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Autore: Llamaofire    14/02/2017    1 recensioni
Paul inizia a sentirsi male, ma non lo dice a nessuno fino a quando si ammala per davvero, e quindi John (e forse anche gli altri, non lo so) deve prendersi cura di lui.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Solo la mia malattia

 

 

“Ti ho detto di non prenotare questa settimana.”

“Lo so, ma non ho avuto scelta. I ragazzi erano senza tour già da una settimana ed è la metà di luglio. Non possiamo permetterlo.”

“Ti vorrà uccidere quando tornerà, lo sai vero?”

“Lo so.” Il manager si strofinò la fronte, mentre gli stava arrivando un mal di testa molto forte.

La ragione per cui doveva essere ucciso era che aveva prenotato per i ragazzi un viaggio in Australia e anche se era stato messo in guardia sulla stagione delle piogge, l’aveva fatto comunque. Ora i quattro ragazzi erano dovuti tornare con la macchina scoperta e di sicuro non erano felici.

“Cazzo!” Gridò George in tono irritato mentre entrava nella stanza principale delle loro camere condivise.

“Da dove proviene così tanta acqua comunque?” Ringo scosse la testa, cercando di togliere un po’ di acqua dai suoi capelli.

“Siamo stati puniti probabilmente. Oh buon Dio, mi dispiace di trasformare tante signore pure in ragazzine arrapate” disse Paul sarcasticamente con un grande sorriso mentre faceva scorrere la sua mano tra i capelli, tirandoli indietro.

I tre amici erano arrabbiati con Brian, ma nessuno era così incazzato come John. Entrò per ultimo, non finì nemmeno di rimuovere i suoi vestiti bagnati, si precipitò gridando nella camera di Brian. “BRIAAAAN!"

La sua testa si irrigidì nel sentire la voce di John.

“Cosa cazzo era? Con la macchina scoperta sotto la fottuta pioggia?” Gridò mentre il manager teneva la testa tra le mani. Le parole di John uscirono dalla sua mente e furono messe via, Dio sa dove. Quando il Beatle arrabbiato smise di parlare, Brian lo guardò semplicemente ed annuì. “È stato un mio errore, John. Non accadrà più.”

La tranquillità e la mancanza di lotta tranquillizzarono John, mandandolo nella sua stanza.

 

Niente fu detto a riguardo, fino a tre settimane dopo; quando stavano registrando in studio il nuovo album, il risultato del viaggio bagnato in Australia arrivò.

"For tomorrow may rain so I’ll follow the sun.” Il cantante si fermò all’improvviso, insieme al resto della band a causa della sua voce completamente stonata.

“Finalmente stai diventando UOMO, Macca?” Lo prese in giro John con un sorriso infantile mentre gli altri due ridevano.

Paul in risposta fece soltanto una smorfia, sospirando.

“Ci riuscirai, Paul, era solo uno scherzo.” George mise una mano sulla spalla di Paul e sorrise, ma la sua mano fu scostata. “Certamente possiamo continuare.”

Provarono e dopo alcuni terribili tentativi Paul rinunciò. “… vado a prendere una tazza di tè.”

Quando il lunatico se ne andò, gli altri tre non poterono fare a meno di chiedersi perché il suo umore fosse cambiato così tanto. Non era uno scherzo di John, era abituato, quindi cos’era? I ragazzi alla fine scesero giù al bar, unendosi a Paul. “Va meglio, Paulie?” Chiese Ringo con un sorriso, sedendosi di fronte.

“Sì, ma ero sul punto di sentirmi giù di nuovo. Fa un dannato freddo qui.” I ragazzi notarono che Paul tremava, ma quando John si sedette accanto notò che stava effettivamente sudando. Alzò un sopracciglio prima di mettere delicatamente, senza preavviso, il dorso della mano sulla fronte di Paul.

“… Cosa stai facendo, John?”

“Tu non hai freddo, Paulie, hai la febbre alta.” Disse John spostando la mano dalla fronte di Paul al collo.

“Febbre?” Si preoccupò Ringo.

“Ma sto b- b- bene.” Rabbrividì.

John lo guardò da vicino mentre gli altri facevano domande. Le voci facevano eco nel retro della sua mente quando notò l’espressione malata di Paul. Non era come prima, giusto? I suoi occhi erano profondi, infossati e mancavano di lucentezza. La sua pelle era più bianca del solito con uno strano rossore sulle guance (probabilmente a causa della febbre.)  Paul sembrava malato, molto malato.

“Abbiamo dobbiamo portarti a casa.” John parlò quasi con tono di comando.

Paul si voltò in modo beffardo. “Sto b-“ mentre parlava si alzò in fretta, perdendo l’equilibrio e cadendo. Tutti e tre i Beatles, soprattutto John che era seduto più vicino, lo fecero subito sedere.

“Chi ha spento le dannate luci?” Questo era tutto quello che aveva bisogno di dire a John, George e Ringo che correvano nella macchina di George e guidarono fino a casa.

Durante il viaggio in macchina egli diventò sempre di più stordito e nel momento in cui arrivarono a casa sua, doveva essere trasportato in braccio

John se ne occupò, senza lamentarsi mise un braccio dietro la schiena di Paul e l’altro sotto le gambe tirandolo fuori dalla macchina di George. Mentre camminavano verso casa, lentamente dato che John stava avendo difficoltà a portare Paul, l’uomo in braccio a John poggiò la testa sulla sua spalla. I loro corpi si rilassarono, ma per John durò un secondo, subito la sua mente si precipitò a pensare in che modo potesse aiutare Paul.

Paul fu messo sul divano. La febbre ancora bruciava e il corpo era ancora molle. “Deve essere affamato.” Commentò George mentre gli toglieva le scarpe. “Vado a preparare qualcosa.”

John annuì e rispose. “Fai anche il tè, uno forte.” Aprì un paio di bottoni della camicia di Paul e dolcemente gli passò la mano tra i capelli, tirandoli un po’ indietro, spostando la ciocca umida dalla fronte di Paul.

Subito Ringo, che era andato fuori, apparve con una piccola ciotola e un asciugamano. Bagnando la spugna, solo leggermente, la passò sulla fronte e sul collo di Paul, mentre John faceva attenzione da vicino, come un cane da guardia. “A cosa serve? Voodoo o che cosa?”

Ringo sorrise, notando un respiro più profondo provenire da Paul, subito seguito dai suoi occhi che si aprirono un po’. “Serve per far scendere la febbre. Non possiamo chiamare un dottore senza che Brian provochi un uragano, quindi questo aiuterà. Gli infermieri me lo facevano tutte le volte che ero in ospedale da piccolo.

John non riuscì a fare a meno di sorridere malignamente a Ringo prima che la sua attenzione si spostasse su Paul che si si stava sedendo. “Ehi, ti senti meglio?” Parlò a bassa voce.

“Mi sento come un dopo sbornia e malato.”

John ridacchiò. “Non so sui postumi della sbronza, ma sì, sei molto malato.”

“Stai lì, penso che George stia provando davvero a preparare del cibo. Vado a controllare.” Ringo sorrise educatamente e si allontanò.

Paul si guardò intorno dopo essersi seduto e chiese: “Come sono finito qui?”

“Ti ho portato io, non eri molto sveglio.” Disse John, sedendosi sul piccolo pezzo di divano diventato libero quando Paul si mise seduto.

“Portato?” Paul sorrise leggermente. “Il mio eroe!” Ridacchiarono. Ci fu un momento di silenzio prima che George e Ringo tornassero con un piatto con tè e scones riscaldati, che erano nel frigo di Paul. “Il cibo è arrivato!”

“Finalmente” commentò John sedendosi un po’. “È ‘mangiabile’, George?” John inarcò le sopracciglia, cercando di non ridere per il suo scherzo.

“Chiudi il becco, è fatto con amoooooore.” Il cuoco rise versando a Paul una tazza di tè molto forte con mela e cannella. Il malato fu il primo a mangiare, sentendosi un po’ meglio ed essendo in grado di conversare.

Così fu, fino a che tutti finirono e improvvisamente Paul corse in bagno vomitando tutto quello che aveva mangiato. John lo seguì rapidamente e restò in piedi sulla porta per assicurarsi che stesse bene.

“Porca miseria.” Il malato, ora leggermente pallido dopo aver vomitato tutto quello che era nel suo stomaco.

“Sono stati gli scones.” Scherzò John, passando a Paul un asciugamano per pulire il suo viso.

“Non nominarli nemmeno.” Parlò con tono malato, ruttando.

“Oh salute!” Ridacchiò John. “Andiamo Macca, siediti un po’ sul divano, lontano da questa merda.” John lo aiutò a stare in piedi, il più giovane si sentiva un po’ debole.

“Puzzo. Dovrei fare una doccia.” Suggerì Paul chiudendo il coperchio del water e sedendosi sopra.

Gli altri decisero di preparare solo un po’ più di tè per aiutare Paul a sentirsi meno debole, dopodiché George e Ringo se ne andarono, e gli altri due salirono le scale fino alla suite di Paul. Non parlarono molto mentre entravano nel bagno. John si sedette semplicemente sul coperchio del water, dopo aver messo la vasca a riempire, guardando Paul che si spogliava, lentamente a causa della sua debolezza.

Prima si sfilò la camicia, dopo la maglietta sotto. In seguito si sedette sul bordo della vasca per levarsi i pantaloni. Nel frattempo John stava solo a guardare tranquillamente, niente sguardi o fantasie sporche, solo una preoccupazione semplice e innocente.

Paul gli voltò le spalle mentre si tolse l’ultimo pezzo prima di entrare nel bagno caldo e abbastanza pieno. Sospirò mentre il vapore caldo schiariva la sua respirazione e l’acqua più calda rilassava i suoi muscoli.

“Vuoi che ti aiuti. Sai, con i capelli e la schiena e tutto il resto?”

Non era necessario, ma lo voleva. “Certo.”

John fece un timido sorriso mentre si inginocchiò accanto alla vasca, rimboccandosi le maniche. “Quale uso?” Chiese John guardando confusamente il gruppo di bottiglie sulla vasca.

“Quella che ti piace di più è quella blu. Dici che profuma come un campo di fragole in primavera.” Paul parlò a bassa voce guardando oltre John, che stava prendendo la bottiglia con un sorriso furtivo sulle labbra.

Era divertente, quel momento, in cui le azioni erano compiute dal puro istinto. Nessuno dei ragazzi in realtà stava pensando dove fossero le loro mani e se i sentimenti sbocciati dentro fossero giusti o sbagliati. Entrambi erano semplicemente concentrati su essere lì. Pensare non era quello che volevano fare.

Sentire era meglio.

Il tocco morbido della mano di John che strofinava lo shampoo nei capelli di Paul. Il modo in cui massaggiava le sue spalle. Metteva un’incredibile, ferma quantità di pressione su di esse per rilassare completamente i muscoli precedentemente tesi.

Anche il profumo era buono.

Il dolce profumo dello shampoo scelto da John, riempì l’aria con un’adorabile fragranza di primavera. Floreale, con una punta che ricordava loro il fuoco che proveniva da un drink di whisky.

Il gusto era qualcos’altro.

Il cattivo pizzicore di vomito non poteva contrastare la morbida carezza di mela e cannella mescolata alla leggera punta di nicotina, tutto proveniente da una strana fonte.

In quel momento né la malattia né la confusione, entrambe provenienti da eventi passati, avrebbero potuto allontanarli dalla loro concentrazione. L’uno dall’altro.

“Fatto.” John sorrise timidamente mentre faceva un passo indietro dal bordo della vasca, mettendosi in piedi e aprendo un asciugamani per Paul. Il più giovane arrossì, mentre uscì dalla vasca ed entrò nelle braccia di John ricoperte di stoffa e fu avvolto nel morbido e caldo tessuto.

Paul fu distratto dall’asciugarsi quando John gettò un altro asciugamano più piccolo sulla sua testa, ridendo John iniziò ad asciugare i capelli di Paul. “” scherzò togliendolo. Il gusto di mela e cannella tornò per un secondo.

Silenzio.

Le loro menti cominciarono a risvegliarsi mentre si spostavano nella stanza di Paul. Di nuovo John lo guardò per un po’, seduto sul letto.

“Dovresti riposare.” Disse John. Nessuna reazione arrivò.

“Basta sdraiarsi a letto. Posso portare un po’ di tè.” Proseguì. Il silenzio rimase continuò per un po’, ma proprio mentre stava per parlare di nuovo, ecco la risposta. “Questo potrebbe rovinare tutto.”

“È solo tè, amico, non è rischioso“. John sorrise.

“John.” Paul lo chiamò.

“Non mi importa.” John scherzò, evitando l’argomento.

“È illegale.” Paul lo fronteggiò.

“Preferisci che dica non mi interessa?” John ignorò di nuovo Paul, guardando l’altro uomo mettersi la camicia e sedersi accanto lui. Ora completamente vestito.

I loro occhi si incontrarono quando il silenzio riempì la stanza di nuovo. Gli occhi profondi di Paul, stanchi e malati erano concentrati come quelli riposati di John, che sembravano star tramando qualcosa, così distratti, confusi, quando improvvisamente si chiusero.

Le loro labbra si incontrarono. Questa volta i loro cervelli erano pienamente consapevoli di ogni cosa. I loro corpi tesi per la combinazione dei gusti. Mela e cannella con una punta di nicotina. La loro pelle riscaldata dalla sensazione di soffice, persistente e timido baciare. Tutto stava facendo rivivere ossessivamente ad entrambi i bei ricordi che li avevano confusi, in passato. La mano di John dolcemente si posò sul collo di Paul, rilassando i muscoli mentre prendevano respiro, prima di baciarsi.

“Ti ammalerai anche tu baciandomi così, stupido.” Paul rise mentre si alzava. I suoi movimenti erano un po’ sgraziati, goffi, timidi mentre si sdraiò di nuovo sul letto, quasi mancandolo perché stava guardando John e non dove si stava sedendo. Si sentiva ancora un piccolo paffuto Teddy boy.

John sorrise al bassista, scivolò e si avvicinò, pure parlando. “Ti prenderai cura di me se mi dovessi ammalare?” La sua voce era dolce, ma un po’ roca.

Paul sorrise con sfacciataggine mentre John si sdraiò accanto a lui contro la testiera. “Naturalmente, figliolo.”

“Bene allora…” John delicatamente prese il mento di Paul tra il pollice e l’indice tirandolo a sé, collegando le loro labbra in un morbido, dolce bacio. “È solo questa la mia malattia.”

 

 

 

 

 

NOTE della TRADUTTRICE

Buon San Valentino! Agli innamorati impegnati, ma soprattutto agli innamorati dei Dolcini… <3

Ho scelto una storia super sdolcinata; ma oggi è d’obbligo. Anzi il fluff ci serve ogni giorno… il nostro zucchero quotidiano.

Ok, basta scrivere scemenze.

Un grazie gigante alla mia super beta Kia, che ogni volta è così buona e paziente con me.

Un grazie all’autrice Llamaonfire.

Un grazie speciale ad Ale, Marti e Athe e a tutte quelle che leggono.

Alla prossima,

Paola

 

   
 
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