveva una morale. Mai avrebbe sedotto l'uomo di un'altra donna. Sasuke aveva scelto Sakura. Non le apparteneva, ricordò. Ma evidentemente, lui non era dello stesso avviso, pensò con amara ironia.
«Cosa diavolo credi di fare?»
«Karin, mi dispiace. Ho messo commesso un grave errore.»
Il suo cuore prese a battere con violenza. Cosa stava cercando di dirle? Doveva ascoltarlo? Doveva andarsene e mettersi in salvo prima che fosse troppo tardi?
Quasi le avesse letto nel pensiero, lui proseguì.
«Avevo scelto Sakura perché mi sentivo in debito con lei.» esordì lui. «Cerca di capire. Sono stata la causa di ogni lacrima che ha versato. Ho cercato di ucciderla ogni dannata volta che il mio cammino si è incrociato con il suo e solo la presenza di Naruto l'ha salvata. Mi sentivo in dovere di renderla felice.»
«E allora vattene e rendila felice!»
«Cerca di capire. Tu sei più forte di lei, tu potevi vivere senza di me. Tu…»
Tu potevi vivere senza di me…
Karin si voltò e d'impulso lo schiaffeggiò. «Io sarei in grado di vivere senza di te?» urlò. «Io non avrei mai pianto per te?» gli domandò alzando il tono della voce. «Non ho mai sofferto per te? Non hai cercato di uccidermi? Non mi dovevi nulla? Una misera scusa e tanti saluti bastavano?»
«Ascoltami Karin…»
Per tutta risposta, lei gli diede una spinta, cercando di capire cosa gli passasse per la testa, ma il volto di Sasuke era indecifrabile. E no, non voleva ascoltarlo.
«Ho pensato che fosse la scelta giusta.»
Quale patetica difesa, pensò lei scuotendo il capo, fendendo l'aria con la mano, imponendogli silenziosamente di tacere.
«Non voglio ascoltarti, sparisci dalla mia vita!»
In qualche modo, si sentì libera ma realizzare con quanta facilità le emozioni la stessero soffocando, fu devastante. Solo pochi minuti con lui… e si sentiva già stanca. Mosse nervosamente una mano contro gli occhiali nel vano tentativo di placare quell'orribile sensazione. Ma diventò viscida, velenosa, la sentì pungolare il suo cuore, minacciando di stritolarlo.
«Karin ho bisogno…»
«Non m'interessa Sasuke, qualsiasi problema tu abbia ora, parlane con Sakura. Fatti aiutare da lei!» lo interruppe sarcasticamente.
Sasuke cercò di avvicinarsi ma lei lo respinse dandogli un'altra spinta tuttavia ignorando ogni sua protesta, Sasuke non si lasciò scoraggiare e l'afferrò per le braccia, spingendola contro il muro, impedendole di andarsene.
Karin non riuscì più a muoversi. Le aveva circondato il volto fra le mani. Teneva il capo inclinato verso di lei, così vicino da premere la fronte contro la sua, così vicino che se solo avesse osato, le sarebbe bastato alzarsi in punta di piedi per rubargli un bacio.
Era sleale. Vigliacco. Perfido.
«Come potevo essere felice con la donna che amavo quando avevo quasi distrutto il mondo con le mie stesse mani?»
Simili a gocce di pioggia, le sue parole entrarono lentamente nella sua mente, si fecero spazio nel caos, arrivando al suo cuore.
«La donna… che ami…?» ripeté frastornata.
La donna che amava…
«Sasuke.» Lo disse con un fil di voce. «Che razza di gioco perverso è mai questo?»
«Non c'è più niente fra me e Sakura. Ci siamo lasciati e le auguro ogni felicità con Naruto.» le bisbigliò.
Karin sentì la sua mano insinuarsi fra i suoi capelli. Sentì le sue dita accarezzarle la nuca con una dolcezza tale, che si ritrovò sul punto di piangere.
Quante volte aveva sognato un momento così?
Karin chiuse gli occhi. Si rifiutò di guardarlo. Cercò di chiudersi in se stessa. Quel fragile misero muro che aveva eretto fra loro stava già cedendo. No, non poteva permetterlo. Se lo avesse lasciato entrare nella sua vita ancora una volta… non sarebbe sopravvissuta.
«Guardami Karin.»  
Lo bisbigliò piano, lo ripeté ma lei si rifiutò.
«Guardami.»
Karin scosse il capo, portò le mani contro il suo torace, pronta a respingerlo, si ritrovò a tremare, sentendo i battiti del suo cuore.
Era così caldo il suo corpo. E quel battito già stranamente veloce, sembrò aumentare ancor di più, minacciando di esplodere, proprio come il suo.
Un singhiozzò le sfuggì.
«Guardami ti prego.»
Ti prego…
Lui… che pregava?
«Karin.»
Il tono della sua voce sembrò incrinarsi. Fu lieve, quasi impercettibile eppure non le sfuggì.
«Me ne andrò per sempre se non mi crederai. Non ti cercherò mai più ma prima ascoltami.»
Non riuscì a resistergli. Tornò a guardarlo e se lui non l'avesse spinta contro il muro, trattenendola ancora fra le sue braccia, era certa che sarebbe scivolata a terra.
Vi era una luce nei suoi occhi. Qualcosa che non aveva mai visto prima. Qualcosa di così incredibilmente forte che fu sul punto di piangere.
«L'unico mondo che conoscevo era l'odio.» le disse. «Eppure tu, non hai esitato a seguirmi anche se ti stavo trascinando verso morte certa.»
Sasuke si fermò solo per un istante, dando l'impressione che stesse tornando con la mente indietro nel tempo.
«Non eri solo bella, eri straordinariamente coraggiosa e spavalda. Non avevi paura di mostrarti per chi eri né di pretendere ciò che volevi. Ma io, cosa potevo darti io? Quale futuro potevo offrirti? Distrutta la vendetta, non mi restava nulla.»
Un sorrisetto ironico, quasi derisorio gli curvò le labbra. «Mi sentivo disorientato e lei era lì, con gli occhi che sembravano supplicare. Ho ceduto perché sentivo di non meritarti. Perché sarebbe stato facile starle accanto, non avrebbe mai preteso più delle briciole. Perché di me non restavano che le ceneri, Karin.»
Per un attimo le sue mani aumentarono la stretta e le sua bocca si serrò duramente. «Non avrebbe mai visto quanto fossi patetico. Così privo di obbiettivi, divorato dai sensi di colpa, da un passato che non poteva tornare. Karin, sentivo di meritare solo il tormento. Una vita di espiazione che non prevedeva alcuna gioia personale. Le mie mani erano sporche di sangue. Avevo venduto l'anima all'odio. Un odio che per poco non ti aveva ucciso. Non ti meritavo. Mi sono scusato con te perché sono un vigliaccio. Non avrei mai potuto vivere con il peso del tuo odio, non mi importava del resto del mondo, ma tu no. Sapevo che in cuor tuo mi avresti perdonato e così è stato. Ma non avevo alcun diritto di starti accanto, non più.
Stare con lei significava redenzione. Non è mai stato amore. Mai. La mia mente passava da uno stadio all'altro senza trovare pace. Volevo davvero provare a renderla felice, ma al tempo stesso sapevo che si sarebbe accontentata. Questo… quanto mi rende vigliacco?»
Karin non riuscì a muoversi. Non riuscì a dir nulla. La sua confessione aveva svuotato la sua mente di ogni pensiero. Sapeva che lui aveva bisogno di sentirsi dire qualcosa ma non ne aveva la forza.
«Karin, non è durata.» proseguì lui, lo sguardo che diventava sempre più irrequieto ad ogni istante. «Ho colto la prima occasione per allontanarmi da lei e per tutto questo tempo, non ho fatto altro che viaggiare, cercando la redenzione. Volevo essere l'uomo che tu vedevi in me.»
Di punto in bianco, Karin si ritrovò libera. Sasuke fece un passo indietro.
«Ho viaggiato in lande che nessuno ha mai visto. Ho aiutato persone di cui nemmeno ricordo più il nome. Ma mai, nessuno, mai, in nessuna circostanza, potrà cancellarti dalla mia mente. Ti amo, Karin.»
Lo vide indietreggiare. Un altro passo, un altro ancora, lo vide muoversi verso l'uscita, con quel "ti amo" che aveva il sapore dell'addio. Il volto inespressivo di chi si nasconde.
Lo vide muoversi, attraversare la soglia.
La sua mano si mosse, istintiva. Gli afferrò la mano. La strinse con forza, le lacrime che scorrevano come un fiume in piena.
Socchiuse le labbra, cercando disperatamente di pronunciare il suo nome ma uscì inarticolato, solo un lamento. La stretta diventò convulsa. Le lenti si appannarono, spingendola a gettarle a terra, il corpo che si muoveva di sua volontà.
Lo trattenne con la forza, gettandogli le braccia al collo. Lo sentì trattenere il fiato, quasi non se lo aspettasse. Karin sentì la sua stessa voce dargli dell'idiota prima che lui l'avvolgesse fra le sue braccia, con una tale forza da mozzarle il fiato ma mai, mai lo avrebbe supplicato di lasciarla.
«Ti amo, Sasuke.»
Glielo sussurrò contro le labbra e Karin lo sentì… dopo tanto tempo, per il frammento di un istante, le labbra di Sasuke si curvarono in quel sorriso che le aveva rubato  il cuore, un attimo prima che cercassero le sue, morendo in un bacio in cui passione e amore li stavano legando in una sola anima.
Per sempre.

 

 

   
 
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