Fandom:
Hakuouki (AU)
Prompt: “Lei
è diventata il mio pensiero fisso. E non la voglio ignorare – non la posso
ignorare.” (Two weeks notice – Due settimane per innamorarsi) [Citazione anime-film-telefilm
n°20]
N°
parole:
1390
Iniziativa: “Baci rossi e
blu – Corsa di San Valentino” indetta dal forum Torre di Carta e
Fanwriter.it
Si
sa che dopo un’intensa giornata di lavoro, dopo aver sopportato il caldo dovuto
a un moto quasi ininterrotto, dopo aver resistito alla tentazione di prendere a
pugni un collega per la sua pignoleria gratuita, si prova il bisogno naturale di
lavare via fatica, sudore e rabbia.
Sanosuke
non fa eccezione, anzi è ben felice all’idea di una doccia rilassante, la trova
di conforto.
Una
volta a casa, raggiunto il bagno sbottona, sfila e toglie ogni indumento per poi
posizionarsi sotto il getto d’acqua che ha precedentemente preparato,
regolandolo alla temperatura giusta con la manovella.
Avverte
subito gli effetti benefici che la doccia gli dà, il suono ovattato delle gocce
trasparenti sulla pelle, un senso di pace e una migliore apertura ai suoi
pensieri più profondi.
Mentre l’acqua scorre carezzevole prima sul viso e poi su tutto il corpo, chiude gli occhi e osa concentrarsi su un volto in particolare: focalizza e inquadra l’immagine delicata della giovane donna che ama e che vorrebbe al suo fianco per tutta la vita. Vorrebbe lei. Al momento è solo un’illusione che lo culla, ma sarebbe bello se un giorno diventasse realtà.
Sa
benissimo che a seguire il suo amico d’infanzia potrebbe accadere di tutto -
ma proprio tutto -, però Chizuru è troppo buona, quindi si lascia
convincere ancora una volta dal suo sorriso fiducioso e dalla sua faccia tosta.
Dopo
aver chiesto in prestito a Nagakura-san la copia delle chiavi dell’appartamento
di Harada-san, Heisuke-kun l’ha letteralmente trascinata con sé e via, è partito
in quarta con la sua macchinina azzurra e adesso entrambi stanno per
intrufolarsi in casa sua.
Attento
a non fare il minimo rumore, il ragazzo dai capelli castani e dagli occhi
verde-acqua apre la porta d’ingresso e si gira verso la coetanea.
«Chizuru-chan, mi raccomando. Se conosco bene Sano-san, abbiamo i minuti contati!» l’avverte, entrando a passi felpati. Chizuru deglutisce incerta, imitandolo e dando anche un’occhiata intorno. Vergognandosi appena, perché da quando si conoscono è la prima volta che mette piede a casa sua.
Tale
desiderio, tuttavia, si prospetta arduo da realizzare, poiché lei è innanzitutto
la figlia del suo datore di lavoro, il proprietario della fabbrica in cui
Sanosuke si spacca la schiena da ben cinque anni, ma che, tutto sommato, gli
garantisce una paga dignitosa.
E
poi perché si è informato ed è a conoscenza di altri spasimanti che potrebbero
garantirle un futuro migliore.
Sospira ignaro di non essere più solo in casa, riapre gli occhi, afferra il flacone dello shampoo e passa a insaponarsi con un accorto massaggio i capelli rosso fuoco.
«Heisuke-kun...
allora? Hai trovato quello che cerchi?» domanda lei in un sussurro.
Vede
l’amico frugare dentro una specie di armadio-ripostiglio contenente scatole di
cartone, cianfrusaglie, oggetti vari, un paio di sci e persino degli scarponi
allineati contro il muro.
«No.
Qui di quel baule non c’è neanche l’ombra, accidenti! Dove può
essere?».
Assottiglia lo sguardo e pensa, mentre Chizuru si sente nuovamente inquieta.
Francamente
però non ha alcuna voglia di rovinarsi l’umore nel pensare a quelli, perciò
Sanosuke torna a concentrarsi sulla lunghezza e sulla morbidezza di quei
capelli, sulla pelle liscia e invitante, sul sorriso dolcissimo e disarmante, su
quanto è piccola, deliziosa e apparentemente fragile la sua amata.
Lei
è diventata il suo pensiero fisso.
E l’acqua lava via il sapone e tutto il resto.
«Non
resta che dividerci, temo. Io salgo su in terrazza, tu cerca dove puoi. Ricorda
però che la camera da letto è off-limits… Presto, presto!» decide
l’altro.
E
stavolta tocca a lei sospirare, mentre Heisuke sparisce dalla sua vista senza
darle il tempo di rispondere o quantomeno di approvare la sua proposta. Non le
rimane davvero che assecondarlo, e sta per varcare la soglia di un’altra stanza
quando una delle suddette scatole in bilico si rovescia e tutto il suo contenuto
finisce a terra, provocando un rumore che desterebbe l’attenzione di chiunque.
Chizuru
lancia un gridolino e sbianca.
«Ops».
In
pochi secondi, si rafforza in lei la convinzione di correre da Harada-san e di
informarlo sulla loro presenza, cosa che avrebbe voluto fin dall’inizio, perché
non può sopportare l’idea di avergli fatto prendere un colpo, oppure che lui
pensi siano entrati i ladri e a momenti se lo ritroverà davanti con un’arma
improvvisata in mano, arma che poi per vendicarsi del disturbo arrecatogli
potrebbe scagliare sul suo amico appena scende.
«Non importa in che stato lo trovo, io devo… devo avvertirlo!».
Un
rumore.
Un
grido.
Fortunatamente
Sanosuke è sempre stato un uomo dai riflessi pronti, perciò senza perder tempo
abbandona la sua doccia, recupera un asciugamano da assicurarsi in vita e tutto
gocciolante percorre con studiata calma il tragitto bagno-camera.
Allora
la porta si spalanca e l’oggetto dei suoi pensieri si materializza di fronte a
lui.
È
pallida, è preoccupata, ma è proprio lei, Yukimura Chizuru.
Ed
è bella pure così, pensa intenerito, anche se una parte di lui gli ricorda che
questa scena è assurda, che lei dovrebbe essere ovunque tranne che lì. “Ma come ha fatto a entrare?”.
«Chizuru…?».
*
Chizuru
si è convinta e senza pensarci due volte tocca la maniglia della porta,
l’abbassa e spinge.
Poi
sospira di sollievo, perché inquadra subito l’obiettivo, che è perplesso,
giustamente.
«Harada-san,
mi dispiace!» esclama immediatamente e in poche, timide parole riferisce tutto
quello che è successo, da quando Heisuke ha detto che gli serviva un vecchio
baule misterioso - almeno per lei che non sa cosa nasconda - e che doveva
essere in quella casa, fino alla caduta della scatola e di tutto il contenuto
sparso per metà corridoio.
Inoltre
non sa come abbia fatto a parlare, perché accidenti, si nota all’istante che
l’uomo è appena uscito dalla doccia e guardare la sta imbarazzando da morire:
infatti si tocca il viso e avverte le guance bollenti, come se avesse la febbre
a quaranta.
“Non
sapevo avesse un fisico così...”.
È
bello, è come ipnotizzata, non può nemmeno evitarlo: alla luce dei fatti,
Harada-san mostra un’espressione che le fa battere il cuore a mille, esibendo un
sorriso comprensivo mentre si avvicina e tende una mano verso di lei.
Questa
va a posizionarsi sulla sua testa bruna, accarezzandola gentilmente, e invece
l’altra mano l’appoggia sulla sua spalla. La sta bagnando e non le importa,
persa com’è a ricambiare quello sguardo intenso e ad attendere una risposta -
possibilmente rincuorante.
«Heisuke
è il solito birbante», commenta con calma Sanosuke, «dopo gli parlerò. In quanto
a te... sono felice di vederti, Chizuru. Non preoccuparti per quello che è
successo, si può riordinare».
È
felice… di vederla? Davvero?
«Va
bene…» mormora, incantata dalle belle parole che la sua voce calda ha
pronunciato e da come ha detto il suo nome.
Capisce
finalmente cosa passa per la testa di Harada-san, cosa prova per lei, quando si
china quel tanto che basta affinché le loro labbra si sfiorino in un semplice
bacio a stampo.
Di
più non osano, non si spingono. Chizuru si ritrae con il batticuore, i brividi e
con un misto di sensazioni positive che si rimescolano nello stomaco si impone
di ritornare sulla terraferma.
Sanosuke
intuisce quanto possa essere imbarazzata e sfoggia ancora il suo sorriso
rassicurante, aggiungendoci però un pizzico di malizia.
«Sei
bellissima, sai?».
«Harada-san,
il tuo cellulare sta vibrando», lo avvisa Chizuru, arrossendo per il
complimento, indicando l’oggetto in questione poggiato su un mobiletto.
«Ehi, Sano-saaan!».
«Fortuna
che ho messo il vivavoce, o mi avresti spaccato i timpani, Heisuke!» sghignazza
Sanosuke. «Parla con Chizuru-chan, io finisco di asciugarmi e metto qualcosa
addosso».
«Heisuke-kun,
sei ancora in terrazza?» domanda Chizuru, mentre osserva con la coda dell’occhio
l’alto e aitante Harada-san che poco prima ha scoperto ricambiati i suoi
sentimenti nascosti.
«Sì,
accidenti, sono rimasto chiuso fuori! Non immaginavo che la serratura fosse
mezza rotta», si lamenta con il suo solito tono squillante e da finto
piagnucoloso – d’altronde lei lo conosce bene.
Chizuru
rivolge la sua attenzione al cellulare e se ne dispiace.
«Non
preoccuparti. Tra poco saliamo a liberarti», lo rassicura subito.
Frattanto,
anche Sanosuke osserva il profilo dell’amata con la coda dell’occhio, e mentre
si riveste con una tuta pulita gli altri spasimanti non lo preoccupano
più.
Lei
è diventata il suo pensiero fisso e non la vuole ignorare - non la può
ignorare.
Un
giorno il suo sogno diventerà realtà. E magari - perché no? - sarà
possibile anche entrare nella doccia e lavarsi in due.