Ho ucciso Vaz Kuzar, l’uomo che sognavo sempre di uccidere.
Quando l’ho visto mi sono avventato contro di lui, non ho pensato a nient’altro tranne che dovevo eliminarlo per il bene della squadra.

L’ho odiato dal momento in cui ha brutalmente ucciso mio padre nel mio salotto di casa, ho odiato a morte lui e i suoi due compagni. Li ho uccisi tutti, uno dopo l’altro e le loro morti rimarranno sempre impresse nella mia pelle sotto forma di marchio.
 

È incredibile come mi senta diviso in due dalle emozioni: ho ucciso i miei peggiori nemici ma allo stesso tempo non sopporto di dover togliere la vita a qualcuno. È come se fosse contro natura, contro i principi con cui sono cresciuto a Thuvhe. Nessuno lì mi ha insegnato a uccidere.
Mi sembra così strano piangere per quelle morti che ho sempre bramato da quando sono stato rapito da casa mia.

“Cosa dovrebbe pensare Cyra, allora?”

Lei è una ragazza forte, dopo tutto quello che ha passato.
Io.. io cosa sono? Chi sono io? Sono Akos Kereseth, il solito Akos che arrossiva continuamente da bambino o sono cambiato?
So solo che queste cicatrici che ogni tanto sfioro, mi fanno stare male da una parte, ma sollevato per aver vendicato chi amo.
Devo ringraziare gli allenamenti di Vakrez e quelli di Cyra per avermi reso più forte.
 

Pensarci però mi fa venire come minimo un groppo alla gola: uccidere è sbagliato tra la mia gente. I Thuvhesiti che fissano con insistenza i miei marchi, dopo mi guardano con disgusto e talvolta timore. Come devo farglielo capire che non ho scelto io di diventare così?
Cyra mi disse che non c’è spazio all’onore nella lotta per la sopravvivenza, io sono solo sopravvissuto alla morte; cos’altro avrei dovuto fare?
Vas stava per uccidermi, non mi aveva sottovalutato subito come Suzao e non potevo coglierlo subito alla sprovvista come con Kalmev, no, con lui è stata una lotta dettata principalmente dalla mia rabbia nei suoi confronti.
Però non posso rimuginare troppo sul passato, sennò i sensi di colpa mi divoreranno e allora sì che la morte mi troverebbe più facilmente.
 

Ora devo pensare a Eijeh, alla sua memoria. Cyra ha detto che sa come fare a convincere Ryzek ormai imprigionato.
Stringo i pugni, contraendo i muscoli a causa di tutta la rabbia che questi pensieri mi provocano, ma poi ti guardo dormire rilassata e tutto si affievolisce come se avessi bevuto un infuso di fiori del silenzio, talmente potente da annebbiare i miei pensieri.
Cyra.
Ora sei accanto a me che dormi beata. Nessun incubo ti tocca più, le tue striature di dolore si sono affievolite dopo la Ripesca.
Sorrido.
Sono felice insieme a te.
Voglio dormire tranquillo e vorrei che la situazione rimanga stabile anche se ho la sensazione che non durerà a lungo.