Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    13/02/2017    2 recensioni
Fanfiction che riprende l'episodio 9 della 1 serie anime, nel quale Fujiko, ferita, è sotto le cure di Poon, un suo ex alleato e fidanzato, mentre Lupin, Jigen e Goemon sono preoccupati per le sorti della donna e mostrano di avere dei cedimenti, per via di un solo motivo e che riguarda proprio il loro rapporto con Fujiko.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo del passato

Era appena atterrato in Giappone, ma nessuno sapeva dove fosse stato. Correva l’anno 1971 e, un uomo dai capelli chiari, gli occhiali fumé e dei baffetti che gli davano un tocco di eleganza, era tornato nei luoghi a lui cari, dove il passato si accompagnava alle carezze di dolci ricordi.  Lo chiamavano Poon, quell’uomo dal fare timido e riservato, e aveva ritrovato un suo vecchio “collega”, per riprendere l’attività criminale da dove era stata lasciata. In ballo c’erano delle carte riguardanti un potente calcolatore elettronico, come era chiamato il computer, ai tempi. Le carte avrebbero reso fior di yen, una volta rubate. Ma a Poon, alla fine, di quei dannati documenti non importava davvero nulla. Non aveva preso un aereo per un colpo simile a tanti altri.

-Sì, ma questo è “il colpo”- gli disse l’amico, una persona della quale fingeva di fidarsi ciecamente.

Ciò che era cieco, per Poon, era l’amore per una donna con cui era stato per un periodo, circa tre anni prima. Erano ancora gli anni ’60, ricchi di fermento, di aspettative e dei brividi dati dall’ebbrezza del crimine, vissuto con quella donna. Lei si chiamava Fujiko Mine ed era stata la sua compagna, prima di tutto. Una breve storia intensa, la loro, fatta della passione più sfrenata, mista alla sinergia nella cooperazione, durante i furti e nelle varie sfaccettature della malavita. “Fujiko, ti ho lasciato andare perché eri in pericolo, ma ti voglio ancora”,  pensava tra sé e sé Poon. Quel pensiero, in lui, si era trasformato in un grido interiore, che solo il suo animo riusciva a sentire. Un grido che partiva dal suo cuore. “Fujiko, ti amo” erano le parole che gli risuonavano continuamente nella testa e quasi le odiava, come un’ossessione attenuata da una certa dolcezza. Quella donna lo faceva sentire dolce e, di colpo, colui che spesso era visto come uno spietato assassino e ladro senza scrupoli, sapeva sciogliersi in attimi di tenerezza. Poi la vide, un giorno, mentre era dal suo amico, per prendersi il documento segreto del calcolatore elettronico. Quando la riconobbe sentì per un attimo il respiro venirgli meno. “Al diavolo il documento… è lei ed è qui davanti a me”.

-Poon- gli disse-Poon, sei tornato-

Il suo sguardo fiero per un attimo si sciolse, davanti a quei baffetti e a quegli occhiali fumé. Bloccata, lei, pronta  a scappare, ma poi era stata ferita gravemente dal perfido amico di Poon ed era stata soccorsa da Lupin III, attuale alleato della donna. Decise di andarsela a riprendere, avrebbe salvata, per poi portarla con sé e tutto il resto non gli sarebbe importato.  Fujiko, però, stava male e le sue condizioni si aggravano, dopo che aveva perso molto sangue. Farneticava e chiamava il suo nome.

-Poon…Poon…-

 
 Uomini che amano
 
Jigen voleva entrare nel rifugio in cui si trovava Fujiko ferita e sparava, verso quella casa, ma l’amico di Poon evitava i colpi e, anzi, rispondeva con pericolose raffiche di mitra. Jigen sembrava inerme, come se, di colpo, fosse stato il peggiore dei tiratori. Non centrava l’obiettivo. In un’altra situazione, avrebbe potuto mettere fuori uso anche un bazooka e, invece, si era rivelato debole. “Perché?” pensò tra sé e sé e la risposta la conosceva: di mezzo c’era Fujiko e il suo animo si era come annebbiato, offuscato dal pensiero di quella donna che diceva di odiare, ma che, in realtà amava più delle altre. Se ne stava, quindi, appoggiato a un albero, con le braccia conserte, con il cappello calato sugli occhi e la sensazione di impotenza, mentre sentiva le sue gambe tremare. Succedeva così, ogni volta che Fujiko si trovava in difficoltà, terrorizzato all’idea di perderla. Fortunatamente, Lupin fece poco caso alla momentanea debacle di Jigen, intento com’era ad osservare, preoccupatissimo, il luogo in cui si trovava Fujiko, per capire come poter intervenire, senza far precipitare la situazione.  
 
Lupin aveva ideato uno stratagemma: inviare un walkie talkie legato a una canna di bambù, per comunicare con Poon e dar istruzioni su come agire per il bene di Fujiko. Si sentiva nervoso, poiché l’ex compagno della donna non voleva fidarsi di lui. Iniziò a sudare freddo e a implorare Poon. Jigen cercò di distoglierlo.

-Lascia perdere, non fidarti di quella donna: ti ha ingannato troppe volte- affermò il pistolero.

-Piantala, non dirlo mai più!-

Jigen non aveva mai visto Lupin così furente nei suoi confronti e si rese conto che per lui quella donna non fosse un capriccio da conquistare, ma ne era innamorato.  Per un attimo si erano innescate scintille di malcelata rivalità, tra i due uomini.

-Lasciami in pace- concluse Lupin, appoggiandosi a un albero, pensieroso.
“Come si può essere innamorati di una donna simile?” pensò tra sé e sé, mentre riecheggiavano, nella sua testa, parole che lei gli aveva detto di recente, come se fosse innamorata di lui. Risuonavano come un brano di musica psichedelica, sempre più confuse. “Quante parole al vento”, continuò a pensare Lupin, con un’amarezza che non voleva ammettere a se stesso, mentre rideva di nervosismo. Si sentiva ingannato e, soprattutto, che quello era un amore a senso unico, anche se per Fujiko lui era speciale e ne aveva la certezza.
 
La risata quasi isterica di Lupin fu interrotta dall’arrivo di Goemon, che gli portò gli attrezzi da chirurgo che era andato a prendere dal medico. Il ladro li avrebbe inviati a Poon, sempre tramite delle canne di bambù e sarebbero serviti per curare Fujiko.

-Ora il mio compito è finito- disse poi il samurai, fingendo disinteresse per la faccenda.

Si allontanò e, per non farsi vedere da Lupin e Jigen, arrivò a piedi fino alle colline, dalle quali, in lontananza, si notava il luogo nel quale Fujiko stava rischiando la vita. Si mise a suonare uno yuteki, un flauto traverso tipicamente giapponese e dal suono malinconico. Emettere quelle note era una sorta di canto disperato che esprimeva tutta la sua sofferenza per le gravi condizioni di Fujiko. Fingeva di non interessarsi più a lei, dopo che alcune situazioni avevano messo in crisi il loro rapporto, ma era la donna che amava e con cui c’era sempre stato del tenero, sfociato, poi, in una storia d’amore semi-clandestina agli occhi di Lupin e Jigen. Quel suono giunse alle orecchie di tutti, ma a lui non importava: era il suo modo di dire a Fujiko che non avrebbe mai smesso di amarla. “Ti prego, non morire, amore mio” pensava, mentre i suoi occhi erano chiusi e concentrati su quella struggente melodia.

In quel giorno, nell’aria risuonava non solo lo yuteki di Goemon, ma un blues di dolore e d’amore collettivo, da parte di coloro che, pur essendo ladri e assassini, erano, prima di tutto, uomini che amavano.
 
 Note:
Il titolo di questa fan fiction riprende la traduzione del titolo originale giapponese dell’episodio 9 della prima serie anime di Lupin, in Italia uscito, nella prima edizione, con il titolo “Il documento segreto del calcolatore elettronico”. Appare evidente che il titolo originale è la vera chiave dell’episodio, nel quale, verso la fine, Goemon (che è un assassino) suona una melodia triste con un flauto yuteki. Si cita, però, il blues, come melodia, più appartenente al mondo di Jigen (e anche a Lupin o, anche, all’occidentale, forse, dati i capelli chiari, Poon). Quindi è come un blues di dolore espresso dai quattro uomini, preoccupati per le sorti di Fujiko. Questo non è un episodio d’azione, ma d’amore.
 
   
 
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