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Autore: Lady I H V E Byron    15/02/2017    2 recensioni
Scena della montagna tratta dallo spettacolo "I Corti di Aldo Giovanni e Giacomo", stile Dragon Age Origins.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alistair Therin, Merrill, Oghren, Sten, Zevran Arainai
Note: Missing Moments, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Aldo, Giovanni e Giacomo VS Dragon Age'
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Note dell'autrice: fanfiction di risposta a: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3639794&i=1
Vi avverto che nessun personaggio interpreta radicalmente le parti uno di Aldo, uno di Giovanni e uno di Giacomo; tutti fanno tutti, non so se mi spiego...
Buona lettura!

 
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-ALISTAAAAAIR!!! Non muovere la corda in quel modo che è pericoloso!-
Sembrava una giornata perfetta per distrarsi, anche un solo attimo, dalla Prole Oscura e dalla guerra civile di Loghain.
Non sembrava ci fosse nemmeno l’ombra di questi conflitti.
Il cielo era limpido, senza una nuvola, illuminato dal sole.
Secondo Zevran, il gruppo dei Custodi non poteva sprecare un giorno così in combattimenti o questioni politiche.
Avevano tutti bisogno di una pausa, almeno per riprendere fiato e riordinare le idee.
Per i maschi, infatti, l’elfo aveva due opzioni: o il bordello “La Perla” o una bella scalata sulle Montagne Gelide.
Oghren avrebbe preferito volentieri il bordello, ma, purtroppo per lui, gli toccò la scalata.
Le donne, invece, erano rimaste a Denerim, nella tenuta di Arle Eamon, insieme ai Custodi Amell.
Questo era l’ordine in cui la componente maschile del gruppo stava scalando: Zevran, in cima, Sten, Oghren e Alistair (in caso di caduta improvvisa del precedente; doveva esserci Sten, ma il qunari aveva rifiutato).
Scalavano tutti senza problemi, ma il nano era quello più nervoso di tutti: scalava a scatti, con i nervi a fior di pelle. Non aveva ancora superato completamente la fobia dell’aria aperta.
-Questo perché tu stai serrato!- lo rimproverò Zevran, mettendo una mano su un appiglio e dandosi la spinta per salire –Muoviti, Oghren! Non possiamo stare qui tutto il giorno!-
-La fate facile, voi due, che trovate tutti gli appigli!-
-No. Avevo messo il piede su quella sporgenza lì.-
-Dove…?- domandò il nano, guardando ogni punto della parete rocciosa.
-Eh?-
-Dove, ho detto!-
-Quello là a forma di… zoccolo di halla.-
-Zoccolo di halla?! SO A MALAPENA CHE COS’E’ UN CAVALLO, FIGURIAMOCI UN HALLA!-
Sten non ne poteva più di subire le grida dei due compagni: li avrebbe volentieri presi per la collottola e scaraventati giù per la collina. Ma non poteva, non i quel momento e non in quella situazione. Si limitò a sospirare, quasi ringhiando. Si domandò come mai Alistair non si stesse lamentando per le paranoie del nano. Era più silenzioso del solito.
-Dai, su, stai serrato!- proseguì Zevran, continuando a salire, seguito dal qunari.
-Ehhh! Non sono serrato!-
-Ricordo che avevo messo il piede destro lì.-
-Dove? Doveeeeh?!-
-Mmmh!- continuò a ringhiare Sten.
-Non vedi quella sporgenza lì?!- domandò l’elfo, anche lui quasi al limite della pazienza.
-NO! NON LA VEDO!-
-Quella sporgenza a forma di nido di drago!-
-Nido di drago…? Deve essere un drago molto piccolo, perché non riesco a vederlo! Ma è a forma di nido?-
-Oghren la vuoi smettere?!- tuonò Sten, stufo di sentire continuamente la voce del nano –Mi stai facendo innervosire! Scala e stai zitto!-
-Ma come faccio a scalare se non so dove arrampicarmi, gigantone?!-
-Ma non vedi quell’altra sporgenza?- si intromise Zevran.
-No, le vedi solo tu, orecchie a punta!-
-Quella a forma di orecchio di gurgut!-
-Orecchio di gurgut… MA DEVO ESSERE MORRIGAN O UN CACCIATORE PER SCALARE LA MONTAGNA?!-
Per fortuna, erano quasi sulla cima. L’elfo di Antiva fu il primo a scorgersi. Vide uno spiazzo enorme di fronte a lui, circondato da una semiconca alta circa un paio di metri, con vista su Haven.
-Siamo arrivati, comunque.- annunciò, scavalcando la conca e cominciando a scivolare lentamente sulla corda, assicurandosi che fosse ben legata al suo zaino.
Anche il qunari raggiunse lo stesso punto e cercò di imitare il compagno, nella discesa.
Oghren era ancora un po’ titubante.
-Era ora, non ne potevo più, accidenti!- continuò a lamentarsi, nonostante le minacce -Ma che cosa sta succedendo, qua? M-ma come cazzo ho fatto a cacciarmi in questo guaio?! Ma non potevo rimanere a Denerim?! Perché non avete esteso l’invito anche a sorella Leliana?! Poteva venire lei al mio posto! Che qui la roccia è tutta franabile!-
Franabile.
Quella parola suonò strana anche nelle orecchie dell’elfo, che stava sciogliendo i nodi degli zaini per aver una presa migliore sulla fune e per aiutare il nano a salire.
-Casomai sarà “friabile”, non “franabile”.- corresse Sten, toccando il terreno –Dovresti anche saperlo, sei nato e cresciuto a Orzammar…-
-Sarà, ma resta il fatto che “frana” non è che “fria”!-
-Dai, smetti di lamentarti e vieni su! Un ultimo sforzo!-
Tremante, anche la faccia barbuta di Oghren spuntò sulla cima della conca.
-Ci sei?- domandò Zevran.
-C’è stato un mezzo miracolo lì.- disse il nano, ancora sul chi vive, e rivolgendo sguardi nervosi verso il cielo –Sono riuscito a passare. Tanto basta che voi due stiate davanti, non vi preoccupate di me.-
L’istinto dell’elfo di lasciare la corda per non sentire più le sue lamentele era forte, ma poi si ricordò che c’era anche Alistair.
-Qui è anche liscio come il marmo…!-
-No, avevo messo il piede lì sulla tua destra. Lì su quello spuntone.-
-Non lo vedo. E’ liscio come il marmo, ti sfido a trovare qualcosa… Sono bloccato qui!-
-A forma di vertebra di dorsopiumato.-
Oghren non ne poteva più dei paragoni del compagno. Incrementavano il suo nervosismo.
-Avanti! Dimmi come è fatta un dorsopiumato!-
Zevran assunse un sorriso da furbo sul volto.
-Ho detto “vertebra”. E’ all’interno del corpo, quindi non si vede. Eheh…- ridacchiò, incurante del disagio del compagno, che serrò le labbra carnose.
-Sì, si salva sempre, questo stronzo…- borbottò, prima di guardare in basso.
Aveva trovato qualcosa, in cui aveva messo il piede.
-Comunque, ho trovato un buco.- disse, salendo –Spero non sia il culo del dorsopiumato…-
Finalmente, anche lui era vicino ai due compagni. Si alzò sulla conca, ma si fermò nuovamente. Non sapeva come scendere.
-Dai, bravo, così…- aveva detto l’elfo.
-E adesso issati e metti il piede lì.- aggiunse Sten, indicando uno spuntone sulla conca.
Oghren lo guardò stranito, anche Zevran.
-Ho detto, issati e metti…- Nessun movimento da parte del nano. –Tirati su!-
-E dì “tirati su”!- fu la risposta, con tono nervoso.
-Ok, bravo, così…- mormorò Zevran, appena il compagno era riuscito a seguire le indicazioni del qunari -Oh… Oh, Hoplà!-
Oghren tirò un sospiro di sollievo al pensiero di non essere ancora caduto. Era riuscito a scavalcare la conca.
-Bene, adesso turnica e metti il piede sinistro lì.- proseguì Sten.
Usava parole troppo forbite per menti come quelle di Oghren e Zevran.
-Turnica e…- si accorse nuovamente degli sguardi dei compagni -GIRATI!-
-E DI’ “GIRATI”!- tuonò il nano –MA CHE DEVO ANDARE IN GIRO CON IL VOCABOLARIO IN MANO?!-
–Dai, metti il piede dove ti ho detto.-
-No! Quello dietro!- si intromise bruscamente Zevran, indicando lo stesso spuntone indicato da Sten.
Infatti, il piede destro di Oghren vagava nel vuoto, senza trovare niente, oppure andava nella direzione opposta rispetto a quella indicata dai compagni.
-No! Quello dietro…! NO! Il destro non incrociarlo o cadi! Mettilo dietro!-
-HO CAPITO!- esclamò nuovamente il nano –Però parla piano!-
-Quello dietro là!- ripeté l’elfo, più lentamente, scandendo bene le parole.
Sten continuava a scuotere la testa, come per dire “Sono circondato da deficienti…”.
-Devo saltare sul posto?-
-Macché saltare sul posto! Quello lo porti dietro.-
-Ah! Allora specifica, orecchie a punta!-
-E adesso arrotati e vieni giù.- riprese il qunari –Arrotati e…- gli sguardi dei compagni furono nuovamente straniti, a tal punto che sospirò ed esclamò –GIRATI!-
-E DI’ “GIRATI”, PER LA PIETRA!-
Sten, a quel punto, perse la pazienza.
-CAZZO! CONOSCI SOLO DUE VOCABOLI: “TIRATI SU” E “GIRATI”!-
Oghren e Zevran furono stupiti da tale gergo, oltre che allarmati. Non lo avevano mai visto così arrabbiato: non verbalmente, almeno.
-Zevran, continua tu, te ne prego. Io getto la spugna! Mi sono già stufato di questo qui…- concluse, dando le spalle alla conca, seccato.
Il nano fu nelle mani dell’elfo. Mancava poco affinché anche il primo toccasse terra.
-Ok, Oghren, ci sei?- disse il secondo, simulando una caduta –Adesso developpa giù così.-
Se lo sguardo minatorio che seguì fosse stato una freccia, Zevran sarebbe morto.
Anche Sten si voltò, offeso per lo scimmiottamento.
Ridacchiò.
-Scherzavo, scusa.-
-SENTITE, FANCULIZZATEVI TUTTI E DUE CHE SCENDO DA SOLO!- tagliò corto l’altro, mostrando il dito medio.
Scese, continuando a tremare, cercando di prendere tutti gli appigli che poteva. Ad un certo punto, non trovò più niente. I suoi piedi vagavano nel vuoto, ogni tanto si appoggiavano sulla conca, in procinto di risalire.
-Dai, ci sei quasi. Lasciati andare.-
-Non ci vedo, elfo. Se non vedo non mi fido!-
Il qunari calcolò la distanza tra i piedi del nano e il terreno sottostante. Era veramente minima.
-Mancano quattro dita.- disse questi.
-Non vedo, ho la sensazione del vuoto.-
-Dai, Oghren, mancano quattro dita!-
-Non mi fido! E se poi cado da un’altezza inimmaginabile?-
-Ma fidati!-
-No! Sapete che c’è? Io risalgo la montagna e tanti saluti!-
Senza aggiungere altro e serrando le labbra, il qunari prese il nano per la collottola, staccandolo dalla conca.
-Ora mi stai facendo arrabbiare…!-
-NONONO!!! Oh.-
L’imbarazzo che provò l’ultimo, appena toccato terra, lo faceva sentire più piccolo di come già era di statura.
Zevran non aveva detto nulla sull’imprecazione del compagno: per tutto il tempo non aveva fatto altro che ridacchiare.
-Quattro dita mancavano...- disse Sten, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Ehm… avevo la sensazione del vuoto.- si giustificò Oghren, ancora imbarazzato –E poi non c’è da fidarsi di voi qunari per quanto riguarda le distanze. Tra un po’ le vostre quattro dita sono alte quanto me…-
Il tutto fu seguito dall’ennesimo sospiro.
Nel frattempo, l’elfo stava tirando la corda, per aiutare Alistair a salire.
Stava scivolando troppo velocemente.
Qualcosa non andava.
E Sten fu l’unico fra i tre a sospettare qualcosa.
-Prendi esempio da Alistair, nano. Ha ascoltato le mie indicazioni e sta trovando tutti gli appigli.- disse Zevran, osservando il citato sorridendo in modo furbo.
-Ehm, Zevran…- mormorò Sten, cercando di attirare l’attenzione dell’elfo, invano.
-Viene su come un camoscio, viene su…-
-Zevran…-
Niente. Zevran lo stava ignorando.
-Bravo, Alistair, ti…!-
Non finì la frase, che si ritrovò l’ultimo capo della corda in mano.
Aveva i fili districati, come se fosse stata tagliata.
L’elfo la esaminò con stupore da tutti i lati, Oghren rimase con la bocca aperta dallo sgomento, mentre il qunari sospirò di nuovo, scuotendo la testa e incrociando le braccia.
-Io te lo stavo per dire…- mormorò –Ma tu non ti eri reso conto che non c’era peso attaccato?-
-Ehm…-
-Quello ti sembra Alistair?- domandò, indicando la fine della corda.
Zevran la rimirò, alzando le sopracciglia.
-Cavolo. Se è lui gli sono venuti i capelli bianchi…- commentò -Ma come, poi?-
Sten si batté le mani sui fianchi, dall’idiozia della risposta, per poi prendere la corda e gettarla per terra.
Il nano non si era mosso di un passo. Era come paralizzato.
-Va bene, va bene…- continuò l’elfo, togliendo la corda anche dal terzo zaino, per poi mettere la mano su uno spuntone –Vado a cercarlo. Spero solo abbia trovato degli appigli sicuri. Tieni qui, Sten. Al mio segnale tiraci su.-
-Ricevuto.-
Oghren rimase con lo sguardo fisso sulla corda, soprattutto sulla fine. Non era sicuro se era stata tagliata o se si fosse veramente spezzata. L’unico fatto certo era che Alistair non era lì.
Il panico gli tornò, più forte di prima.
Scattò verso Zevran e lo tirò per i calzari.
-A-a-aspetta…!- balbettò, deglutendo –Scendi che ragioniamo tutti…-
-Ragioniamo…?- domandò, confuso, l’assassino.
-Sì, ragioniamo. Allora… lì si è staccata la corda… Ho vissuto in una città sotterranea, ma so che quando una corda si spezza non è un buon segno… Scendi, che ci programmiamo come fare…-
Entrambi i compagni si osservarono allibiti.
-Ci programmiamo…?-
-Zevran, sei proprio uno scavezzacollo! Succede qualcosa, subito ti ci precipiti…!-
-Ma che problemi hai…?- aggiunse Sten.
-Problemi?! QUALI PROBLEMI! IO NON HO PROBLEMI!- Oghren diventava sempre più nevrotico e paranoico -Che la notte rimango solo! Già ho paura che il cielo possa risucchiarmi da un momento all’altro!-
-Ma cosa, "solo"? Ma se c’è Sten con te!- aggiunse l’elfo.
-Questo non è molto confortante!-
-Ehi!- esclamò, offeso, il citato.
-Ma tanto qui non c’è niente! Se il tuo timore sono i Prole Oscura…-
-Non si tratta dei Prole Oscura! Quelli mi fanno un baffo!- continuò ad imprecare il nano, tirando la corda -La mia paura di essere risucchiato dal cielo è amplificato col niente! MA LO VOLETE CAPIRE CHE HO VISSUTO AD ORZAMMAR PER LA MAGGIOR PARTE DELLA MIA VITA?!-
-NON TIRARE!- rimproverò Zevran, tenendo la corda.
-E cosa mi dici di Alistair?!- aggiunse Sten.
-TANTO PER LUI NON C’E’ PIU’ NIENTE DA FARE!-
-Calmati!-
-RENDETEVENE CONTO! NON ATTACCATEVI ALLE COSE! ACCONTENTATEVI DI AVERNE PERSO UNO! SCENDI, ZEVRAN! SCENDI!-
-Calmati!-
-TI PREGO, RAGIONIAMO!-
Stufo delle urla, il qunari perse di nuovo la pazienza e diede delle botte al nano, una più forte dell’altra.
-CALMATI-TI-TI-TI!- esclamò, ad ogni colpo.
Oghren si era difeso, ponendo le braccia come uno scudo.
Zevran, sottovoce e con il pollice alzato, fece: -Bella mossa…-
Seguì un breve momento di silenzio.
Il nano taceva.
-Ti sei calmato?- domandò Sten.
L’altro abbassò le braccia, riflettendo, poi, le mise nuovamente a scudo.
-Ancora uno.-
Era pronto a ricevere il colpo, ma Zevran aveva fermato il compagno in tempo, indicando se stesso.
Rapido, strinse forte due zone della gola di Oghren, appena sotto la mandibola, che gli provocò lo svenimento.
Sten si abbassò, quasi allarmato.
-Ma che…?!- esclamò –L’hai ucciso?-
-No, tranquillo.- lo tranquillizzò l’elfo, prima di riprendere a salire –Si riprenderà presto. Purtroppo. Ma sarà calmo al suo risveglio. Torniamo a noi. Dammi corda. Ricordi cosa devi fare, no?-
-Sì, al tuo segnale tiro su te ed Alistair. Ma tu stai attento.-
-Certo che sto attento. Gente come me non si trova in giro…-
Dei rumori sospetti attirarono l’attenzione del qunari. Dei passi leggeri. Accompagnati da un motivetto cantato a bocca chiusa. Erano sempre più vicini.
Fu solo quando l’autore di quei rumori si manifestò che Sten si schiarì la voce e tirò la corda.
-Che fai? Tiri anche tu?-
-Indovina chi c’è qua?-
Anche Zevran rimase stupito: Alistair.
Sembrava completamente illeso. Rilassato. Di buon umore. Talmente tanto che ballicchiava e imitava Leliana mentre suonava il suo liuto.
Oghren si risvegliò proprio in quel momento.
-Eh? Che è successo…?- poi notò il giovane e sgranò gli occhi –E tu da dove salti fuori?!-
-C’è il sentiero.- fu la risposta di quest’ultimo, indicando un passaggio nella conca.
Il nano fu più sconvolto di prima.
-U-un sentiero…?!-
-Già. L’ho intravisto vicino ad una roccia a forma di coda di Zannelucenti.-
-Eccone un altro…-
-Scusate, non ne potevo più. Soprattutto di sentire le continue lamentele di Oghren, oltre a sorbirmi i suoi peti. Inoltre, era lentissimo e mi stava facendo venire i nervi. Per questo ho colto l’occasione e ho letteralmente tagliato la corda e proseguito fin qua.-
 
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