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Autore: Hell Storm    14/02/2017    2 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Una missione sotto l’albero

Babbo Natale fu molto generoso quell’anno.

 

 

25/12/2077 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure

Oklahoma/Contea di Cimarron/P1/Quartiere residenziale

Ore 11:48

 

36°77’33.22”N 102°52’40.88”O

 

Dopo l’operazione Emersione non era più accaduto nulla di esaltante. Le squadre di esplorazione non si erano allontanate per più di quattro miglia dalla base. A sud si poteva prendere la 412 o la 287 e raggiungere il confine con il Texas. Andando a est, dal lato opposto della 412, si poteva raggiungere Guymon o tagliare per la 56 e arrivare a Keyes, che nonostante fosse l’insediamento più vicino a noi, era anche un obbiettivo fuori dalla nostra portata. Andare alla ceca nella Zona Contaminata era un grosso rischio, specialmente quando le tempeste radioattive flagellavano l’est dell’Oklahoma. La 385 ci apriva la strada verso il nord, ma anche li le installazioni a prova di radiazioni erano scarse e quelle che c’erano potevano essere state distrutte. Ma la peggiore era la 325, che attraverso le colline a confine con il Nevada conduceva a Kenton. Secondo i rilevatori sismici del Dr Spectrum, la zona era stata colpita da vari ordigni. Il livello di radiazioni doveva essere molto alto

Quindi eravamo ancora costretti a starcene per conto nostro. Niente esplorazioni. Niente combattimenti. Niente di niente.

Però le vacanze di Natale si. Nei depositi del P1 erano stati stipati scatoloni su scatoloni di decorazioni per ogni festività. Natale, Hanukkah, Capodanno, Pasqua, l’Halloween, che per inciso avevamo saltato, e perfino il Giorno della Marmotta. Mancava solo il Capodanno cinese, ma quello lo avevano fatto a noi … e ci era anche bastato.

Il quartiere residenziale era stato addobbato con luci e decorazioni a tema natalizio e per dare un’idea di vero inverno, la temperatura era stata abbassata. In un paio di punti erano stati collocati dei cannoni spara neve per fare giocare i bambini. Qualcuno aveva fatto anche dei pupazzi di neve nel parco pubblico del quartiere residenziale.

Poi c’erano anche Isaac e Baatar, o come molti lo avevano iniziato a chiamare, Mr. B. Inizialmente la cosa non era stata molto facile, soprattutto con i civili. Nessuno voleva ospitare un soldato cinese. C’era anche il problema dell’aspetto estetico. Per quelli che non lo conoscevano, Isaac era come un lebbroso o un malato, e per Baatar era anche peggio. Ma col passare del tempo, e qualche lezione di inglese, la situazione migliorò a vista d’occhio. La gente si abituò alla vista dei ghoul e cosa più importante, quando si sparse la voce che Baatar ci aveva salvato tutti quanti sabotando il suo bombardiere, tutti iniziarono a considerarlo uno di noi. Certo qualche individuo continuava a guardarlo con diffidenza, e Baker non smetteva di chiedermi rapporti sulle sue attività. Ma in fine dei conti per B era iniziata una nuova vita.

Io invece avevo continuato a dirigere la sicurezza. Con i nuovi colleghi non mi trovavo tanto male. Erano per lo più persone normali e con la testa sulle spalle. E il bello era che nessuno di loro voleva il posto di capo della sicurezza. E non potevo neanche biasimarli, visto che il mio secondo lavoro consisteva in un miscuglio di scartoffie, riunioni, controlli del personale e molta, molta, molta responsabilità. Avevo dovuto pure iniziare a prendere dei farmaci contro gli attacchi di panico.

Per fortuna avevo ancora i miei vecchi amici. I membri della squadra Vault. Un team di veri amici. E quel giorno avevamo deciso di festeggiare a casa di Nick e sua madre. E se ve lo state chiedendo, la risposta è si. Nick viveva con la mamma. Sia prima che dopo l’apocalisse.

La casa dei Rodriguez era come quella di tutti gli altri abitanti. Un appartamento familiare spazioso e confortevole. Quando arrivai alla porta d'ingresso suonai il campanello.

-Chi è?- Domandò la madre di Nick al citofono.

-Sono io Maria.-

-Oh Red, aspetta che ti apro.-

I blocchi della porta automatica si aprirono e le due metà della porta scivolarono una in su e l’altra in giù. Entrando venni accolta dalla mamma di Nick. Maria era una donna sui quarant’anni che da giovane si era trasferita dal Messico a Boise City. Dove in seguito conobbe il padre di Nick. Questo grand’uomo però, appena scoperto che stava per diventare padre se la svigno. Maria fu costretta a dover crescere Nick da sola, facendogli credere che suo padre era andato in vacanza e che non sarebbe tornato molto presto. Per essere stata una madre single, con un semplice diploma da impiegata, non se l’era cavata affatto male. Quando ero piccola e papà veniva richiamato in missione, lei badava a me. E naturalmente a suo figlio. Era simpatica, gentile e in gamba come poche donne al mondo.

-Vieni pure Red. Gli altri sono già arrivati.-

Il salotto era ben arredato e alcuni degli oggetti erano gli stessi di quello vecchio. C’erano libri, soprammobili, foto e tante altre cose che Nick aveva recuperato dalla superficie. Ogni residente aveva avuto il permesso di compilare una lista per farsi recuperare alcuni oggetti dalle vecchie abitazioni. L’unica regola era che non fossero troppo grandi e che venissero ripuliti meticolosamente dalle radiazioni.

Nella stanza si erano accomodati tutti i miei amici, compresi Isaac e Baatar. Tutti indossavano dei maglioni in lana che Miss Rodriguez aveva fatto negli ultimi giorni. Quello di Bud era stato fatto con il doppio della lana usata per uno normale. Il pelle rossa era veramente grosso, anche senza l’armatura atomica.

-Buon Natale ragazzi.-

-Buon Natale Red.- Mi risposero loro.

Erano tutti allegri, tranne Isaac ancora nella sua fase di depressione cronica. Al contrario Baatar era esaltato come un ragazzino. Quello doveva essere il suo primo Natale. In assoluto.

Nick gli aveva pure fatto vedere la sua collezione di tappi Nuka-Cola. Tutti decontaminati uno per uno. Solo un fedele amante della Nuka-Cola come Nick poteva possedere un baule con novemilatrecentoventi tappi di bottiglia. Cosa se ne sarebbe fatto un giorno, a parte continuare a collezionarli, non lo sapeva neppure lui.

-Ragazza per poco ti perdevi l’apertura dei regali!-

Anche Nick era dello stesso umore. Sotto l’albero di Natale finto c’erano sette regali con tanto di fiocchetto e nome.

-A quanto pare Babbo Natale è riuscito a trovarci anche quest’anno.- Affermò Maria portandoci i nostri rispettivi regali uno ad uno.

Era evidente che Babbo Natale aveva lasciato di persona i regali a lei.

Ringraziando Maria ognuno aprì il suo regalo. Tony e Amelia trovarono due cinturoni multiuso in vera pelle e con incise le loro iniziali. Roba di marca. Bud invece trovò un casco per armature atomiche.

-Ma questo è un … casco T60 … modello F?!- Affermò Bud rimasto più che sorpreso. -Questo lo danno soltanto agli ufficiali delle forze speciali.-

-Si il soldato che me l’ha dato aveva detto che per la sua armatura non andava bene e all’ora gliel’ho barattato con un vecchio proiettore.-

-Signora Rodriguez, sarò in debito con lei per l’eternità.-

Per un attimo avevo pensato che Bud sarebbe partito come un razzo contro il soffitto.

-Oh, su via Buddy caro, è solo un pensierino di Natale.- Quella donna era un angelo. -E voi altri, siete soddisfatti?-

Io avevo ricevuto un’edizione limitata della “Guida alla sopravvivenza dell’abitante del Vault”. Un librone con tutte le nozioni e i consigli su come affrontare il mondo post apocalittico. Caspita, ce ne saranno state almeno una ventina in tutto il bunker.

Per Baatar e Isaac invece Babbo Natale aveva portato due berretti da pilota dell’esercito con le cuffie incorporate. Il regalo fece tornare un po di sorriso sulle labbra di Isaac.

-Ve li ho imbottiti con un po di lana, così quando vi troverete ad alta quota avrete la testa e le orecchie al caldo.-

Quella donna aveva pensato proprio a tutto.

-La ringrazio molto signora Rodriguez. Era da molto che non ricevevo un regalo così bello.- La ringraziò Baatar.

Uno degli aspetti più interessanti di Baatar era la sua educazione. Era una specie di gentleman asiatico.

-Grazie anche da parte mia signora. Molto gentile.-

Isaac fu più sintetico, ma pur sempre riconoscente.

Ma il regalo che più era stato fatto con il cuore, era quello per Nick. Il meccanico trovò nella sua scatola una bambolina Vault-Tec simile a quella che i ragazzi mi avevano regalato poco prima che le bombe cadessero. Questa però era un Vault Boy con in mano una chiave inglese e la solita espressione allegra.

-Ma sei grande mamma! Questo, questo è … il Vault Boy riparatore! Come hai fatto ad averlo?!- Nick stava per scoppiare a piangere.

-L’avevo ordinato una settimana prima delle bombe e per fortuna il corriere è passato giovedì.-

-Oh mamma sei la numero uno.- Disse Nick abbracciando la donna.

La scena fu molto commovente, ma quella che ne segui fu da sbellicarsi dalle risate. Con la furtività di un gatto, Tony tirò fuori la sua macchina fotografica per immortalare Nick mentre abbracciava la mamma.

-E questa finisce nella bacheca della mensa.-

Tutti i presenti scoppiarono in un coro di risate indimenticabile. Tutti tranne Nick che al contrario non aveva preso la cosa con molta allegria.

-Ah ah ah, divertente Tony, ma adesso dammi quella macchina fotografica. Su da bravo.- Disse Nick con un finto sorriso e allungando il braccio.

Le trattative andarono avanti per qualche minuto, ma alla fine Nick ottenne quello che voleva. Solo che senza farglielo notare Tony aveva sfilato la pellicola dalla macchina fotografica. L’unico che non se ne accorse fu Nick.

-All’ora. Chi vuole mangiare?- Domandò Maria.

Nella sala da pranzo era stata già imbandita la tavola per il pranzo e la porcellana era quella che io e Nick avevamo recuperato personalmente qualche giorno fa. Per i piatti avevamo dato una passata extra nella camera di decontaminazione. Era meglio evitare l’ingerimento di particelle radioattive.

Il giorno del ringraziamento lo avevamo trascorso nello stesso modo e quindi avevamo dovuto portare altre pietanze. La sera prima avevo portato un pollo degli allevamenti già farcito pronto alla cottura. La mamma di Nick lo aveva messo nel forno qualche ora prima del mio arrivo. Solo a guardarlo mi veniva l'acquolina in bocca. Gli altri avevano portato un’insalata di patate fatta da Amelia, il pane cotto al forno di Tony, le braciole di maiale con la salsa speciale della famiglia Hunt, le bottiglie di Nuka Cola gran riserva di Nick, il vino che Isaac teneva nella sua camera alla vecchia caserma e lo Yak Thukpa di Baatar. Il suo piatto era una deliziosa minestra tipica della cucina tibetana a base di spaghetti con carne di montone o di yak. Ma vista la carenza di yak nei nostri allevamenti, Mr B aveva optato per della semplice carne di manzo. Ciò nonostante la minestra di Baatar era assolutamente deliziosa … e per giunta anche molto sana.

-Amico devo ammetterlo. La cucina tibetana spacca di brutto.- Si complimentò Bud assaggiando la pietanza.

-Ti ringrazio Bud. Mia madre me l’aveva insegnata da piccolo.-

Quello dei genitori di Baatar era un argomento già trattato. La madre era morta quando lui aveva appena undici anni e il padre faceva l’operaio in una fabbrica nei pressi del loro villaggio. Una storia simile alla mia, solo molto più triste.

-Come dico sempre io: non si smette mai di imparare. Specialmente con una così buona cucina.- Si complimento Maria.

-Grazie signora.-

-Dimmi Baatar. Hai mai pensato a scrivere un libro di culinaria?- Gli chiese la donna.

-Ehm … mi prende alla sprovvista. Non ci ho mai pensato sinceramente.-

-Se si trattasse di un libro sulla cucina tibetana io lo comprerei.- Affermò Tony.

E lo stesso avrei fatto io. Così almeno la mia libreria a casa avrebbe avuto qualcosa di diverso tra le fila di manuali e protocolli.

-Da piccolo avevo un sacco di libri: Alcuni anche in inglese, se pur illegali. Però non avevo mai pensato a scriverne uno sulla mia cultura.-

-Mancanza di fondi?- Gli chiese Nick.

-Anche, ma più che altro non avrebbe avuto l’approvazione dal Dipartimento Centrale di Propaganda del PCC.-

Wow. Non dico che la società americana fosse la migliore. Specialmente negli ultimi anni. Ma in Cina c’era sicuramente qualcosa che non andava.

-Beh ora che sei su suolo americano, potresti scrivere e pubblicare il tuo libro.- Gli consigliò Maria. -Abe Jones si è fatto recapitare una delle sue rotative. Glielo hanno permesso solo perché il giornale avrebbe fatto bene al morale della gente.-

-Ma non ho soldi. Non ho ricevuto neppure il mio primo stipendio. E poi non credo che questo Jones si fiderebbe di un ex pilota della PLAAF.- Obbiettò il ghoul.

-No, al contrario. Abe Jones è un veterano, sa già di te e non credo che ti consideri un nemico. E per i soldi ti basterà parlare con l’amministrazione. Ci sono un sacco di lavoretti e missioni di ricerca che hanno bisogno di essere portati a termine.-

-Ah. Allora inizierò subito a lavorarci. E nei ringraziamenti metterò tutti voi che mi avete salvato e accolto in casa vostra.-

Le parole di Mr B ci fecero commuovere tutti quanti. A parte Isaac ovviamente, che dall’inizio del pranzo era rimasto muto come un pesce a mangiare la sua minestra e sorseggiare il vino. Era sempre immerso nei suoi pensieri e rispondeva solo quando qualcuno lo chiamava o doveva interagire con le altre persone.

-Metterò anche il tuo nome amico mio.- Disse Baatar dandogli una pacca sulla spalla.

-Ehm, okay. Grazie Mr B.-

Il pranzo continuò per circa un’ora e terminò con le succulenti e abbondanti braciole alla Hunt. Forse anche troppo abbondanti.

Seguì un pomeriggio a base di caffè con biscotti fatti in casa e un film natalizio su olonastro. Eravamo tutti riuniti in salotto a guardare la commedia natalizia di Sugar Snow. Un classico natalizio. Io e Nick lo guardavamo fin da quando eravamo piccoli almeno una volta ogni inverno.

Tutto era calmo e tranquillo, la stufa a legna emanava un piacevole calore, Baatar guardava il suo primo film di Natale … e il mio Pip-Boy fece un bip.

Quel bip attirò l’attenzione mia e di Bud che sedeva vicino a me. Tutti gli altri non se ne erano accorti, e continuarono a guardare il film.

Guardando la schermata degli obbiettivi vidi una nuova missione. “Preparazione” prevedeva di raggiungere i magazzini del P1 ed incontrarsi con il colonnello Baker. C’era anche l’animazione di me in versione vault girl che mi incontravo con il vault boy di Baker. Il suo però non era molto sorridente. Prima di alzarmi però, notai anche un obbiettivo secondario.

-Porta con te i tuoi compagni. Tutti se possibile.-

Non volevo rovinare la festa agli altri, ma era pur sempre meglio informarli.

-Scusatemi ragazzi, ma il colonnello mi vuole vedere ai magazzini. Se volete potete venire, ma è facoltativo.-

Seguì un coro di mormorii e sbuffate, ma in breve tutti si alzarono.

-Guardate che è facoltativo. Se volete non serve.-

-Si certo, ma è Baker. Se non ubbidiamo ci ritroveremo a sturare gli scarichi del reattore.- Mi rispose Nick.

-Mi raccomando, copritevi per uscire.- Disse salutandoci Maria.

Uscimmo tutti quanti con i giacconi pesanti e i berretti. Nick aveva anche un paio di paraorecchie. Furbo visto che la temperatura era stata abbassata ulteriormente dopo mezzogiorno. Anche troppo per i miei gusti.

-Ho sentito dire che su sta nevicando da due giorni.- Disse Amelia indicando il soffitto.

-L’ho sentito pure io … troppo bello per essere vero. A Boise City non ha mai nevicato e mai lo farà. Cioè … voglio dire. Siamo in pieno deserto.- Affermò scetticamente Nick.

-No Nick, l’ho vista io con i miei occhi.- Gli risposi. -Non è tanta e si crea solo di notte. Secondo Spectrum è l’inizio dell’inverno nucleare tanto temuto.-

-Cazzo. E quanto durerà?-

-Non lo sa ancora, gli serve più tempo. Sembrerebbero esserci delle anomali che neppure lui riesce spiegare. Tra un paio di mesi dovrebbe avere qualcosa di più certo.-

In un attimo tutta l’allegria natalizia era quasi svanita. Le luci che illuminavano i meandri del P1 erano le stesse che la Vault-Tec usava nei suoi vault. La loro luce dava gli stessi benefici di quella del sole senza ustionare la pelle. Ciò rendeva la vita sottoterra più sopportabile. Ma qualche raggio di vero sole non ci avrebbe fatto male. La sensazione di non poter tornare a vedere il sole tanto presto spaventava anche me.

Gli ascensori del quartiere residenziale portavano a tutti i vari settori. Ciò rendeva i viaggi più veloci per tutti. L’unica pecca nel sistema dei trasporti erano i checkpoint di sicurezza che facevano fermare ogni ascensore a metà della sua tromba. Il checkpoint consisteva in un assortimento di torrette e due sentinelle robotiche che si muovevano in circolo su una passerella quadrata costruita lungo le quattro pareti della tromba a metà di questa. E il bello è che alla ben che minima minaccia l’ascensore non si sarebbe più mosso. Una vera gabbietta per uccellini con i cacciatori appostati appena fuori.

Terminati i controlli l’ascensore riprese la sua corsa verso il basso. Scendemmo più in basso del settore delle serre e dopo pochi altri minuti arrivammo ai magazzini.

Quello dei magazzini era il settore più grande in assoluto. Depositi su depositi di tutte le attrezzature, risorse, provviste ed equipaggiamenti che le industrie americane avessero prodotto negli ultimi anni. Merci di tutte le più grandi aziende americane come Watts Electronics, RobCo Industries, West Tek, General Atomics, Poseidon Energy e molte altre. Dai semplici tostapane, fino alle pistole laser. Dalle confezioni di Sugar Bombs, alle casse di NDF. Lampadine, tappetti, sveglie, matite, attrezzi, materie prime, mobili e arredamenti di ogni genere. Negli angoli più remoti e ben sorvegliati erano stati perfino portati carri armati, robot bellici, armi ad energia, telai per armature atomiche, armi pesanti e abbastanza munizioni da poter tirare avanti per mesi nelle situazioni più disperate. C’erano anche i pezzi per l’assemblaggio di intere catene di montaggio per la produzione dei beni di prima necessità. Bastava raccogliere le materie prime e versarle nei rispettivi assemblatori.

Sentii un lungo fischio e voltandomi vidi che i miei amici erano rimasti parecchio impressionati. Tutti a parte Nick che invece lavorava tutti i giorni nell’officina a fianco dell’entrata. Lui e i suoi colleghi si occupavano della manutenzione e della riparazione di tutto. Dai terminali difettosi alle armature atomiche con i servomotori danneggiati. Oggi però non c’era nessuno. Lungo i corridoi. Anzi. Lungo le strade che separavano gli enormi scaffali, c’erano solo sentinelle robotiche e Mister Gutsy di pattuglia.

-Qui ci saranno come minimo due miliardi di dollari!- Affermò Bud stupefatto. -Questa roba è tutta del governo? C’è anche equipaggiamento della Vault-Tec?-

-Un po e un po.- Disse qualcuno nascosto nell’ombra.

Da un angolò buio sbucò Baker con in mano il suo vecchio coltello da commando appena affilato.

-Questa struttura e tutte le sue risorse sono costate parecchi miliardi di dollari, ma nessuno dei nostri finanziatori rientra nell’equazione.-

-Tradotto?- Gli chiesi.

-Vedete, anni fa, ancora prima di Anchorage e della Nuova Peste, un gruppo di uomini nelle alte sfere, decisero di agire per difendere la nazione sia dall’esterno che dall’interno.-

-WOW WOW WOW!- Intervenne Nick. -Stiamo per entrare a conoscenza di informazioni che ci renderebbero testimoni scomodi?-

-No Rodriguez. Quello che sto per rivelarvi a breve lo sapranno tutti.- Continuò Baker. -Come vi stavo dicendo, questi alti membri dell’esercito si adoperarono per far sganciare al Congresso i fondi necessari alla costruzione del P1, senza che nessuno se ne accorgesse. Ora voi vi chiederete: Perché costruire un bunker così grande, costoso e specialmente in segreto?-

Veramente io mi stavo chiedendo se l’utilizzare i soldi delle nostre tasse per la costruzione di una base segreta, senza l’approvazione del congresso, fosse un reato.

-Perché i nemici della nazione non erano soltanto i comunisti, ma anche la nazione stessa.-

-Sta parlando … di traditori al Campidoglio?- Gli chiesi.

-Non solo al Campidoglio. E neppure traditori di quel genere.-

La trama si infittiva sempre di più e tutti noi ne eravamo stati stregati.

-Politici, ufficiali dell’esercito, scienziati, civili. In pratica americani il cui buon senso è stato messo da parte per favorire l’amore per lo stile di vita capitalista.-

-C’è una cospirazione.- Disse a bassa voce Nick.

-Nick, non cominciare.- Gli risposi.

A furia di leggere fumetti era diventato un’amante delle storie più assurde. Perfino quelle sugli “alieni”. Che assurdità. Assurdità che in quell’istante cominciavano ad apparirmi molto reali.

-E invece Rodriguez ha ragione. Solo che quando i cattivi sono nascosti dove nessuno va a guardare, nessuno se ne accorge fino a quando non è troppo tardi. Comunque, tornando ai nostri benefattori. Temendo che nei bunker governativi si salvasse solo il marciume della nostra società, questi uomini crearono “Pandora”. Noi la conosciamo come P1.-

-Ma come ci sono riusciti? Cioè, nel concepire tutto?- Domandò Nick.

-Semplice. Si finanziano progetti inesistenti che attraggono poco l’attenzione. Si sceglie una località ben isolata. Si usano i migliori progetti di edilizia. Gli operai e i genieri non vengono informati di ciò che stanno costruendo. Vengono divisi in squadre e ogni squadra lavora ad un settore, senza comunicare con le altre e senza capire l’esatto schema dell’intera struttura. Poi si compra la merce all’ingrosso da ogni possibile fornitore. Quella migliore.-

-Da quali fornitori? - Chiese Tony.

-Da tutti. La Vault-Tec ci ha dato gli arredamenti. La Poseidon il deposito di carburante. Il Big Bang l’ha progettato Spectrum con un team della RobCo. I viveri sono stati presi separatamente in piccole unità per non insospettire i fornitori e il Ministero dell’Agricoltura. Le armi ce le ha fornite il mercato nero e le ditte private. Tutte le attrezzature high tech ci sono state fornite dalla West Tech e altri centri di ricerca. Mancava solo la ciliegina sulla torta.-

-Il personale.- Intuii.

-Esatto Red. Noi tutti siamo stati selezionati da un sistema con i più efficienti algoritmi di selezione. Quoziente intellettivo, salute, interessi politici, carriera, fedina penale … tutti analizzati, giudicati e selezionati.-

-No, un momento.- Intervenne Isaac. -Alcuni addetti del personale sono stati arrestati per piccoli crimini o hanno ricevuto delle sospensioni.-

-Infatti. Io ho spaccato il culo ad un ufficiale testa di cazzo.- Fece notare Bud.

-E io ho fatto precipitare un aereo. Già prima delle bombe.-

-E poi c’è la popolazione civile di Boise City.- Aggiunsi io.

-E io a nove anni sono stato arrestato per estrazione di uranio senza licenza.- Confessò Nick.

Tutti si voltarono a fissare increduli il meccanico. Tutti tranne Baker che era già informato sull’incidente e la sottoscritta alla quale Nick aveva chiesto in prestito una pala e se volevo diventare sua socia. Per mia fortuna gli imprestai solo la pala.

-C’è anche la popolazione di Boise. Sono stati ritenuti tutti idonei?- Chiesi per cambiare discorso.

-Tutto il personale ha passato le selezioni perché i piccoli reati non sono stati presi in considerazione. O almeno non con molta severità. Al contrario assassini, soggetti instabili, drogati, truffatori e il resto della feccia sono stati scartati preventivamente.-

-Si, ma i civili?-

-Quelli sono risultati quasi tutti idonei. Gente semplice e onesti lavoratori, a parte qualche singolo individuo che stiamo tenendo sotto osservazione.-

-Cioè?-

-Una coppia di pensionati ancora favorevoli alla guerra atomica, tre fratelli con un’accusa per rapina a mano armata e uno dei defunti vice sceriffo accusato nove anni fa per abuso di legittima difesa. I due vecchi non sono un problema, mentre i tre pistoleri o si daranno da fare oppure li metteremo a scrostare gli scarichi del Big Bang. Il vice sceriffo per ovvie ragioni non è più un problema.-

Tutti in città sapevano dei fratelli Doyle. Un trio di bifolchi il cui unico memento di gloria era stato una rapina in un Super Duper Mart. Non dico che dovevano morire in superficie, ma di sicuro non ne avremmo sentito la mancanza. I due vecchi non li conoscevo, mentre il vice sceriffo in questione era uno sbirro dal grilletto facile e un po fascista. I ghoul del bombardiere avevano fatto bene a farlo fuori.

-Ok, questo spiega molte cose. Ma perché dircelo qua giù?-

Bud aveva posto un’ottima domanda.

-Perché quando sono cadute le bombe, un membro chiave del reparto scientifico doveva ancora arrivare.-

-E quindi?-

-Voi lo andrete a riprendere.-

Le parole del colonnello ci lasciarono abbastanza di stucco. Ci stava per affidare una missione.

-Come e dove lo dovremmo andare a prendere?- Chiesi.

-A dieci miglia da qui, lungo la U.S.385. Quasi sul confine con il Texas.- A rispondermi fu Spectrum.
Anche lui sbucato fuori dall’ombra. Quel giorno il premio per la migliore entrata ad effetto era molto conteso.

-Come facciamo a sapere se questa persona è ancora viva?- Chiese Bud scettico.

-Il vero obbiettivo in questa missione di recupero, non è il professor Reed, ne i suoi famigliari. Ma il dispositivo su cui stava lavorando e che al momento del bombardamento stava portando qui. Vi sarei molto grato se riuscirete a salvare anche lui e la sua famiglia.-

Nelle ultime settimane erano in molti a voler ricevere una vera missione invece di uno dei soliti incarichi da raccoglitori o di pattugliamento. E quel giorno i fortunati vincitori della lotteria fummo noi.

-Si, ma rimane il problema della distanza.- Fece notare Isaac. -Le tempeste e la loro portata saranno anche diminuite, ma possono ancora uccidere. E non possiamo comunque andare con dei blindati. Ce ne sono poco più di trenta in tutta la base e non sappiamo quando potremmo averne veramente bisogno.-

Isaac aveva ragione. Non potevamo mica partire con un convoglio e poi trovarci bloccati in pieno deserto con le ruote nella sabbia. In alcuni punti le strade potevano essere già sparite.

In quel preciso istante arrivò il tenente Wright a bordo di un M374 articolato. Il piccolo mezzo era stato creato per il trasporto delle attrezzature senza l’impiego di grossi mezzi. Quelli che giravano per i magazzini potevano spostare da soli casse per un totale di dieci tonnellate o trasportare piccoli gruppi di persone. Quello di Wright aveva attaccato dietro un carrello con i sedili.

-Iniziamo con la gita?- Chiese il tenente.

-Subito. Salite tutti a bordo.- Ordinò Baker. -Vi portiamo a vedere come farete a raggiungere i Reed.-

Il muletto era un mezzo molto silenzioso e veloce. Tanto da farmi ricordare a Wright di moderare la velocità. Il solo pensiero di un incidente fra gli scaffali grandi come edifici mi metteva i brividi. Specialmente quando a causare l’incidente poteva essere un piccolo mezzo di trasporto alimentato da un NDF. Un qualsiasi danno diretto al nucleo di fusione avrebbe potuto causare un’esplosione termo nucleare. Non un’esplosione devastante come quelle in superficie, ma abbastanza forte da danneggiare gli scaffali vicini, la merce e creare una fuoriuscita di radiazioni. Più la nostra morte.

Il viaggetto durò circa qualche minuto e alla fine raggiungemmo la nostra destinazione. Un’enorme porta blindata in fondo al magazzino che prima dall’ora non avevo neppure visto. Quel posto era immenso.

-Quella cos’è?- Chiese stupito Nick.

-Una porta blindata fatta con la stessa lega del Blocco in superficie. Ciò che c’è dietro è strutturalmente identico al resto del P1, ma più fortificato.- Gli rispose il colonnello.

Scesi dal trasporto ci avvicinammo tutti alla porta. Il colonnello usò il terminale li vicino per dare il via alle procedure di apertura. Un proiettore sopra l’entrata iniziò ad illuminare la zona con la sua luce abbagliante.

-Richiesta scansione.- Disse una voce dal tono sintetico proveniente da un altoparlante.

Il colonnello si spostò dal terminale ad uno scanner inserito nella parete con una luce azzurra simile a quella di Spectrum. La macchina scansionò il volto del colonnello, esaminandone ogni dettaglio.

-Colonnello Roland Baker. Identificato.-

-Tocca a te Red.- Disse Baker indicandomi lo scanner.

-Sorvegliante dei magazzini governativi e delle attrezzature Vault-Tec di Boise Rocket Earp. Identificata.-

-Per aprire la Prigione di Pandora è necessaria l’identificazione biometrica di almeno due persone con l’autorizzazione dell’amministrazione. Ciò che si cela dietro questa porta è tanto pericoloso quanto segreto.-

-Apertura porta. Si prega di stare indietro.-

Scattati i ventiquattro blocchi di lega metallica speciale, la porta si alzò accompagnata dal suono meccanico dei pesanti ingranaggi che la guidavano. A differenza del Blocco questa era mossa direttamente dal suo motore. Non da un sistema di catene e pulegge.

Continuammo per un lungo corridoio pieno zeppo di griglie laser, torrette e pannelli segreti che celavano una squadra di assaultron. Qualunque cosa fosse stata collocata in quel posto, doveva avere un grande valore.

L’ultima porta stagna si aprì e tutti noi entrammo in un grande salone. Era tutto buio. Tranne che per la piccola isola di luce generata da una lampada sopra la porta. Il salone doveva essere grande. Non come la zona dei magazzini, ma comunque grande.

-Accenda le luci tenente.- Ordinò il colonnello.

Il tenente si avvicinò ad un grosso quadro elettrico collocato nella parete a pochi metri dalla porta. Azionò i quattro interruttori e le luci si accesero. Pensavo di aver visto tutto in quella base. Un laboratorio, un quartiere abitato, un super reattore … ma questa le batteva tutte. Il salone era il deposito degli armamenti più all’avanguardia e pericolosi dell’esercito americano. E non solo di quello americano. Ovunque mi voltassi a guardare vedevo soltanto vere e proprie macchine da guerra concepite per qualsiasi situazione.

C’erano cannoni ad energia, mitragliatrici gatling con canne lunghe quattro metri, armi laser e al plasma di tutte le categorie, blindati e cingolati come non se n'erano mai visti, robot ritirati dal mercato e mai costruiti in serie perché ritenuti troppo costosi o pericolosi, jetpack per soldati e armature atomiche, razzi intelligenti e una bomba grossa come un camion da trasporto con il rimorchio.

Era la Lancia del Drago. La bomba che Baatar doveva sganciare su di noi. Bomba che per nostra fortuna era stata affidata ad un equipaggio con un membro sano di mente. Ci era voluta un’intera giornata per estrarla dal relitto del bombardiere e trasportatola fino alla base. Mi chiedevo però come cavolo avessero fatto gli uomini di Baker a farla passare per l’entrata. Che l’avessero smontata e poi ricostruita pezzo per pezzo? Ad ogni modo, ora quel pericolosissimo ordigno dormiva tranquillo e beato nell’abbraccio dei magli di sicurezza che lo avvolgevano.

-Questo settore l’ho personalmente battezzato il Vaso. In riferimento all’antico poema greco di Pandora. Qui sono state portate armi per contrastare qualsiasi esercito e altrettante che ho … espropriato per impedire che chiunque ne facesse un uso sbagliato. Cose come armi batteriologiche e via dicendo.-

Non capivo cosa Spectrum intendesse per “espropriato”, ma sapere che quelle armi erano state portate al sicuro nella nostra fortezza sotterranea, invece di essere lasciate nelle mani dei nostri capi di stato, mi rassicurò. Strano visto che il luogo dove erano state nascoste era cento metri appena sotto il mio letto.

-Tutta questa roba rappresenta la punta di diamante del nostro esercito. Insieme al laboratorio e alle nostre scorte, questa sezione del bunker ci rende superiori a qualsiasi altra struttura di preservazione antiatomica nota.-

-Quelli sono dei robot?- Domandò Bud indicando un gruppo di robot umanoidi.

Erano il doppio di una normale armatura atomica. Due metri e sessanta di corazza in titanio, corporatura da giocatore di football e uno sguardo di ghiaccio forgiato direttamente nei loro elmi. Dei veri carri armati con gambe e braccia. Ma guardandoli con più attenzione, ci apparve chiaro che non erano robot.

-Quelle sono le armature atomiche apophis. Quelli che vedete sono gli unici esemplari che siano stati costruiti.- Gli rispose il colonnello.

Già un’armatura atomica T-51 ti rendeva praticamente invincibile. Uno di quei colossi avrebbe potuto battere centinaia di nemici.

-Gli unici! Perché? Se ce ne fosse stato uno in ogni squadra di invasione avremmo occupato la Cina in poche settimane.-

-Vedi sergente. Per quanto l’idea di mettere fine a una guerra e riportare a casa tutti i nostri ragazzi mi sia sempre piaciuta, i contabili dello Zio Sam hanno ritenuto il Progetto Apophis troppo costoso. Come per il progetto dello Hughes H-4 Hercules nel novecento.-

-E quelli?- Chiesi al colonnello indicando i giganti d’acciaio.

-Un errore. Gli scienziati volevano creare un’armatura che fosse letteralmente in grado di distruggere una città senza mettere in pericolo l’operatore. Ci misero così tanto impegno e dedizione, che quando se ne accorsero avevano già superato il budget di due milioni. Un giorno però, il loro dipartimento venne invaso dalla polizia militare e l’intero progetto fu abbandonato. I loro prototipi, se pur pronti al combattimento, furono messi sotto naftalina e abbandonati. Nessuno voleva che la stampa rendesse noto il fallimento di un progetto già costato trentacinque milioni di dollari.-

-E meno male che eravamo in piena crisi economica.- Commentai.

Tra la carenza di petrolio, il razionamento del cibo e le tante altre varie spese governative, erano in molti a provare rancore verso il governo prima delle bombe. Sapere che i soldi delle mie tasse erano stati sperperati in un progetto così dispendioso avrebbe fatto ribollire il sangue anche alla sottoscritta.

-Ma i nostri benefattori riuscirono a trovarli e a portarli qui sotto senza che nessuno se ne accorgesse.-

-E quei Fat Man?- Chiese ancora Bud indicando i lanciabombe sulla rastrelliera.

-Venticinque. Tutti in perfette condizioni e da poco revisionati. Tanto per essere sicuri di non esplodere.-

-Questo è il casco di un’armatura atomica?- Domandò Amelia riferendosi ad un casco posto su tavolo li vicino simile alla testa di un insetto.

-Si. Abbiamo una dozzina di armature atomiche X-01. Anche loro di ultimissima generazione. Spectrum però vorrebbe revisionarle personalmente prima di metterle in campo.-

-E quell’affare la giù?- Chiese Nick indicando uno dei jetpack.

-Quello può far volare un uomo per trenta minuti filati a più di cinquanta chilometri orari. Ma quello che volevamo farvi vedere sta qui sotto.-

Continuammo a seguire il colonnello fino a una piattaforma da montacarichi nel mezzo della stanza. Il montacarichi scendeva al piano sottostante. Nel seminterrato del magazzino segreto, nascosto nelle profondità dei magazzini, di una base top secret più profonda del Grand Canyon … si lo so. Sembra quasi il sogno di una talpa ubriaca.

Comunque, nel “seminterrato” trovammo decine su decine di velivoli dell’aviazione militare. Non c’era un bombardiere tattico, ma qualche bel caccia a reazione ci avrebbe fatto comunque comodo.

-Un momento. Come avete fatto a far passare robot, bombe e aerei dal corridoio che abbiamo percorso?- Chiesi insospettita.

-Ci sono due montacarichi ben nascosti. Uno che conduce ai laboratori e uno esattamente al livello sicurezza.-

Ci misi un po a realizzare che per tutto quel tempo ero rimasta all’oscuro di due passaggi di importanza vitale. E la cosa non mi piacque.

-Sta dicendo che nei pressi della piattaforma di carico del mio settore e di quello di Spectrum ci sono due possibili entrate per questo deposito? Perché non me l’ha detto!?- Chiesi adirata.

È vero che stavo parlando con un mio superiore, ma tenermi all’oscuro di certi particolari non mi sembrava corretto. D’altronde ero io a capo della sicurezza interna. Se un intruso avesse usato i montacarichi segreti per aggirare le nostre difese sarebbe stato in buona parte un mio problema.

-Calmati Red.- Mi pregò il colonnello. -Te lo sto dicendo adesso. Anzi, stasera ti invierò l’intera mappatura dei montacarichi segreti e del Vaso. Dopo non ci saranno più sorprese.-

Presi un profondo respiro e mi calmai. Dare di matto non era da me.

-Ok. Ma se qualcuno riuscisse a oltrepassare le difese della piazzola e a trovare il montacarichi segreto, non avrebbe libero accesso a due dei nostri livelli più impomatanti?-

Il colonnello fissò per un istante il resto del gruppo. Anche gli altri si stavano chiedendo cosa sarebbe potuto accadere in simili circostanze.

-Avete visto le difese nel corridoio? Beh le trombe dei due montacarichi segreti hanno delle difese tre volte più potenti. Neanche un intero plotone di apophis sarebbe in grado di oltrepassarle senza essere rottamato.-

Sapere che quel posto fosse così ben difeso mi rassicurò molto. Ero ancora infastidita che il colonnello e Spectrum me lo avessero tenuto nascosto, ma credevo anche che avessero avuto le loro ragioni per farlo.

-E cos’era che doveva farci vedere?-

-La in fondo.- Disse il colonnello indicandoci una fila di velivoli.

Non erano degli aerei, ma dei convertiplani. Velivoli in grado di decollare, volare e atterrare sia orizzontalmente che verticalmente. Queste meraviglie tecnologiche erano ancora in fase di sviluppo prima delle bombe, ma diversi modelli erano stati già assegnati a svariati distaccamenti americani nel mondo e ad alcuni privati per testarli e al tempo stesso fornire supporto in caso di necessità. Ero sicura che la nostra base ne avesse ricevuto almeno uno, ma quello che avevamo davanti era uno squadrone composto da circa venti esemplari.

-Quelli cosa sarebbero?- Chiese Baatar.

Doveva essere la prima volta che li vedeva.

-VB-02 per decollo e atterraggio verticale. O VTOL.- Rispose Isaac.

-Velivoli progettati per il trasporto delle truppe in ogni condizione e di supporto contro truppe di terra. Nome in codice vertibird.-

Sembrava molto preparato sull’argomento.

-Cosa lo alimenta? NDF?- Gli chiesi.

-No. Hanno un reattore a fusione interna. Questo gli garantisce un’autonomia di novecento miglia nautiche, una quota massima di ventinovemila piedi e una velocità massima di trecentotrenta nodi.

-Noto con piacere che sei già preparato sull’argomento, Isaac.- Si complimentò il colonnello.

-Solo sulle basi. Uno dei miei ex colleghi mi aveva passato di nascosto il fascicolo di uno di questi aggeggi. Questo prima del mio arrivo a Boise. Roba forte comunque.-

-Ancora più forte adesso.- Intervenne Spectrum. -In un mese sono riuscito a modificarne i reattori e a potenziarli. La quota massima ora è di trentaduemilaottocento piedi. La velocità massima sono riuscito a portarla fino a quattrocentoventi nodi. Ma il loro punto forte adesso è l’autonomia. Millesettecento miglia nautiche di puro e autentico volo non stop. Questo però solo volando a bassa quota e con i motori al minimo per tutto il viaggio.-

-Caspita.-

I vertibird furono la prima cosa ad aver stupito veramente Isaac dopo le bombe. Buon segno.

-E noi utilizzeremo uno di questi vertibird per raggiungere la famiglia Reed.- Intuii Nick.

-Fuochino. Raggiungerete i Reed in volo, ma con due vertibird. Uno pilotato da Isaac e uno da Baatar.- Rispose il colonnello.

-Io?- Baatar era rimasto confuso. -Io pilotavo un bombardiere. Non un elicottero.-

-Si, ma per pilotare un vertibird basta farsi due ore nel simulatore e leggersi il manuale. Con l’aiuto di Isaac e la tua conoscenza della nostra lingua non dovrebbe essere impossibile imparare.-

-Cannoniera o trasporto?- Chiese Isaac.

-Che intendi?- Gli chiesi.

-Che io ricordi ci sono due modelli base. Uno per il trasporto truppe e apparecchiature. L’altro per il combattimento e le incursioni. Ci sono altre varianti, ma da quanto ho capito solo queste due sono state prodotte su larga scala.-

-Noi abbiamo solo le cannoniere.- Affermò Baker.

-Perché? Non era meglio averne un po e un po?- Chiese Tony.

-State tranquilli. Con le modifiche che gli ho fatto ora i nostri vertibird potranno sollevare dei carri armati e volare comunque a quote abbastanza elevate.- Ci rassicurò Spectrum. -Ho modificato anche gli armamenti. Ora al posto di una sola mitragliatrice telecomandata hanno due mitragliatrici da 50mm sovrapposte a due mitragliatrici laser.-

Guardando meglio gli abitacoli dei velivoli ci accorgemmo che in effetti sotto ad ogni prua erano presenti quattro armi pesanti. Dove il piombo delle 50mm non avrebbe avuto effetto, i laser delle altre due mitragliatrici avrebbero sicuramente saputo come risolvere la situazione.

-E abbiamo sostituito i portelli inferiori della stiva con dei portelloni scorrevoli. Questo garantirà un facile utilizzo delle due gatling montate ai lati di ogni stiva. Armi che però dovranno essere usate manualmente da due mitraglieri.-

-Quante persone possono portare?- Chiese Tony.

-Ci sono otto sedili in totale. Ma la cabina principale può ospitarne anche dodici, stando stretti. E ora che abbiamo ampliato la stiva, nella parte bassa possono stare tre persone. Due alle mitragliatrici e una ai comandi dell’argano per il trasporto di mezzi agganciabili.-

Seguì un attimo di silenzio e di riflessioni, ma alla fine nessun altro aveva domande. Certo bisognava ammettere che anche la nostra aviazione non scherzava.

-Partirete appena Isaac e Baatar saranno pronti.- Ordinò il colonnello. -Ogni minuto che perdiamo è una possibilità in meno di trovare i Reed sani e salvi.-

-Tre ore.- Disse Isaac.

-Come?-

-Ci bastano tre ore signore. Nella prima ora Baatar studia e io mi ripasso il manuale. Poi passiamo un’ora e mezza nelle capsule mnemoniche del simulatore e per finire usiamo il tempo che ci rimane per fare conoscenza con i comandi dei velivoli. Fine.-

Le capsule mnemoniche erano delle attrezzature mediche neurologiche dai molteplici usi. In campo psichiatrico permettevano a chiunque di accedere ai ricordi del paziente nella capsula, perfino al paziente stesso. Nel campo militare o accademico tali tecnologie potevano essere usate per l’addestramento dei soldati o il monitoraggio di vari soggetti all’interno di simulazioni controllate.

A giudicare dalla sua espressione, Baker doveva essere molto scettico al riguardo. Ma se Isaac e Baatar erano davvero in grado di farcela in così poco tempo, tanto valeva lasciarli fare.

-E sia. Appena avrete finito di fare i compiti partirete. Red?-

-Signore?-

-Equipaggiatevi a dovere e preparatevi. È il momento di entrare in azione.-

   
 
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