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Autore: Ellery    15/02/2017    0 recensioni
[Heaven’s Door Yaoi GDR]
Un triste giorno, tuttavia, il re si ammalò ed Iye fu convocato immediatamente al suo capezzale.
Giunto nella stanza, ordinò ai servitori di lasciarli soli e si inginocchiò accanto allo sfarzoso letto, tendendo la mano per afferrare quella del padre:
“Eccomi. Mi avete fatto chiamare?” disse solo, sentendo le dita ossute intrecciarsi alle proprie.
Storia (ridicola) di una principessa da salvare e di un gruppo di avventurieri disposti a tutto per riuscire nell'eroica impresa di riportare la pace e, forse, la giustizia... sempre che avanzi tempo!
“Figlio diletto, i miei giorni stanno per finire” la voce del sovrano era spenta ed apatica “Ben presto, il regno passerà nelle tue mani. Tu diventerai il nuovo re, Iye”
“Preferirei di no, grazie. Declino l'offerta”
“Nessuna offerta! È un obbligo, un impegno morale che devi onorare. Tuttavia, non puoi diventare re senza una adeguata consorte ed un curriculum degno di nota”
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V. Sanromolo


Giunsero a Sanromolo soltato a tarda notte. Iye aveva passato il viaggio lambiccandosi nel dubbio: cosa si era dimenticato? Aveva ricontrollato il bagaglio e, con la sola eccezione del collutorio, aveva tutto il necessario. La mancanza di Genji, naturalmente, si era fatta sentire solo in questo frangente: avrebbe voluto interrogare il bardo, chiedergli se a lui venisse in mente qualcosa, ma... Genji se n'era andato con quello strano tizio dai capelli blu, convinto di poter sbancare al festival.
Il resto della compagnia, ovviamente, era più che lieta dell'assenza del menestrello: nessuno sentiva il bisogno di declamare rime, di comporre odi e filastrocche. A onor del vero, Kim ci aveva provato, ma era stato prontamente zittito da un'occhiataccia collettiva. Infine, quando Heinrich aveva dichiarato di preferire il silenzio, si era imposto di tenere la bocca chiusa.
“Eccoci qui!” Stan frenò il cavallo davanti ad una lussuosa locanda, dall'intonaco fresco e con i davanzali ricoperti di fiori “Entriamo e facciamoci dare delle stanze.”
“Mi sembra un posto un po' caruccio!” obiettò Iye, ma nessuno gli diede ascolto.
“Chissenefrega, maestà! Tanto pagate voi!”
Una amara sorpresa, tuttavia, li aspettava poco oltre l'ingresso dove un cameriere li accolse con un'espressione desolata e contrita: i signori desideravano pernottare? Erano sfortunati! Non rimanevano camere libere; desideravano provare nell'albergo accanto?
Furono, quindi, costretti a cambiare alloggio ma neppure nel successivo trovarono posto; né in quello dopo, né ancora più in là. Tutte le locande sembravano piene.
“Ohibò, ed ora che faremo? Sembra non ci sia spazio per noi!” Stan si grattò il pizzetto, pensieroso. Non sembrava esservi soluzione. Nel villaggio, non vi era neppure una stanza libera. Tutto pieno e prenotato.
“Pss...” un secco sibilo richiamò la sua attenzione. Stan scese di sella, guardandosi attorno con circospezione. Da dove proveniva quel rumore?
“Pssss” ancora quel sussurro.
Individuò la fonte qualche secondo dopo: un giovane mendicante giaceva a ridosso di un vecchio muro, stretto in un mantello cencioso.
“Ehi, compare...” la voce era stentata e roca.
“Non voglio comprare nessuna meridiana!” Stan anticipò il venditore ambulante, ancora prima che questi sfoggiasse la mercanzia.
“Davvero? Oh, peccato”
“Stiamo cercando alloggio, però. Puoi aiutarci?”
“Se non avete prenotato, sarà impossibile trovare qualcosa all'ultimo minuto. Tuttavia, conosco un tale che affitta una stalla. Potrebbe fare al caso vostro”
“Una stalla? Non credo sia adatta per un futuro re. Tuttavia, se non avete di meglio da offrirci...”
“è il massimo che posso fare. Scendete lungo questa via” l'uomo indicò una strettoia alle proprie spalle “Vi arriverete in meno di cinque minuti”
Stan gli rifilò una moneta come ringraziamento, prima di rivolgersi al gruppetto:
“Avete sentito? Da questa parte!” esclamò, anche se nessuno pareva propenso a seguirlo. Iye appariva perplesso, mentre Kim era preoccupato che delle zecche potessero assalirlo nel sonno. Heinrich, invece, fu l'unico ad esprimere ad alta voce i pensieri di tutti:
“Io preferirei dormire nell'albergo” disse solo, ottenendo un leggero scuotere del capo.
“Mi dispiace. Non c'è rimasta una sola camera in tutta Sanromolo. Temo dovrai accontentar...”
Non riuscì a finire la frase. Un alto grido spezzò la notte:
“AAAAHHH” una donna in camicia da notte si affacciò alla finestra della vicina locanda, sporgendosi verso il davanzale “Gaetano! Gaetano” urlava, protendendo le braccia nel vuoto, verso il corpo dell'amante, ormai spiaccicato per terra. Poco dopo, anche la sua candida figura volò oltre le imposte, schiantandosi sull'acciottolato “Gaetanooooo”
“Oh, forse dobbiamo salvarla” Iye fu l'unico a preoccuparsi, ma – al solito – nessuno fece troppo caso alle sue parole; gli occhi dei viaggiatori erano fissi proprio sulla finestra da cui i due amanti erano precipitati. Una bassa figura ammantata stava agitando l'unico braccio.
“Ha trovato una camera, dite?” Kim fece per avanzare di un passo, ma Stan lo trattenne immediatamente:
“Temo non sia per noi. Se non vuoi fare la fine di Gaetano, rimani qui” sussurrò, facendo poi un cenno al medico “C'è posto per te”
“PostA, vorrai dire”
“Kim, ci tieni a ritornare a casa sulle tue gambette da tacchino rosa? Allora stai zitto” una voce, dall'alto “Heinrich, vieni! C'è un letto comodo e anche una cena già pronta. Avevano anche un coniglietto, guarda!” l'unica mano sollevò un piccolo coniglio dal pelo arruffato “Ti piace? Potremmo adottarlo. O farlo in salmì, a tuo piacere”
“Oh, un pensiero molto carino, ma credo che potremmo restituirlo a Gaetano e consorte, non credi?” il nobile si spicciò a varcare la soglia dell'albergo, mentre le sue parole decretavano il volo del coniglietto verso il piano terra.
Ne ho vedute tante da raccontar || Giammai i conigli volar!” Kim improvvisò un motivetto, subito spento dallo sbuffare del capogruppo, che riprese prontamente in mano la situazione.
Era ora di rimettere ordine e guidare quel branco di pazzi – o quel che rimaneva – verso la stalla.
 
Quando la raggiunsero, si accorsero che era, in realtà, una semplice tettoia sotto cui giacevano solamente due animali. Il bue e l'asino li osservarono sconsolati.
“Muuu muuuu” disse il bue.
“Ihhhooo, Ihhhoooo” ragliò l'asino.
“Muuu mumumuuuu muuu”
“Ihhhoo ooohh Ihhhooo”
“Muuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu”
Per una più piacevole lettura, si riporta di seguito la traduzione:
“Oh, no... ancora turisti”
“Che seccatura. Dici che vorranno dormire di nuovo nella nostra mangiatoia?”
“Spero di no! È così... poco igienico”
“Già! Nessuno sembra interessarsi alla qualità del nostro cibo”
“Guarda il lato positivo: questi almeno non sono gravidi”
“Che si staranno dicendo?” chiese Kim, avanzando verso il centro della stalla. Non vi era nulla che potesse fare al caso loro: nemmeno un pagliericcio, ma solo una vecchia mangiatoia di legno e qualche cassetta rovesciata “è terribile” constatò “Come faremo a dormire?”
“Beh, nella mangiatoia!”
“MUUUUUU” (“te pareva” NdT)
“Faremo dei turni. Uno dormirà e gli altri due veglieranno. Inizia Kim perchè è il più giovane. E poi ci scalderà la mangiatoia, che ora è fredda gelida”
“Ah, grazie...”
Kim scavalcò il bordo in legno ruvido, adagiandosi sul fondo. Si raggomitolò, così da portare le ginocchia al petto e cercò una posizione comoda. Era quasi impossibile dormire con le schegge che pungevano la schiena ed il fetore dello sterco così intenso. Eppure, il fiato del bue e dell'asino era caldo e ristoratore.
“Ihhoooo ihhoooo” (“ecco che ci scambiano di nuovo per delle stufette” NdT)
“Muuuuuuuuu?” (“secondo te, arriveranno i soliti tre a portare i regali?” NdT)
“Ihooooooooo oooooh” (“Sì, eccoli !”)
Da dietro una curva, quasi richiamati dall'atmosfera familiare, tre stranieri giunsero a passo svelto. Indossavano delle vesti di ottima fattura: seta, probabilmente, intrecciata a fili dorati ed a perline lucide. Kim, naturalmente, notò subito lo splendore degli abiti:
“Che belli! Sapete se li fanno anche rosa?” domandò, quando il trio si accostò alla mangiatoia.
“Penso di sì. Li abbiamo presi su Magiexspress. Seleziona la voce “Vendita calda abito epifania oro incenso mirra economico trasporto libero stella cometa amen”. Tempi di consegna lunghi, ma buona fattura”
“Interessante!”
“Comunque, cari stranieri, vi portiamo dei doni per celebrare il lieto evento”
“Quale evento?” Stan si intromise, osservando le scatolette che i signori reggevano ancora.
“La nascita di vostro figlio”
“Emh...”
“Lo sappiamo, non siete una famiglia tradizionale; e, se posso dirlo, potevate sforzarvi di partorire un bambino e non un surrogato di confetto, ma... chi siamo noi per giudicare?” posarono i cofanetti per terra “Ecco a voi dei doni. Oro Saiwa, Incesto e Birra”
“Questa la prendo io!” Stan si appropriò rapidamente delle bottigliette di birra.
“E questi io!” i biscotti al cioccolato finirono tra le mani del principe.
Kim abbassò lo sguardo, osservando il dono rimanente:
“Io l'incesto non lo voglio” protestò “Non ho nemmeno un fratello con cui consumarlo!”
“Figlio unico?” chiesero i tre signori “Ahi, ahi, ahi!”
 
Il giorno seguente, il gruppo si riunì nella piazza principale, ove era stato montato un lungo palco adornato di fiori. I bardi si stavano già esibendo, strimpellando le loro note di prima mattina.
“Che strazio!” si lagnò Stan, tappandosi le orecchie con le grandi mani “Occorre per forza un nuovo menestrello, maestà? Non possiamo farne a meno?”
Ricevette solo uno scuotere del capo:
“Sono spiacente, ma qualcuno dovrà pur declamare le mie gesta!”
“Questa canzone è noiosa” la voce di Heinrich si fece strada, seguita poco dopo da un secco sibilo. Un coltello volò dritto in faccia al cantore, spaccandogli la fronte a metà.
“Oh, che peccato! Un altro concorrente che si ritira” il presentatore fece un cenno al concorrente successivo che, tuttavia, decise di abbandonare la competizione e salvare la propria pelle.
“Shinji, dovresti smetterla” Stan si abbassò verso lo storpio, sussurrando “Non puoi trucidare tutta Sanromolo.”
“Perché no? Stava infastidendo Heinrich”
“Beh, perché...”
Non riuscì a finire la frase; Iye gettò un grido, agitando immediatamente le braccia per richiamare l'attenzione:
“Al ladro! Mi hanno derubato! Al ladro!”
“Oh, cazz... che giornata di merda, parte proprio male” ringhiò il mezzo pitone, sollevando la mano destra “Compagnia dell'Aspide, andiamo! Che ora è?”
“L'ora di catturare il ladro!”
Partirono all'inseguimento, macinando velocemente metri. Il borseggiatore era scaltro, ma non così agile ed impacciato dal lungo mantello nero.
“Ti prenderemo!” gridò Stan al vedere l'individuo nascondersi all'interno del vicino mercato. Forse sperava di confondersi tra le bancarelle? Senza dubbio, ma aveva fatto male i propri conti. Senza dubbio, non conosceva le doti da perfetto lanciatore di trote di Shinji che, malgrado fosse privo di un braccio, si era allenato a fondo in quello sport estremo.
Gli occhi del pitone vagarono in fretta, alla ricerca di una bancarella che facesse al caso loro. Nessuno vendeva pesce, ma in compenso c'erano dei lunghi salami perfetti per lo scopo. Ne afferrò uno, tendendolo allo storpio:
“Avanti, lancialo!” incitò, ma senza successo.
Shinji stava scuotendo mestamente il capo:
“No”
“Perchè no?”
“Non è un pesce. È un salume. E poi... quel tizio non mi piace. Non soddisfa le mie aspettative: non è abbastanza alto e nemmeno muscoloso. Sicuramente puzza. Non lo voglio”
“Ti sembra il momento per questionare?”
“Capo! Datelo a me! Il salame dico...” Kim lo affiancò “Non quel salame a cui state pensando. Quello che tenete in mano. Insomma... quello lì”
“Avevo capito, razza di pervertito rosa! Tieni... fanne buon uso!”
Kim afferrò il salume e lo piegò a forma di boomerang, per poi scagliarlo verso il ladro. L'affettato roteò su sé stesso, mancando il bersaglio e tornando indietro.
“Accidenti! Riprovo!”
Il secondo lancio fu migliore: il salame calò dritto sulla nuca del borseggiatore, gettandolo a terra semisvenuto. La compagnia circondò immediatamente il malfattore, ma fu Stan a prendere immediatamente il controllo della situazione:
“Ehi tu!” esclamò, sferrando un calcio alla figura accasciata “Come ti chiami?”
“Ahi!” un lamento dal timbro spezzato.
“Ebbene, signor Ahi! Che hai da dire a tua discolpa?” un'altra pedata.
“Ahi!”
“Sai dire solo questo? Sei un Ahiatore?”
“No... Smettila di prendermi a calci. Mi fai male!” una mano scivolò a spostare il cappuccio, rivelando una chioma corta, di un biondo chiaro, quasi cenere. Gli occhi azzurri erano coperti da un sottile velo di lacrime, mentre il viso scavato appariva ormai sporco di polvere e terriccio. Sotto il mantello, gli abiti erano di fattura piuttosto semplice: un gilet color cielo ed una camicia, abbinati a pantaloni morbidi e stivali “Mi chiamo Etienne”
“E sei un ladro?”
“Nossignore!”
“Però stavi rubando”
“Beh, sì...”
“Quindi sei un ladro”
“Non di professione. Lo faccio solo per la mia famiglia. Ho un figlio disagiato, che si fuma erbette strane e si nutre di funghetti allucinogeni! Sono cose costose, che non posso permettermi con il misero stipendio da vigilante a tempo pieno in una bottega di fiori”
“Rubano anche i fiori da queste parti?”
“Oh, sì. Sono molto pregiati e...”
Stan sollevò una mano:
“Beh, non ci interessa. Hai rapinato il nostro sovrano, quindi ora sarai punito. Pena di morte? Tortura? Solletico per quattro giorni di fila?”
Lo sventurato si gettò a terra, congiungendo le mani:
“Oh, no! Vi prego... ho un figlio che ha ancora bisogno di me! Non posso morire || né troppo soffrire || perchè la mia vita || non è ancor finita!
“Oddei, un altro che parla in rima. Mi fai solo venire voglia di strapparti la lingua, sai?”
“Aspettate!” Iye avanzò al centro della scena a braccia spalancate “Ho una idea. Potremmo graziare questo poveraccio. Ho giusto bisogno di un bardo, rammentate? E, visto che il signor Etienne non se la cava così male, potrei assumerlo.” si rivolse all'uomo ancora inginocchiato “Sapete declamare poesie? Comporre ballate? Ninananne?”
“Posso provare, signore” fu la risposta.
“Ebbene, fateci sentire!”
La donzelletta vien dalla campagna || in sul calar del sole || col suo fascio dell'erba; e reca in mano || un mazzolin di rose e viole
“Una schifezza, perdonatemi. Non sapete fare di meglio?” il principe scosse il capo, insoddisfatto: non poteva certo assoldare un bardo incapace di produrre rime decenti. Insomma, chiunque avrebbe saputo abbinare “sole” e “viole”. No, non era adatto: occorreva qualcosa di più audace, versi così complessi da far impallidire le ballate dei suoi predecessori. Aggiunse quindi “Ritentate, avanti”
Dammi tre parole || Sole, cuore, amore
“Già meglio. Molto meglio! Orecchiabile, gradevole, ma... ancora non ci siamo. Osate di più”
Chi sei, Goku non lo sai || Però presto lo scoprirai || E poi tu scomparirai” l'intonazione era  più affascinante “Una nuova realtà || con le sue verità || scaverà nel tuo passato
“Avvincente! Davvero avvincente! Questo Sir Goku doveva essere davvero fortunato ad avere un'ode simile in suo onore. Mi piace. Pensate che con il nome “Iye” risulterebbe ugualmente avventurosa?
Iye, sei tu! Fantastico guerriero || Sceso come un fulmine dal cielo!
“Fantastica! Sei assunto.”
Una stretta di mano suggellò quel patto, proprio mente sul palco di Sanromolo stavano per esibirsi Genji e Matriaco. Nessuno, tuttavia, aveva in animo di ascoltarli; la compagnia aveva ben altro a cui pensare che alle strimpellate note di due bardi improvvisati! La principessa Kacey attendeva con ansia d'essere salvata; Iye aspettava di rammentare cosa avesse dimenticato; Etienne non vedeva l'ora di intraprendere la nuova carriera da cantautore, mentre Heinrich e Shinji desideravano soltanto un posto appartato dove scambiarsi pareri scientifici sulla coltivazione casalinga dei limoni, sul tempo giusto di cottura dell'uovo in camicia e sull'allevamento dei pargoli in coppie non convenzionali.
Stan alzò nuovamente la voce, pronto a richiamare all'ordine quel disastrato gruppetto di eroi:
“Ebbene miei prodi, ripartiamo! Che ora è?”
“L'ora dell'avventura!”

 
  
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