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Autore: Ormhaxan    12/02/2017    6 recensioni
«I am the son and the heir of a shyness that is criminally vulgar, I am the son and heir of nothing in particular.»
È il 1985 a Londra e tra le strade della City si propaga la musica degli Smiths, simbolo di una generazione incasinata, affamata di vita, di riscatto e successo.
È il 1985 e Andrea fa del suo meglio per arrivare a fine mese, destreggiarsi tra un lavoro in un pub a Camden Town, pagare le bollette entro la scadenza e non finire fuori corso. La sua vita da ragazza di ventidue anni procede tranquilla, tra un turno di lavoro estenuante e una birra tra amici, fino a quando una serata come tante la sua migliore amica, Zoe, non fa un annuncio che lascia tutti di stucco: è finalmente entrata a far parte di una rock band, di cui diventerà la cantante, grazie a un annuncio trovato in un negozio di musica. Da quel momento, nulla sarà più come prima e il destino di Andrea deciderà di intrecciare i propri fili con quelli di altre persone quasi del tutto dimenticate, con la vita di un ragazzo scostante e apparentemente insignificante che vive esclusivamente per la musica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Si lascia cadere, esausto, con le spalle contro lo schienale della sedia divenuta improvvisamente comoda e sbuffa sollevato quando anche l’ultimo dei ragazzi abbandona l’aula.
Sono passati già due mesi da quando ha preso ufficialmente il ruolo di primo assistente della cattedra di Storia Medioevale all’università, sobbarcandosi non solo i doveri che il suo ruolo comporta, ma anche quelli del professore, un dinosauro nato con molta probabilità quando ancora l’uomo delle caverne non aveva scoperto il fuoco, che ha onorato i suoi allievi della sua presenza una ed una sola volta: il giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico e della relativa presentazione del corso.
Ned ha sempre sognato di lavorare in ambito accademico, seguire le orme di suo padre, associare a questo un attento lavoro di ricerca, scritture di saggi approfondite e studi che lo avrebbero reso grande, ancor più grande del suo vecchio, una leggenda tra le università inglesi e del Regno Unito.
A lui non è mai importato delle voci, delle accuse che lo danno come raccomandato; è abituato alle occhiate colme di disprezzo, è divenuto sordo ai sussurri pronunciati alle sue spalle che lo accompagnano dall’età di sedici anni, da quando ha ricevuto la lettera da parte di una delle università più prestigiose di Londra prima di ogni suo compagno o amico…
Amico: Ned non ha mai avuto tanti amici, quelli che ha considerato tali si possono contare sulle dita di una mano e anche quelli, con il passare del tempo e a causa di scelte che li hanno portati a percorrere strade diverse, sono pian piano spariti dalla sua vita.
Ogni tanto riceve lettere o cartoline da Justin, che da anni vive in America e sta conducendo un dottorato che, a suo parere, lo porterà lontano; ogni tanto si vede per un caffè con Bill, che lavora nella facoltosa azienda di suo padre, in una delle sue filiali da poco aperte nello Yorkshire e che lo tengono lontano da Londra, da casa; ha perso ogni contatto da quasi due anni con Andrea, la ragazza taciturna ma bellissima per cui, anni prima, ha preso una forte sbandata, una cotta molto più simile all’amore che ha portato entrambi ad allontanarsi per il bene comune.
Ned sorride ripensando ad Andrea, ma poi quello stesso sorriso svanisce ripensando alle parole che suo fratello, Lip, ha pronunciato solo due settimane prima: è stato uno sciocco a credere che lei ricambiasse i suoi sentimenti, lei che non si era mai legata sentimentalmente a nessuno, preferendo relazioni brevi, poco impegnative e che, lo sa, potrebbe persino essere sensibile al fascino di quella testa calda del suo fratellino.
Il pensiero ci ciò che potrebbe accadere se mai un giorno dovessero conoscersi gli dà quasi la nausea: Lip la tratterebbe come ha sempre trattato le donne, con superficialità e arroganza, con un finto fascino che sarebbe scemato dopo una notte di sesso; Andrea, come chiunque altro delle sue amiche, sarebbe diventata l’ennesima tacca su di un immaginario quaderno, un vezzo per farsi vanto davanti a una birra con degli amici.
Alcune volte, Edward si domanda come loro due possano essere fratelli, se abbiano davvero lo stesso DNA, gli stessi genitori: se solo sua madre fosse stata più severa, se solo gli avesse imposto delle regole, semplici norme da seguire, forse Philip non sarebbe così scapestrato e inaffidabile sotto ogni punto di vista.
Allenta il nodo della cravatta, chiedendosi cosa stia facendo suo fratello, se a quest’ora ha già trovato un lavoro o se sta ancora dormento beatamente o pascendo davanti alla tv, seduto sul suo divano di pelle costato quasi mille sterline.

Dannazione, devo smetterla di fare questi stupidi ragionamenti. – si rimprovara – Devo smettere di ragionare come mio padre o finirà che, un giorno di questi, mi trasformerò in una sua copia carbone. E io non sono lui, non voglio essere come lui!



«Buongiorno, Professore!» esclama emozionata e imbarazzata una studentessa del secondo anno quando lo incrocia nei corridoi mezz’ora dopo e lui accenna un sorriso.
La ragazza sembra stravedere per lui, ora che ci pensa un suo collega, professore di cattedra di Storia Moderna da quasi cinque anni e molto più grande di lui, non fa altro che ripetergli quanto le ragazzine stravedano per il giovane assistente da poco laureato, di come pendano dalle sue labbra anche grazie ai suoi occhioni verdi e al suo sorriso accattivante.
Se ci pensa, Edward non può non ammettere a se stesso che molte di quelle stesse ragazze sono carine, davvero molto carine e che, in altre circostanze, forse non avrebbe esitato a postarsene a letto una o due. In altre circostanze, certo, ma non in quella: lui è un assistente, una figura professionale e certi comportamenti non sono ammessi.
— Eppure papà non ha mai esitato, dopo il divorzio, a scoparsene una mezza dozzina! – Ricorda la sua memoria infallibile prima di scacciare prontamente quel pensiero: quella non è una giustificazione abbastanza valida e poi lui non è suo padre.
Lui vuole trovare una ragazza giusta, innamorarsi, avere un matrimonio solido e duraturo e fare un paio di marmocchi a cui trasmettere la sua passione per i libri e insegnar loro a stare al mondo. Le scopate passeggere può tenersele suo padre, pensa, oppure Lip.
«Buongiorno, Professore!»
«Buongiorno!» ricambia, stando attento a non far cadere l’occhio sulla scollatura della maglietta bianca della morettina, dalla quale si può intravedere un reggiseno di pizzo: quelle ragazzine lo vogliono morto, ne è quasi sicuro e quello che ha davanti sarà un anno molto difficile per la sua buona volontà, la sua pazienza e, soprattutto, per i suo ormoni maschili.

 
**



«Secondo me ti fai troppi problemi! – esclama piccato Lip, mentre nuvolette di fumo grigiastro escono dalle sue labbra sottili e una sigaretta quasi consumata viene riportata alla sua bocca — Scegline una a caso, invitala nel tuo ufficio, poi mettila a novanta sulla tua scrivania e scopatela. Vedrai, dopo ti sentirai molto meglio.»
Hanno da poco finito di mangiare del sushi che Ned ha comprato sulla strada di casa e adesso sono entrambi seduti sul divano del salotto e sorseggiano della discreta birra giapponese mentre si raccontano le loro rispettive giornate.
«Così da essere sospeso e sbattuto fuori? O, peggio ancora, denunciato? No, grazie. – la reazione di Ned è tempestiva, non ammette repliche — Anche se la nostra età è molto vicina e loro sono maggiorenni, non rischierò di mandare all’aria tutto a neanche sei mesi dall’inizio di questo importante lavoro.»
«Come se il licenziamento fosse davvero un’opzione. – fa notare il minore con una sfumatura di ilarità nella voce, continuando a bere la sua birra — Nostro padre è troppo potente, non lo permetterebbe mai e al massimo saresti ammonito o una stronzata del genere. Inoltre, avrai reso un favore alla ragazza prescelta, rendendola meno isterica e più vicina al massimo dei voti nel tuo corso.»
«Le ragazze parlano, parlano troppo e in men che non si dica la cosa potrebbe arrivare alle orecchie di mezza università, di tutto il campus e chissà che altro, inoltre non è nel mio stile. Io non sono come te, non riesco a fregarmene.»
«No, certo. – concorda Lip – Tu hai letto troppe stronzate sull’amore cavalleresco e altre stranezze medioevali simili per poter fare aprire le gambe a una donzella senza rimorsi; tu sogni l’amor cortese, le lunghe passeggiate sul Tamigi e chissà quali altre stupidaggini.»
«A te, invece, basta sapere un nome e la taglia di un reggiseno. – Ned sorride sghembo, conscio di essere andato a segno — Una scopata e poi tanti cari saluti.»
«Cristo, Edward, così sembro un essere senza cuore! — esclama offeso — Solo perché non voglio impegnarmi non significa che prendo per il culo le ragazze, tantomeno che non desidero, un giorno molto remoto, incontrare una persona che mi faccia mettere la testa a posto e con cui passare gli anni migliori della mia vita.»
Ned aggrotta la fronte e nasconde un sorriso sornione: «Sicuro di sentirti bene?»
«Vaffanculo, stronzo! Guarda che ho sentimenti e un cuore anche io e un giorno, tra molti anni, busserò alla tua porta con una strafiga al mio fianco che ti presenterò come mia fidanzata ufficiale. – Lip ghigna – Prima, però, ho intenzione di scoparne molte altre per altrettanti molteplici anni.»
Ned scuote la testa, sconcertato ma allo stesso tempo divertito, immaginando il viso sfocato della povera malcapitata che, un giorno, sposerà suo fratello.

«Parlando di cose serie… - Lip cambia argomento, mantenendo la frase in sospeso — Non ci crederai, ma stamattina il tuo fratellino ha trovato un lavoro in un negozio di musica nella zona di Camden.»
Ned strabuzza gli occhi, incredulo: «Davvero?»
«Sai che non scherzo su queste cose. – risponde serio l’altro – Certo, non è il lavoro del secolo e sicuramente non è paragonabile al tuo, ma la paga è onesta e il tipo, che oltre al negozio insegna anche musica ai bambini, ha davvero degli ottimi gusti in fatto di musica. Inoltre, il negozio è bazzicato da molti musicisti, musicisti che lasciano spesso annunci e sai quanto ci tenga a riprendere a suonare seriamente ed entrare in un gruppo solido.»
«Ora si spiega tutto…»
«Ti prego, Ned, non iniziare! Lo so cosa stai per dirmi, la classica storia di come io stia sprecando il mio tempo a vent’anni suonati e tutto il resto la so a memoria, nostro padre non fa altro che raccontarmela appena ha occasione, quindi risparmiami almeno tu.»
«Mi dispiace, perdonami. – Ned sospira – Non volevo accusarti di nulla, anzi ammiro la tua tenacia e il tuo impegno in ciò che ami; inoltre, aver trovato un lavoro a neanche due settimane dal tuo ritorno a Londra credo sia fantastico e sono davvero contento per te.»
«No, scusami tu: so quanto odi essere paragonato anche lontanamente a nostro padre e non avrei dovuto mettermi subito sulla difensiva. – Lip poggia la bottiglia ormai vuota di birra sul tavolino davanti a loro e si alza — Piuttosto, forse è meglio che io vada a dormire, perché domani mattina voglio essere fresco e riposato per il mio primo giorno di lavoro.»
«Allora buona notte e… in bocca al lupo, fratellino.»
«Viva il lupo!» esclama, accompagnando la frase con il tipico gesto della pace e subito dopo lascia la stanza.
L’indomani, pensa mentre si incammina verso la sua stanza da letto, sarà un giorno davvero importante, un nuovo capitolo della sua movimentata vita.

 

*



Angolo Autrice: E rieccomi qua, nuovamente con un capitolo dedicati ai nostri fratelli! In questo, a differenza del primo, approfondiamo meglio il carattere di Edward (protagonista anche del banner iniziale e che nella mia mente ha il volto di quella meraviglia di Harry Lloyd), un carattere complesso tanto quanto quello di Lip. Un Lip che, scopriamo, si sta dando da fare e ha trovato lavoro in un posto che, spero tutti, dovreste aver riconosciuto.
E, nulla, ringrazio chi ha letto, chi ha messo la storia tra le seguite e chi ha recensito fino ad ora. Spero che la storia continui a piacere! :)

Alla prossima,
V.
  
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