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Autore: Amantea    16/02/2017    8 recensioni
La storia ha inizio dal famosissimo episodio 35 dell’anime, “Accusa di tradimento” (23 giugno 1789).
Riprendo un’idea che avrei voluto sviluppare in un’altra mia long, ma qui ne faccio una storia a se stante. E come in altre mie storie, mi piace ricostruire l'episodio, restando fedele ai dialoghi e al dipanarsi della trama… fino a un certo punto ;)
"Un lampo, e un altro ancora.
Lo studio del Generale si illumina a tratti, un’acquaforte sinistra di chiaroscuri, che la luce tremolante dei candelabri ingentilisce a stento.
Oscar siede, immobile. Osserva il padre [...]".
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IN NOMINE PATRIS



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La Madre Priora veste un sorriso lieve, mentre con un cenno, il palmo sospinto leggermente in alto, quasi un invito, a richiudere poi le dita su se stesse, emana un ordine alla ragazza che già aveva incontrato gli occhi di Oscar, trattenendoli nei suoi con dolorosa empatia.
Non ci sono risposte da attendere, se non compiacersi dell'obbedienza.

La giovane suora fa strada ad Oscar lungo il corridoio, le apre la porta, attende ancora un poco.
- Questa è l'unica occasione che ho per parlarvi così apertamente, vi prego di ascoltare attentamente -.
Oscar si appoggia al muro, le braccia incrociate. Ha freddo. Ha freddo lungo le cosce nude che si accostano sotto la veste, mentre una rabbia sorda le morde tenace la gola.
- La giornata è scandita dai tempi di preghiera e di lavoro, imparerete a riconoscerli, e finchè non verrete consacrata suora, mi seguirete per apprendere le regole della vita conventuale. Ci sono solo dei momenti ben precisi in cui siamo libere di parlare, la Madre Priora è molto rigida a questo proposito. Mi state ascoltando, Blanche? -.
Oscar tiene lo sguardo basso, quasi serrato. Ed è puro fuoco quello che investe la giovane suora.
- Io non posso stare qui. Non mi piegherete, mai. Non è questa la strada che ho scelto. Vi prego di comprendermi almeno voi, sorella... -.
- Nives. Potete chiamarmi Nives -.
La ragazza sospira, sospinge lo sguardo sulle mani raccolte in grembo, quasi a raccogliere i pensieri tra quelle dita bianche e strette.
- Siete pallida, e molto magra, e avete il corpo segnato da cicatrici. Era quella la vita che avevate scelto, sorella Blanche? Veramente quella? Non ho mai conosciuto una donna come voi, nascosta in un'uniforme da uomo. O forse piuttosto qualcuno ha scelto per voi, sì da farvi credere che fosse la vostra unica via, e poi l'avete consacrata giorno dopo giorno, e fatta vostra? -.
Oscar muove un passo, le braccia strette al corpo, e poi volta le spalle, lo sguardo perso oltre il tondo di luce che rischiara la parete.
Tace, ancora un poco.
- Che differenza fa, sorella Nives? -, mormora infine.
- Nessuna. Credo nessuna, in fondo -. Nives si avvicina a lei, non osa toccarla, ma le si accosta, guardando nella stessa direzione.
- E' quasi l'ora della preghiera che precede il desco. Seguitemi, sorella Blanche. E' il caso che mangiate qualcosa. Vi dirò io quando potremo parlare di nuovo. Se avete qualcosa da chiedermi, potete farlo adesso. E ricordate: se vedete qualcosa, non l'avete vista. Se udite qualcosa, non l'avete udita. Se provate qualcosa, non l'avete mai provata -.
Un sorriso amaro si dipana sul volto di Oscar.
Avrebbe così tante cose da chiedere, che ogni domanda infine le smuore nel petto.
E' giovane Nives, ha gli occhi vivi, intrepidi. Occhi che raccontano una storia, come i tratti di quel bel viso incorniciato dal velo, i capelli che Oscar intuisce nascosti e corti, al pari dei suoi, impossibile indovinarne il colore.
Improvvisamente rinchiusa in un luogo di donne, doppiamente a lei misterioso.
Mille volte meglio affrontare un soldato, una caserma, un reggimento! Ma lì... donna fra donne... e non donne vacue di corte, ma donne pronte a rinnegare (o sublimare?) se stesse...
Oscar si sente disarmata. 
Non proferisce parola.
    La regola del silenzio. La prima regola.
Nives esce dalla stanza, Blanche la segue.


André sprona il cavallo oltre il cancello fatuo della caserma.
La testa rimbomba di pensieri, il cuore in
controcanto gli rimanda tinte cupe.
Non ha i poteri e l'influenza di un nobile. Non vengono spalancate porte al suo passaggio, né ci si inchina d'ossequi e di premure. Non ha denari per corrompere, né amicizie da far valere.
Ha solo la determinazione che nasce dalla disperazione, l'argutezza buona che nasce dall'osservare il mondo con occhi caldi e attenti.
Un problema alla volta. Un pensiero alla volta.
Arrovescia la testa, chiude lo sguardo al cielo che risplende limpido e terso, un unico spazio monocolore, lasciando che il calore del sole arrivi alla pelle, e la ristori.
    Oscar...
Ha smesso di sperare. Ha smesso di attendere che l'anima di lei si apra all'amore. Vive, e nulla più. Dopo quella maledetta sera, tra loro si è fatto silenzio e tacita distanza. Quante volte deve dichiararsi ancora? C'è un qualcosa che a volte rafferma il cuore e si chiama dignità.
In realtà ci sono stati degli istanti, quasi squarci d'intuitiva incoscienza, in cui gli è parso (o l'illusione diventa abitudine?) che Oscar stesse per dirgli qualcosa. Come quella sera, a casa, dopo l'aggressione a Sant'Antoine. Oscar aveva uno strano sguardo. Di una dolcezza insolita, e prolungata. Aveva avuto l'impressione che la cioccolata fosse solo una scusa, che fosse altra la richiesta che ella avrebbe voluto fargli.
    Resta un po' con me, André.
Se solo Oscar avesse avuto il coraggio di dirglielo. Se solo fosse riuscita a spezzare quelle antiche catene, e vivere, finalmente, vivere... Oh, l'avrebbe abbracciata! O piuttosto, avrebbe lasciato che lei si alzasse e gli si avvicinasse. Forse entrambi avrebbero guardato la pioggia, la tazza di cioccolata fumante e amara, tra le mani, lasciando che fosse un altro il calore a pervaderli. Se solo Oscar avesse saputo che amare è così facile, così facile...
Ma non era successo nulla di tutto ciò. Che sciocco il cuore quando si fa sognatore!
Si era negato. Una punta di rivincita nella voce. Il corpo a pezzi, malconcio e malmenato, e dentro non da meno.
E infine: Oscar non aveva reagito di fronte al padre. Non una parola.
    E adesso me ne andrò via assieme a vostra figlia.
Sarebbe fuggita, con lui?  Avrebbe lasciato che André, pistola in pugno, tenesse alzata la guardia, coprendole la fuga, via da palazzo, i cavalli lasciati sellati e pronti fuori le scuderie, forse una preghiera, una domanda, una mano che cerca l'altra, e si incastra? Ancora silenzio. L'ennesimo, dannato, maledetto silenzio.

Si inoltra tra i vicoli di Parigi. Un viavai affaccendato di mendicanti, bambini e donne, nell'ora che precede il pranzo, per chi può permetterselo. Per i più, un boccone divorato in fretta all'angolo di una straducola, un frutto rubato da un banco del mercato o da una cesta.
Quasi non si accorge di aver superato un ponte, e di ritrovarsi di fronte ad un edificio familiare.
Solo che quel giorno nevicava, e qualcuno parlava alla folla, in una piazzetta poco distante.
Lascia il cavallo, le finestre sono aperte, forse qualcuno è in casa.
Chiama ad alta voce, un nome, poi due.
- André! -.
Rosalie si è affacciata d'impeto, la chioma bionda che la segue, sporta oltre il davanzale. Una mano festosa a salutarlo.
- Sali, André! -.
E' casa. Odora di caffé, e verdure cotte, nei pochi mobili disposti per necessità, ove non ci sono soldi per seguire il gusto.
Ma ci sono fiori sul tavolo, e ricami nel tessuto che lo riveste. E' la mano di Rosalie, che si riconosce ovunque, la sua composta freschezza.
- Spero di non recare troppo disturbo Rosalie! -, ride Andrè.
La ragazza ride di rimando, la mano portata alla bocca. Non cambierà mai, Rosalie.
Quel pensiero gli addolcisce il petto. Facile lasciarsi andare ai ricordi. Non siamo fatti di quelli, in fondo?
- Dimmi subito di madamigella Oscar, André. Sta bene? Le hai portato i miei saluti? Oh, quanto vorrei rivederla! -.
Trattiene malamente l'emozione che già le scivola sulle guance. Ha il cuore così piccolo Rosalie! Troppo piccolo per contenere tutto quello che ogni volta le esplode dentro.
- Sì, non temere. Sta bene, e ricambia con tanto affetto i tuoi saluti -.
Se André è bravo in qualcosa, certamente lo è nel non far soffrire e preoccupare gli altri.
- Sia lodato il Cielo! Sono sempre tanto in pena per lei -.
Sorride, Rosalie, dandosi a bassa voce della sciocca che non sa tenere a freno la lingua.
- Non esserlo. La conosci -.
- Sì. Certo -, sorride, non può dirgli che è proprio perchè la conosce che è tanto preoccupata. Ma intanto ha già preparato il caffé.
- E dimmi André. Cercavi forse Bernard? -.
André la osserva curioso. Forse non è vero che le persone non cambiano. Certe si assestano, evolvono, si fanno specchio del vissuto dell'anima. Che la vicinanza di Bernard avesse smaliziato un poco la piccola Rosalie?
- Ti confesso che mi sono ritrovato a passare di qua per caso. Ma senza dubbio avrei bisogno di parlare di una certa faccenda con... con tuo marito -.
Arrossisce, Rosalie. E quel tocco di pudicizia le dona quasi sensualità.
- Non lo troverai stamattina. E' con Robespierre. Ma se ti fermi a mangiare qualcosa con me, nel pomeriggio, sul presto, dovrebbe rientrare. Intendo, se non la trovi una cosa sconveniente. Oh, ma cosa sto dicendo! -.
Ride, la mano di nuovo alla bocca, il grembiule che le sottolinea la vita stretta, le braccia magre. Le nota, André.
- No, non lo trovo sconveniente, Rosalie. Anzi, mi farebbe piacere restare un po' a parlare con te. Ma solo se non ti mette in difficoltà avere un ospite -.
- Nessuna difficoltà, André. Non abbiamo molto da offrirti, ma Bernard sarebbe felice quanto me di saperti alla nostra tavola -.

E' un pasto semplice, quasi frugale, di brodo e verdure troppo mature.
André capisce quella povertà. L'ha toccata ogni volta che si è recato in caserma, che ha ascoltato i racconti dei suoi compagni di brigata. Senza parlare, solo ascoltando. Storie di figli senza genitori e di madri troppo povere. Di una Parigi avvolta da spettri, e di un tempo gravido di cambiamenti.
- Ho paura per Oscar -, ripete Rosalie, il piatto vuoto di fronte.
- Sai cosa intendo, André. I nobili sono così in odio alla povera gente. Io lo so bene. Che cosa succederebbe se la popolazione di Parigi si ribellasse? Io ogni tanto ascolto i discorsi di Bernard. E non ci crederai -, arrossisce, - ma spesso mi legge i suoi proclami chiedendomi cosa ne penso -.
- Mi sembra una bellissima cosa Rosalie! -, afferma André.
- Io non ne capisco di... di politica, ma sono una donna del popolo. So cosa significa vivere in miseria -. Si osserva le mani, in grembo, sfiorandosi piano le dita l'una contro l'altra.
- Rosalie... Non succederà nulla ad Oscar -.
Un assenso forte, con la testa: - Sì, certo André -.
Si alza, toglie i piatti.
- Ma adesso dimmi un po' di te -.
André resta interdetto. Lo sguardo di Rosalie indugia su di lui, sospeso in un sorriso appena accennato.
    So di voi, l'ho sempre saputo.
Non può dirle nulla. Nulla che non la ferirebbe. Nella sua vita semplice, Rosalie ha trovato Bernard, hanno vissuto insieme, si sono sposati. Non ci sono dubbi sul loro amore. Traspira lieve da quelle mura, come un aroma delicato, impresso nel legno e nelle stoffe. Come dirle che la loro vita, invece, la propria e quella di Oscar, sono tremendamente complicate? Non solo per la differenza di classe. Rosalie diventerebbe rossa in viso e alzando la voce gridererebbe che l'amore non ha censo né blasoni.
E' proprio il riconoscersi, tra loro due, che è complicato. Si ama quando si è pronti. Anche Oscar prima o poi lo sarà. Spera solo di essere ancora vivo, a quel momento.
- Io sto bene, Rosalie -.
Rosalie sorride a pieno viso, fa un cenno con la testa.
- Tu hai sempre pensato molto agli altri... a madamigella Oscar, soprattutto. E poco a te, André -.
- Sai, Rosalie. Credo che occuparsi delle persone cui vuoi bene è come occuparsi di se stessi -.
- Sì-, mormora la ragazza di rimando, un'ombra di tristezza nei begli occhi grandi e chiari, - lo credo anche io, André -.




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Mi scuso per il ritardo della pubblicazione. Spero che l'aggiornamento vi giunga gradito.
Grazie di cuore a chi segue, legge e commenta :)
Un abbraccio a tutt*
Amantea

 
   
 
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