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Autore: Cry_Amleto_    14/02/2017    0 recensioni
[Stony!] [Post Civil War] [Spoiler allert!]
Dalla storia:
"Si portò quelle dita, fino a quel momento immobili sulla bianca stella dello scudo, alle labbra in un espressione di sgomento, gli occhi lucidi come non mai. Poi accarezzò il bordo dello scudo, lì dove era stato conficcato nella propria armatura, spezzandogli il cuore già martoriato. Il bordo affilato gli tagliò un dito e il suo sangue imbrattò nuovamente quel simbolo di Speranza e Libertà Americana.
Una sola, calda lacrima gli rigò il volto ispido, morendo sulle sue labbra e mentre il suo sguardo sprofondava ancora negli accesi colori dello scudo, fece una promessa: lo avrebbe restituito al suo proprietario, un giorno."
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Dopo aver visto Civil War, non potevo rimanere in silenzio, quindi eccomi qui. Se non avete ancora visto il film ma programmate di farlo, non leggete. Troppi angst spoiler.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers, Tony Stark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Lost]

L'auto dei suoi genitori che sbatteva violentemente contro un albero.
L'avantreno della macchina che si accartocciava.
Una moto, che si avvicinava e che parcheggiava di fianco all'autovettura.

-Aiuti mia moglie. Aiutala, ti prego.-

La voce rotta di suo padre, mentre usciva dall'auto distrutta.
Una mano destra, sormontata dalla manica di una giacca di pelle nera, che lo strattonava afferrandolo per i capelli candidi.

-Howard.- 
La voce flebile di sua madre.

Uno, due colpi al volto di suo padre, da parte di una mano sinistra di metallo appartenente ad un braccio del medesimo materiale. Bastano per ucciderlo.

-Haward! Haward!- grida intanto sua madre.

Il corpo di colui che un tempo era stato Mr Stark viene trascinato all'interno dell'autovettura.
La mano dalla manica di pelle nera, si avvolge intorno al collo di sua madre, strangolandola brutalmente.
Un braccio umano ha ucciso sua madre.
Un braccio metallico ha ucciso suo padre.
A monte di quest'ultimo, una stella rossa.
Il Soldato d'Inverno.

Si alzò a sedere di scatto non riuscendo a trattenere un grido che rimbombò nelle stanze vuote della sua villa troppo grande. Si portò una mano al volto imperlato di sudore, tremante, nascondendo il viso cadaverico e smunto baciato dai raggi della luna, sul quale spiccavano due profonde occhiaie nere. 
Contrò l'ora: erano le 4 del mattino. Era riuscito a dormire solo per mezz'ora. Di nuovo.
Si lasciò ricadere sul letto. Con timore, abbassò le palpebre, sperando che i suoi tormenti gli dessero tregua, almeno per un po'.
Ma così non fu.

-Tu lo sapevi?- si ritrovò a mormorare, ancora, mentre il dolore più forte che avesse mai provato si impossessava di lui, congelandogli e spezzandogli le giunture, stringendo in una morsa la sua gola e il suo cuore. Un dolore che il suo sguardo non riusciva a trattenersi dall'esprimere. Un dolore che non avrebbe avuto cuore di infliggere neanche al suo acerrimo nemico.

-Sì.-

Due lettere, che spezzarono tutto ciò che di umano era rimasto in lui. 
Anche lui, anche Steve lo aveva tradito, abbandonato. Lo aveva pugnalato alle spalle, nel peggior modo in cui potesse farlo. Lo aveva ferito lì dove era più vulnerabile. Lo aveva ucciso. Aveva spento la sua luce, bevuto avidamente la sua linfa vitale. 
Captain America lo aveva tradito.
Steve Rogers lo aveva tradito. 
Steve, il suo Capitano per cui avrebbe rischiato la vita senza pensarci un attimo, l'amico con cui aveva condiviso le stanze dell'Avengers Tower, l'unico uomo che, in qualche oscuro modo, riusciva a regalargli la sensazione di completezza, lo aveva tradito.

Si svegliò nuovamente di scatto, maledicendosi per essersi addormentato. Non poteva permettersi di dormire, di sognare. Non più.

A fatica, si alzò dal letto per poi trascinarsi nel salotto, sopra il divano, una coperta leggera stretta in pugno. Si avvolse in questa, come se cercasse di essere finalmente Riscaldato, anche se quello che scuoteva le sue membra era un tremito che solo del calore umano poteva far cessare.

Incassò la testa nelle spalle, continuando a tremare quasi convulsamente in quel plaid, quel plaid che Steve aveva dimenticato a casa sua l'ultima volta che era venuto a fargli visita.

La stanza venne presto illuminata dai primi raggi nel sole nascente.
Con uno sguardo disperatamente incredulo, come se non si aspettasse di riuscire a vedere un nuovo giorno essendo, in fin dei conti, già morto, rivolse la sua attenzione verso le pareti-finestre 
L'alba, una linea sanguinolenta all'orizzonte.
Sangue, come quello di Captain America, di Steve, sulle sue mani. Se le era lavate più e più volte, ma ancora gli sembravano sporche di quel sangue che lo accusava, che lo giudicava, che lo condannava. Sangue, quello di Steve, che mai, MAI, avrebbe voluto veder versato, eppure eccolo lì, sulle mani che avevano giurato - in silenzio, nascoste dal mondo - di proteggerlo. 
Era di nuovo solo. 
Era rimasto di nuovo solo. 
Solo, solo, solo.
Solo, senza nessuno che potesse prendere quei suoi arti imbrattati di colpevolezza e cancellare via le strisce vermiglie con la sola carezza.
Era solo, e quella grande villa era così vuota...
Eppure... eppure lo era sempre stato, solo.
Lo era da quando erano morti i suoi genitori.
Lo era da prima, quando era un incompreso bambino prodigio.
Lo era da sempre.
Ma quella volta era diverso.
Prima, il grande vuoto che portava dentro, riusciva a nasconderlo a se stesso, dietro cumuli di parole, di pensieri, di idee.
Ora... ora non restava che il suo tormento.
Non se ne era mai accorto, prima che gli venisse portato via dalle sue stesse mani, che il suo vuoto era stato colmato. Sì, colmato in modo del tutto inaspettato. Colmato da Steve Rogers.
E ora le sue mani erano macchiate del suo sangue, e l'altro era sparito nel nulla, lì dove l'inventore non sarebbe mai riuscito a trovarlo. Lontano, per sempre. Non aveva neanche osato buttare giù tutto l'alcool che aveva a portata di mano, come faceva di solito. Non aveva osato, perché sapeva di meritare la punizione del fantasma del Capitano. Non gli era concesso un attimo di pace, nemmeno nei sogni, ma lo meritava, lo meritava più di ogni altra cosa.

Si alzò, il passo malfermo, dal divano. Lentamente, quasi come se stesse costringendo con viva forza i propri muscoli ad ubbidire, si trascinò verso il tavolo. Lì giaceva, come privato della propria forza e di tutto ciò che lo aveva reso ciò che era, lo scudo di Captain America. 
Con mano tremante, appoggiò due dita sullo scudo, ripercorrendo i graffi lasciati da Black Panther. 
Poi le sue dita esitarono sulla grande stella che troneggiava al centro.

Le spalle al muro. Lo scudo del Capitano che andava a colpirlo duramente, ovunque. Non riusciva a reagire. Non poteva reagire. Non davanti alla luce negli occhi di Steve, quella che urlava che avrebbe potuto fare di tutto pur di proteggere il Soldato d'Inverno.

-Lui è mio amico- 
La voce di Steve, lì, inginocchiato ai suoi piedi dopo che, finalmente, Iron Man era riuscito a rompere il suo schema d'attacco.

-Lo ero anch'io.-
La voce roca, distrutta, resa ancora meno umana dall'armatura. Una voce che non gli apparteneva, una voce che era un gemito, lo spirare della vita fuori dalle sue labbra martoriate.

E ancora colpi su colpi. Riuscì a mandare a terra Steve.

-Resta giù. Ultimo avvertimento- la sua voce celava una preghiera.

"Ti prego, Steve, basta. Basta. Non... non combattiamoci più. Sono stanco di versare il tuo sangue." voleva dirgli, voleva supplicarlo.

Ma Steve si rimise in piedi, mettendosi in posizione di combattimento.

-Io non sono stanco.- rispose.

E Tony capì di averlo perso, perso per sempre. 
E allora, con gli occhi velati di lacrime e una morsa alla gola che lo stava strangolando, alzò lentamente il repulsore puntandolo verso di lui.
Ma il Winter Soldier gli afferrò la gamba, distraendolo e Captain America lo prese da dietro, costringendolo a terra.
Fu allora, mentre Steve lo sovrastava staccandogli il casco con lo scudo, che Tony vide nello sguardo dell'altro che, quella volta, sarebbe andato fino in fondo. 
I suoi occhi iniettati di sangue per le troppe lacrime trattenute, incrociarono quelli cristallini dell'altro, scorgendo quella sfumatura verde che tanto lo aveva affascinato. 
Poi il casco volò via, e Captain America, con il volto teso in un ghigno, abbassò nuovamente lo scudo.
Tony Stark si protesse fiaccamente il volto con le mani, sicuro che l'altro avrebbe abbassato su di lui il colpo che lo avrebbe mandato definitivamente all'altro modo, quando invece egli lo conficcò nel suo petto, distruggendo il reattore e rendendo inutilizzabile l'armatura. 
Vide Steve strizzare gli occhi e la sua espressione mutare. Neanche lui voleva ciò che era appena successo, ora riusciva a leggerlo chiaramente nel suo sguardo, ma non poteva essere diversamente perché doveva proteggere Barnes. L'assassino della sua famiglia.

-Lo scudo non ti appartiene... Non te lo meriti! Mio padre ha creato quello scudo!- gli urlò, accecato dalla rabbia.

Perché Steve non capiva? Howard aveva fatto tanto per lui, e lui lo ricompensava proteggendo il suo assassino?

"Perché, perché Steve?" e si sentì tradito, ancora, mentre il Capitano lasciava cadere a terra lo scudo e se ne andava, sorreggendo il Soldato d'Inverno.

Lo seguì con lo sguardo fin dove possibile, mentre dentro di sé urlava a Steve di tornare indietro, che era ancora possibile fare ammenda, che potevano ancora vincere, insieme. 
Insieme, come sempre.
Gli Avengers insieme contro il mondo.
Ed ecco ora cosa erano diventati... si erano distrutti a vicenda. Le loro mani erano macchiate del sangue dei propri compagni, dei propri amici, della propria famiglia.
Sì, famiglia.
Gli Avengers erano l'unica famiglia a cui Tony si sentiva di appartenere. E ora aveva sulle mani il sangue di un suo importante membro.

Si portò quelle dita, fino a quel momento immobili sulla bianca stella dello scudo, alle labbra in un espressione di sgomento, gli occhi lucidi come non mai. Poi accarezzò il bordo dello scudo, lì dove era stato conficcato nella propria armatura, spezzandogli il cuore già martoriato. Il bordo affilato gli tagliò un dito e il suo sangue imbrattò nuovamente quel simbolo di Speranza e Libertà Americana. 
Una sola, calda lacrima gli rigò il volto ispido, morendo sulle sue labbra e mentre il suo sguardo sprofondava ancora negli accesi colori dello scudo, fece una promessa: lo avrebbe restituito al suo proprietario, un giorno.

~o~

Accese la luce del proprio studio alla Tower e sulla sua scrivania trovò una lettera. Con una elegante scrittura, era vergato il suo nome.
Si avvicinò con cautela, quasi come se temesse che questa sparisse davanti ai suoi occhi. La aprì con il taglia carte in trepida attesa.
Lesse tutto d'un fiato. Poi ricominciò d'accapo. E poi ancora una volta. 
Un timido, piccolo, speranzoso sorriso nacque sul suo volto rigato di lacrime.
Steve.

   
 
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