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Autore: Sgrolboffia    12/02/2017    1 recensioni
“Rialzati.”
(...)
Ma, per una volta, non avrebbe potuto provare un po' di umanità nei suoi confronti? Solamente per un’unica, misera volta, non avrebbe potuto lasciarlo lì a terra a morire?
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Osamu Dazai, Ryuunosuke Akutagawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Rialzati.”
La voce di Dazai gli giunse all'orecchio, severa e spietata​, quel comando ​ripetuto ancora e ancora durante l'addestramento.
Fino a quel momento Akutagawa aveva sempre obbedito, si era sempre rialzato, nonostante tutti i pugni e la sofferenza che il suo maestro gli infliggeva.
Ma, quella volta, era rimasto a terra sfinito: dopo aver ricevuto l'ennesimo colpo da Dazai era caduto con la faccia a terra, strusciando miseramente contro il pavimento​ e provocandosi dei leggeri graffi sulla pelle diafana.
Un colpo di tosse gli tolse per un attimo il respiro, che prima si regolarizzò, poi iniziò a farsi più pesante, il cuore che accelerava il ritmo. Il senso di vergogna e di impotenza lo strinsero in una morsa.
Da parecchi secondi era steso sul pavimento davanti alla persona che ammirava più di chiunque altro, indifeso, senza riuscire a trovare la forza per rialzarsi: sembrava un verme in procinto di essere schiacciato.
Venne sorpreso da un altro colpo di tosse, che si trasformò poi in un violento attacco; gli sembrò durasse all’infinito, il bruciore degli occhi che si sovrapponeva ai conati che quei forti attacchi ogni volta gli provocavano.
Si sentiva così debole.
Strinse i pugni quando la tosse si calmò, un filino di bava che gli colava dalla bocca a causa di essa.
“Ti vuoi muovere?” sbottò Dazai impaziente.
Perché era così cattivo con lui? E, soprattutto, perché continuava a venerarlo nonostante tutto?
Si pulì la bocca con una manica, cercando di raccogliere l’ultimo briciolo di dignità che gli restava, poi provò ad alzare la testa e a raddrizzare il collo, ma si abbandonò mollemente al primo tentativo.
Era stanco, semplicemente; stanco di essere trattato come una bambola di pezza, stanco di quel ritmo così rigido impostogli da Dazai e, soprattutto, era stanco di non vedere miglioramenti nonostante tutto l’allenamento che sosteneva.
Si impegnava con tutto se stesso, eppure non aveva mai ricevuto una parola d’incoraggiamento dall’altro.
A cosa sarebbe servito, allora, rialzarsi? Solamente a ricominciare ad essere preso a pugni.
Sentì Dazai muoversi verso di lui e il suo sguardo minaccioso addosso; una paura viscerale prese il sopravvento: se non avesse obbedito avrebbe ricevuto un calcio nello stomaco, o chissà cos’altro.
Ma, per una volta, non avrebbe potuto provare un po' di umanità nei suoi confronti? Solamente per un’unica, misera volta, non avrebbe potuto lasciarlo lì a terra a morire? Arrivato a quel punto, sarebbe stato meglio che continuare a soffrire.
Come previsto, il colpo arrivò.
Lanciò un rantolo di dolore, poi ricominciò a tossire violentemente.
Vide la gamba di Dazai caricare un altro calcio ma, prima che potesse andare a segno, rotolò su un fianco, schivandolo e ritrovandosi disteso sulla schiena.
Si passò le mani sul viso, sospirando pesantemente: non avrebbe mai ricevuto l’approvazione del suo idolo se avesse continuato a comportarsi da rammollito.
Si portò lentamente di lato e, aiutandosi con le braccia, si rialzò con difficoltà barcollando.
Dazai non disse nulla; come al solito, né uno sguardo compiaciuto né uno sprezzante comparvero sul suo viso, si limitò semplicemente a tornare al suo posto: “Ricominciamo” ordinò fermamente.
E quella sua freddezza, ostinata e indifferente, fu il colpo più duro di tutti.
   
 
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