Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: pamina71    14/02/2017    13 recensioni
Dopo il Lupo, una nuova piccola e curiosa indagine.
La storia d'amore prosegue ed evolve, nella nuova dimora e con nuove consapevolezze, in un equilibrio finalmente diverso (dovuto sia alla promozione di André sia a quanto di doloroso é accaduto ad Oscar).
Il noir si infittisce, prendendo spunto da un caso realmente accaduto in un altro paese ed in un'altra epoca: un caso inquietante ed affascinante, che fece parecchio scalpore e di cui mi sono procurata estratti della sentenza e del processo, per comprendere moventi ed azioni, da cui ho "rubato" vittime e carnefice e dal quale deriveranno tutte le apparenti stranezze che ho estrapolato (le cose più particolari sono proprie del caso originale, non ho così tanta fantasia).
Credits letterari: Camilleri, Malvaldi, Montanari, Vitali.
Credits visivi: "La famiglia omicidi", "Ladri di Cadaveri", "Arsenico e vecchi merletti", "Misterioso omicidio a Manhattan"
Inizierò in stile Agatha Christie, con l'elenco dei personaggi per consultazioni future.
Genere: Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

30. Il processo

 

André ed Oscar attraversarono lentamente la Senna sul Pont Marie. Quel mattino non si sarebbero recati in Caserma, ma avrebbero raggiunto subito il vicino Tribunale dello Châtelet ove si sarebbe svolta le prima udienza1 del processo a Madame Bavardisson.

I soldati che avevano partecipato all'ultima perquisizione sarebbero giunti più tardi. Per fortuna, pensò Oscar. La città era stata attraversato di zuffe e piccole rivolte, il giorno precedente, alla notizia, poi rivelatasi infondata, secondo la quale Luigi XVI non aveva concesso il doublement du Tiers. La cosa le aveva fatto prendere definitivamente coscienza della rabbia popolare, e di quanto sarebbe potuta essere feroce se altre notizie l'avessero raggiunta, o se gli Stati Generali non avessero avuto l'esito sperato.

Nel momento in cui a Parigi erano scoppiate le sommosse, e mentre i suoi soldati pattugliavano i giardini, lei si trovava negli appartamenti di Maria Antonietta, a guardare due dei suoi figli che giocavano sereni, mentre il Delfino sedeva stanco e febbricitante su un piccolo divano. Non poté fare a meno di pensare che la tubercolosi ossea se lo stava mangiando lentamente, come un crudele tarlo che lo rodesse dall'interno. Ieri era inorridita al proprio stesso pensiero, mentre si chiedeva se non sarebbe stato meglio essere divorato in un sol boccone da una fiera, piuttosto che subire quell'affronto e quel dolore da un nemico tanto subdolo.

Si immaginò al posto della Regina, che vedeva il figlio declinare inesorabilmente, senza poter far nulla per aiutarlo, se non inutili palliativi. Si rese conto che non sempre si può combattere, che vi sono avversari che non si possono sconfiggere. Per la prima volta, rivolse al Cielo una preghiera per il figlio che ormai era quasi sicura di portare in grembi, perché non venisse toccato da una simile sciagura. La riscosse da questi pensieri l'arrivo allo Châtelet. Oscar trasse un profondo respiro. Non aveva un bel ricordo delle aule dei tribunali, dai tempo del processo per lo scandalo della Collana. Smontò da cavallo ed entrò.

L'aula era gremita di gente, nonostante fosse ancora presto. Il caso, attraverso le gazzette, era ormai ben conosciuto in città. Una morbosa curiosità riguardo alla maniera in cui erano state fatte sparire le povere vittime era quasi palpabile nell'aria greve della sala. I disegnatori che ritraevano usualmente le scene per i fogli stampati che circolavano in città erano già sistemati nei punti dai quali si godeva una visuale migliore, e gruppi di donne con uncinetti e ferri da calza si apprestavano a rendere la giornata all'udienza anche produttiva, oltre che uno svago. L'ingresso della Bavardisson fece piombare la sala in un silenzio quasi affascinato.

Un giornalista , chino sul taccuino, stava scrivendo senza pause: “C’è una morbosa sete di vederla e sentirla: vedere quella faccia che taluni hanno descritto torva e altri insignificante, e sentire ciò che racconterà dei suoi delitti e con quale accento. Ad acuire la curiosità intanto si conferma che in carcere la strega ha tentato di suicidarsi ingoiando alcuni chiodi e cocci di vetro. Questo stomaco di criminale ha digerito chiodi e vetri, e allora tentò di impiccarsi lacerando a strisce una coperta. Ma tutto si ridusse a un danno della Amministrazione carceraria. Ha mani piccole – continua a scrivere Moggi – ma devono essere robuste se maneggiò nei suoi crimini una grossa scure da spaccalegna e una pesante mazza.”2

Oscar rimase colpita dal modo tranquillo in cui si poneva la Bavardisson, dalla cura con cui si era abbigliata e pettinata, dalla calma con cui si guardava in giro.

Interrogata, l'accusata continuava a proclamarsi innocente. Il denaro? Non lo aveva mai tolto alle sue vittime, derubandole. I gioielli ed il denaro le erano stati dati in deposito. Gli abiti? Le erano stati affidati.

Il pubblico inorridì quando Madame Léonie si preoccupò di spiegare che il corpo delle sue vittime era stato generosamente donato a vicini e conoscenti, nelle varie forme possibili, dai biscotti, alle torte , ai sanguinacci.

I giornalisti letteralmente impazzirono di entusiasmo di fronte alla sua ultima dichiarazione, prima di essere condotta via al termine della mattinata. Una serie di affermazioni che avrebbero garantito la vendita delle gazzette per parecchi giorni: “Soltanto io e Dio possiamo sapere quel che è successo. Dopo due giorni misi la mia amica a pezzi nella caldaia a bollire nella soda caustica. Quando vedevo la carne sciogliersi, esultavo. Io mescolavo il liquido e ci toglievo con un mestolo la schiuma, con la quale ci facevo la cera.”

Dopo la pausa per il pranzo, i soldati e i due ufficiali vennero chiamati uno ad uno a testimoniare:

- Cosa vi ha fatto immaginare che i vasi in cucina contenessero polvere di ossa umane carbonizzate?

- La consistenza. Troppo particolare. Cosa che ci ha fatto ritenere utile chieder il parere di un'anatomista.

- E il sangue?

- Per quello abbiamo dapprima domandato un parere ad una cuoca, in realtà. Ha riconosciuto fosse sangue. In grande quantità.

Seguirono domande sui gioielli rinvenuti e fatti riconoscere ai parenti delle donne uccise. E poi ancora questioni sui denari, sulle firme e sugli avalli.

Infine, la questione che si agitava nell'aria sin dal mattino:

- Captano Grandier, ritenete che l'imputata abbia potuto far tutto da sola?

- Debbo fare una premessa. Ho veduto molte donne lavorare duramente, spostare pesanti secchi e faticare come uomini. Vedo quotidianamente il Comandante allenare e battere uomini che la sorpassano in altezza e muscolatura. Detto questo, immaginare che la Bavardisson abbia da sola spostato quel pesante calderone, soprattutto se pieno d'acqua, depezzato le vittime, le abbia infilate nel liquido corrosivo, e poi abbia svuotato il rimanente nella Senna, il tutto senza aiuto od almeno senza la connivenza di riempire e svuotare il recipiente mi risulta davvero difficile. Ancora più arduo è pensare che nessuno abbia compreso o perlomeno sospettato qualcosa, dai suoi movimenti, dallo spostamento delle attrezzature, dagli odori.

L'accusa ringraziò André, che poté infine tornare al suo posto, accanto ad Oscar. Le curiose che assistevano al processo commentarono con sorrisetti il suo passaggio, così come avevano sussurrato all'indirizzo di quella strana donna in divisa.

Fu la Bavardisson ad interrompere le loro chiacchiere, alzandosi in piedi in un modo non rituale.

- Non è assolutamente vero! Ho fatto tutto da sola! Nessuno mi ha aiutata, tantomeno mio figlio!

- Silenzio! - ordinò il giudice, mentre il suo avvocato tentava di rimetterla a sedere.

- Anzi, se volete, posso dimostrare in quest'aula che posso squartare una persona e farla a pezzi in venti minuti!3

- Ma cosa state blaterando? Tacete – urlò il magistrato.

- Datami un cadavere e ve lo mostrerò!

- Ma come osate! Fuori, conducetela fuori! E per oggi la seduta è chiusa!

Ci vollero alcuni minuti perché il pubblico, ormai infiammato dalle ultime dichiarazioni della donna, si calmasse almeno in parte ed iniziasse a defluire fuori dalla sala.

Oscar rimase seduta accanto ad André, fino a che la maggior parte dei posti non furono vuoti. Questo diede agio ad uno degli illustratori di ritrarre i loro profili vicini, mentre si scambiavano opinioni a bassa voce. Se avesse potuto udirli, avrebbe scoperto che, avendo testimoniato e potendosi considerare liberi da impegni, stavano decidendo di non seguire più le ulteriori udienze4 dal vivo. Se ci fosse stata necessità li avrebbe riconvocati il magistrato. Ma concordarono di tenersi lontani da quel caravanserraglio, per i giorni a venire.

In fondo la Bavardisson era rea confessa, si trattava solo di comprendere bene i fatti e di decidere la pena.

Quando l'aula fu semideserta, si levarono, presero i mantelli e si recarono a recuperare i cavalli. Si diressero verso casa in silenzio. La giornata era stata colma di affermazioni macabre, che avevano riportato alla luce ricordi sgradevoli e offerto all'immaginazione tetre figurazioni. Oscar lo aveva immaginato si dal risveglio, eppure la giornata era stata più cupa ancora di quanto avesse previsto.

Giunta a casa, si fece preparare un bagno, con l'idea di lavarsi di dosso i cattivi pensieri. Da un paio di giorni aveva in mente di parlare con calma ad André, per raccontargli che ormai per il secondo mese consecutivo le sue regole non si erano presentate, e quindi si sentiva in grado di affermare di essere nuovamente incinta. Però non voleva farlo con quella fosca nuvola che le opprimeva la mente. Nè voleva attendere il capodanno e la festa. Forse sarebbe stato meglio, però… un annuncio in un giorno lieto. Prima di recarsi al ballo. Con indosso già l'abito. Solo l'abito, senza la maschera. E, prima ancora di prendere una decisione definitiva, si addormentò nell'acqua calda, col capo che poggiava sul bordo in rame ripiegato.

 

 


1  Diciamo che mi sono presa una certa licenza poetica riguardo la celerità dei processi al tempo….

2  Frasi tratte dagli articoli del giornalista Moggi per il Resto del carlino all'epoca del processo Cianciulli.

3 Sempre dagli articoli di Moggi: “Essa ha dichiarato al presidente di essere pronta a dimostrare che in venti minuti può uccidere e squartare una persona; l’eccellentissimo magistrato ha naturalmente lasciato cadere la proposta”

4  Nella realtà le udienze furono in totale quindici.

   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: pamina71