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Autore: mgrandier    13/02/2017    17 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo sguardo della selva
 
André sedette a terra, con le ginocchia sollevate per sostenere i gomiti, e poggiò la schiena ad un solido tronco nodoso. Rilassò le spalle, socchiudendo lo sguardo sul tramonto dai toni suggestivi e caldi che, in un soffio lontano sull’orizzonte movimentato, stava rapidamente calando, portando con sé la prima brezza fredda della notte. Seguì in controluce il volo sfuggente di uno stormo, un’immagine senza peso, di libertà assoluta, che ebbe il potere di creare un nodo nel suo petto.
Avevano viaggiato per ore, portando i cavalli al passo, per non destare sospetto, avanzando silenziosamente sulla traccia stretta di terra e sassi, in una serpentina irregolare che seguiva i dolci declivi del paesaggio. Superata la Loira ad ovest di Langeias, erano poi risponderealiti verso nord, percorrendo i profili morbidi di piccole colline; avevano attraversato un paesaggio di cui entrambi conservavano lontani ricordi, ma che aveva il potere di rinnovarsi ad ogni sguardo, quando, raggiungendo un crinale,  scoprivano un panorama sempre nuovo ed affascinante, movimentato dal chiaroscuro di rilievi e nuovi avvallamenti, per lo più coltivati, dove macchie di vegetazione scura dialogavano con le cromie calde delle piccole costruzioni contadine.
Si era sentito in pace, durante quella giornata trascorsa in sella, e, sotto il caldo sole pomeridiano, non aveva quasi avvertito l’ombra della fuga, né la sensazione fredda dell’essere braccati che aveva temuto potesse violare la gioia di quel viaggio iniziato in tutta fretta. Aveva potuto osservare la stessa pacatezza in Oscar, nei suoi sguardi velati, nel suo viso assorto mentre osservava, con le sopracciglia ravvicinate e il naso sollevato, il lontano movimento di uomini e animali sui pendii lungo cui transitavano; ne aveva scorto la leggerezza nascosta in ogni movimento, il piacere di lasciarsi condurre da Cesar, nella danza morbida del suo passo sicuro e regolare, chiudendo gli occhi e volgendo il viso al sole, mentre i capelli riflettevano l’oro colorandosi di bagliori preziosi. Aveva scorto in lei il medesimo senso di completezza che, lentamente, dopo la tensione della notte, si era fatto strada nel suo stesso animo e, in un certo senso, avvertì una leggera preoccupazione proprio per quel senso di pace.
Udì i suoi passi farsi vicini, il tonfo morbido del cestino posato a terra e poi il suo profumo inconfondibile giungere vivo, sopra quello umido e fresco della macchia al limitare della quale avevano deciso di fermarsi.
- C’è ancora del pane; e anche del formaggio. –
La voce di Oscar lo indusse a riaprire gli occhi, levandosi dal sostegno del tronco; la vide accanto a sé, seduta e china sulla cesta, con le mani nascoste tra i piccoli involti, intenta a stilare una sorta di inventario.
- Cosa preferisci? – gli chiese poi, arricciando le labbra concentrata, in attesa.
- Prendi tu quello che vuoi, Oscar. Mi andrà bene qualunque cosa resti. – la rassicurò sollevando le spalle, ma lei rispose immediatamente scuotendo il capo.
- Questa mattina ti ho sentito quando hai detto che il formaggio non era niente male … - lo incalzò - … ecco, prendilo tu. – concluse decisa, allungando verso di lui il cartoccio con il cacio rimasto – So benissimo che sei affamato! -
Allora, non poté impedirsi di sorridere. Oscar si stava prendendo cura di lui: rovistando nella cesta per cercare tra le provviste quella che lui avrebbe maggiormente gradito, sollecitandolo a scegliere per primo e incalzandolo perché non attendesse oltre. Quello era il suo personale modo di preparargli la cena, in un certo senso; la sua singolare declinazione dell’essere moglie in quella situazione precaria.
Allungò il braccio, afferrando l’involto con il formaggio, per poi raccogliere il coltello dalla cesta, dividendo il pezzo in due parti uguali.
- Grazie. – le rispose semplicemente e lo scambio di sguardi, caldo di tenerezza e riconoscenza, superò l’istante di quell’unica parola pronunciata, facendosi intenso, ricco di ciò che non avrebbe potuto trovare la via della voce, pur riuscendo a fermare ogni pensiero, legandolo stretto, nelle viscere di entrambi. Si mosse, infine, restituendole la sua parte di formaggio, depositandola nel palmo ancora aperto e indugiando con la mano appena poggiata sopra la sua.
Il brontolio sommesso di uno stomaco vuoto da troppo tempo si intromise a spezzare quell’istante di silenzio carico di significato.
- Riconoscerei la tua voce in mezzo a quella di tutti i miei soldati … - scherzò Oscar, portando alle labbra un promo boccone - … anche quella voce. – soggiunse poi, tendendo le labbra in un sorriso.
André rispose divertito sussultando un poco e masticando a sua volta, ma poi un pensiero si insinuò veloce, mentre lei abbassava lo sguardo, rivolgendolo ad una forma di pane.
- Ti mancheranno, vero? – le chiese a bruciapelo, consapevole che non vi fosse alcun bisogno di aggiungere altro, e lei si fermò un istante, bloccando le mani, con le dita strette sul pagnotta, per poi sollevare il capo negando lentamente.
- Non quanto potresti mancarmi tu, André. – la sua risposta illuminò il suo sguardo di un bagliore rapido, una luce che sapeva di serena consapevolezza – Ad ogni modo, non ho deciso io di lasciare l’uniforme ma, tutto sommato, se un giorno dovessi incontrare mio padre, dovrò ricordarmi di ringraziarlo per questa sua scelta. -
André dischiuse le labbra, prendendo fiato per riprendere a parlare, nel bisogno di venirle incontro, di farle comprendere quanto sentisse su di sé il peso che quanto era accaduto aveva, e avrebbe, comportato ma non ebbe modo di riprendere. Oscar affondò lo sguardo nel suo, portandogli il tepore di una calma impossibile da descrivere, e scuotendo appena il capo, con le sopracciglia le sollevate e una espressione intensa. Gli sorrise, di nuovo, e poi riprese ad occuparsi del pane, spezzandolo in due e porgendogliene una parte.
André la prese, portandone alle labbra un pezzo dalla crosta croccante e sollevando lo sguardo ad osservare il volo di un piccolo stormo di uccelli che, forse disturbati nella loro quiete, si erano levati tutto d’un tratto dal fitto della boscaglia che aveva alle spalle.
 
Per la notte, si erano addentrati nella macchia, confidando nel riparo offerto dalla vegetazione; trovata una modesta radura, un vuoto tra i fusti degli alberi, lo avevano liberato dalle foglie sparse a terra, ammonticchiandole in un unico punto, e poi avevano acceso un piccolo fuoco, verificando che potesse ardere in tutta sicurezza. Si erano occupati dei cavalli, assicurandoli ad un tronco, ma lasciando loro un certo agio e, infine, si erano ritrovati insieme ad accomodare le foglie raccolte, ammorbidendo il più possibile quello che sarebbe stato il loro giaciglio.
Si erano mossi insieme, affiancati in una sorta di armonioso canto fatto di gesti naturali, in cui semplici sguardi d’intesa erano sufficienti a trovare il perfetto incastro tra pensieri e azioni di entrambi, e in breve tempo erano riusciti ad accomodare al meglio tutto quanto li circondava.
André dispiegò con un gesto ampio una grande coperta scura, distendendola a terra, sul letto di foglie, e poi vi si sedette attendendo che Oscar si sistemasse al proprio fianco, portando con sé un’altra coltre. Preferì evitare di stendersi e rimase con la schiena sollevata, cercando l’appoggio di un tronco, mentre lei gli si accoccolava contro, poggiando il capo sulla sua spalla e lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio.
- Cerca di riposare, Oscar … - le sussurrò accomodandole la coperta sulle spalle, perché fosse riparata dalla notte - … stenditi pure, così dormirai meglio … -
- Posso riposare anche qui, sulla tua spalla, André. – gli rispose allora lei, insinuando una mano sotto la coperta, fino a cingergli il fianco stringendolo appena – E poi sto più calda … -
Le rispose soffocando un sorriso, ricordando innumerevoli occasioni in cui lei aveva rifiutato ogni comodità e ogni attenzione, nell’ostinato tentativo di mostrarsi forte almeno quanto, se non più di ognuno dei suoi soldati, anche quando si sarebbe trattato semplicemente di accettare una bevanda calda o un poco di riparo dal sole cocente dell’estate piena …
Percorse lento il profilo della sua spalla, discendendo lungo il braccio e poi risalendo con il palmo aperto, in una carezza protettiva e calda, mentre sollevava il mento appena un poco, per poi posarlo sul suo capo.
– Sembra tutto tranquillo, non ho notato nessun movimento alle nostre spalle … - mormorò tra i suoi capelli morbidi - … tuttavia, preferisco restare sveglio il più possibile. Credi che ci stiano già cercando? – le chiese infine, dubbioso.
Oscar si mosse appena, scuotendo il capo sotto il suo mento, pur senza sfuggire dal suo abbraccio - Se veramente mio padre ha lasciato qualcuno di guardia nel borgo, senza attendere lui stesso, probabilmente è solo perché non credeva che sarebbe stato necessario intervenire tanto presto. – ipotizzò – Credo che partendo la scorsa notte, lo abbiamo colto di sorpresa: forse abbiamo un po’ di vantaggio … -
- Già … - convenne André – Comunque non voglio abbassare la guardia, soprattutto di notte: gli uomini di tuo padre potrebbero non essere un problema, ma restano comunque i briganti … la gente senza scrupoli. –
- Allora lascia che io riposi un poco … e poi svegliami, così che possa darti il cambio e permetterti di dormire a tua volta. – suggerì lei.
- Ti chiamerò … quando sarò certo che tu abbia davvero riposato abbastanza. – le rispose infine e muovendo il capo, si chinò a lasciare un bacio delicato, nascondendolo tra i suoi capelli.
 
Nel buio della notte, appena rischiarato dal timido fuoco acceso poco distante, André volse il viso al cielo, scrutando ad occhi socchiusi la distesa scura sulla quale, immobili e perfette nel loro disordine, le stelle parevano disegnare trame infinite. Rimase a fissarle, affascinato dalla loro presenza, tracciando un intreccio invisibile e intessendo una sorta di ricordo lontanissimo, un’immagine così evanescente e fumosa che avrebbe forse potuto appartenere ad un altro mondo … o ad una vita parallela che pareva appartenergli, pur non avendola realmente vissuta[i].
Inspirò lento il profumo umido e pungente di resina e muschio, riconobbe la presenza di Cesar e Alexander anche nella brezza fresca, e rimase ad ascoltare la voce della notte. Udì la silenziosa sovrapposizione di fruscii di fronde mosse dal vento, il richiamo lontano di una civetta e, appena udibile, la voce inquieta di quella vita che, guardinga e diffidente, animava i cespugli di un movimento ininterrotto e regolare. In quel sussurro di voci nascoste, percepì lento il soffio leggero del respiro di Oscar e, seguendone l’andamento tranquillo, il suo stesso soffio si unì allo stesso flebile ritmo, soave e leggero, portando fin dentro al proprio animo la pace del suo riposo. Mosse appena una mano, riprendendo ad accarezzarle una spalla, e poi si inumidì le labbra, chiudendo gli occhi per un istante.
Pur nel precario rifugio di quella notte senza nubi, riparato a mala pena dall’ombra scura della selva, André ebbe coscienza di una sensazione di pace completamente nuova, in cui la presenza di Oscar, addormentata tra le sue braccia, affidata alla sua protezione e al suo amore, era una pacata esplosione di gioia. Il peso leggero abbandonato sul petto, il suo profumo ad avvolgerlo come un abbraccio, per qualche istante sentì di essere pervaso da un calore che non aveva nulla a che fare con il fuoco o la coperta … ma che era solo dentro il suo animo, come fiamma viva che, ne era certo, non l’avrebbe mai deluso.
- Ti amo, Oscar … - le sussurrò tra i capelli tendendo le labbra in un sorriso e gli parve che la sua voce divenisse parte integrante di quella notte silenziosa e pur vociante, del brusio perfetto della natura nascosta dallo sguardo del mondo.
– Ti amo più della mia stessa vita … - soggiunse poi godendo del suono delle proprie parole e assaporandone il senso, certo che sarebbe giunto, pur nel suo sonno tranquillo, fino al cuore di Oscar - … Vorrei che il mondo intero sapesse di noi, ma vorrei anche restare per sempre qui … - spinse lo sguardo tra i fusti, scrutando oltre l’ombra, dove il nero si muoveva lento, sciogliendosi in toni morbidi - … qui al riparo da ogni sguardo … per evitare ogni osservazione, ogni critica, ogni commento … -
Si riscosse, sentendo su di sé il corpo di Oscar alleggerirsi per spostarsi un poco, e poi la sua voce, nascosta sotto la frangia della coperta – I commenti, soprattutto quelli avvelenati, ci saranno sempre, André. –
- Oscar … - la chiamò allora - … scusami, non volevo svegliarti. Non ancora, insomma … -
Lei allora si sollevò da lui, ruotando il busto e sedendosi sul fianco opposto, per poterlo avere di fronte a sé, per poi fissarlo negli occhi, seria e già lucida, sebbene sveglia da poco – C’erano il primo giorno in cui mi presentai a Versailles in uniforme, con il mio attendente … così come quando divenni Comandante della Guardia Reale e tu eri ancora, ogni giorno, al mio fianco; c’erano quando ero sola, perché dovevi attendermi giù, nel cortile … e anche ogni volta in cui tu attraversavi una sala giusto un passo dietro di me. –
André, sorpreso, spalancò lo sguardo, dischiudendo e labbra, senza però pronunciare nessuna parola; lei sorrise di traverso, scuotendo appena il capo, rassegnata – Dicevano che eri bello … anche più del Conte di Fersen … –
Le sorrise, portando una mano alla sua guancia e sostenendola, perché sollevasse ancora il suo sguardo su di lui - Era questo, quindi, che dicevano di me alla reggia?[ii] –
- Questo, già … ma non era questo a colpirmi, in realtà. – ammise poi, guardandolo da sotto in su – Che eri bello lo sapevo bene … lo vedevo persino io! Quello che mi metteva a disagio, anzi … quello che mi faceva male, era altro: era udire che una come me non ti meritava, perché per te era più adatta una donna vera … o il fatto che qualcuna di quelle dame si vantasse di essere riuscita a … a … portarti nel suo … letto. – concluse infine, appena udibile, nascondendo lo sguardo a terra.
Un nodo si strinse nel petto e André non seppe lasciare che lei proseguisse, colpito dal dolore che le parole pronunciate da Oscar avevano lasciato trasparire – Sai che non è vero, Oscar! Sai bene che non avrei mai fatto niente del genere! – le disse allora con impeto, stringendola al proprio corpo – Sai che sei l’unica donna che io abbia mai amato … la donna della mia vita … -
Ne avvertì in risposta la stretta sul proprio petto e poi il muoversi rapido del capo, nell’annuire, prima di udire la sua voce, sul proprio cuore – Lo so, André; ora lo so. Ma allora … -
- Avresti potuto chiedermi se fosse vero quel che si diceva sul mio conto! – la esortò allora – Potevi magari … -
- André … - lo chiamò allora lei sollevando il volto e cercando il suo sguardo - … allora non sapevo nemmeno perché quelle insinuazioni mi colpissero tanto … - gli spiegò – Adesso invece, posso quasi sorridere, ripensando a quelle dame che davano per scontato che io già non ti meritassi! –
Riuscirono sciogliere i propri sorrisi, superando in uno scambio sommesso di sguardi l’imbarazzo riportato al presente da quelle insinuazioni senza fondamento; attesero insieme che anche l’ultima eco di quel ricordo sfumasse nell’aria fresca della notte ancora profonda e poi rimasero ancora in silenzio, come ascoltando la voce di quel vuoto che pareva accogliere ogni loro respiro.
Fu un improvviso movimento nell’ombra lontana a spezzare l’incantesimo sospeso del silenzio cha li aveva avvolti; Oscar si mise seduta, i sensi all’erta e lo sguardo in una fessura, puntato nell’oscurità tutto attorno, e André si sollevò, afferrando un pugnale e avanzando lento fino a superare il fuoco, per inoltrarsi di qualche passo tra i fusti sottili oltre i quali anche Cesar e Alexander si era mossi mostrandosi appena inquieti. Oscar lo seguì cauta, i movimenti lenti e la mano sull’elsa della propria arma, seguendo all’istante il proprio istinto, mentre un poco lontano, oltre il buio più fitto, un nuovo agitarsi di fronde svaniva in un unico soffio indistinto.
Allora André si rilassò un poco, cercando lo sguardo scuro di Oscar – Credo si trattasse solo di un animale in cerca di cibo … nulla più. – sussurrò, e poi arretrò di un passo, tornando a scrutare tutto attorno, dove il calmo brusio della notte aveva ripreso forma.
- Credo che tu abbia ragione, André … - convenne allora Oscar ritornando verso il giaciglio, lentamente - … altrimenti, vedendoci solo in due, dei malviventi non si sarebbero di certo allontanati. – osservò poi.
Giunto al letto di foglie, André si chinò a terra, accomodandole un poco con le mani, prima di tornare a sedersi su di esso, rilassandosi contro il tronco, mentre la tensione che lo aveva attraversato per quei pochi istanti, scemava in un lungo sospiro, lasciando posto ad una rinnovata spossatezza, appesantendo come mai prima le membra. Chiuse gli occhi, reclinando il capo all’indietro, fino a poggiarlo al tronco, godendo per qualche istante del soffio fresco e umido dell’aria notturna.
- Lascia che sia io a vegliare, ora. – gli disse allora Oscar, raggiungendolo a  terra e posando il palmo sul suo braccio – Così potrai riposare anche tu e non appena il cielo si sarà schiarito, potremo riprendere il nostro cammino. –
Ebbe solo la forza di annuire, sorridendo dentro di sé e celandosi tra stanchezza e desiderio di pace, affidando il proprio riposo al tocco sul proprio braccio che, da semplice contatto, si era fatto poi intenso, come stretta calda e infinita. Si lasciò cullare quasi da quel gesto, che fu riparo da ogni incertezza, dal viaggio, dalla notte, dalla fuga … e nel tempo di un respiro perse il filo di quel sussurro della selva che per ore aveva seguito, prestando attenzione ad ogni accenno di movimento. Il corpo si fece pesante e il silenzio nebbioso, così come lontano divenne il ricordo della tensione che lo aveva attraversato.
Poi sulle labbra si fece caldo un bacio gentile, dolce e morbido nel suo contatto fugace, capace di sciogliere l’ultima spira della veglia, e lasciando che la bruma del sonno l’avvolgesse nel suo abbraccio, insieme alla carezza del sussurro che l’aveva accompagnato.
- Dormi tranquillo, Amore mio. –
 
[i] Il riferimento è una sorta di autocitazione … la vita parallela è quella delle “Notti di stelle e di sogni”. Chiedo perdono …
[ii] André aveva un conto in sospeso con le voci che circolavano a Versailles. Il riferimento è al capitolo 33.

Angolo dell'autrice: aggiornamento al volo, tra un impegno e l'altro... e i sentiti ringraziamenti per chi legge, segue, ricorda, preferisce e soprattutto, mi lascia il suo pensiero. Aggiungo un abbraccio per festeggiare una amica che oggi compie gli anni... Bacioni e a presto!
  
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