Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: HarryJo    14/02/2017    0 recensioni
[Edito da CentauriaLibri]
Sono passati dodici anni da quando Adela, Queen, Evan e Viper sono stati sequestrati da uno psicopatico, rinchiusi in una grande casa nelle campagne russe e infine liberati – unici sopravvissuti tra i tanti bambini scomparsi – dalla polizia. Non ricordano nulla, ma ciascuno porta impresso nella mente un trauma, che ha fatto di loro quattro giovani dotati di capacità inquietanti, ognuno a modo suo un «esperimento riuscito». Ora il loro carnefice è evaso di prigione, deciso a perseguitarli ma anche – pare – a rivelare i suoi segreti. Messi al sicuro in una casa controllata dalla polizia, i quattro scapperanno insieme alla ricerca dell’uomo che ha segnato il loro passato. E che li sta aspettando.
Per le strade di San Pietroburgo e nelle vaste nebbie della Russia, Adela, Queen, Evan e Viper scavalcano assassini e poliziotti, spacciatori e traditori, per tacere delle loro stesse ombre, forse le più mortali di tutte. Chi incalza chi, in questo gioco di inseguimenti e inganni? Il loro obiettivo è scoprire la verità, consumare una vendetta, o porre fine una volta per tutte alla loro vita ormai «contaminata»? Quattro eroi sbagliati in un thriller che unisce avventura e atmosfera, ritmo forsennato e scavo psicologico.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Incanto innevato.
Spin-off 1/4 di San Valentino



Mosca, San Valentino, 1987.
Aleksandr Rostov/Evelina Panova


Era bella. Guardandola riusciva a pensare solo a quello: era bella. I capelli biondi, chiarissimi, che fuoriuscivano da quel cappellino di lana, rilucevano nel cielo plumbeo, angelici, soprannaturali. La pelle, così pallida, normalmente bianca quasi come una luna nelle notti più scure, era diventata di un colorito rosato attorno agli zigomi, e il naso era completamente rosso. Aveva qualche lentiggine, ma era un dettaglio visibile solo a chi si avvicinava abbastanza al suo volto per poterlo notare. E lui lo faceva spesso, perché adorava l’idea di poter scorgere quei piccoli particolari che altri non notavano. Voleva possedere quanto più poteva di lei, quanto più non era concesso ad altri. Voleva amarla in tutto, anche per quelle lentiggini che conosceva solo lui.
Era bella. Piccola, indifesa, dolce, bella.
«Aleksandr.»
«Dimmi.»
«Allora, mi baci o no?»
Sorrideva. Le loro labbra erano a qualche centimetro, percepivano i respiri l’uno dell’altra contro il proprio viso, ma Aleksandr ancora non si era avvicinato, perso com’era a cogliere quei particolari. La voleva guardare. Ancora, e ancora.
«Sei impaziente, Evelina» le sussurrò piano, ma poi decise di sfiorare le sue labbra dolcemente. Non era un bacio, era un tocco lieve, sospeso. Gli bastava quello per sentirsi vivo, improvvisamente a casa. Poi si staccò, come bruciato, e si guardò intorno. «Sono talmente abituato a Volgograd che l’immensità di Mosca mi lascia sempre sorpreso.»
«Ti piace?» La sua voce, simile al suono di una dolce arpa, gli sussurrò piano nell’orecchio. Doveva essersi messa in punta di piedi. «Sono contenta di essere venuta qui. Grazie.»
«So che ci tenevi molto.»
Evelina gli aveva parlato spesso di quanto desiderasse vedere il Parco Sokolniki nel giorno di San Valentino; lui preferiva la festa dell’8 luglio, in memoria del Principe Petr di Murom e della sua sposa Fevronija, vissuti nel tredicesimo secolo: Petr aveva voluto sposare la giovane di umili origini che l’aveva guarito dalla lebbra, nonostante i notabili della città fossero contrari. La Russia festeggiava quel giorno per esaltare i valori dell’amore e della famiglia.
Mosca però per il giorno comunemente noto come quello di San Valentino si decorava di numerose iniziative e il Festival dei cuori sciolti all’interno del parco in ulitsa Sokolniki era sicuramente una delle attrazioni più rinomate nell’intero paese. L’ingresso era decorato con una scultura di cuori di ghiaccio, contornato di orsacchiotti di peluche, rose e fiori recisi. Il viale principale aveva preso temporaneamente il nome di “Viale degli innamorati”, che centinaia di coppie stavano attraversando in quel momento, chi a cavallo, chi fermandosi ogni tanto a rimirare i numerosi stagni che lo costituivano.
Ormai era quasi ora: a momenti sarebbe stato presentato il “cuore vivente”. Evelina sognava questo momento da anni e Aleksandr era enormemente felice di poterglielo regalare. Aveva anche insistito perché partecipassero alla gara del bacio più lungo: i fortunati vincitori avrebbero potuto ottenere una vacanza in Italia e una cena romantica. Lei, con quel suo cuore sempre pronto a riempirsi d’amore, non poteva far altro che sognare di conquistare il mondo tramite i suoi battiti.
«Aleksandr…» sospirò lei, mentre gli occhi le diventavano lucidi.
«Evelina, hai freddo?» Si preoccupò subito, vedendola tremare.
Ma lei scosse la testa. «Guarda.»
Improvvisamente apparve: eccolo lì, davanti a loro, il cuore vivente di ghiaccio più grande del mondo, con un’altezza di quattro metri. Se pensava di aver capito cosa avrebbe provato all’apparire di quell’immensa scultura, Aleksandr si sbagliava. Poteva percepire l’effetto del battito cardiaco. Sapeva che all’interno del cuore di ghiaccio era stato montato un pulsatore perché ne ricreasse l’effetto, ma non aveva immaginato quanto sarebbe stato vivo. Lui, che amava così tanto la vita, il cuore, che studiava gli organi con passione incontrollabile, ne rimase folgorato. I battiti di mani rimbombavano attorno a lui, le persone schiamazzavano e gridavano, altre si baciavano appassionatamente.
«È bellissimo» sussurrò, appena.
«Sì. Grazie, Aleksandr.»
Con uno sforzo immane, distolse gli occhi da quella scultura che aveva preso vita e riprese a guardare Evelina, con gli occhi ricolmi di lacrime di commozione. Non ci pensò due volte e la baciò, tenendola stretta a sé e affondando le sue mani tra quei capelli chiari. Amandola, come nessuno l’avrebbe amata mai. Come Petr aveva amato la sua Fevronija.
«Ti devo dire una cosa» gli sussurrò.
«Dimmi.»
«Io…» Si staccò da lui e abbassò lo sguardo, imbarazzata. «Stiamo insieme da molto tempo, ormai.»
«Sì.»
«Mi hai chiesto di sposarti.»
«E te lo chiederei altre cento volte.»
«Aleksandr» lo richiamò, e lui si mise nuovamente a contare le sue lentiggini, dimentico del mondo attorno a lui. «Vorrei ridarti la famiglia che hai perso, come tu mi hai dato tutto questo.»
«Tu sei la mia famiglia» le ricordò lui. «Finché ci sarai tu, potrò ancora vivere.»
«Finché ci saremo noi» sussurrò. «E nostro figlio. Vuoi un figlio, Aleksandr?»
Rimase in silenzio, ad assorbire quelle parole e tentando di non tremare. «Uno solo?»
Improvvisamente il volto di Evelina si rischiarò di gioia e sorrise, sorrise come poche volte aveva fatto nella vita, illuminando tutto ciò che le era intorno. Si mise quasi a saltellare, urtando inevitabilmente una coppia lì vicino e scusandosi con un po’ di dolce imbarazzo.
«Vieni» le sussurrò Aleksandr, prendendola a sé e baciandole lievemente il naso rosso. «Andiamo a ballare. Passeremo tutta la vita insieme, danzando, con il nostro amore.»
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: HarryJo