Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ombra_di_cenere    14/02/2017    0 recensioni
La prima volta che lo vidi pensai avesse l'atteggiamento da leader, sì l'atteggiamento di quelle persone che ti avrebbero guidato sempre con giudizio e correttezza.[...] Le sue parole suonarono così convincenti e sincere, il suo sguardo trasmetteva una sicurezza mai provata prima e pensai : “ Dannazione! Seguirei questo biondo pure in braccio ad un gigante se mi chiedesse di fidarmi di lui!”.
È stato lo stesso biondo nel quale riposi la mia fiducia che ci guidò in questa missione suicida.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Secondo te è scomoda?
- Non saprei...
- Perchè non ha dormito nel suo letto?
- Pensaci Leo.
- … Ma certo, ho dormito io nel suo letto!
- Sì, e non sei ancora del tutto sveglio.
- Spostala sul letto! Così è più comoda!
- Va bene, speriamo di non svegliarla...
La mia mente si sveglia, disturbata dal chiacchiericcio vicino.
- Troppo tardi...-  parlo tenendo gli occhi chiusi: non sono ancora pronta per svegliarmi completamente.
- Oops!
Leo sbuffa insoddisfatto, io socchiudo un occhio e osservo i due seduti sul mio letto. Accanto ai miei piedi distesi sul bordo c'è Leo, seduto a gambe incrociate coi capelli spettinati, al suo fianco è seduto Erwin con gli avambracci appoggiati alle gambe, così da sporgersi verso di me. Leo sembra ancora più piccolo al suo fianco; Erwin mi sorride e io ricambio. Sbadiglio e mi stiracchio, slacciando le braccia che avevo incrociate da tutta notte.
- Buongiorno – Erwin punta i suoi occhi nei miei.
- 'Giorno... - mi sento ancora assonnata.
- Vale non sei stata scomoda?
Leo sembra incuriosito e inclina la testa di lato attendendo la mia risposta.
- Per ora non mi fa male nulla!
Scommetto che più tardi la mia schiena inizierà a lamentarsi, vista la posizione inadatta per una dormita.
- Leo mi fai un favore? Ti volti un secondo?
Erwin parla guardando il piccoletto, che annuisce e si volta dandoci la schiena. Io sono un po' confusa ma non faccio in tempo a chiedere nulla che Erwin è già di fronte a me, per lasciarmi un bacio sulle labbra. Mi sento scuotere dall'interno, subito sono più sveglia.
Appena si allontana intervengo:
- Poi sarei io quella vergognosa?
Lui si risiede e fa spallucce, leggermente arrossito. Picchietta una mano sulla schiena di Leo per farlo girare:
- Che è successo?
“Curioso il marmocchio...” Leo ci guarda con due occhi che lasciano trapelare il messaggio che non smetterà di fare domande finchè non avrà una risposta esaustiva.
- Erwin mi ha sistemato i capelli.
- Perchè mi ha fatto girare?
- Perchè... Lui ha un trucco speciale per sistemarmi la frangia che nessuno può vedere!
Annuiamo seriamente e io indico il mio ciuffo, ancora spettinato. Leo smette di osservarci intensamente e sorride; “ Se l'è bevuta!”

         
           La mattina trascorre tranquilla, io lavoro al mio progetto mentre Leo scarabocchia su dei fogli bianchi o gioca a “fare l'eroe” col mio mantello in spalla. Dopo pranzo devo andare da Erwin per fargli controllare il progetto completato e per decidere che fare per Leo e le ricerche. Terminato  anche l'ultimo foglio andiamo nell'ufficio del capitano.
Mentre Erwin analizza il miei disegni con le varie didascalie seduto alla scrivania, io sono in piedi al suo fianco; la mia gamba tocca il bracciolo. Scosta la prima pagina e, con un gesto fluido, passa un braccio dietro di me e mi circonda la vita, poggiandomi una mano sul fianco. Io ho le braccia incrociate come mio solito, mi sento troppo rigida confronto a lui, ma sto attendendo l'esito del mio lavoro.
- Credo sia perfetto, ottimo lavoro, come sempre!
Mi stringe ancora di più col braccio, io torno a respirare.
- Contenta che ti piaccia... - sciolgo le braccia e, mentre riprendo i miei disegni con una mano, l'altra la poggio sulla sua spalla. Lui alza lo sguardo verso di me, per scherzo gli mando un bacio. Lui sorride e Leo ci interrompe:
- Valeeee! Non riesco a disegnare il tuo cavallo!
Il piccolo mi si avvicina sventolando un foglio e una matita, negli occhi uno sguardo disperato.
- Ti aiuto. - mi fugge una risata leggera, sembra stia per piangere.
Mi allontano da Erwin che torna a leggere alcune carte; io e Leo ci sediamo per terra di fronte al tavolino posto tra i due divanetti. Mentre aiuto il piccoletto a disegnare il mio bel cavallo sento che le ore di sonno perso iniziano a farsi sentire. Dopotutto sono due notti che dormo poco e non troppo comodamente. Erwin sembra accorgersene:
- Vale avevi promesso che avresti dormito, vuoi andare in camera mia? Così nessuno viene a disturbarti...
- No figurati, resisto ancora per un po' poi vado nel mio letto.
Gli regalo un sorriso convincente e lui annuisce, poi con due dita fa segno “ ti tengo d'occhio!” , mi arrendo, anche non troppo contrariata, all'idea del riposino pomeridiano.
Mi siedo sul divanetto e continuo a guardare Leo disegnare, non è male per la sua età. Se continuasse a fare pratica potrebbe diventare veramente bravo.

 “Non è possibile!”
Ancora una volta mi sono addormentata! Erwin penserà che io non sappia fare altro!
Mi metto a sedere, abbandonando la comodità del divanetto. Sento il sonno ancora nelle ossa: quando dormo il pomeriggio mi sveglio sempre più stanca di prima. Erwin sta scrivendo, la penna scorre veloce sul foglio muovendosi con la sua mano.
- La bella addormentata si è svegliata...
Continua a scrivere mentre parla; “sì, ma non con un bacio...” vorrei rispondere, ma non ne ho il coraggio.
- Già...
Mi alzo per cercare di svegliarmi. Le palpebre non vogliono saperne di aprirsi completamente, con gli occhi socchiusi vedo le mie ciglia incorniciare ciò che osservo. Mi picchietto i palmi sulle guance così da ravvivarmi un po'. Erwin smette di scrivere e si appoggia allo schienale della sedia :
- Leo è con Levi.
Mi guardo attorno e noto che il marmocchio non c'è.
- C-con Levi?
Lui annuisce, io sono confusa. A Leo Levi non sta simpatico.
- Il piccoletto è voluto andare ad aiutarlo, ho acconsentito perchè era da più di mezz'ora che mi tempestava di domande.
- Non posso darti torto.
So bene quanto Leo possa essere stremante in senso mentale.
- Mi ha chiesto se siamo sposati!
- C-cosa?! Perchè? - sono sveglia e arrossita.
- Perchè ha detto che ti ho dato un bacio come fanno la mamma e il papà...
Allargo le braccia confusa, Erwin fa spallucce lasciano trapelare dalla sguardo il pensiero che, dopotutto, Leo è solo un bambino. Lui si alza dalla sedia e si avvicina sorridendo. Arriva di fronte a me e si ferma, esitante. Io mi lascio guidare dalle emozioni e mi avvicino, poggiando la fronte al centro del suo petto, ripensandoci non sono ancora del tutto sveglia. Lui mi circonda con le sue braccia e mi avvicina ancora di più; porto le mie attorno ai suoi fianchi e giro la testa di lato. Il suo corpo mi trasmette un calore delicato e avvolgente, il suo profumo è leggero.
- Chissà se li rivedrà i suoi genitori...
- Faremo il possibile - mi lascia un piccolo bacio sui capelli.
- Dove li trovo quei due?
- Biblioteca.
Allontano la testa di scatto guardandolo dal basso:
- Ecco cosa dovevo fare!
Erwin mi guarda inarcando un sopracciglio, i suoi occhi azzurri sono confusi.
- Mi sono dimenticata che potevo cercare informazioni riguardo agli attacchi ai villaggi!Magari trovo un verbale di un avvenimento analogo rispetto a quello del villaggio di Leo!
- Hai ragione, non ci avevo pensato. - Lui annuisce, mi allontano da quell'abbraccio caldo per avviarmi. Già mi manca quel calore ormai familiare.
- Torno subito!

            
            La biblioteca della legione è alquanto estesa, contiene volumi di vario argomento e raccoglie tutti  verbali di tutte le missioni. Però ci sono alcuni volumi e alcuni resoconti che sono accessibili solo al capitano e ai suoi più stretti collaboratori, ma non credo che le informazioni che sto cercando siano state schedate come “top secret”.
Appena entro, spostando la pesante porta doppia, rimango pietrificata.
Di fronte a me, davanti alla vetrata che illumina la stanza principale, c'è Levi in tenuta da pulizie. La cosa scioccante è che, seduto sulle sue spalle, c'è il piccolo Leo, pure lui vestito come il caporale. Hanno entrambi degli stracci in mano e quando sentono la porta chiudersi si voltano per guardarmi. Sono senza parole; gli occhi di Leo si illuminano appena mi vede, mentre Levi rimane impassibile. Noto che i capelli del marmocchio, di solito sparsi sulla fronte confusamente, ora sono pettinati come quelli del caporale e tenuti stretti da un altro foulard.
- Vale guarda! Sono altissimo!
Leo alza le braccia sventolando lo straccio grigio che tiene in mano. Io non riesco ancora a formulare parola.
- Il piccoletto ha talento per le pulizie.
Levi parla serio, spostandosi il foulard dal viso così da scoprire la bocca. Annuisco, gesticolo per un secondo senza riuscire a dir nulla, per poi formulare una frase:
- Mi servono dei documenti... Continuate pure...
- Ora scendi marmocchio, qui abbiamo finito. Vai a prendere gli stracci gialli che puliamo i tavoli.
La voce di Levi, nonostante abbia lo stesso tono di sempre, lascia traspirare un pizzico di pazienza mai sentito prima. Un sorriso leggero gli tende le labbra mentre osserva Leo correre a cambiare gli stracci in fondo alla stanza. Capisco che, oltre a me che sono innamorata, anche Levi sta impazzendo.
Gironzolo invano tra numerosi scaffali finchè non trovo quel che cercavo: paesaggistica.
Non capirò mai le varie divisioni dei verbali, però questa categoria tratta principalmente degli itinerari e dei villaggi incontrati. Svolto uno scaffale e qualcuno mi attacca.
- AAAAARRGGGHHH!
- MA CHE CAZ-!? - Leo mi si è fiondato addosso con due spolverini.
- AHAHAHAHA ti sei spaventata! - c'è mancato poco perchè mollassi tutte le carte e iniziassi a regalare pugni in quella direzione. Continua a picchiettarmi addosso gli spolverini ridendo.
- Leo, basta! Bas- Ehcciù!
Si blocca appena starnutisco, i suoi occhi verde scuro spalancati. Levi sbuca da dietro uno scaffale e mi guarda:
- Allergica alla polvere. Leo lasciala stare.
- Come..? - come ha fatto a capirlo?
- È bastato che ti sventolasse di fronte gli spolverini per farti starnutire, ad una persona normale non avrebbero fatto nulla.
Annuisco e decido di scappare prima che provino ad attentare alla mai vita.

- Levi?!
Ho raccontato ad Erwin dei due in biblioteca, sembra sorpreso quanto me. È seduto su un divanetto, si prende il mento tra le dita e sembra riflettere:
- Levi con Leo in spalle, entrambi con foulard in testa e sul viso... AHAHAHAHAH!
ide quando riesce a visualizzare l'immagine, ripensandoci deve essere stato uno spettacolo inimmaginabile ma per me era davvero inaspettato. Mi unisco alla sua risata; ha gli occhi chiusi e si è poggiato con la schiena al divano. Quando ha terminato mi regala un sorriso tutto per me, le guance arrossate dalla risata. Mi siedo e inizio a scorrere i vari verbali che ho preso, credo siano un centinaio ma non devo leggerli tutti: quelli che parlano delle scorciatoie o dei nuovi itinerari li scarto. Cerco di focalizzarmi su quelli che trattano i villaggi. Inizio a separare quelli che mi interessano, appoggiandoli sulle gambe, da quelli inutili, lasciandoli al mio fianco. Mi ci vogliono un paio di minuti per completare la prima divisione, mi rimangono circa trenta verbali, ne aspettavo di più.
- Hai una bella espressione quando ti concentri.
Erwin ha parlato piano, prendendomi in contropiede. Mi volto inarcando un sopracciglio perplessa.
- Sì, come quando disegni... Avvicini le sopracciglia e storci leggermente la bocca, poco poco. È carino!
I suoi occhi sembrano fluidi mentre mi parla, ha un sorriso leggero e tremendamente gentile.
- Grazie... - mi mordo il labbro imbarazzata. Il suo sguardo mi scruta osservando ogni minima parte delle mie guance leggermente arrossate.
- Posso aiutarti?
- Se vuoi e se non hai altro da fare.
Prende alcuni verbali dalle mie gambe, io mi siedo più comoda, appoggiandomi allo schienale. Siamo vicini e lui porta un braccio sulla schienale dietro le mie spalle; stende le gambe e accavalla i piedi. Io incrocio le mie e inizio a scorrere gli occhi sulle parole. Erwin ne tiene in mano uno alla volta, io ho il resto dei fogli. Quando finisce ne sfila uno dal fondo e ricomincia a leggere. Continuiamo per un po', quando ne mancano solo cinque bussano. Capiamo chi è dalla vocina che arriva da dietro la porta e dal rimprovero seguente.
Levi e Leo entrano, ora sono vestiti normali e capelli del piccolino sono come sempre.
- Abbiamo pulito tuuuuuuta la biblioteca! - Leo allarga le braccia per enfatizzare.
- Complimenti Leo, hai controllato che Levi facesse il lavoro per bene? - Erwin sposta il braccio dalle mie spalle. Levi incrocia le braccia, osservandolo con sguardo truce.
- Devo dire che è stato bravo! È velocissimo a spolverare!
Levi guarda il piccoletto allibito: sembra pensare “ come osi giudicarmi?!”
La situazione mi rallegra quando vedo che Levi scuote la testa e si siede con non calanche sull'altro divanetto. Erwin lo guarda e sembra chiedergli un parere riguardo a Leo.
- Anche tu sei bravo piccoletto...
Sembra che dire questa frase gli costi uno sforzo immane di fronte ad Erwin. Io mi alzo e mi avvio verso la scrivania con i vari verbali. Il piccolo Leo ha fatto colpo su tutti noi, Erwin lo adora perchè è tremendamente ingenuo, mentre Levi perchè non si fa problemi a dire quel che pensa.
- Me lo ha insegnato mio fratello come si fanno le pulizie. Lui aiutava sempre la mamma!
- È tutto il pomeriggio che parli di tuo fratello, non ne posso più marmocchio! - Levi allarga le braccia sul divanetto, fingendosi stremato.
- Ovvio che parlo di mio fratello! Felix è il miglio fratellone che si possa avere!
Mi blocco. I verbali mi cadono dalle mani, sparpagliandosi ovunque con fruscii leggeri.
Felix.
Ecco chi mi ricorda Leo.
Il tempo sembra fermarsi.
Tutti i pezzi si uniscono: il fratello più grande nel corpo di ricerca, i capelli neri, gli occhi verdi, le lentiggini. Lui accennava al suo fratellino e mi raccontava del suo villaggio nei pressi della foresta. Ora collego tutto. Mi sento come se avessi sbattuto contro un muro correndo con l'attrezzatura.
- Vale. - sento la voce di Erwin chiamarmi, ma sembra lontana.
Gli occhi bruciano, le lacrime stanno salendo.
Felix.
Sono immobilizzata dallo shock. Rivedo i suoi ultimi istanti di vita davanti agli occhi. Sento le gambe tremare, il pavimento sembra ammorbidirsi, iniziando a risucchiarmi lentamente. Ho la vista offuscata, gli occhi fissi nel vuoto. Non sento il cuore battere, non sento nulla. Felix.
Non sono riuscita a salvarlo. È morto perchè non sono stata abbastanza veloce. E Leo non lo sa. Qualcosa in me si frantuma. Mi sento come in quella missione, torno a quegli istanti. Le sue lacrime, le sue braccia, i suoi occhi. La scena è davanti a me, perfetta, cristallina, nitida. Dopo che tutto si è collegato la realtà mi ha investita, senza pietà, come un enorme elastico teso troppo che si è spezzato ed ora è tornato. Tremo. Sento un buco nello stomaco, mi sento informe, vuota. Ma nonostante questa sensazione di vuoto mi sento al contempo pesante, come se sulle mie spalle fosse posto un peso opprimente. Sto piangendo ma non so quando le lacrime hanno iniziato a scorrere. Ritorno leggermente alla realtà quando inizio a vedere meglio. Erwin è di fronte a me, le mani sulle mie braccia, gli occhi fissi nei miei, preoccupati. Sbatto le palpebre, altre lacrime scorrono ma ora vedo meglio, inizio a percepire la situazione che mi circonda. Io guardo Erwin ancora sconvolta. Mi accorgo che non ho respirato per tutto il tempo. Prendo fiato e l'aria che mi riempie i polmoni mi appesantisce ancora di più. Gli occhi bruciano, la gola brucia, tutto brucia. Ora non mi sento vuota ma sento un bruciore atroce ovunque. Ad ogni respiro mi sembra di ingoiare aria bollente; non è come per il dolore al torace, è più sconvolgente. Non fisicamente ma mentalmente perchè mi sento soffocare anche se posso respirare. 
Erwin mi stringe leggermente di più il braccio, torno a fissarlo; non mi ero accorta di aver abbassato lo sguardo.
- Felix... - è l'unica parola che riesco a bisbigliare. Erwin mi poggia una mano sulla guancia, portando il mio sguardo nel suo.
- Riprenditi Vale, sta' calma... - la sua voce credo suoni gentile, non la sento bene. Sento tutto ovattato, così come vedo offuscato ai lati.
- Vale, stai tremando, ti prego calmati. - Erwin sembra preoccupato. Mi impongo di calmarmi. Cerco di controllarmi, provo a respirare più piano, notando i respiri veloci che facevo. Le labbra tremano ma riesco a mantenere gli occhi nei suoi. Devo concentrarmi su di lui. Osservo quell'azzurro meraviglioso, ora oscurato da un'ombra di agitazione. Le lacrime smettono di scendere lentamente. Sento il viso bollente, bruciano i solchi lasciati dal liquido salato. Ora tutto sembra più nitido. Finalmente sono consapevole pienamente di ciò che mi circonda. Le ginocchia le sento ancora tremare involontariamente.
- Non sono riuscita a salvarlo...
Mentre parlo sento il sapore salato delle lacrime. Erwin non sposta la mano dal mio viso, mi scosta le ultime goccioline dalla pelle muovendo il pollice delicatamente.
- Non è stata colpa tua Vale.
- Colpa di cosa?
Eccole di nuovo lì. Un'altra ondata di lacrime è pronta agli angoli dei miei occhi. La sua vocina curiosa e pura mi sta distruggendo lentamente.
- Leo non- Levi prova a fermarlo.
- Vale perchè piangi?
“No basta! Sta zitto! Per favore!”
Così dolce, così preoccupato, così ingenuo. Chiudo gli occhi cercando di resistere.
- Vale, non piangere, che hai? Ti fa male qualcosa? Vale- continua a parlare cercando risposte.
“Basta!”
- Dimmi che hai...- vuole solo sapere perchè piango.
“Ti prego!”
- Forse posso aiutarti! Ma se non mi dici che hai- è preoccupato per me.
“Sciocco!”
- Leo basta, dalle un attimo... - Erwin cerca di fermarlo.
- Ma il mio fratellone diceva che- crollo.
- DIMENTICATI DEL TUO FRATELLONE!
Mi volto a guardarlo con non so quale forza. Ora è di fronte a me, piccolo piccolo.
- Dimenticalo...
Ora la mia voce trema, ho ricominciato a piangere.
- Non potrai mai più rivederlo... - mi trovo a sussurrare. La forza di pochi istanti prima è svanita con la mia voce. Riesco a guardarlo; riesco a vedere i suoi occhi diventare lucidi, le sue guance rosse.
- Perchè?
La sua voce è una pugnalata in pieno petto. È così tenue da far male. Nei suoi occhi leggo che ha già capito ma, come tutti di fronte ad una verità dolorosa, cerca di negarlo a se stesso. Cerca di convincersi che non è vero, è solo un fraintendimento, un brutto sogno, uno scherzo. Solo quando siamo obbligati a guardare in faccia la realtà allora ci convinciamo della sua veridicità, della sua crudeltà e della sua onestà.
- Perchè non son riuscita a salvarlo...
Cado in ginocchio, silenziosamente. I suoi occhi vengono oscurati; gli chiedo perdono, pietà con lo sguardo. Perchè con la voce non riuscirò mai. Perchè non mi ricordo come si parla. Perchè delle parole non cambieranno nulla.
I suoi occhi lasciano scappare tutte le lacrime strette fino ad ora. Singhiozza e ad ogni singulto sento una freccia trafiggermi. Sono io la causa di quel dolore, siamo io e la mia debolezza. Piango con lui ma in silenzio. I suoi occhi sono due fessure arrossate, la sua voce dolorante mi stringe il cuore. Per un istante smette di singhiozzare:
- DIMMI CHE STAI DICENDO UNA BUGIA! STAI MENTENDO! DIMMELO!
Continuo a tenere gli occhi nei suoi, che cercano di trovare una via di fuga da questa realtà.
- Dimmi che rivedrò il mio fratellone! Dimmi che sta bene...
Diminuisce sempre più il suo tono, così come le sue false speranze. I suoi occhi si fanno freddi, gelidi nei miei.
- Tu non sei un eroe...
La sua voce mi spezza il cuore. Inizia a correre e scappa, uscendo dalla stanza. Le lacrime continuano a rigarmi il viso. Le sue parole risuonano nella mia mente, continue, dolorose, vere. Fanno male, tremendamente male. Sono pugnalate, sono spari, sono colpi. Questo dolore che sento mi ricorda che sono viva, e proprio come quel giorno, io sono viva mentre lui no. E fa male, fa troppo male, sapendo che è colpa mia. Che non sono stata abbastanza forte! Che non sono stata abbastanza veloce! Che non sono stata abbastanza!
Tremo e piango, in ginocchio. Dolore, tristezza e anche rabbia sono miste in me. Confuse e amalgamate dal dolore che mi riempie. Piango, lacrima dopo lacrima. Mi siedo per terra e continuo a piangere. Sento freddo nonostante dentro sento bruciore. Le lacrime scorrono ininterrotte per molto. A salvarmi è un calore improvviso che sento sulla mano.
Erwin.
Il suo tocco sembra trasmettere una brezza che smorza il bruciore interno e un calore che compensa il freddo che provavo. Come un balsamo su una ferita, come un sorso d'acqua sotto il sole rovente, come un soffio di vento nelle giornate secche. Per l'ennesima volta mi sta salvando.
Non so per quanto tempo rimango seduta a piangere. Le lacrime poi non scorrono più: le ho finite. Gli occhi bruciano e sono chiusi. Il viso scotta, alcuni capelli attaccati alle guance pizzicano. Respiro e mi sembra di respirare per la prima volta dopo molto tempo. Finalmente apro gli occhi. I verbali sono sparsi sul pavimento attorno a me, alla mia sinistra è seduto Erwin, tiene una mia mano nella sua. C'è silenzio, la stanza è scura, il cielo deve essersi annuvolato. Stringo la sua mano per salvarmi. Lui è il mio porto sicuro ormai, il mio pilastro. Si volta a guardarmi, io continuo a osservare il pavimento.
- Non ho mai detto di essere un eroe...
Sono le prime parole che riesco a dire dopo quella che mi è parsa un'eternità. Per tutta risposta lui mi stringe la mano più forte. Mi abbandono poggiandomi a lui. Siamo spalla a spalla, sul pavimento, in silenzio. Noto che i nostri respiri si sono sincronizzati, o meglio, credo di aver iniziato a seguire il suo respiro.
Mi sento svuotata. Ora che tutte quelle lacrime sono state versate, mi sembra che ognuna di esse si sia portata via una parte di me. Una briciola del mio essere è sfuggita con ognuna e ora rimane un involucro vuoto, con all'interno solo un qualcosa che somiglia ad un cuore e che adesso batte solo per la persona che mi sorregge. Sono stanca, ma ho paura di chiudere gli occhi. Ho paura di rivedere lo sguardo di Leo. Quegli occhi verdi che mi odiano: l'ho deluso e ha tutto il diritto di odiarmi, ma fa male.
Erwin si muove: si alza lentamente e si piazza davanti a me. Io mi limito a guardarlo, incuriosita e leggermente confusa. Si abbassa e, circondandomi con le sue braccia, mi solleva. Lo lascio fare e mi limito ad assaporare il suo profumo che m'investe. Mi adagia sul divanetto, seduta, e si inginocchia di fronte a me. Siamo quasi alla stessa altezza; appoggio le mani sulle ginocchia e lui me le copre con le sue. Il suo tocco è caldo, rassicurante. Un piccolo brivido mi percorre e mi sento riscaldare un poco. Allacciamo i nostri sguardi, quell'azzurro ora è come una casa sicura per me. Ma nonostante tutto mi sento ancora svuotata.
- Non è stata colpa tua. Sei stata forte, davvero, non pensare che piangere significhi debolezza. So che ti stai odiando adesso, ti senti in colpa, ma ti sbagli. Tu hai fatto il possibile, ti ho vista, nemmeno io ho fatto in tempo e tu eri pure ferita. Ma ci ha provato, fino alla fine, e questo è ammirevole.
La sua voce è come una coperta di velluto, è delicata e sincera e non riesco a non rispondergli.
- Se non mia, di chi è la colpa?
- Di questa realtà... - stringe le mie mani - a volte penso che il mondo sia tremendamente ingiusto: non si può morire per la libertà. E invece ogni giorno noi rischiamo la vita per sfiorare solamente quella tanto ricercata libertà. Se la realtà fosse giusta allora ci avrebbe fatti nascere con la possibilità di essere liberi. Però subito dopo mi ritrovo a pensare che la libertà l'abbiamo; sì, abbiamo la libertà di scegliere come usare le nostre vite. C'è chi decide di servire il prossimo, chi lo Stato e chi se stesso. Tutti noi della legione abbiamo scelto di dedicare la nostra vita alla ricerca della libertà, quindi usiamo la nostra libertà per cercare altra libertà. Perchè? Penserai, visto che la libertà l'avevamo. Bhè, lo sai perchè? Perchè siamo umani, umani irrazionali, ingenui e sognatori. Ed è proprio questa ultima caratteristica che ci frega sempre!
Tutto ciò che facciamo lo facciamo perchè inseguiamo un sogno, e la nostra vita, senza un sogno da seguire, non avrebbe alcun senso. Ma la realtà ci complica sempre le cose, cerca sempre di bloccarci, di spezzarci le ali. E noi perseveriamo, continuiamo a combattere e se cadiamo, o moriamo, e lo facciamo sempre credendo nei nostri sogni questa non si può definire una sconfitta. Perchè nessuno ci potrà mai togliere la libertà di credere nei nostri sogni. Ed è per questo che sulla nostra schiena ci sono le ali della libertà. - ha parlato sempre con gli occhi puntati nei miei. Mentre la sua voce scorreva, mi sentivo rianimare. Come se mi stesse ricolorando, ricomponendo pezzo per pezzo. Una lacrima solitaria mi riga il viso; do retta alle sue parole. Mi sono lasciata cullare dalla sua voce ed ora un accenno di sorriso, leggero, mi tende le labbra. Anche lui accenna un sorriso; gli sono grata per avermi rincuorata. Una ciocca bionda gli è sfuggita dalla capigliatura ordinata; lentamente tolgo una mano dalla sua e gli sistemo il ciuffo, proprio come lui ha fatto numerose volte con me. Lascio la mano sul suo viso, sfiorando la pelle morbida. Lui chiude gli occhi e poggia la mano libera sulla mia, stringendola contro di sé. Sfioro la basetta, i capelli corti fanno un po' il solletico alle mie dita. È alzato sulle ginocchia e mi è facile avvicinarmi allacciandogli le braccia al collo. Divarico le gambe così che si avvicini di più e lo stringo forte. I volti a contatto, gli occhi chiusi. Mi circonda con le sue braccia, le mie gambe toccano i suoi fianchi. Lo abbraccio con tutta la forza che mi rimane, come se volessi entrare in lui, per essere protetta. Voglio fargli capire quanto è importante e quanto gli sono grata e sento che ora non potrei, e non vorrei, fare altro che stringerlo così. Con la mano appoggiata sulla sua nuca sento i capelli rasati pizzicare leggermente. Scorro le dita verso l'alto e pizzicano, quando muovo verso il basso sono morbidi. Continuo così perdendomi in quel contrasto. Lui rimane fermo, il viso nell'incavo del mio collo. Il suo respiro è leggero, caldo e regolare; la sua presa intorno a me è sicura e delicata. Vorrei poter fermare il tempo, adesso. Rimanere così per l'eternità, tra le sue braccia. Nonostante lo sconforto e il dolore che ho provato fino a poco fa ora mi sento più tranquilla, e so che, con lui con me, le cose si sistemeranno. Vorrei fermarmi per sempre così, avvolta dal suo calore e dal suo profumo rassicuranti, dalle sue braccia sicure. Restare ad ascoltare i nostri respiri uniti, il calore del suo viso sul mio collo, i suoi capelli sotto le mie dita. Mi lascio cullare da quest'abbraccio tanto atteso. Atteso come un bel sogno dopo un'eternità di incubi.


angolo scrittrice: Non odiatemi! Per favore!
Innanzitutto grazie per aver letto il capitolo. Volevo pubblicare un capitolo diverso per San Valentino ma, purtroppo, ho calcolato male i tempi e ci siamo trovati questo!
Ammetto che ho un debole per le storie "tristi", e volevo avvicinare ancora i due protagonisti trmite delle lacrime. Lo so ho gusti stani...
Comunque spero vi sia piaciuto il capitolo e spero continerete a leggere i prossimi!
Liberi di lasciare un piccolo commento( che mi riempirebbe di felicità! Anche se critico).
un bacio
               Ombra 

P.S.: per rimanere in tema SNK ieri mi sono arrivate le cinghie per il cosplay di Levi, ho impiegato un'ora a metterle!
Sono bellissime ma se volete fare un cosplay di SNK,  mi raccomando, preparatevi a imprecare in tailandese antico ;)
Non centra nulla ma volevo condividere con voi questo fatto!
ciaooooo XD

   
 
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