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Autore: JulietAbyssRose    15/02/2017    0 recensioni
Credo di avere l’esperienza dalla mia nel sostenere che c’è una ragione precisissima se si dice “lieto fine”, anziché “lieto nuovo inizio”, “lieto intermezzo” o chessò io.
Non tutti facciamo parte di una storia, non sempre almeno. Il piu’ delle volte siamo già abbastanza fortunati se riusciamo a ricavare una storia decente dal caos di volti, giorni e imprevisti a cui prendiamo parte ogni giorno, volenti o nolenti. Figuriamoci trarne un lieto fine.
Eppure succede. Succede che una come me sopravviva al Flagello e alla falcidia della sua famiglia per trovare finalmente la pace al fianco di un eretico sfuggito al Circolo, ai Custodi Grigi e, per un breve periodo, a se stesso.
“E poi?”.
[...]
Credo di avere l’esperienza dalla mia nel sostenere che ci sono pagine che è bene che non esistano e altre che non dovrebbero esistere ma che leggiamo lo stesso. Solitamente con grande entusiasmo e incoscienza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anders, Hawke, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“Hawke.” mi ha fatto una volta Varric, mettendo giu’ un boccale di birra grosso quasi quanto la sua testa. “Affamare un cane da guardia può suonare come un'idea furba. Il problema è che a questi cani viene voglia di giocare al girotondo, prima o poi. Ed è solo e soltanto a quel punto che ti rendi conto di quanto ti stia corta l’armatura sul posteriore.”

Probabilmente non gradirebbe sapere che di tutte le raccomandazioni in proposito QUESTA è l’unica che ricordi veramente. Le altre mi rimbombano nella testa come una litania sulla falsa riga di: “eviteresti per piacere di infilarti nella brache dell’eretico indemoniato per il bene tuo e di tutti gli astanti? Grazie.”

Varric sta lavorando ad un “racconto del Campione di Kirkwall”. Suppongo non avesse molta scelta, dopo tutto quello che è successo. Così tanto è stato detto su quel che è accaduto e così poco è stato raccontato. Comincia circa così: “La chiamavano Hawke. Falco. Il suo occhio vede così lontano da scorgere draghi nascosti tra i vapori del loro fiato a mille miglia di distanza e da salvare città intere dalla disgrazia prima ancora che vi si abbatta. A meno che si tratti del suo fidanzato. Quello, a onor del vero, le stava vicino.”
Madre direbbe che è il caso di piantarla di scherzarci sopra, che non è rispettoso ridere con tutta quella morte di mezzo (e chi meglio di lei? Ahah.) Ma c’è anche da dire che quando il cane trascurato viene a morderti il didietro, le tue opzioni non prevedono molto di meglio di una risata.
Cosa volete sentirvi dire, che avevate ragione? E’ vero. E lo sapete. Quello che non sapete è che avevo ragione anch’io.
Voi non c’eravate.  

 


Avere dei momenti di totale solitudine con un uomo che ospita uno Spirito nel suo corpo non è piu’ facile di quanto sembri. Ma è possibile.
“Per tre anni sono rimasto sveglio ogni notte pensandoti e soffrendo la tua mancanza.” parlò con lo sguardo fisso nel fuoco del camino. Era la notte in cui lasciai la porta aperta. “Ho ancora il terrore di svegliarmi da un momento all’altro.”
Lo accolsi da qualche parte tra le braccia, il collo e le labbra, stringendolo e schiacciandomi contro di lui piu’ che potevo. L’invidia per Justice non era mai stata tanto nitida e schiacciante. “Voglio essere una cosa sola con Anders.” mi scoprii a pensare. Lui mi passava le dita tra i capelli mentre il suo fiato mi solleticava un orecchio. “Conosci la strada”, fece una diversa voce mentale accennando al letto.

 

Non eravamo ancora vestiti quando parlò di nuovo. “Non mi sono mai sentito così solo. E così poco solo, allo stesso tempo.”
Mi puntellai su un gomito per studiare meglio la sua espressione, intorpidita dall’aura calda che emanavano i nostri corpi vicini sotto le coperte. Guardava il baldacchino sopra di noi con calma irreale. I capelli sembravano raggi disordinati sul guanciale. “Biondo”, come lo chiamava Varric.
“Cosa intendi?”.
“Al Circolo, con i Custodi, nei bassifondi... ovunque sia stato, sempre, le persone mi hanno  circondato. Una stanza che possa definire mia è sempre stato un lusso fuori dalla mia portata.”
Mi morsi un labbro. La domanda che stavo formulando nella mia testa suonava pericolosamente prossima a “Allora… qualche nome in particolare per i nostri bambini? Junior? JUSTIN! Che ne dici di Justin?”. Non volevo che Anders si fiondasse fuori dalla tenuta raccattando il suo scialle di piume in preda al panico. Non ancora.

“I Templari stavano ficcando il naso dalle mie parti, ieri.” riprese. “Potrei avere bisogno di spostarmi da qualche altra parte. Nel prossimo futuro… potrei considerare questa un’opzione? Voglio dire… pensavo potesse farti piacere non dover scavalcare un’orda di ubriaconi nei bassifondi ogni volta che vuoi vederm---”.

Lo interruppi baciandolo con trasporto. Ero all’apice dell’entusiasmo.
“Ti voglio proprio qui.” risposi senza fiato. “Fino al giorno della nostra morte.”
Sorrise.
Forse dopotutto non sarebbe scappato. Non ancora.

 


Credo di avere l’esperienza dalla mia nel sostenere che c’è una ragione precisissima se si dice “lieto fine”, anziché “lieto nuovo inizio”, “lieto intermezzo” o chessò io.
Non tutti facciamo parte di una storia, non sempre almeno. Il piu’ delle volte siamo già abbastanza fortunati se riusciamo a ricavare una storia decente dal caos di volti, giorni e imprevisti a cui prendiamo parte ogni giorno, volenti o nolenti. Figuriamoci trarne un lieto fine.
Eppure succede. Succede che una come me sopravviva al Flagello e alla falcidia della sua famiglia per trovare finalmente la pace al fianco di un eretico sfuggito al Circolo, ai Custodi Grigi e, per un breve periodo, a se stesso.
E poi?”.
Ricordo lo scintillio negli occhi di Bethany quando finivo di leggerle una storia. Accadeva quando nostra madre era impegnata con i lavori domestici, Bethany era ancora troppo piccola per saper leggere per conto suo e Carver si trovava in quella rarissima disposizione d’animo che lo tratteneva dal cercare una scusa qualunque per azzuffarsi con una delle due o entrambe. “E poi? Poi che succede?” chiedeva a ripetizione, quasi senza prendere fiato, laggiu’ a  Lothering, quand’eravamo ancora a casa.
Credo di avere l’esperienza dalla mia nel sostenere che ci sono pagine che è bene che non esistano e altre che non dovrebbero esistere ma che leggiamo lo stesso. Solitamente con grande entusiasmo e incoscienza.
E poi? Stavolta toccherebbe a te, Bethany. Ma tu non puoi resistere dall’essere ancora la sorella con piu’ buonsenso, vero? La tua tomba vuota non risponde mai.

 



Ehilà! Grazie per aver letto il primo capitolo di questa breve fan fiction, innanzitutto. In secondo luogo perdonate eventuali errori, specie per le accentate: scrivo da una tastiera straniera e la lunga permanenza all'estero sta arrugginendo il mio italiano, purtroppo. Spero risulti comunque abbastanza godibile.
Sto scrivendo sull'onda dell'entusiasmo/disperazione per quell'adorabile pugnalata che è la romance di Anders. Sarà almeno la quinta volta che rigioco Dragon Age 2 ma avevo sempre scelto Fenris finora. Me ne pento.
ADORO l'ironia e il sarcasmo di Hawke, è il suo scudo e ciò che la/lo rende unico. Ho scritto immaginando un'Hawke giocata selezionando quasi perennemente la risposta contrassegnata dalla maschera viola (come scommetto abbiano fatto in moltissimi).
Chiedo venia per l'ultima pugnalata gratuita su Bethany, non era programmata! Ahahah!

   
 
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