Si fecero d'amore sotto la pioggia.
Era gennaio e la pioggia non smetteva di lavare le vite minute dei passanti, pazzi che calpestavano passi, schizzando le strade e procedendo tumultuosamente verso nessuna parte.
Dunque si fecero d'amore quei due.
La pioggia sommergeva le ossa e la poesia s'arrendeva sulla punta delle dita, muta parlava - di ulivi, treni, gelsomini, ferrovie, valigie, polvere, libri, pozzanghere - come architetto immerso. Sommerso.
E si fecero d'amore quei due.
Era gennaio e la pioggia parlava cieca su ulivi e ferrovie. Lei era bella d'una bellezza tradita, rubata, trafitta, segnata, antica, di vecchie strade, sapeva di bambole e sale. Nuda d'amore, lacrimava una vita ubriaca, sputandola su un corpo sudato, folle.
Perciò si fecero d'amore quei due.
Forse era gennaio e la pioggia sorda ansimava sulla nuca. Nuca che odorava di ulivi, treni, gelsomini, ferrovie, valigie, polvere, libri, pozzanghere. Lei era bella e bestia, parlava di amore, gli diceva
non ancora
respiravano e sussurrava
non più