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Autore: La_sognatrice96_    13/02/2017    4 recensioni
Eleanor è una ragazza di diciotto anni, in sovrappeso, che viene sempre presa in giro e insultata. Un giorno, dopo un fatto abbastanza grave, decide di cambiare la sua vita e per farlo deve capire che credere in se stessi è il primo passo….
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTA:
PROMPT: “Una ragazza  solare, piena di sogni, che si sentiva sempre insicura e che, tutte le volte in cui si guardava allo specchio, non vedeva altro che qualcuno che nessuno avrebbe mai amato. Un giorno qualcosa cambia, qualcosa la porta a prendere una decisione e a non tornare più sui suoi passi. Cosa sarà successo? Cosa l’avrà spinta?”
Questa storia fa parte del contest indetto dal gruppo
"EFP famiglia:  recensioni,consigli e discussioni"
 


Il non sentirsi bene con il proprio corpo, al giorno d’oggi, è quasi visto come una moda. Si pensa che più si maltratti il proprio corpo più si è popolari; non ci si rende conto però che ciò vuol dire non amare se stessi, disprezzare ciò che siamo e come siamo dal fisico all’anima, maltrattare quindi il nostro vero io. Tutto questo porta a sentirsi inadeguati.
Anch’io mi sento così, inadeguata dentro il mio corpo. 
Guardandomi allo specchio, ogni tanto penso che questa non sono io. Ma è stata una mia decisione diventare così e me ne assumo la colpa. Ed è allora, in momenti come questi, che inizio a sognare ad occhi aperti immaginando una nuova me: più magra e con meno problemi sulle spalle. Fin quando, all’improvviso, la realtà mi ripiomba addosso e spazza via il mio sogno ad occhi aperti. Ritorno in me e mi accorgo di essere in ritardo, così mi alzo di mala voglia per poi vestirmi di tutta fretta e dirigermi verso la scuola che è il luogo che odio più in assoluto.
Appena entro dentro l’edificio mi accoglie il solito gruppetto, la mia tortura quotidiana: “I Popolari” che sono diventati così maltrattando i più deboli come me.
“Ehi, guardate chi arriva, Ciccia Bomba Ely ” grida Robert.
“No, no non si chiama così, lei è Ely Rotola Ciccia” urla Jace.
“Si avete ragione, con tutto quel grasso addosso non vede neanche dove mette i piedi” risponde Alicia con un sorriso perfido.
Come sempre, passo a testa bassa davanti a loro, cercando di non mostrare nulla di fronte a quella che ormai era diventata una realtà consueta; nonostante i loro insulti mi facessero male, volevo quantomeno apparire indifferente. Così, un pensiero sfiora la mia mente…
“Spesso si pensa che il bullismo esista solo nei film che vediamo o nei libri che leggiamo mentre la realtà dei nostri giorni ne è priva magari perché è stato sconfitto: non è così. Esiste, esiste ancora. Lo ritroviamo nei commenti e nelle frasi denigratorie e maligne che le persone ti lanciano per ferirti e umiliarti, esiste nelle occhiate disgustate e non, esiste in così tante altre forme che l’elenco sarebbe lungo”.
Oh, scusate se non mi sono ancora presentata, mi chiamo Eleanor, Ely per gli amici, ho diciotto anni appena compiuti e frequento l’ultimo anno delle superiori. Ho solo un’amica, la mia migliore amica con cui ci conosciamo dall’asilo, si chiama Jennifer ed è il mio opposto. Completamente diverse come la notte dal giorno, io la adoro proprio per com’è, un po’ pazza; è l’unica che sa il mio segreto, un segreto oscuro che custodisco gelosamente e che non voglio che venga a galla.

***************

Sono in bagno e sto per uscire quando all’improvviso vengo circondata da Robert, Jace e Paul. Sono in trappola e senza vie d’uscita.
Le loro mani scattano cercando di afferrarmi i polsi, ma mi ribello e per sbaglio graffio Jace. Ora lui è furioso, mi tira un pugno dritto in pancia e mentre cado per terra mi dice: “Ti conveniva non ribellarti, adesso vedrai cosa ti facciamo”.
Sono terrorizzata, non riesco a muovermi; so per mia esperienza quanto possono essere spietati contro coloro che si oppongono al loro volere. Mentre sto pensando a tutto questo cominciano a trascinarmi verso un angolo buio del bagno, ma prima che succeda qualcosa, la voce di Jennifer squarcia l’aria: “Ely, Ely dove sei? Ti sto aspettando da più di un quarto d’or…”, non appena vede la scena davanti ai suoi occhi diventa una furia. “Fuori di qui, stronzi, o vi faccio vedere io; fuori di qui ho detto!”.
Dopo che quei tre escono dal bagno, Jenny viene subito verso di me e col suo aiuto mi alzo. Ci avviamo verso casa mia e mentre siamo per strada, vedo che cerca di trattenere la ramanzina che mi farà appena avremo varcato la soglia di casa, ramanzina da cui, so già per certo, non mi potrò sottrarre.
Infatti appena arriviamo, comincia subito a dire: “Non puoi continuare così, guarda come ti hanno ridotta quei tre! E se non ci fossi stata io, fin dove si sarebbero spinti??” dice Jenny con voce arrabbiata. So già che questa rabbia non è rivolta a me, me l’ha dimostrato tantissimi anni fa e sono sicura che dopo quello niente potrà rovinare la nostra amicizia.
Continua dicendomi: “Vieni con me in palestra, fanno anche dei corsi di autodifesa; ti prego Ely, non puoi continuare così. Per favore, te lo chiedo in ginocchio, almeno per una volta nella tua vita prendi una decisione per te stessa. Guardati, dove vuoi arrivare prima di capire che non puoi continuare così? Vuoi finire in ospedale per caso? No perché se è così dimmelo subito almeno mi preparo”.
“Scusa Jen, scusa se sono così ma… ma non ce la faccio, ho troppa paura che se faccio qualcosa finisce come l’ultima volta …” le dico io con la voce soffocata dai singhiozzi.  
“Scusami tanto Ely se ti sto facendo tutte queste pressioni, lo sai che lo dico per te e sai che io ti starò sempre vicina qualunque decisione tu prenda”.
“Ti voglio bene” diciamo entrambe nello stesso istante per poi scoppiare a ridere.
Tuttavia, quei discorsi mi avevano fatto pensare a delle cose che voleva dimenticare e cancellare per sempre dalla mia memoria.
“Quando ero piccola, tra i cinque e i sei anni, ero molto affezionata a mio zio Nick, principalmente perché giocava sempre con me. Ma un pomeriggio mentre eravamo soli in casa, mio zio cercò di violentarmi. Fui salvata dall’arrivo di mia madre che non vedendomi giù a giocare, salì al piano di sopra e vide ciò che stava succedendo.
Dopo quell’episodio non parlai per parecchi mesi e non volevo che nessuno mi 
toccasse; solo con l’aiuto del dott. Woodcomb sono riuscita a ricominciare a vivere.”
Adesso mi sembra di essere ritornata quella bambina che aveva paura di tutto mentre tanto tempo fa mi ero ripromessa che non sarei più stata così.

Uscita dai miei pensieri, dissi: “Ok, ho deciso. Mi hai convinto”.

*************

È da quasi una settimana che frequento il corso di autodifesa personale. Ciò che mi ha convinto a restare non è stata solo la promessa fatta a Jenny ma anche il discorso d'incoraggiamento fatto dal coach all’inizio del primo giorno.
“Ragazzi, le tecniche che apprenderete qui vi serviranno solo ed esclusivamente per autodifesa. Non ve ne dovete servire in modo sbagliato. Ricordatevi che combattere deve essere sempre l’ultima soluzione. Non attaccate mai. Riguardo le tecniche che apprenderete, dovete sapere che sono un misto di diversi stili di combattimento tra i quali  boxe, karate, kung fu, krav maga, jujitsu e molti altri.
Il corso sarà composto da trenta lezioni svolte due volte a settimana.
Allora, prima di iniziare, dobbiamo parlare di cosa fare in caso di aggressione:
1 – SCAPPARE (se ne avete la possibilità fatelo sempre);
2 – COLPIRE E SCAPPARE (colpitelo in una delle zone sensibili del corpo -nella prossima lezione vi dirò quali- e poi scappate);  
3 – TENTARE IL K.O. (lasciatela sempre come ultima soluzione).
Adesso cominciamo la vera lezione di quest’oggi. Ah, un’ultima cosa! All’inizio di ogni lezione utilizzeremo queste tre tecniche che ci aiuteranno a concentrarci, a essere in sintonia con noi stessi e con l’ambiente che ci circonda:
1 – OBIETTIVO FINALE;
2 – VISUALIZZAZIONE;
3 – RESPIRAZIONE.
E ricordate che, come diceva Ralph Waldo Emerson, l’unica persona che sei destinata a diventare è la persona che decidi di essere.
Adesso possiamo cominciare la lezione”.


*************

Sono passati due mesi da quando ho iniziato il corso, adesso comincio a essere più sicura e sto cominciando a credere in me stessa e nelle cose che posso fare.
Negli ultimi tempi, in palestra ho notato che c’è un ragazzo che mi guarda, è molto carino, ma non ho ancora trovato il coraggio necessario per parlarci; inoltre la vecchia parte di me non è del tutto scomparsa e quindi automaticamente penso che mi guardi per secondi fini e ciò molte volte mi rovina l’umore.
Vorrei semplicemente essere una ragazza che non si fa tutti questi problemi, ma non so se ci riuscirò mai.

Mentre mi avvio in aula vengo spintonata e non cado solo perché durante il corso ho acquistato più equilibrio, mi giro e vedo le ultime persone che vorrei vedere questa mattina: “loro”.
“Che fai? Levati di mezzo, cretina” dice Alicia con un tono di voce abbastanza altezzoso.
“Sì, levati, va …”
Non gli faccio finire la frase perché con tono alterato rispondo: “Basta! Smettetela, non ne posso più, né io ne tutti gli altri! Non so voi chi vi credete di essere, vi sentite bene solo quando fate stare male gli altri. Bè con me avete finito, avete capito?”.
Per la prima volta in vita mia, li vedo fermi in mezzo al corridoio, senza parole; me ne vado senza degnarli di un’altra occhiata.

Alla fine delle lezioni mi aspettava il corso in palestra e oggi mi sentivo particolarmente carica, in modo molto positivo. 
Adesso comando io la mia vita perché finalmente ho deciso di prendere l’iniziativa. 
Quando il coach disse che oggi avremmo applicato in combattimento le tecniche appena apprese mi offrii come volontaria: volevo solo dimostrare quello che sapevo fare e quanto valevo!

POV Thomas
È da un po’ che osservo questa ragazza, l’ho vista cambiare sotto i miei occhi: prima timida e insicura, adesso una donna forte e coraggiosa.
Mi attira, la voglio conoscere perchè ho già capito che non è la solita ragazza, ha qualcosa in più dentro di se, qualcosa ... qualcosa di speciale.
L’altro giorno ho scoperto che si chiama Ely, è proprio il nome che si addice a lei.
In questo momento, anziché svolgere i miei compiti, la sto guardando. Si trova al centro con un altro ragazzo che è il doppio di lei sia in altezza che in peso, devono combattere e sono parecchio in ansia, non voglio che si faccia male.
Due secondi dopo il ragazzo è K.O. per terra, l’ha battuto senza alcuna esitazione e sul suo viso si è fatto largo un sorriso sbarazzino: è bellissima quando sorride, gli si illuminano gli occhi.
Ho deciso, oggi ci parlerò.

***********

Sono passati cinque mesi da quando io e Thomas stiamo insieme; abbiamo parlato per la prima volta proprio in quella giornata in cui ho avuto il coraggio di credere in me stessa e sono riuscita a farlo normalmente, senza ansie. Dopo neanche due settimane ci siamo fidanzati.
Da quel momento so di aver fatto dei passi da gigante, ho imparato a credere maggiormente in me stessa e Thomas mi aiuta molto quando ho dei dubbi, sia su di me che su altro, mi sta molto accanto ed è quello che ho sempre desiderato.
Oggi, subito dopo la premiazione per il diploma, ho deciso di raccontargli quello che è successo parecchi anni fa e che per molto tempo mi ha segnata.
In questi mesi ho capito anche che gli insulti, le prese in giro e tutto ciò che ho dovuto affrontare erano solo prove, prove che dovevo superare per scoprire me stessa e l’amore. Ah l’amore. Ho trovato l’amore che ho sempre cercato, la felicità e persino il mio motto: “Credere in se stessi fa bene!”.

************

New York, 2 anni e mezzo dopo.

Oggi è il nostro terzo anniversario ed è anche il giorno in cui mi hanno comunicato la notizia che aspettavo con ansia: hanno appena accettato di pubblicare il mio libro.
È un libro che ho scritto con molta fatica, in cui racconto la storia della mia vita, di come ho superato le mie insicurezze e le mie paure, i miei demoni passati e presenti. Grazie anche all’aiuto di Thomas, come titolo ho scelto una frase che racchiudesse ogni dettaglio: “Questa sono io! Diario di una ragazza che crede in se stessa”.
Oltre a questa notizia bellissima, ne ho un’altra ancora più importante: aspetto un bambino e non vedo l’ora di dirlo a Thomas! So già che sarà felicissimo e che continuerà a preoccuparsi per me; per tutta la vita non ho desiderato altro che una vita così e adesso che sono riuscita ad realizzare i miei sogni no ne lascerò andar via nemmeno un pezzetto. Mentre continuo a pensare queste cose, mi vengono in mente le parole di una canzone di parecchi anni fa che si intitola “This is me” di Demi Lovato.  Se non sbaglio, il ritornello era così:
“This is real, this is me
I’m exacity where I’m supposed to be now
Gonna let the light
Shine me
Now I’ve found who I am
There’s no way to hold it in
No more holding who I wanna be
This is me.”

Finalmente mi sento completa, questa sono io!
   
 
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