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Autore: Cxerina    14/02/2017    1 recensioni
Una raccolta con diversi protagonisti, in tempi e luoghi diversi, tutti legati da un fato comune che li porterà ad incontrarsi e cambierà le loro vite.
“Perché non possiamo essere amici? Perché dobbiamo ucciderci a vicenda?”
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Disclaimer: La seguente storia è di proprietà delle rispettive autrici, così come i personaggi. Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale, i personaggi presenti nella narrazione sono fittizi e ciò che li riguarda nella trama non violerà il contenuto del regolamento di EFP.
NB: Il nome Lestat non si riferisce al personaggio delle "Cronache dei Vampiri" di Anne Rice, il personaggio non ha nulla a che vedere né fisicamente né caratterialmente con Lestat de Lioncourt.


Devonshire, 1987

L'inverno era ormai alle porte, la pioggia batteva insistente contro le grandi finestre del salotto e il rumore si propagava in tutta la casa. Gli unici altri rumori erano lo scoppiettare del fuoco nella stufa e il fruscio di pagine che lentamente venivano girate. Elisabeth se ne stava rannicchiata su quella sedia a leggere ormai da diverse ore, annoiata e priva di voglia di fare alcunché in quella giornata così uggiosa e grigia. Quella mattina si era svegliata già sola in casa, non si era nemmeno domandata dove potesse essere andato lo zio, ma era scesa in cucina e aveva trovato del tè caldo ad aspettarla, il libro lasciato sul tavolo la sera prima e il fuoco scoppiettante, non poteva chiedere altro in effetti.
Erano ormai passate diverse ore però, la pioggia non accennava a diminuire e Arthur non era rientrato, probabilmente rimasto bloccato in paese per via del maltempo. Si alzò dalla sedia, il libro, ormai finito, venne posato nuovamente sul tavolo e la ragazzina iniziò a vagare senza meta in casa, affamata. Era troppo piccola per raggiungere i ripiani della dispensa e troppo poco intraprendente per provare ad arrampicarsi per arrivarci, in frigo c'era solo roba da cucinare e lei non ne era certamente in grado, anche il piano cottura era troppo in alto perché lei potesse utilizzarlo comodamente. Quale irresponsabile poteva lasciare una bambina di sette anni da sola a casa per l'intera giornata senza cibo? Elisabeth sbuffò gonfiando un po' le guance e mettendosi le mani sui fianchi in chiaro segno di protesta, anche se non c'era nessuno contro cui protestare.
Il tempo fuori era pessimo, non poteva nemmeno pensare di uscire e infilarsi a casa di Eleonor nella speranza che lì ci fosse da mangiare e così non le restò che spostarsi dalla sedia al divano a protestare contro suo zio che l'aveva lasciata sola, chissà per che ora sarebbe rientrato e se fosse riuscito a rientrare soprattutto!
Tornò in salotto e si sedette sul bovindo guardando con aria particolarmente annoiata fuori. La campagna inglese non era un paesaggio particolarmente vario, da lì poteva vedere giusto qualche albero, piegato per il forte vento, e spettri  di casolari in lontananza quasi totalmente coperti dalla fitta pioggia. Se solo fosse stata più intraprendente avrebbe preso l’ombrello e sarebbe corsa da qualcuno dei vicini, la signora Mary Lou era sempre tanto cara con lei che di sicuro l’avrebbe accolta e sfamata fino al ritorno dello zio… Alzò un sopracciglio, poteva in effetti fare un tentativo e nella peggiore delle ipotesi ritornare a rintanarsi in casa!
Presa da questo slancio di coraggio prese il cappottino, la sciarpa e il cappello e, una volta indossati, aprì la porta di casa, le mani sui fianchi, il petto in fuori e l’aria determinata che mutò quasi subito in una smorfia sconfortata appena le prime gocce gelide le bagnarono il viso. “Puoi farcela, è solo acqua alla fine… Ma chi voglio prendere in giro, morirò di freddo prima ancora di raggiungere la staccionata…” arricciò le labbra e storse un po’ il naso mentre richiudeva la porta e si toglieva il cappello. Lasciò cadere a terra anche il cappotto e si trascinò in cucina, non sarebbe uscita ma si sarebbe arrampicata sui quei maledetti banconi, fosse l’ultima cosa che faceva… Scosse la testa per quell’ultimo pensiero, non le sembrava proprio il caso di ammazzarsi per dei biscotti! Recuperata la sedia e salita sopra il bancone si mise a tirar giù tutto quella che aveva l’aria di poter essere mangiato senza cottura e man mano che trovava lasciava cadere a terra, accertandosi comunque di non fare eccessivo disordine, era arrabbiata con lo zio ma non aveva intenzione di distruggere la cucina per protesta!
Soddisfatta della caccia scese con molta cautela, era particolarmente piccolina per la sua età e non era particolarmente agile come si poteva pensare guardandola. Sorrise sedendosi sulla sedia e raccogliendo quello che aveva lanciato, si sarebbe mangiata qualche biscotto ed era sicurissima di aver visto della marmellata nell’armadietto.
Dopo aver, finalmente, mangiato tornò sul bovindo. Si stava facendo buio e, complice la noia e il cullante picchiettare delle gocce sulla finestra, Elisabeth si assopì.
Si svegliò, confusa e infreddolita. Sembrava aver smesso di piovere ma la stufa si era spenta, non sapeva che ora fosse, fuori era buio ma Arthur non era ancora rientrato. Si strofinò gli occhi e si mise a guardare fuori, sicuramente sarebbe comparso di lì a poco, di certo non era scappato… Non poteva essergli successo nulla, non doveva essergli successo nulla! Stava per disperare quando la sua attenzione venne catturata da qualcosa che si muoveva nel buio. A guardare nell’oscurità non era strano avere l’impressione di scorgere sagome moventi, lo sapeva bene lei. Tuttavia quello che le si stava parando davanti aveva tutta l’arai di essere la sagoma di qualcosa di effettivamente presente, due occhi che brillarono nella sua direzione facendola sobbalzare. Sembrava un animale ma era decisamente troppo grosso per essere un cane o una volpe, era troppo buio e sembrava che la bestia evitasse con cura i lampioncini dello steccato. Elisabeth si tirò su in piedi e nello stesso istante anche quella massa scusa si mosse, scattò verso la porta di casa e la stessa cosa fece la ragazzina, chiudendola con più mandate per poi correre via, verso camera sua dove si nascose. Cosa poteva essere? Sembrava un lupo ma da quelle parti non c’erano lupi e di certo non si avvicinavano così tanto alle case, era assurdo!
Era sempre estremamente razionale, attenta ai fatti e analitica per la sua età ma era fermamente convinta che quella cosa là fuori non poteva che essere un mostro… E magari quel mostro si era mangiato suo zio!
“Non penso che un mago potente come Arthur possa farsi mangiare da un mostro però… In realtà potrebbe, magari è stato preso di sorpresa…” sussurrò tra sé e sé stringendo tra le mani l’orlo delle maniche, non sapeva come comportarsi, sentiva gli occhi lucidi e la paura salire. All’improvviso sentì un rumore di sotto. La porta che si apriva. Passi su per le scale. Non ebbe nemmeno il tempo di nascondersi che la porta della sua stanza si spalancò.
“Tesoro, scusa, scusa, scusa! Pensavo di riuscire a tornare nel pomeriggio ma la pioggia mi ha bloccato…”
Arthur era sulla soglia con aria davvero mortificata, le mani giunte davanti al viso per chiedere scusa alla sua adorata nipotina che aveva lasciato tutto il giorno da sola. Osservò l’uomo sulla soglia per un lungo istante, il cuore che le batteva ancora fortissimo per la paura, poi si alzò e gli corse in braccio.
“Pensavo non saresti più tornato, pioveva, avevo fame… Poi c’era un mostro fuori!”  Scoppiò in singhiozzi, aveva accumulato un sacco di tensione ma era estremamente sollevata che nessuno l’avesse abbandonata e che nessuno fosse stato mangiato!
“Un mostro? Non c’è nessun mostro fuori tesoro…” L’uomo sembrò davvero stupito da quella reazione, si aspettava che la bambina mettesse il muso ma vederla piangere lo aveva decisamente lasciato spiazzato. Elisabeth non era una bambina particolarmente suscettibile, nemmeno da molto piccola aveva avuto paura dei mostri. Cosa poteva averla spaventata a quel modo?
“C’era… Un enorme mostro nero…” Tirò un po’ su col naso guardando negli occhi lo zio, lei era certa di averlo visto ma ora iniziava a non esserne più così sicura. Era mezza addormentata, magari se l’era solo immaginato, suo zio non aveva motivo di mentirle, se diceva che fuori non c’era nulla magari era davvero così!
“Domani controlleremo, ok? Per sta sera dormiamo assieme, così per qualunque cosa ci sarò io, va bene?”
Le sorrise rassicurante, accarezzandole i capelli con dolcezza. Lui fuori non aveva visto nulla ma era portato a credere alla bambina, magari era solo un animale ma riteneva necessario controllare alla luce del sole.
Elisabeth annuì asciugandosi le lacrime ma non accennò al voler scendere dalle braccia dell’uomo che così se la portò nella propria camera per poi metterla nel letto. Prima di dormire però diede una rapida occhiata dalla finestra, sembrava tutto tranquillo ma il sospetto che non fosse tutto a posto ormai l’aveva attanagliato. Sospirò stendendosi accanto alla bambina, stringendola un po’ a sé prima di addormentarsi anche lui.
La mattina dopo si svegliarono entrambi presto ed Elisabeth non sapeva dire se suo zio avesse davvero dormito. Le dispiaceva averlo fatto preoccupare così per una sciocchezza, sicuramente non c’era stato assolutamente nulla lì fuori, un gioco di luci e nulla più.
Fuori l’erba era ancora bagnata per la forte pioggia del giorno prima, il terreno era morbido e se ci fosse stato davvero qualcosa avrebbe lasciato delle impronte. C’erano. Arthur le studiò per una buona mezz’ora senza venirne a capo, sembravano zampe di mannari ma non c’era la luna piena, né era vicina, e non c’erano branchi da quelle parti da molti anni ormai.
Elisabeth era sollevata da un lato, non aveva dato inutili preoccupazioni e non si era immaginata nulla, ma era anche particolarmente spaventata per la presenza di una creatura misteriosa che si aggirava da quelle parti.
“Stai tranquilla, al tramonto andremo a parlarne con Michael. Lui e Lestat abitano qui da molti anni ormai, sicuramente può identificare meglio di me a che creatura appartengono queste orme!” Arthur sorrise alla bambina accarezzandole la testa con fare rassicurante, non avrebbe permesso che si spaventasse ulteriormente. Di certo quei due avrebbero saputo dargli qualche spiegazione in più, era quasi sicuro che Michael potesse saperne qualcosa. “Così tu puoi stare con Eleonor e Allen, no?” Aggiunse mentre prendeva il calco dell’impronta con la magia. Elisabeth si limitò ad annuire, sapeva bene quando suo zio era preoccupato e non le piaceva che cercasse di nasconderglielo. Sospirò appena, probabilmente era solo a corto di spiegazioni, non c’era da allarmarsi, una volta scoperto il mistero lo avrebbe condiviso con lei!
“Vado dentro ora, fa freddo qui… Mi faresti un tè zio?” Sorrise mentre rientrava. Sì, sicuramente non c’era niente di cui preoccuparsi, presto avrebbero risolto!


Note: Salve a tutti! Un secondo capitolo un po' più soft su uno dei miei personaggi preferiti, soprattutto per come si evolverà negli anni. Amo la campagna inglese, è uno dei miei paesaggi preferiti da immaginare e da descrivere e spero di aver reso l'idea della giornata di pioggia xD
Spero possa piacervi anche questo genere di capitoli più tranquilli, non saranno tantissimi ma ci saranno, soprattutto più avanti!
Un bacio~
  
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