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Autore: KiarettaScrittrice92    13/02/2017    6 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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L’ eroe

«Mi ci voleva proprio una bella doccia, dopo quasi una giornata intera di battaglie… - sospirò la ragazza, rientrando in camera sua - E pensare che ci mancano ancora cinque akuma da catturare… Insomma come…»
«Cos’è quello?» chiese lui, ignorando completamente il suo discorso, mentre continuava a fissare con astio l’unico foglio ormai appeso sopra la sua scrivania.
«Oh quello? Siamo noi! La nostra squadra! Me l’ha dato Nathaniel ieri.» rispose tranquillamente lei con un sorriso, ma a quella risposta il ragazzo si alzò di colpo dalla chaise-long con un verso scocciato e si diresse verso le scale - Adrien che succede?» chiese allora stupita.
«Ecco ci risiamo! - attaccò il kwami nero assaporando la sua ricompensa per il duro lavoro - Dovresti fare i conti con la tua gelosia ragazzino!»
«Gelosia?» fece Marinette, che ancora non aveva capito nulla.
«Tu dovresti essere l’ultimo a parlare Plagg…» lo rimproverò il kwami rosso, mordicchiando anche lei il suo biscotto.
Anche la piccola creatura nera fece un verso di stizza, poi mollò il triangolino di formaggio sulla scrivania e fluttuò fino al biondo che era arrivato quasi alla sommità delle scale.
«Ehi moccioso! Guarda che dico sul serio, tu…»
«Zitto!» sussurrò appena, scacciando poi il kwami con un movimento rapido del dito medio contrapposto al pollice.
«Adrien! - urlò con un tono stupito e di rimprovero lei, mentre il piccolo gatto schizzava via verso il basso - Tutto ok, Plagg?» chiese preoccupata non appena lo prese al volo, controllandogli il musetto.
«Sei un grandissimo idiota!» sbraitò lui al suo portatore, che però era già sparito, probabilmente si trovava nella terrazzina.
«Plagg non trattarlo così male. Insomma in fondo anche tu ti arrabbiasti per quel bacio.» disse con tono tranquillo Tikki, avvicinandosi a lui.
«Ancora non capisco…» disse Marinette dubbiosa.
Che stava succedendo? Perché tutt’un tratto Adrien si stava comportando in quel modo? Insomma aveva sempre mostrato un certo astio per Lila e Nathaniel, ma non era la prima volta in quella giornata che si comportava in quel modo.
«Va a parargli, ha bisogno di te ora.» le sorrise la sua kwami, prendendo per la zampina il suo simile e trascinandolo via, di nuovo verso la scrivania.
Rimase per un attimo a guardare i due spiriti discutere, poi con un po’ di timore iniziò a salire la rampa di scale che portava al suo letto e alla finestra che si affacciava su di esso.
Spinse contro l’anta a vetro, aprendola. Il giovane modello era lì: bello e aitante, le mani in tasca in una delle sue classiche pose plastiche. Nonostante non stesse posando per nessuno lui teneva sempre quella postura perfetta, in controluce per via del tramonto.
La ragazza rimase lì a fissarlo senza riuscire a parlare o a muoversi, riusciva solo a guardarlo, tenendo lo sguardo fisso sul fisico perfetto che le dava le spalle.
«Cosa ci trovi in me?» chiese all’improvviso il ragazzo.
«Eh?» sobbalzò lei, tornando in sé, per poi fare un verso di dolore quando l’anta della finestra, che aveva mollato per distrazione, le sbatté in testa.
Il ragazzo si voltò di colpo, mentre lei tirava bene su il vetro e si massaggiava il capo sul punto dolorante.
«Accidenti Marinette, sei un disastro!» la rimproverò lui, avvicinandosi e porgendole una mano per aiutarla ad uscire completamente dalla botola.
Nell’uscire inciampò, cadendo rovinosamente tra le sue braccia che però la sostennero senza nessun problema, facendolo indietreggiare solo un po’. Si raddrizzò e lentamente alzò il capo verso di lui, per poi incrociare quei magnetici occhi verdi.
«Ti piaccio per quello che sono, vero? Intendo, per via di ciò che faccio, come Chlo…»
«Non ti azzardare a paragonarmi a Chloé o non ti parlerò mai più!» lo minacciò lei allontanandosi un po’, in modo da vederlo meglio.
«Allora rispondi: cosa ci trovi in me? Nemmeno mi conoscevi prima… Per quale motivo stai con me.»
«Perché sei il mio eroe!» rispose semplicemente, senza aver bisogno di pensare a una qualsiasi altra risposta.
Vide lo stupore dipingersi sul suo volto perfetto.
«Tu…»
Non finì perché all’improvviso lo spintonò via, per poi spostarsi anche lei dal lato opposto, mentre in mezzo a loro passò una bolla verde.
 

Si voltò verso la ringhiera e vide il suo migliore amico nel suo vestito a palloncini che li guardava con sguardo freddo e impassibile dal tetto opposto.
«Nino? Ma… lo Sparabolle l’abbiamo già deakumatizzato!» disse confuso.
«È colpa della Burattinaia, ricordati che lei può animare chiunque.» gli spiegò, per poi affacciarsi alla botola e chiamare i due kwami.
«Ma dove le prende le bambole, insomma tu…»
«Anche Couture è tra quelli che dobbiamo ancora deakumatizzare.» le rispose lei mentre le due creaturine sbucavano dalla finestra.
«Che succede?» chiese Plagg.
«Non abbiamo finito di lavorare! Tikki, trasformami!» disse e in un attimo la vide trasformarsi davanti ai suoi occhi, come ormai capitava spesso. 
Appena fu nella sua tuta attillata a pois si rivolse a lui.
«Chiama gli altri, dì loro che dobbiamo assolutamente finire oggi, anche a costo di fare nottata, altrimenti non ci daranno tregua. Poi raggiungetemi.»
Fece per scavalcare la ringhiera della terrazza, ma lui la bloccò, afferrandole il braccio.
«Fa attenzione…» riuscì solo a dire.
Lei gli sorrise dolcemente e per un attimo gli sembrò quasi gli mancasse il respiro. Da quando avevano iniziato a fargli quell’effetto i suoi sguardi? Da quando aveva iniziato a sentirsi completamente distrutto al pensiero di perderla? Sì, l’aveva sempre amata o meglio, aveva sempre avuto quella cotta per Ladybug, poi per Marinette, ma ultimamente, era cambiato tutto. Forse da quando tutto gli era crollato addosso, da allora lei era diventata la sua colonna, forse per questo se avesse perso anche lei…
«Ci vediamo tra poco, gattino.» disse riportandolo alla realtà, per poi dargli un bacio sulla guancia e lanciare lo yo-yo verso il comignolo di fronte, fuggendo via.
Fece un lungo sospiro, dopodiché si rivolse al kwami nero, che lo guardava con aria severa, tenendo le zampette incrociate.
«Plagg, perdonami per prima…» disse a mezza voce, sentendosi improvvisamente in colpa per quello che aveva fatto.
Il gatto rispose con uno sbuffo, poi lo trafisse con i suoi occhi felini.
«Ho sbagliato anche io, avrei dovuto comprendere i tuoi sentimenti… - a quelle scuse il ragazzo sorrise sollevato - Ma azzardati un’altra volta a colpirmi e ti strapperò i capelli uno per uno!» concluse poi, facendolo scoppiare in una leggera risata.
«Basta scherzare, abbiamo da lavorare… Plagg, trasformami!» appena si ritrovò nei panni di Chat Noir prese il cellulare dal tavolino di fianco a lui e mandò un messaggio alla chat di gruppo che avevano creato per comunicare.


Stava ancora cercando di prendere la bacchetta dalle mani akumatizzate di Manon, quando iniziarono a raggiungerla. Il primo, ovviamente, fu Chat, che l’affiancò, affrontando di nuovo Mr Piccione. Poi arrivarono man mano gli altri.
Alla notizia che i portatori dei Miraculous erano tutti lì, anche gli ultimi akumatizzati, si stavano radunando. Tutti tranne Angelie che, come al solito, sembrava non volersi far vedere.
Senza che lei avesse bisogno di dire nulla, i suoi compagni si spartirono i nemici e lei poté continuare a concentrarsi sulla ragazzina che aveva di fronte. 
Finalmente, senza il peso dello Sparabolle, che le aveva lanciato fino a prima le sue sfere rosse nel tentativo di colpirla, e che ora era tenuto impegnato da TartaTitan, poteva combattere uno contro uno con la bambina. Questa stava per tirare fuori un’altra bambola, ma lei fu più veloce e lanciò la sua arma verso la bacchetta, strappandogliela dalle mani. La spezzò e da essa ne uscì l’akuma che immediatamente fu purificata dai suoi movimenti veloci. 
«Fuori una!» disse sollevata, vedendo tornare normali tutti gli eroi trasformati sotto l’effetto del potere della bambina.
Ebbe appena il tempo di voltarsi verso l’eroe nero che in un attimo si rese conto di cosa sarebbe successo: lui si era voltato verso di lei, non appena Mr. Piccione era tornato normale, ma alle sue spalle, poco più in là, un’altra akuma stava puntando la sua arma proprio nella sua direzione. Non avrebbe permesso che riaccadesse, non di nuovo, non dopo tutto il dolore che gli aveva procurato. 
«Chat!» lo vide voltarsi verso di lei, mentre gli si stava lanciando addosso per proteggerlo dal colpo, poi all’improvviso fu tutto buio e non vide più nulla.
«Ladybug, cosa…? - lo sentì rimanere zitto per qualche secondo, probabilmente si stava rendendo conto di cosa era successo - Perché l’hai fatto…? Io…»
«Ehi, tranquillo. - disse lei cercando di alleviare la preoccupazione dell’eroe, che riusciva a percepire anche solo dalla voce - Sto bene. Ho solo bisogno che per un attimo diventi i miei occhi, ok?»
Lo sentì fare un respiro profondo, poi sentì la sua presa salda sul braccio, per aiutarla a sollevarsi.
«Ok, dimmi cosa vuoi sapere.» le chiese, poteva sentire il soffio delle sue parole addosso e subito si sentì avvampare all’idea di averlo così vicino.
«Dave… Dove sono gli oltri… altri… Dove sono gli altri?» disse cercando di trattenere la balbuzie: non era certo quello il momento per farsi prendere dall’imbarazzo.
Lo sentì ridere di fianco a lei e gli diede una gomitata allo sterno per farlo smettere.
«Ok, ok… - disse lui smettendo di ridere - Volpina e Pavon sono dall’altro lato del parco, oltre la fontana: stanno combattendo contro Couture. JBee è andata ad accompagnare Manon a casa, mentre TartaTitan è appena andato contro il Cieco.»
«Dov’è Alya?» chiese lei rimanendo immobile e cercando di ragionare.
«Intendi Lady WiFi? Si trova sulla struttura della fontana e sembra ci stia solo osservando, almeno per ora…»
«Ok… E Kim?»
«L’ho perso di vista, ma credo stia cercando di seguire JBee.»
«Bene, vai da Volpina e Pavon, aiutali usando il Cataclisma sul guanto di Couture come l’ultima volta.» disse con il tono più freddo e razionale possibile.
«Stai scherzando? E dovrei lasciarti qui da sola con Lady WiFi pronta a metterti in pausa e toglierti il Miraculous senza che tu te ne accorga?»
«Per un minuto credo di sapermela cavare: sono le undici di sera e a parte i rumori delle nostre battaglie non c’è molto disturbo, riuscirò ad evitare i suoi segnali. Appena finisci torni qui con il puntaspilli.»
Lo sentì sospirare di nuovo, per poi invocare il suo potere e allontanarsi dal suo fianco.
«TartaTitan, - urlò appena fu sola - cerca di prendergli il bastone, l’akuma è lì dentro!»


Chat Noir si lanciò verso la donna, ma questa senza nessuna esitazione evitò la sua mano artigliata, facendolo ruzzolare a terra.
«Maledizione!» imprecò, per poi guardarsi la mano, per fortuna il suo potere era ancora attivo.
«Serve aiuto micio?» gli chiese ironica Lila.
«Bloccala!» rispose lui alzandosi e ignorando la provocazione.
In quel momento non gli importava assolutamente nulla di cosa gli stava dicendo Lila. Si trovava lì, ma la sua mente era qualche metro più avanti, come il suo cuore. Lanciò uno sguardo all’eroina vestita di rosso, oltre la fontana, che stava evitando ad occhi chiusi i segnali di Lady WiFi. Come sospettava, stava solo aspettando di averla da sola.
Si voltò di nuovo verso i suoi compagni e vide che Volpina aveva attorcigliato la sua frusta, attorno al corpo di Couture, a quel punto a lui bastò avvicinarsi e sfiorarle il guanto, per poi sfilargli il punta spilli dal polso. Proprio in quel momento JBee atterrò di fianco a lui.
«La ragazzina è al sicuro, ma quella specie di uccello non la smette di seguirmi.» disse la rossa, indicando Dark Cupido proprio sopra le loro teste.
«L’akuma è nella spilla che ha al petto, occhio a non farvi colpire dalle sue frecce perché altrimenti inizierete ad odiare tutte le persone che amate.» spiegò velocemente Chat Noir, per poi scappare e dare man forte alla sua amata.
Arrivato al fianco di Ladybug con due veloci balzi, la scostò velocemente aiutandola ad evitare un “pausa” lanciato dalla cattiva coi poteri telefonici. 
«Ecco il puntaspilli, qui ci penso io ora!» disse consegnandole l’oggetto nelle mani guantate di rosso e tirando fuori il suo bastone.
Lo allungò facendo poi inciampare la ragazza dai capelli castano scuro. Lei però senza esitare lanciò un’altro “pausa” che evitò per un pelo saltando di lato, proprio come un vero felino.
Ci mise non poco a toglierle quel maledetto cellulare dalle mani e più di una volta rischiò di essere bloccato dai suoi segnali, ma poi finalmente ci riuscì. L’aveva messa alle strette, con le spalle alla fontana, e gli bastò un movimento deciso per farla cadere dentro la vasca piena d’acqua.
La ragazza urlò dalla disperazione, quando si rese conto che il suo cellulare, ormai completamente bagnato, era inutilizzabile. 
«Mi perdoni signorina, ma questo è mio... E comunque fa male stare troppo tempo sullo smartphone!» le disse lui, raccogliendo il cellulare dalla fontana.
A quel punto si voltò verso gli eroi della tartaruga e della coccinella che avevano sconfitto il Cieco e si avvicinò a loro, posando come al solito il telefono nelle mani della sua lady.
Lei con un dolce sorriso, rivolto però all’assoluto nulla, lo gettò a terra, per poi catturare l’akuma e purificarla, mentre proprio in quel momento, lui si detrasformò.
«Finito il tempo?» domandò lei.
«Sì, ma ci metto nulla a ricaricarmi.» disse, cercando in tasca il solito pezzo di camembert da dare al suo kwami.
«Chi manca?» chiese ancora lei.
«Solo Dark Cupido: Volpina, Pavon e JBee se ne stanno occupando.» rispose l’eroe verde al posto suo.
«Allora aiutiamoli. Tu vai a ritrasformati, prima che Alya ti veda senza maschera, io intanto vedo se riesco a fare qualcosa - rispose lei, per poi invocare il suo potere, proprio mentre lui si allontanava un attimo - Lucky Charm!»


Qualcosa le cadde tra le mani. Lo tastò per un po’ finché non capì cos’erano: un paio di forbici, era facile riconoscerle anche al tatto. Sorrise, mentre percepiva Chat Noir tornare al suo fianco: sapeva benissimo come usarle anche senza vedere gli indizi che di solito le dava il suo potere.
«Volpina, cerca di farlo scendere!» ordinò.
«E come?» chiese la voce, dal tipico accento italiano, di Lila.
«Usa la frusta! Prendilo dalla caviglia e tiralo giù!»
«Va bene!» sentì di risposta.
«Chat, riesci a portarmi dove sono loro? Non vorrei farmi un bagno nella fontana.» disse ridendo alla sua stessa battuta.
«Ogni cosa per te, principessa!» le rispose lui, dopodiché si sentì sollevare da terra e, premuta al suo petto, con le braccia sotto il suo corpo, si mossero.
«Pavon, fallo stare fermo!» ordinò ancora, appena i suoi piedi toccarono nuovamente il suolo.
«Voodamirror! - sentì dire, proprio di fianco a lei - È fermo.» confermò poco dopo.
«Indicatemi dove si trova la cinghia della faretra.»
Sentì un tocco delicato prenderle la mano e poggiarlo al petto possente di Kim: quello era sicuramente Adrien, riusciva a percepirlo, come se solo il suo tocco potesse farla sentire così leggera. Appena seppe l’esatta posizione della fascia che legava la spilla a petto dell’akumatizzatto la strattonò per poi tagliarla con le forbici.
Sentì la spilla cadere a terra e frantumarsi. I suoi compagni erano ammutoliti, talmente in silenzio che sentì lo sbattere d’ali della piccola akuma nera che usciva dall’oggetto nel tentativo di scappare. Prese lo yo-yo dal fianco e, con i soliti movimenti leggiadri, la catturò per poi liberarla bianca e pura.
«Miraculous Ladybug!» disse lanciando le forbici in aria.
Dopo pochissimi secondi riacquistò la vista: si guardò le mani, sbattendo un po’ le palpebre, finché non riconobbe gli esatti lineamenti di esse, senza sfocature o tremolii.
«My lady?» chiese Chat Noir di fronte a lei.
Alzò lo sguardo e si perse in quegli occhi verdi e felini, per poi buttarsi tra le sue braccia, senza pensare a nient’altro.
«Ce l’abbiamo fatta!» urlò l’eroe tartaruga euforico, seguito poi da tutti gli altri.


Si congedarono di nuovo, questa volta sicuri che non si sarebbero rivisti, almeno fino a domenica, quando poi sarebbero dovuti andare da Fu per pianificare come agire.
Il ragazzo si detrasformò appena toccò il parquet della camera di Marinette, e vide lei fare lo stesso subito dopo.
«Vuoi sapere il vero motivo del perché ho tolto le tue foto dalle pareti? - chiese lei, prendendolo alla sprovvista, ma poi non attese la sua risposta per continuare, sedendosi sulla chaise-long che ormai fungeva da suo letto e facendogli segno di raggiungerla - Perché non davano giustizia a quello che sei. Gli altri, il resto di Parigi, ti conosce solo come Adrien Agreste, il modello di punta della maison Agreste, quel bel ragazzo che era raffigurato in quelle foto. - si sedette anche lui, sempre in religioso silenzio - Io invece conosco un’altra persona, una persona che forse nemmeno Chloé Bourgeois conosce: un ragazzo spigliato, malizioso e conquistatore, ma anche determinato, leale e coraggioso; un ragazzo che nonostante io lo respingessi, non ha mai negato i suoi sentimenti e ha insistito finché non ho ceduto; un ragazzo che non ci ha pensato due volte a ferirsi per proteggermi e che mi è sempre stato vicino nonostante tutto.»
Rimase zitto, non sapendo cosa rispondere: quella ragazza riusciva sempre a stupirlo. La sua semplicità, la sua onestà, ogni volta lo sconvolgevano.
«Come farei senza di te, my lady?» le disse solo, dopo lunghi secondi di silenzio.
«Non devi pensarci… Perché io ci sarò sempre.» gli rispose lei, per poi allungarsi verso di lui.
In un attimo sentì le sue labbra vellutate, poggiarsi sulle sue e tutto gli sembrò assolutamente perfetto.

  
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