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Autore: Danmel_Faust_Machieri    15/02/2017    0 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era arrivato il primo lunedì di settembre e la scuola di Berthyn aveva riaperto i battenti. Alessandro e Lorenzo erano stati contattati da Lesen affinché dessero l'adesione al nuovo anno scolastico e loro, senza troppi compimenti, avevano accettato. Le lezioni sarebbero iniziate alle 8:00 e i due ragazzi, sulla base di questo, avevano deciso di presentarsi a scuola con un'ora d'anticipo. Lesen e gli altri stavano già sistemando le varie aule, spazzavano i corridoi, riordinavano i propri studi e facevano ordine in mezzo alle varie scartoffie che affollavano le scrivanie e le cattedre. Mentre procedevano verso i loro studi i due amici vennero chiamati dall'urlo della barda "Gabél! Hamlaf!"
I ragazzi si voltarono e la salutarono in coro "Buon giorno Lesen!"
"Grazie per aver deciso di continuare a tenere i vostri corsi anche quest'anno" disse lei accennando un inchino.
"Figurarsi! È sempre un piacere per noi!" rise Lorenzo a piena voce.
"Già… Anche se io mi sento sempre più inutile" ammise Alessandro ridacchiando "Ormai credo che tutti sappiano combattere"
"Sanno combattere, ma non sanno combattere bene come te!" osservò convinta la ragazza.
Il barbaro arrossì ed estrasse dall'inventario la chiave del suo studio; subito il monaco fece la stessa cosa ed entrambi si avviarono verso le rispettive porte. Entrambi, in questo gesto normalissimo, passarono davanti alla porta dell'ufficio di Nicolò e non poterono fare a meno di sospirare.
"Orpheus è ancora…" domandò Lesen divenuta scura in volto.
"Già… Purtroppo non da segni di miglioramento… È passato più di un mese ormai e l'unico cenno di vita che ha avuto è stato rispondere ad un mio messaggio…" spiegò Alessandro spalancando la porta e rivelando le varie armature, i vari scudi e l'immensa varietà di armi che custodiva all'interno della stanza.
Un urlo all'improvviso spezzò quell'attimo di tristezza "LESEN!" il quale venne accompagnato dall'apparire di un Kralen trafelato.
"COsa succede Kralen?" domandò preoccupata la ragazza.
"Ci sono… Ci sono…" iniziò a dire lui palesemente in affanno "Ci sono alcuni giocatori delle Guardie Notturne che vogliono fare un sopralluogo"
A quelle parole Lesen, Lorenzo e Alessandro si voltarono fulminando il ragazzo con degli occhi preoccupati e incazzati al tempo stesso: cosa ci facevano lì le Guardie Notturne. Non fecero in tempo a dar voce ai propri pensieri che un incedere di armature metalliche iniziò ad espandersi per il corridoio: quattro giocatori coperti dall'armatura scarlatta avanzarono fino a raggiungere i quattro ragazzi, poi si separarono e lasciarono passare il generale Zarathustra "Buon giorno signori" salutò lui con quella che Alessandro avrebbe definito "faccia da schiaffi".
"Generale Zarathustra cosa ci fa qui?" iniziò a domandare Lorenzo sarcastico "Non dovrebbe continuare le analisi del piano quarantotto dato che da più di un mese a questa parte non siamo più avanzati?"
"Una squadra di miei sottoposti si sta occupando di questo; io sono qui per questioni più importanti" spiegò lui non ostentando lo sguardo di superiorità che irritava tanto il monaco "Ora, se il signor Hamlaf ha finito con le sue stupidissime illazioni…" Ma subito il ragazzo lo interruppe affilando il sarcasmo "Dico solo che anche lei potrebbe prendere parte a queste esplorazioni piuttosto che venire a cercare Orpheus qui solo dopo un mese dalla sua fuga"
"Dato che siamo stati informati che oggi riprendono le lezioni abbiamo pensato che il professore" Zarathustra accompagnò quest'ultima parola con una smorfia "sarebbe venuto a tenere comunque lezione chiederei alla signora Lesen di aprire lo studio di Orpheus"
"Ma…" rispose Lesen sobbalzando per l'essere tirata improvvisamente in mezzo al discorso "Ma… Io non posso aprire la porta"
"Sta cercando di intralciare le indagini riguardo il fuggitivo?" domandò il generale palesemente scocciato da quella risposta.
"Non è questo" rispose lei seria "Ogni docente è l'unico a possedere l'unica chiave del proprio studio quindi, anche se volessi, non potrei aprire la porta"
"Avevo previsto una situazione del genere" rise Zarathustra "Ezio!" urlò poi.
Uno dei quattro soldati nelle retrovie si fece avanti: questi indossava un'armatura più leggera di quella dei suoi compagni e gli copriva il volto un cappuccio rosso. Subito questi si mise davanti alla porta dello studio di Nicolò e, dopo aver estratto un paio di grimaldelli dal menu, iniziò a smanettare con la serratura della porta. Mentre Lesen si infuriava con il generale perché così si veniva a rovinare la serratura e la si sarebbe dovuta sostituire un rumore simile ad un "clik" annunciò che la porta essa stata scassinata con successo.
"Generale!" disse soddisfatto il ladro Ezio alzandosi e lasciando avanzare il superiore.
"Molto bene… Vediamo un po' cosa abbiamo qui!" disse Zarathustra con un sorriso spiaccicato sulle labbra che però si infranse nell'istante stesso in cui vide ciò che si trovava nella stanza: essa era completamente vuota se non fosse stato per un'unico sgabello posto al centro di essa sul quale era collocato un grammofono con già inserito sul piatto un vinile, una busta contenente una lettera ed un pacchetto di forma quadrata.
"Mi sa che qualcuno l'ha preceduta generale" lo canzonò Alessandro trattenendo a stento le risate.
Il generale entrò in quella stanza adirato guardando in ogni direzione, come a cercare un qualcosa di nascosto, un passaggio segreto, un ripostiglio, insomma, un qualcosa che non c'era. Lorenzo invece raggiunse subito il grammofono e prese in mano la lettera "Lesen!" chiamò il ragazzo "Questa lettera è per te!"
La ragazza lo raggiunse subito insieme ad Alessandro e Kralen ma anche Zarathustra fu richiamato da quell'urlo e iniziò a dire "Pretendo che tu legga quella lettera ad alta voce!"
Lesen aprì la busta guardando male il generale mentre Alessandro si era messo a giocherellare con la scatolina "Cara Lesen, scusa se ti contatto con un mezzo del genere ma come ben saprai sono ricercato e non ho altro modo per farlo. Ascolta, in questo grammofono è inserito un vinile che dovrai fare ascoltare ai ragazzi che decidono di seguire la lezione che si svolgerà nell'aula V del primo piano. Scusa se non posso essere qui, oggi, ma credo che qualcuno mi avrebbe fatto una bella sorpresa" a questo punto Lesen sospese per un attimo la lettura e guardò negli occhi Zarathustra "Comunque spero di riuscire a tenere lezione anche nei prossimi giorni anche se con dei mezzi non proprio consueti. Salutami i miei compagni e tutti i collaboratori della scuola di Berthyn ma sopratutto salutami di cuore il generale Zarathustra che ti avrà costretta a leggere questa lettera a voce alta" la ragazza iniziò a ridacchiare mentre Lorenzo, Alessandro e Kralen dovettero trattenere le risate derivanti dall'arrossire del generale. "Ah, generale, ora mi rivolgo a lei" continuò la ragazza "Il contenuto della scatolina che avete trovato insieme a questa lettera e al grammofono è per lei"
Tutti si guardarono confusi e Alessandro lanciò la strana scatola a Zarathustra che, non appena l'aprì, sbottò di rabbia capendo che il bardo aveva previsto ogni sua mossa fino a quel momento, poggiò con violenza il contenuto del pacchetto sullo sgabello ed uscì dalla stanza bofonchiando un qualcosa. I quattro ragazzi rimasti nello studio si guardarono e, confusi, si avvicinarono allo sgabello, non appena questi riconobbero che il contenuto della scatolina era una serratura nuova scoppiarono a ridere. Dopo essersi ripresi da quella sonora risata decisero di incamminarsi tutti verso l'aula indicata da Orpheus nella lettera. Appena varcata la soglia si guardarono intorno alla ricerca di qualcosa fuori posto, di qualche aggiunta ma non gli sembrava di vedere niente. Allora Alessandro poggiò il grammofono sulla larga cattedra e, alzando distrattamente gli occhi, si accorse che sula lavagna era stata trascritta, fitta fitta, una lezione di Nicolò. Il barbaro chiamò a sé gli altri ragazzi e li invitò a leggere con lui quel discorso di gesso.

Nicolò era seduto davanti al suo computer intento a scribacchiare qualcosa mentre Teresa faceva correre lo sguardo tra i cd del fidanzato che occupavano uno scaffale di una piccola libreria poi, dopo aver individuato un CD di de André, lo prese e lo inserì nella radio per ascoltarlo. Dopo qualche minuto, vedendo che il ragazzo aveva interrotto il suo scrivere nell'attesa di ritrovare l'ispirazione, gli si avvicinò intenta ad aiutarlo "Nico? Ti sei impallato?"
"Eh sì… Non so come proseguire…" rispose lui arrovellandosi il cervello alla ricerca di una frase o di uno spunto.
"Mi vuoi far leggere che così provo a darti una mano?" domandò allora la ragazza guardandolo negli occhi.
"Certo, siediti pure" disse tirando di poco indietro la sedia dando a lei la possibilità di sedersi sulle gambe di lui; e così fece.
Teresa iniziò così a leggere quello che Nicolò aveva scritto fino ad allora:
"La canzone d'autore può essere considerata poesia? Ebbene questa è una domanda alquanto complessa non tanto per la risposta che gli dobbiamo dare ma perché, se affrontata in modo sbagliato, ci può portare a fare un errore molto grave. Iniziamo a parlare un attimo della poesia prima di tutto: di cosa si compone una poesia? La poesia è composta di tre parti: un corpo a sua volta fatto di carne e sangue, ossia la carta e l'inchiostro; una mente che è rappresentata dalla metrica e un'anima che è il sentimento che il testo è in grado di suscitare nel lettore. La poesia poi si presta ad essere o raccontata/tramandata oralmente o ad essere rilegata all'interno di un libro. La canzone invece presuppone che ci sia un quarto elemento: la musica, non esiste canzone senza musica"
"Stai facendo un discorso difficile lo sai vero?" domandò la ragazza al termine della lettura.
"Lo so, ma sento che è un discorso molto interessante ed importante" sorrise lui.
"Bene allora io fossi in te, ora, farei un paragone" propose Teresa.
"In che senso?" chiese incuriosito Nicolò.
"Beh… Tu hai appena detto che la canzone differisce dalla poesia per un elemento, io mostrerei che, se facciamo venire meno uno degli elementi della poesia, rientriamo in un altro ambiente"
"Ho capito!" esclamò il ragazzo subito prima di rimettersi a scrivere e poi mostrò il testo alla ragazza:
"Immaginiamo di togliere alla poesia la metrica, in questo modo ricadiamo in un'altro ambiente che è quello della prosa che nessuno si sognerebbe di paragonare alla poesia. Eppure dobbiamo specificare una cosa: la poesia nasce come canzone"
"Cosa intendi con questa ultima affermazione?" domandò la ragazza interrompendo un attimo la lettura.
"Continua a leggere e lo capirai" rispose lui sereno e lei riprese a leggere:
"In grecia, i primi poeti, cantavano le proprie opere: i canti di Omero erano tramandati attraverso il canto, le poesie di Archiloco e di Saffo erano poesie che venivano cantate dagli autori tanto che non si parlava di poeti ma di lirici, termine che poi, nell'italiano di oggi, ha sempre indicato una dimensione legata al canto ed alla musica; ma tutto ciò avviene anche perché la lingua greca era una lingua melodica, non accentuativa come l'italiano moderno e le altre lingue"
"Ah ok!" esclamò Teresa "Ed ora come hai intenzione di continuare?"
"Ehm… Vediamo un po'… Io continuerei così:
"Credo che sia inutile continuare a dimostrare che la canzone è altro rispetto alla poesia ma, allora, possiamo affermare che la canzone sia un genere di letteratura? Ipotizziamo che un giorno, un cantautore del calibro di De André, Gaber, Vecchioni"
Non mi vengono nomi di cantautori esteri… Te ne hai in mente qualcuno?" chiese lui alla fidanzata.
"Me ne vengono in mente pochi… Metti "Edith Piaf, Bob Dylan" poi… Non lo so" disse lei.
"Va tranquilla" rispose Nicolò mentre digitava i due nomi propostigli "Al momento bastano… Vediamo ora di continuare:
"possa arrivare a vincere il Nobel alla letteratura (Già qualche anno fa Vecchioni venne candidato a questo premio) quali meriti gli dovrebbe riconoscere l'accademia reale svedese? Ebbene l'unico motivo valido per cui omaggiare un cantautore con il premio Nobel per la Letteratura dovrebbe essere, a mio avviso, "per la poeticità dei suoi testi" non esiste un altro motivo. Perché dico questo? È molto semplice la risposta: la canzone non è una forma di letteratura, dirlo sarebbe sminuire la canzone poiché in essa la parola viene ornata dalla melodia; la letteratura è offrire agli altri una parola più semplice, svestita di ogni fronzolo, come avrebbe detto Ungaretti è offrire una parola che sia "nuda". Eppure è innegabile che il testo di alcune canzoni sia pura poesia se privato della melodia e della musica: provate a leggere il testo di "Non insegnate ai bambini" di Gaber, il testo di "Chiamami ancora amore" brano con cui Vecchioni ha vinto il festival di Sanremo del 2011 o "Mano a mano" di Pierangelo Bertoli; è innegabile che questi testi siano poesia ma i cantanti fanno la scelta di cantare, di creare e di ornare la parola, di omaggiarla donandole un fedele scudiero: la musica! Dire dunque che la canzone è letteratura è sminuire la prima e presupporre che la seconda non sia una dolcissima semplicità; perché questo è la poesia: semplicità"
Come ti sembra?" domandò Nicolò soddisfatto.
"Complessa come tuo solito" rise lei baciandolo sulla guancia "Ma mi piace molto… Sai però cosa farei adesso?"
"Dimmi pure" disse il ragazzo.
"Direi a Lesen di far ascoltare una canzone, una canzone poetica come dici tu" propose la ragazza.
"È una splendida idea…" il ragazzo si mise a pensare qualche secondo a quale sarebbe potuta essere la canzone migliore da fare ascoltare in quel contesto "Trovato!" e, così dicendo, aggiunse un'ultima riga al testo:
"Lesen fai partire il vinile sul grammofono"
"E che vinile gli lascerai?" domandò la ragazza curiosa.
Lui la baciò teneramente e rispose sorridente "Sogna ragazzo sogna".

La biblioteca/mausoleo era sempre uguale a sé stessa, passavano i giorni, i mesi ma lei rimaneva immutabile. Kubasa era nella dispensa che stava cercando di preparare qualcosa per pranzo mentre Camilla cercava di non pensare al nuovo Nicolò che si nascondeva di là da quella porta di legno. Quando Alessandro aveva ricevuto una risposta da parte di lui, lei aveva iniziato ad illudersi che si stesse riprendendo da quella specie di "coma" ma nulla, quel giorno, non appena aveva spalancato la porta della sua camera l'aveva trovato ancora fermo ed immobile a fissare il suo riflesso nello specchio. Camilla non si era nemmeno convinta a parlare con Riccardo, se l'era ripromesso ma nel momento stesso in cui aveva visto il ragazzo si era come pietrificata, non era riuscita ad esprimere la realtà di sé stessa.
"Camilla…" la ridestò Kubasa dalla sua trance "Ho preparato due ciotole di insalata"
La ragazza si riprese e afferrando una della ciotole si mise a mangiare; il ragazzo, vedendola così turbata in viso, decise di chiederle se stesse andando tutto bene e Camilla iniziò a mettere sulla tavola tutti i suoi dubbi: i dubbi riguardo le emozioni che provava per Riccardo, riguardo la salute di Nicolò e poi la sua voce si strozzò quando arrivò a confessare la sua più grande paura "Vedi Michele… Da quando Linton è morta non siamo più riusciti ad avanzare di un solo piano… Non lo so… È come se le persone non avessero più intenzione di tornare indietro, come se si fossero dimenticati del vero mondo…"
"Beh… È da un po' che penso ad una cosa" iniziò a dire Kubasa giocherellando con la forchetta ad inseguire un pomodorino che correva avanti e indietro per la ciotola "Vedi, sono passati quasi un anno e sei mesi da quando abbiamo effettuato il log-in, ormai molti si sono abituati alla vita qui e molti di coloro che nel nostro mondo non si sono mai sentiti in pace con loro stessi qui hanno trovato una seconda possibilità. Ma non c'è solo questo… Il mondo là fuori non ci sta aspettando, il mondo là fuori sta continuando a scorrere; molti di coloro che stanno vivendo qui dentro probabilmente hanno perso il lavoro, alcuni hanno perso due anni di scuola e simili, alcuni di loro avranno paura a voler ricominciare tutto daccapo"
"Ma tutto questo non ha senso!" sbottò improvvisamente la ragazza "Nel mondo vero ci sono i nostri cari, le nostre famiglie e le nostre vere vite! Come fanno a non considerare questo?!"
"La paura può paralizzare oltre ogni misura un uomo…" sospirò Kubasa affranto.
Camilla si mise a ripensare alle parole del ragazzo e capì che di gente egoista era pieno anche quel mondo, doveva trovare un modo per salvare quei pochi che non pensavano solo a loro stessi. Subito la ragazza scattò sull'attenti ed iniziò ad inviare messaggi a diverse persone.
"Cosa stai facendo?" domandò Kubasa.
"Se Zarathustra non è una persona affidabile formeremo un'altra prima linea in grado di avanzare all'interno di questo gioco!" esclamò la ragazza.
"Ma…" obiettò il ragazzo "Non hai paura che Zarathustra possa ostacolarvi?"
"Non me ne frega nulla!" rispose lei dopo aver inviato l'ennesimo messaggio "Troveremo la boss-room del piano 48 e procederemo per il bene di tutti"
In quello stesso momento la porta della camera di Nicolò si aprì; i due ragazzi sobbalzarono credendo che il bardo avesse ripreso conoscenza e stesse andando a parlare da loro ma non appena Camilla e Michele arrivarono davanti alla porta trovarono Nicolò seduto sul letto a fissare lo specchio. 
"Bah…" sospirò Kubasa "Sarà stato solo un colpo di vento" e si voltò.
Camilla stava per seguire il ragazzo ma, poco prima di girarsi, si accorse che ai suoi piedi c'era una mappa che raffigurava il piano 48 e su cui era indicato un dungeon con un teschio.
"Michele!" chiamò la ragazza.
"Cosa c'è?" rispose lui correndo nuovamente verso di lei.
"Guarda qui! Abbiamo la mappa di dove si trova il dungeon con la boss-room del piano 48!" esclamò lei entusiasta.
"Ma da dove diavolo salta fuori?" domandò lui confuso osservando l'accuratezza degli appunti.
Camilla osservò Nicolò e disse a bassa voce "Grazie".

"E tu che cazzo ci fai qui?" domandò Orias vedendo Noah seduto sui gradino di accesso alla sede della gilda del Sangue di Drago.
"Oh santo cielo…" sospirò il paladino chiudendo il menu "Non pensavo che ci saremmo rivisti in una tale situazione…"
"Io pensavo che non ti avrei più rivisto dopo l'esplorazione del Vulcano di Yandir…" ribatté il barbaro.
"E io pensavo che saresti rimasto il barbaro orologi-boss che sei sempre stato" lo canzonò Noah rimettendosi in piedi.
"Voi due siete sempre così ai ferri corti?" domandò Alessandro comparendo  davanti a quei due componenti dei cinque.
"Gabél!" lo salutarono entrambi all'unisono creando un breve imbarazzo.
"Quindi anche tu sei stato convocato qui" osservò Noah rivolgendosi al ragazzo appena arrivato.
"Già e non solo io" rispose lui mentre alle sue spalle comparivano Lorenzo, Kralen e Lesen.
"Guarda un po' il nanetto saccente è anche lui qui!" esclamò il monaco ridacchiando.
"Hamlaf oggi sei solo la seconda pessima notizia della giornata" rise il bardo a denti stretti.
"Mpfui… Comunque Noah, Orias, vi presento Lesen e Kralen due dei fondatori della scuola di Berthyn; Lesen, Kralen, vi presento Noah ed Orias due dei cinque" disse Lorenzo facendo le presentazioni.
I quattro si scambiarono delle forti strette di mano e Noah guardò molto interessato la bella Lesen. Al termine delle presentazioni la porta della sede si spalancò e da essa comparì Tempesta "Dovremmo esserci tutti" disse "quindi ora entrate pure"
Il gruppetto che si era venuto a formare là fuori entrò all'interno della sede e venne  guidato da Tempesta fino alla sala circolare in cui si ritrovavano una volta i colonnelli della prima linea per organizzare gli attacchi ai boss. Non appena la porta si spalancò i ragazzi videro radunati intorno alla tavolata rotonda altri giocatori: Riccardo, Antigone, Salazar, Arcoas e il suo falco, Pikeru, Sakura e Camilla.
"Bene, ora ci siamo veramente tutti" iniziò a dire Camilla "Mi sembra giusto iniziare col dire il perché vi ho fatto venire qui. Zarathustra come generale è inaffidabile, la prima linea è ormai composta da soli suoi sottoposti e non hanno fatto alcun progresso fino ad oggi… È per questo che vi chiedo di unirvi a me per formare una "seconda linea", un nuovo gruppo di giocatori che cercherà di procedere!"
I ragazzi seduti intorno al tavolo si scambiarono dei rapidi sguardi in cui non era distinguibile alcuna sensazione "Allora?" continuò la ragazza "Chi è con me?"
Nella sala calò un silenzio tombale che durò qualche secondo facendo sentire in forte disagio la maga che aveva fatto quella proposta; poteva essere che i ragazzi non la ritenessero all'altezza? Poteva essere che anche loro si erano abituati a quel mondo e non avevano intenzione di combattere per tornare indietro? Possibile che… Ma quei continui dubbi della maga vennero zittiti dalla voce di Riccardo "Io accetto!" disse il ragazzo a gran voce.
Alessandro e Lorenzo sorrisero e, dopo essersi scambiati uno sguardo complice, dissero all'unisono "Ci siamo anche noi!"
"Voi signori avete la mia spada!" rise a gran voce Tempesta.
Salazar guardò prima negli occhi Pikeru e poi, dopo un cenno da parte di lei disse "Anche io e Pikeru accettiamo!"
"Allora non posso essere da meno" sorrise Sakura.
"Ci sono anche io" dissero all'unisono Lesen e Antigone per poi scambiarsi uno sguardo aggressivo.
"Io e Floren ci siamo!" accettò Arcoas.
"Beh… Potremmo trovare strumenti rari lungo la via quindi accetto" disse Noah.
In quel momento tutti si misero a fissare Orias dato che era l'unico che ancora non aveva dato la conferma e, dopo essersi accorto di quello, disse "Va beh fa… Dato che senza di me sareste un gruppo troppo scarso accetto"
Camilla si illuminò in volto e guardò felice i suoi amici finché Salazar non chiese "Bene ma ora come vogliamo agire?"
"Allora!" riprese a parlare la maga "Ho qui una mappa del piano 48 dove è già indicato il dungeon che contiene la boss-fight"
"Ma… Scusami un attimo…" la interruppe Salazar "Come fai ad avere una mappa del genere?"
"Credo che l'abbia realizzata Orpheus" rispose lei e, nuovamente all'unisono, Lesen e Antigone esclamarono "Cosa?!"
"Ahahahah" scoppiò a ridere Orias "Allora quel ragazzo un po' di fegato ce l'ha sul serio!"
"Comunque" tornò di nuovo a dire Camilla "Se per tutti voi andasse bene domani mattina organizzerei la spedizione per analizzare e in caso sconfiggere subito il boss"
"Molto bene!" esclamò Lesen "Allora organizzeremo le lezioni della scuola in modo che non ci siano problemi con le lezioni di chi prenderà parte allo scontro"
"Noi faremo lo stesso con la clinica" si accodò Antigone "Organizzeremo i turni di tutti in modo che l'assenza di noi quattro non crei troppi problemi… A proposito… Credo che ci sia un altro chierico che vorrebbe far parte di questa nuova squadra"
"Ti stai riferendo ad Exodius?" domandò Riccardo al quale Antigone rispose con un annuire del capo.
"Va più che bene!" esclamò Camilla.
"Per quanto riguarda le armi, se qualcuno avesse bisogno, io posso offrire delle ottime spade o comunque armi da mischia" disse Alessandro battendosi forte il petto.
"Se qualcuno invece avesse bisogno di catalizzatori io posso offrire una vasta gamma di campane, strumenti e scettri tra i quali scegliere" disse Noah per poi aggiungere "Ma vi avverto, se volete utilizzare degli strumenti rari pretendo qualcosa in cambio"
"Il solito egoista" sospirò Lorenzo sbattendosi la mano in fronte.
"Almeno io mi rendo utile in un qualche modo arrogante di un monaco!" ribatté ridendo il bardo.
"Allora… A questo punto direi che potremmo utilizzare questo pomeriggio per sistemare i nostri equipaggiamenti, poi, se volete, questa sera possiamo cenare tutti qui ed iniziare ad elaborare una tattica!" esclamò la maga raccogliendo il consenso di tutti.

"Ora mi puoi spiegare perché mi hai chiesto di accompagnarti fino a qui?" domandò Lorenzo ad Orias.
"Perché Gabél aveva lezione e tu sei uno dei pochi in grado di non darmi troppo intralcio" rispose Lui.
"Molto gentile… Ma comunque io non mi riferivo a quello… Mi domandavo semplicemente perché hai deciso di venire nel dungeon dove è morta Linton?" riprese a chiedere Lorenzo.
"Perché qui è custodita l'arma di Linotn e voglio portare avanti il suo nome utilizzando per finire questo gioco" spiegò il paladino.
"Molto nobile da parte tua… Anzi non sembri te quando parli di queste cose…" osservò il monaco sorpreso e, dopo aver detto questo, notò subito arrossire Orias, fatto che gli fece nascere un sospetto.
"Mpfui…" si limitò a rispondere lui.
Il monaco allora riprese il discorso "Sai almeno che nessuno è riuscito a prendere le armi di Linton da quando sono state incastonate nella terra da Orpheus?"
"Certo che lo so ma devo provarci anche io prima di lasciar stare" rispose semplicemente.
Giunsero davanti alle armi del generale, Lorenzo sentiva intorno a sé l'aria farsi pesante e la lama nera conficcata nel suolo rievocava scene difficili da sopportare. Orias si avvicinò all'arma e, non appena la toccò una inviolabile oscurità avvolse quell'area.
"Che cazzo sta succedendo! Un'imboscata?!" esclamò il paladino iniziando ad impugnare l'arma e mettendosi sull'attenti.
"Non fare stronzate!" urlò Lorenzo anche lui sospettando in un'imboscata "potresti rischiare di colpirmi!"
Dopo una decina di secondi l'oscurità si diradò e subito i due ragazzi fecero correre gli occhi al luogo dove riposavano le armi del generale ma, in quello stesso momento, sobbalzarono nel vedere che la spada dalla lama nera non si trovava più lì.
"Chi cazzo è stat…" ma la voce di Orias si strozzò in gola quando questi vide un giocatore che stringeva in mano la spada.
"Ma…" iniziò a balbettare il monaco "Nico…" concluse dopo aver riconosciuto che, a stringere la spada in mano, era il suo amico, vestito con i suoi soliti abiti, un cappello che ricordava quello di Cyrano, verde e con un pennacchio nero, e con la Maschera del Folle in volto.
Nicolò non disse nulla e lanciò la spada ad Orias che subito l'afferrò al volo e subito il bardo si voltò.
"Aspetta!" urlò Lorenzo "Dimmi una cosa… Sei stato tu a proteggere le armi di Linton fino ad oggi?"
Nicolò si voltò e Lorenzo riuscì vedere i suoi occhi al di là della maschera rispondere in silenzio "Sì". Il bardo si voltò nuovamente e alzò la mano per salutare i due ragazzi; dall'Artiglio di Mneninn che aveva equipaggiato iniziò a sgorgare un'oscurità che riavvolse l'area e, non appena questa si diradò, Orias e Lorenzo si accorsero che Nicolò era svanito nuovamente.
"Mmm…" iniziò a pensare Lorenzo "Chissà perché Orpheus ha deciso di lasciare a te le armi…"
"Mpfui! Credo che quel maledetto mi abbia capito…" sospirò il paladino nascondendo dietro un'espressione arrabbiata un sorriso innocente.
   
 
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