Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: PuccaChan_Traduce    14/02/2017    1 recensioni
Asahi e Nishinoya hanno finito il liceo e frequentano l’università. Asahi studia medicina dello sport e Noya gioca ancora a pallavolo. La loro amicizia pare salda come sempre, ma qualcosa sta per cambiare... specialmente dopo l’entrata in scena di una ragazza che sembra molto interessata al piccolo libero.
DISCLAIMER: questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso del legittimo autore; tutti i personaggi citati appartengono ai rispettivi autori.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Asahi Azumane, Nuovo personaggio, Ryuunosuke Tanaka, Yuu Nishinoya
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Codango
Storia originale: And yet here you are

~

Asahi si svegliò con un gemito. Era sdraiato a pancia sotto sul pavimento dell’ingresso di casa sua. Quando si mise a sedere, la sua guancia si staccò dal pavimento di linoleum con uno squish.
“Bleh.” Si passò una mano sulla bocca. Aveva sbavato, si sentiva freddo e viscido e... si piegò da un lato per poter guardare dalla finestra della cucina. Era ancora buio fuori.
“Santo cielo, ma che ore...?” Tirò fuori il cellulare e fissò lo schermo con occhi annebbiati.

Tanaka
Amiciiiiiii, me la sposerò questa ragazza
Giuro. È fantastica
Niente mi fermerà. Siamo fatti l’uno x l’altra
È troppo bella. E sexy. Chissà se mi avrebbe permesso di baciarla
Dite ke avrei dovuto provarci?
Forse no. Troppo presto? Nn so, è ke nn mi sembra ke sia tanto presa da me
Voi ke dite? Non sono stato figo?
Ragaaaaaazziiiiiii
Ditemi 1 balla, dite ke ero figo


Noya
MA KE CAZZ RYUU SN LE 2 DI NOTTE VA A DORMIRE

Tanaka
Ehi bello! Cm è andata la tua serata? ;)
Tutto ok cn Asahi-san? ;) ;) ;)


Asahi fece scorrere i messaggi fino all’inizio e poi di nuovo fino in fondo. Tutto lì. Una raffica di messaggi dalle 2:06 fino all’improvviso silenzio delle 2:08.
Noya non aveva mai risposto. Asahi deglutì. Avrebbe dovuto rispondere qualcosa lui? Adesso erano le cinque passate. Probabilmente erano a letto tutti e due. Stringendo in mano il cellulare, si mise in piedi e incespicò fino in bagno.
“Oddio.” Sembrava un cadavere. Un cadavere spettinato e con i postumi di una sbronza. Quasi tutti i capelli gli erano sfuggiti dal codino e gli pendevano sul viso, occhiaie violacee gli cerchiavano gli occhi, sentiva in bocca un sapore disgustoso, e– che cazzo era quello?
Asahi si sporse verso lo specchio. Inclinò il collo, si passò una mano sotto l’orecchio. Che strano, avere un livido proprio lì–
Oh. DIO.”
Si batté una mano sul collo, ormai completamente sveglio. Fissò con orrore il proprio riflesso. I denti serrati, gli occhi spalancati, trasse dal naso respiri brevi e terrorizzati. Immagini della sera prima, di poche ore prima, cominciarono a balenargli in testa come pagine di un libro a colori. Un libro disegnato da qualcuno con un orribile, orribile senso dell’umorismo.
Asahi si accasciò sul pavimento del bagno, stringendo con le mani il lavandino sopra di lui. “No. No no nononono no.”
Come aveva potuto baciare Nishinoya?! Baciarlo, siamo onesti: avevano praticamente pomiciato per strada! Asahi aveva un anno in più, avrebbe dovuto guidarlo ed essergli di sostegno e badare a lui, non... non... qualsiasi cosa fosse stata quella!
Si portò una mano tremante sulla bocca. Aveva baciato Nishinoya.
E poi.
Nishinoya lo aveva baciato a sua volta.
Asahi si risollevò e si guardò di nuovo allo specchio. Poi tornò ad inginocchiarsi a terra. È proprio un succhiotto. Oddio, Noya mi ha fatto un succhiotto. Ok, ok, sta’ calmo. Se mi ha fatto un... allora vuol dire che... non fai un succhiotto a una persona se non ti piace quel che state facendo. Giusto?
Respira a fondo.
Alzati.
Lavati i denti.
Asahi fece scorrere solennemente l’acqua sullo spazzolino. Aveva un test di anatomia di lì a quattro ore. Se puntava la sveglia per le otto, avrebbe dovuto cavarsela. In fondo aveva studiato.
ODDIO, a Noya è piaciuto baciarmi?!
Sta’ zitto. Sta’ zitto. Smettila di pensarci, ci sono troppe cose che ancora non sai, santo cielo, vai... va’ a letto! Come una persona normale.

Asahi si trascinò al futon. Si tirò le coperte fin sul capo, lentamente. Svenire sul pavimento, che vergogna; come se non avesse alcun controllo di sé. Puntò la sveglia.
E adesso che diavolo faccio?


~
 

Asahi si mise una sciarpa (leggera, perfetta per la primavera, nessuno avrebbe avuto niente da ridire) e si dibatté a lungo nell’incertezza sul mandare o meno un sms a Nishinoya prima del test. Giusto per comportarsi da adulto e riconoscere la situazione. Non erano più al liceo. Non sarebbe più fuggito.
Non gli scrisse.
Concentrati sulla scuola. Scuola prima, relazioni dopo.
Non che questa sia una Relazione.

Asahi pensò di nuovo di scrivergli dopo il test, mentre studiava in biblioteca. Ma, dopotutto, era andato lì per studiare. E sapeva che entrambi avevano la giornata piena il mercoledì.
Finita l’ultima lezione, diede un’occhiata all’orologio da polso, anche se sapeva benissimo che erano già le tre. Le tre di pomeriggio, e ancora non aveva avuto il fegato di provare a contattare Nishinoya in nessun modo.
Ma nemmeno lui lo ha fatto. Smettila. Non preoccuparti di cosa stia o non stia facendo. Tu... pensa prima alle tue cose.
Asahi strinse i denti e cercò il contatto di Nishinoya sul cellulare. Per poco non gli cadde di mano quando si mise a vibrare.

Tanaka
Lo faccio, ragazzi. Le chiederò di uscire. Ho il suo num, lo farò alla vecchia maniera
Adesso la chiamo. Sta x succedere
Oddio sto sbroccando. Dovrei fare finta di niente? Oppure no?


Asahi sollevò il mento e fissò lo schermo del cellulare. Se poteva farlo Tanaka...

Tu
Vai così. Tifo per te!

Tanaka
Ok! Grazie 1000 amico! Vi faccio sapere!
Vengo da voi se dovesse andare di merda, sappiatelo


Asahi non si disturbò a rispondere. Tanaka avrebbe invitato Shizuku a uscire, lei avrebbe risposto (presumibilmente) di sì, e poi Tanaka avrebbe cominciato a stressarli sull’appuntamento invece che sul fatto se piacesse o meno a Shizuku. Una situazione di gran lunga preferibile.
Emise un breve sospiro. Ci siamo. Avviò la chiamata.
“......”
“......”
“...Ehi, Asahi-san!”
Asahi chiuse gli occhi e deglutì rumorosamente. Nishinoya sembrava quello di sempre. Non sarebbe stato difficile. “Ehi”, riuscì a rispondere. Purtroppo, questo fu tutto ciò che il suo cervello gli consentì prima di abbandonarlo completamente.
“Uhm.” Stavolta Nishinoya sembrava un filino meno sicuro di sé. “Allora. Come ti senti?”
Asahi si aggrappò alla domanda come un uomo che sta per annegare. “Bene! Bene. Mi fa un po’ male la testa.”
“Ancora?” Nishinoya ridacchiò, e Asahi si rilassò un pochino. “Dovrebbe esserti passata ormai. A meno che... uhm. Tu, ecco, ricordi quanto hai bevuto ieri sera?”
Asahi si morse il labbro. Che domanda cauta. “Sì, ehm. Penso di ricordare... tutto.”
“Ah.” Nishinoya non disse assolutamente nient’altro.
“Già”, disse ancora Asahi. “Uhm. Potremmo–?”
“Senti, ti va–?”
“Scusa, stavi dicendo?”
“No, vai tu, scusa, non volevo...”
Asahi si coprì il viso con una mano. “Ti va di incontrarci da qualche parte?”
“Sì. Sì, mi va.”
Asahi cercò di non deglutire troppo rumorosamente. Nishinoya sembrava determinato. Il che poteva voler dire davvero di tutto. “Che ne dici del bar del campus? Sai, ci sono quelle belle poltroncine sul retro.”
“Ah. Le poltrone della rottura.”
Asahi sentì lo stomaco precipitargli sotto ai piedi. “C–cosa?”
“Oh! Uhm. No, è solo il modo in cui le chiamano... cazzo... quelli del primo anno perché, hai presente come sono fuori vista?” Nishinoya aveva cominciato a parlare rapidamente. “Però sempre in evidenza, così puoi andarci a parlare quando, ahah– sai una cosa? Vediamoci là e basta. Va bene tra dieci minuti?”
Santo Dio. Asahi strizzò forte le palpebre. “Certo! Ci sarò.” Chiuse la comunicazione.
Dieci minuti. Ce ne volevano solo quattro per raggiungere il bar dalla biblioteca. Era sollevato di aver trovato quella scrivania un po’ isolata in fondo agli scaffali. Era praticamente certo che la faccia gli andava a fuoco.
Si passò una mano sotto la sciarpa, sul collo. I succhiotti non sparivano dalla sera alla mattina, lo sapeva.
Nishinoya gli aveva volontariamente fatto un succhiotto.
Gli aveva lasciato un marchio fisico che diceva, sì, ho baciato questa persona e in tutta sincerità mi è piaciuto.
Il che era... beh.
Nishinoya era... figo, naturalmente. Questo era ovvio. Lo era sempre stato, anche al liceo.
Asahi si passò le dita sulle labbra, senza rifletterci. Aveva baciato Nishinoya...
“Oddio.” Si alzò di scatto e si buttò lo zaino in spalla. Che problema c’era se arrivava in anticipo?


~
 

Nishinoya però era già lì.
Raggomitolato in una delle grandi poltrone sul retro del bar, in una posizione fetale che Asahi non avrebbe mai potuto sperare di emulare. Indossava una giacca leggera in denim, jeans scuri ripiegati sulle caviglie, e... oh, merda. Occhiali da lettura.
“Ehm, scusa. Stai bloccando il passaggio...?”
Asahi si spostò di soprassalto, borbottando delle scuse incoerenti. Cazzo. Lanciò un’altra occhiata a Nishinoya. Che adesso lo stava guardando fisso. CAZZO.
Si sistemò nervosamente la sciarpa e si passò una mano tra i capelli mentre s’incamminava verso di lui. Gli si fermò di fronte, imbarazzato. “C–ciao.” Il suo cuore accelerò i battiti quando Nishinoya lo guardò da sopra gli occhiali.
“Perché porti la sciarpa?”
Asahi sgranò gli occhi. “Uhm...”
“Porca puttana”, ansimò Nishinoya. “Non ci credo.” S’inginocchiò sulla poltrona e gli tirò la sciarpa. Mentre questa scivolava via, spalancò la bocca. “Porca puttana.”
Asahi si prese il viso con entrambe le mani.
Nishinoya tornò a sedere, stringendo la sciarpa in mano. “È così che te ne sei ricordato?”
“No! No, io...” Asahi si portò una mano al collo. “Beh. Diciamo di sì.”
Nishinoya si sistemò gli occhiali sul naso e abbassò lo sguardo sul raccoglitore che teneva in grembo. “Sei arrabbiato?” gli chiese con voce tranquilla.
Asahi si sedette velocemente nell’altra poltrona. “Cosa? No! No no no, certo che no. Io... tu dovresti essere arrabbiato”, finì con una smorfia.
“Ommiod–” Nishinoya chiuse il raccoglitore di colpo, e una penna cadde per terra. “Perché dovrei essere arrabbiato?”
“Perché io– Noya, ero ubriaco”, bisbigliò Asahi. “Mi dispiace così tan–”
“Se cominci a chiedermi scusa, giuro che ti faccio un occhio nero uguale al mio.” Nishinoya lo fissò con durezza. “Abbiamo solo pomiciato un po’. Niente per cui perderci il sonno.”
“Non l’ho perso, in realtà. Mi sono addormentato sul– aspetta, come sarebbe abbiamo solo pomiciato un po’?”
“Succede di fare cazzate quando si è ubriachi. Non ho intenzione di farne un caso nazionale visto che la cosa ti mette tanto a disagio.”
Asahi inclinò la testa di lato. “A disagio? Cioè , ok, un po’ lo sono ma... dovremmo parlare di questa cosa.” Si schiarì la gola.
Nishinoya rise, senza alcuna allegria. “Che vorresti dirmi, Asahi-san? Che sei pentito di quello che è successo ieri sera?”
“Io–!” Un’immagine fluttuò alla mente di Asahi. Le sue dita infilate in capelli neri e biondi. Il modo in cui Nishinoya aveva chiuso gli occhi e si era morso il labbro. Cercò di reprimere il rossore che sentiva sul viso. Sei tu che hai cominciato il tutto. Ammettilo e assumitene la responsabilità.
Asahi si piegò in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia. “Non me ne pento”, disse con voce seria. “Però devo sapere se tu invece sì.”
Le guance di Nishinoya si colorarono di rosa, ma non distolse lo sguardo. “No”, disse rocamente.
“Ah.” Asahi lo guardò come ipnotizzato. Nishinoya che arrossiva era... nuova. “Ti è piaciuto?” Porca vacca, e questa da dove ti è venuta?!
Nishinoya inspirò brevemente. “Eh. C’è da chiederlo? Voglio dire, guarda il tuo collo, santo cielo.”
Stavolta Asahi dovette guardare il pavimento. “Beh. Eri ubriaco anche tu.” La sua voce era poco più che un sussurro. Azzardò un’altra occhiata a Nishinoya.
Questi si portò le ginocchia vicino al petto e gli rivolse un lento sorriso. “Mi stai chiedendo se l’avrei fatto se fossi stato sobrio?”
Asahi non aveva idea di cosa dicesse la sua faccia in quel momento, ma qualcosa dentro di lui urlava BEH L’AVRESTI FATTO? PERCHÈ, ANDIAMO.
Nishinoya sospirò. “Non per metterti una tonnellata di pressione addosso – e non te lo avrei mai detto se non fosse successo niente – ma mi sarebbe stato bene se tu mi avessi baciato due anni fa.”
Asahi si passò una mano sulla bocca. Oh merda.
“Però ieri è successo quello che è successo, e hai cominciato tu.” Nishinoya represse un sorriso. “Mi hai detto che potevo venire a casa con te.”
Con un gemito, Asahi si prese di nuovo il volto tra le mani. Se lo ricordava, ovviamente, ma in un certo senso sperava che Nishinoya l’avesse dimenticato. “Che fine ha fatto tutto quel tuo ‘sono cazzate da ubriachi-niente per cui perderci il sonno’, eh?” borbottò.
Nishinoya tossicchiò. “Già, beh. Era prima che tu dicessi– era prima.” La sua voce tornò seria. “Voglio dire, è piaciuto anche a te. Vero?”
Il suo viso stava per andare a fuoco, se lo sentiva.
“E dai, Asahi-san.” La risata di Nishinoya risuonò nervosa. “Insomma, sono qui, vulnerabile e tutto il resto.”
“Mi è piaciuto”, borbottò Asahi. La sua voce uscì soffocata, ma dannazione, era davvero difficile.
“Come?” Nishinoya gli abbassò le mani. Il modo in cui quegli occhioni dorati apparivano da dietro gli occhiali era veramente ingiusto.
“Mi è piaciuto”, ripeté Asahi, un po’ più forte. Strinse i denti e cercò con tutte le sue forze di non guardare da un’altra parte, i muri, il pavimento, qualsiasi cosa. Ma era vero che gli era piaciuto, e Nishinoya sembrava voler...
Nishinoya lo stava guardando con un’espressione veramente difficile da decifrare. Qualcosa in quegli occhi luminosi, nelle guance arrossate e nel sorrisino orgoglioso spinsero Asahi a chiedergli: “Vuoi andare a cena da qualche parte?”
“Se voglio–?” Nishinoya balzò su dalla poltrona e cominciò a ficcare le proprie cose nella borsa. “Se voglio andare a cena alle 3:30 di pomeriggio? Assolutamente sì. Andiamo. Tieni, rimettiti questa.” Gli porse la sciarpa.
“Ah!” Asahi l’afferrò. “Non mi ero reso conto–! Cioè, non dobbiamo andarci adesso... possiamo aspettare!”
Nishinoya si buttò lo zaino in spalla. “Perché sei ancora seduto lì?”
Asahi batté le palpebre, poi ridacchiò. “Lo sai che sono più lento di te.” Alzandosi in piedi, si girò la sciarpa intorno al collo.
Nishinoya lo prese per un braccio e marciò verso la porta, borbottando qualcosa di sospettosamente simile a ‘scioccante’.


~
 

Presero il ramen, perché il locale era vicino, perché costava poco, e perché Asahi era deciso a pagare per Nishinoya. Solo che anche Nishinoya voleva pagare per lui, cosa che non si era aspettato, e andò a finire che l’imbarazzato cassiere prese la sua carta di credito a occhi chiusi.
“Questo si chiama imbrogliare”, gli disse Nishinoya, dandogli una spallata mentre andavano alla porta. “Gliel’hai praticamente ficcata in mano.”
“Non avresti dovuto insistere tanto”, rispose Asahi, conciliante. Si sentiva meglio adesso. Più rilassato. Certo, era un po’ strano cenare alle 3:30 di pomeriggio, però–
“Sì, ok, ma avresti potuto lasciar pagare me per il nostro primo appuntamento visto che il primo bacio l’hai cominciato tu”, sbuffò Nishinoya.
Asahi incespicò sul marciapiede. “Uhm. B–beh, tu puoi... puoi avere il secondo, allora. Uhm.”
Nishinoya gli lanciò un’occhiata, mentre un lento sorriso gli si diffondeva sulle labbra. “Sì? Quindi questo era proprio un appuntamento, eh?”
Nishinoya aveva un sorriso davvero bellissimo. Asahi udì se stesso sospirare. “Certo. Possiamo... possiamo dire così.” Oddio, ho appena avuto un appuntamento con Nishinoya. ODDIO.
“Perciò questo vuol dire...” Nishinoya si fermò e si guardò intorno. Prese Asahi per un braccio e lo trascinò dietro l’angolo del ristorante. Lo appiattì contro il muro, si alzò sulle punte dei piedi e lo afferrò ai bicipiti. “...che posso iniziare io il secondo bacio.”
Asahi lo fissò. Il viso gli andava a fuoco. Il muro era freddo contro la sua schiena, ma quasi non se ne accorse. Nishinoya aveva l’aria di volerlo divorare. “È, uhm, è così che funziona?”
“Premio di consolazione”, sussurrò Nishinoya. “Non sei tu che guidi sempre le danze.” Gli mise una mano dietro al collo, e Asahi dovette reprimere un’esclamazione.
“Uhm, ok, per quanto mi piacerebbe avere il pieno controllo, mi serve una mano qui”, borbottò Nishinoya, rivolgendogli un’occhiataccia.
“Oh! Oh, ehm.” Asahi abbassò la testa e, mentre Nishinoya accorciava la distanza, gli parve la cosa più semplice del mondo chiudere gli occhi.
Le dita di Nishinoya si piegarono sul suo collo, mentre l’altra mano gli stringeva il bicipite. Sospirò contro la bocca di Asahi. Fu molto meno umido della sera precedente, un po’ più controllato e caldo e delicato; gli piaceva il modo in cui Nishinoya muoveva dolcemente le labbra sulle sue. Giusto una leggera pressione sul labbro inferiore, niente di impegnativo, solo un piccolo riposizionamento qui e là.
Asahi inclinò la testa di lato per avere un’angolazione migliore – sì, il sapore del ramen si sentiva, e si chiese come sarebbe stato con i denti appena lavati, ma non aveva intenzione di lamentarsi. Strinse le mani sul colletto di quella piccola giacca sexy e tirò Nishinoya più vicino.
“Woah”, fece Nishinoya. Gli tolse la mano dal collo per poggiargliela sul petto. Rimise lentamente i piedi a terra e abbassò gli occhi sul marciapiede.
Asahi lo osservò con lieve sgomento. “S–scusa! Ho esagerato, vero?” Lo sostenne per le spalle, incerto su tutto.
“Mm.” Nishinoya gli batté il petto con la mano. Finalmente alzò la testa ed emise un gran sospiro dal naso. “Perché non, uhm.”
Asahi era preoccupato. Nishinoya non era mai a corto di parole. Era così brutto quando erano sobri? “Noya?” riuscì a dire, cercando di non lasciar trapelare il panico che avvertiva.
“Sì?” Nishinoya si passò la lingua sulle labbra. Sembrava completamente esausto.
“N–non è stato... come te lo aspettavi?” Asahi sentì che il proprio cuore cedeva un po’.
“Mm. Non direi, no. Vogliamo, uhm, andare?”
Cazzo. Asahi tentò di sorridere. “Certo, sì, nessun problema. Casa tua è di strada per la mia, ti accompagno fin lì?”
“Ah-ah.” Nishinoya si voltò lentamente.
Asahi s’incamminò accanto a lui, cercando di dissipare l’ansia. Allora. Non è andata bene. Perciò... niente più appuntamenti? È stato solo uno stupido esperimento? Quel pensiero era sorprendentemente orribile.
Camminarono in silenzio per alcuni minuti. Asahi non riusciva quasi a sopportarlo.
Finalmente, Nishinoya riprese: “Asahi-san...”
, sì, che c’è?”
“Uhm. Vuoi–? Che ne diresti...?”
“Noya”, disse Asahi dopo l’ennesima frase lasciata in sospeso. “Mi stai tipo uccidendo così. Che succede? Cosa c’è che non va? Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
“Ah.” Nishinoya si passò le dita sugli occhi da sotto gli occhiali. “No. Sei dannatamente perfetto. Purtroppo.”
Purtroppo? Sconsolato, Asahi abbassò lo sguardo su di lui. “Non ho idea di cosa vuoi dirmi.”
“Asahi-san, vuoi... senti, non lo so se è una buona idea perché non abbiamo ancora, ecco, parlato di un sacco di cose, e io non so davvero come, uhm... come la pensi tu su questa storia, però...”
Noya!” Asahi aveva quasi urlato.
“Vuoivenireunpo’sudame?”
Asahi smise immediatamente di camminare. Nishinoya si fermò lì accanto, imbarazzato a morte. “Se voglio–?”
“Non sei obbligato! È una cosa grossa, ed è ancora presto, lo so! Puoi tornare a casa tua, va bene così, ci vediamo dom–”
“Sì.” Asahi strinse i denti e annuì con decisione. “Sì, voglio venire da te.”
Nishinoya lo fissò, la bocca leggermente aperta. “Davvero? Cioè, sì! Grande!” Si voltò rapidamente e riprese a camminare.
Salirono le scale che conducevano all’appartamento di Nishinoya in un imbarazzato silenzio. Il cervello di Asahi non la smetteva di mormorare una litania di paranoie senza fine.
Porca puttana sto andando a casa di Noya. Sono già stato a casa sua. Molte volte. Allora perché adesso è così strano?! Ah, giusto, avete pomiciato due volte all’aperto e adesso state per entrare in un posto molto privato e, ommioddio, ti prego cerca di essere un gentiluomo. Solo... presta attenzione. A tutto. Ogni cosa. Qualunque cosa accada, cerca solo di–
Nishinoya aprì la porta senza dire una parola e si fece da parte per lasciar passare prima lui. Asahi si tolse la sciarpa con mani tremanti, aspettando il click che indicava che erano soli. Nishinoya alzò gli occhi su di lui, mordendosi nervosamente il labbro, e si appoggiò alla porta.
Asahi si sentì enorme e lento e anche un po’ stupido.
“Uhm.”
“Allora...”

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: PuccaChan_Traduce