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Autore: unika    13/02/2017    0 recensioni
Il grande giorno di Gladys è finalmente arrivato. A ventisei anni il suo sogno d'amore finalmente arriva ad un passo dall'incoronazione ufficiale davanti alla sua famiglia e a quella del suo fidanzato John. Nonostante una ferita ancora non del tutto rimarginata si sente pronta a compiere il grande passo.
Tutto questo prima di scoprire la spiacevole sorpresa che le farà cambiare del tutto idea.
Come una benedizione sul suo cammino ricompaiono vecchi amici di famiglia che le offriranno il loro aiuto ed appoggio vista la delusione appena ricevuta.
E chissà forse anche una dolce medicina al suo cuore ferito...
Tratto dalla storia:
-sai come si fa?- mi chiese Eisuke intanto che stava scaricando un sacco di concime da una carriola. -non esattamente- mormorai intanto che tenevo in piedi il piantino di ciliegio. Lo sentii scoppiare a ridere e lo fissai un po' confusa. -cos'hai da ridere?- chiesi incrociando le braccia sotto il seno. -tu- rispose continuando a ridere. -io?!- -si, i tuoi modi di fare sono divertenti certe volte- spiegò. Non so se prenderlo come un complimento o un insulto. Ripresi fra le mani il piantino che rischiava di cadere e lo rimisi ben dritto. -peccato non possa dire altrettanto- lo schernii. Eisuke continuò a ridacchiare ed io sbuffai seccata.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Cap. 13 Pausa

Fu una vera sorpresa apprendere con certezza che il padre della piccola Kelly e del piccolo Kevin, fosse Luke. Da quello che ho saputo, John  ne è rimasto molto scosso e non lo biasimo. Sua sorella mi ha riferito che sembra si stia frequentando con una ragazza conosciuta da poco e la cosa mi fa sentire meno in colpa. Credevo che questa mia specie di relazione con Eisuke, in qualche modo non fosse molto corretta, ma sapere che non sono l'unica ad avere scelto di incominciare un nuovo capitolo della propria vita, mi rassicura. Eisuke... nonostante si sia all'inizio dimostrato comprensivo sul mio segreto, ora sembra non riuscirci.  Fatica a guardarmi negli occhi, parliamo a malapena, sembra che siamo tornati a prima di conoscerci. -mamma-  Mi voltai di scatto verso la porta di camera mia ma non vidi nulla. Ero sola nella stanza, chi è che aveva detto mamma? -mamma!- di nuovo. Questa volta decisi di alzarmi in piedi. Con passo incerto andai in corridoio, ma nulla. Non c'era nessuno. -la mamma riposa- Una voce diversa questa volta. Mi affacciai dalle scale e vidi un uomo di schiena chino su un bambino di tre anni circa. Scesi qualche scalino e per poco non scivolai rischiando di cadere. L'uomo si voltò e mi sorrise calorosamente. -John?- mormorai confusa. Davanti a me c'è proprio lui. -amore! Angelo ha una forte voglia di stare con te oggi- disse alzandosi in piedi. Angelo... il mio bambino? -Angelo?- mi si incrinò la voce. -mamma!!!- esclamò il piccolo bambino venendomi incontro ed abbracciandomi le gambe. Allungai una mano tremante verso di lui per accarezzarlo, ma scomparve. -Angelo!!!- gridai terrorizzata. Mi alzai di scatto a sedere e sentii due mani accarezzarmi le spalle. -Gladys...-  Davanti a me c'era Eisuke evidentemente preoccupato. Ero madida di sudore e spossata. -Eisuke- mormorai sull'orlo delle lacrime. In risposta lui mi strinse forte fra le sue calde braccia. Mi strinsi a lui iniziando a singhiozzare. Avevo visto il mio piccolo, ed era anche già grande. Avevo visto anche John... è come se avessi visto come sarebbe potuta essere la mia vita con lui. Se solo il mio Angelo fosse ancora vivo. -voglio il mio bambino!- singhiozzai. Strinsi la maglietta del pigiama di Eisuke e nascosi il viso nel suo petto. Sentii le sue labbra poggiarsi sulla sommità del mio capo. -dormi Gladys, dormi- sussurrò semplicemente. Mi lasciai cullare da una ninna nanna che stava canticchiando ed i dolce dondolio del suo petto che ad ogni respiro si alzava ed abbassava.
 
---
 
Al mio risveglio Eisuke dormiva ancora. Spinta da un desiderio profondo lo baciai a fior di labbra. Sembra che lui sia tutto ciò di cui ho bisogno in questo momento. Il suo sorriso, la sua tranquillità, la sicurezza che mi trasmette ed il senso di pace. Ho paura però di quello che accadrà a breve. Devo tornare alla mia vecchia routine, soprattutto al mio lavoro. Sono mesi che non faccio l'ostess di volo. Mi manca, ma non sopporto l'idea di allontanarmi da qui. -a cosa pensi?- la voce di Eisuke giunse al mio orecchio flebile ed assonnata. -lo capisco dalla tua fronte corrugata- aggiunse indicando la mia fronte. -è che la prossima settimana tornerò a casa, la mia casa- mentii, ma neanche tanto. Nella mia testa ribollono talmente tanti pensieri, che non ci capisco più nemmeno io. Notai Eisuke deglutire faticosamente, come se dovesse mandare giù qualcosa di veramente fastdioso. Senza emettere alcuna parola si alzò in piedi e si avvicinò alla porta. -ho capito... ti aspetterò senza pressarti- disse con lo sguardo basso rivolto al pavimento. Il suo tono di voce però mi fece stringere il cuore: dolore, rassegnazione e delusione erano ciò che avevo percepito. Con anche tanta amarezza. -spero solo di non dovere aspettare troppo prima che sia tu ad offrirmi un caffè- aggiunse con sorriso amaro. Imbambolata dalle sue parole non sapevo cosa dire o fare. Ci stavamo dando una pausa a ciò che era appena nato, o meglio, lui consigliava una pausa. Di tutte le cose che avrei mai potuto dire probabilmente dissi la più insensata. -grazie- mi uscì appena flebilmente. Eisuke se ne andò senza ribattere, lasciandomi sola con il mio dispiacere, la mia delusione e il mio dolore. Sconsolata presi la testa fra le mani stringendo le dita fra i capelli scompigliati.
 
6 mesi dopo
 
-i passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Ci stiamo preparando al decollo- annunciò la mia collega all'altoparlante. Dopo aver messo a posto la ricetrasmittente si sistemò l'uniforme e si sedette al mio fianco. Meglio se andiamo ad assicurarci che siano tutti legati, l'altra volta una mamma si rifiutava di far legare il bambino- le ricordai. -non si può essere tanto incoscienti- borbottò lei stupita. Eppure di persone così ce ne sono un infinità.
Ci alzammo a tempo in piedi ed iniziammo a fare il giro fra le persone. Per fortuna tutti si erano già legati diligentemente. -Gladys!- esclamò una persona fra i tanti presenti. Mi guardai intorno spaesata sino a quando non riconobbi una chioma tinta lilla pastello. Destiny? Mi avvicinai a lei sorpresa, dove scoprii esserci anche gli altri. -che sorpresa- dissi con un sorriso. Dione, Mi-hi ed Hei si allungarono dal posto dietro per salutarmi. Peter ed Hanna invece erano proprio vicino a Destiny. -stiamo andando ad Hokkaido, dai genitori biologici di Keiji ed Eisuke- mi informò Hanna stringendomi una mano. -buon viaggio allora, ora devo andare... ci vediamo dopo- mormorai sentendomi un po' spossata.
All'inizio io ed Eisuke avevamo provato a tenerci in contatto, ma con il mio lavoro è praticamente impossibile, passo di stati in stato come niente. Lui probabilmente sta aspettando il famoso caffè che aveva nominato prima che ci prendessimo la pausa. Io invece sto aspettando di decidermi a chiederglielo una volta per tutte. Mia sorella sta cercando di infondermi coraggio, ma non funziona molto. Per me ora la miglior terapia alla mia solitudine sono i miei nipotini. Quei due bellissimi bambini sono la luce degli occhi di Zowie e Luke, ma anche il mio cuore. Quando non sono a lavoro mi offro di occuparmi dei gemelli, permettendo così a lei e Luke di riprendere il loro rapporto.
-cos'hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma- si preoccupò la mia collega non appena mi aveva raggiunta a sedere. Non sono riuscita a nascondere il mio stato d'animo, un classico. Se solo imparassi a non lasciar trapelare i miei turbamenti avrei meno persone in ansia per me. -nulla, ho solo rincontrato vecchi amici che non vedevo da parecchi mesi-
 
Curiosità: Pochi mesi dopo che Gladys era tornata alla sua precedente vita, Destiny e Keiji hanno avuto il coraggio di dire la verità a Peter ed Hanna. Loro due più Eisuke sono rimasti impassibili, Dione per poco non si soffocava con quello che stava mangiando.
   
 
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