Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: moreofsilence    16/02/2017    1 recensioni
Brenda Collins è una diciassettenne che di normale ha ben poco. Figlia di una italiana e un americano, ha vissuto fin troppo per i suoi anni.
È per questo che è forte, matura, spesso acida, non si fida di nessuno, ha passato la sua infanzia aiutando sua madre ad uscire dalla depressione causata dalla morte del padre.
Odia il romanticismo, vede l'amore come qualcosa di effimero e inutile.
Ma cosa succederebbe se nella sua scuola si trasferisse un ragazzo, bello, arrogante, falsamente superficiale, che come lei ha un gran vuoto dentro? Si sa, all'inizio due caratteri forti tendono a scontrarsi, e poi?
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
"Lo sai che in sole cinque parole mi hai insultato sei volte, Collins?"
Continua con un ghigno stampato sul viso.
"Io non sarei tanto ironica fossi in te, Bianchi. Tu non lo sai, ma essere idiota non è un difetto, è un vero e proprio crimine. Dovresti sentirti in colpa con il mondo per contribuire così tanto a peggiorarlo."
Sorrido diabolica, la mascella irrigidita, le sopracciglia contratte e lo sguardo feroce, a volermi sbranare.
Cos'è, gradasso dei miei stivali, ci stiamo alterando?
Occhio per occhio, dente per dente. Sbagli a provocarmi.
Stai facendo lo stronzo con la stronza sbagliata, Luca Bianchi.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic  

Prendo una gran boccata d'aria, inspiro ed espiro profondamente.
Finalmente un po' d'aria fresca e non contagiata da parole e discorsi insensati.
Sono fuori dalla giungla, fuori da quella noiosa e soffocante sala dove non si fa altro che spettegolare e parlare di tribunali oppure rompere le scatole al prossimo, chiedendo nome, età e codice fiscale. E no, non sto esagerando.
'Oh Maria, quanto è cresciuta tua figlia!'
'Che graziosa ragazza.'
'Tu non lo sai, ma io ti conosco da quando tua madre ti ha cambiato il primo pannolino.'

Per non parlare di quando attaccano a fare domande sul mio nome.
Brenda Collins.
Un nome e un cognome americano, con una madre di puro sangue italiano, sono strani, strani se mio padre non fosse un italo-americano super innamorato di mia madre ma ancor più della sua patria e non avesse convinto mia madre a darmi un nome via di mezzo tra italiano e appunto, americano.

E avanti così ad asfissiarmi e a trattarmi come un essere incapace di parlare, ma comunque da utilizzare come argomento di conversazione.

Io le odio, odio le feste, ancor più se sono di gala, ancor più se ci sono persone così noiose, ancor più se non c'è niente di più interessante da fare che gareggiare sul numero di casi di assassini vinti nell'ultimo anno.
Meledetta festa! Maledetta mamma! Maledetta me che mi sono fatta convincere a venire, solo per regalarle un sorriso!

Eppure lei lo sa, lo sa quanto odio questi detestabili e futili congressi di lavoro e di riunione dei più importanti avvocati della città che si tengono a fine estate, a cui ovviamente lei deve prendere parte.
Certo! Perchè se per un cavolo di anno si risparmia questa bufala poi fa un torto a tutte le oche starnazzanti sue colleghe, che ci mettono sei mesi a prepararla.

Sbuffo.
Ma chi voglio prendere in giro?
Ora non posso farle una colpa, ora che si sta finalmente riprendendo, o almeno sta facendo finta di riprendersi, non posso impedirle di distrarsi e divertirsi, se questo si può chiamare 'divertimento'.
Fortunatamente qui fuori non c'è anima viva, un posto dove posso stare in pace.
Davvero, mi sembra così strano che un posto buio e deserto come questo possa essere migliore di quello illuminato e pieno di gente laggiù. I paradossi della vita.
Ma a me piace così, mi è sempre piaciuta la tranquillità, il silenzio, anche se da qui si può ancora sentire la musica di sottofondo di Chopin e gli schiamazzi delle persone che non sanno apprezzarla, ma che l'ascoltano perchè fa intellettuali, quando neppure sanno il nome dell'autore di quella magnifica melodia.

Devo ammettere che però questa terrazza gigantesca e piena di fiori è davvero stupenda, specialmente per la fantastica vista che c'è.

Faccio un passo, poi due, poi tre, avvicinandomi ancor più al parapetto di marmo, lo sfarzo non è mai troppo!
Mi tolgo queste dannatissime mollettine che mia madre mi ha costretta a mettere e che mi stanno strizzando le meningi.
Smuovo i capelli rossi che mi ricadono sulle spalle in modo confusionale.
Allento anche la cintura del vestito  che ora vorrei davvero strapparmi di dosso e bruciare o dare come giochino agli orsi.

Alzo gli occhi sulla Luna, da qui è particolarmente vicina, ancora più grande. Stasera le stelle sono particolarmente abbondanti.
Non so perchè, ma la Luna mi ricorda spesso mio padre, così chiara, luminosa, serena, così onnipresente, eppure così lontana, proprio come lo è adesso lui. La differenza più grande e dolorosa però, è che la Luna torna sempre a farsi vedere, a farsi ammirare, lui no, lui non si fa vedere da cinque anni ormai, e non tornerà più a farsi vedere.
Possibile che, nonostante sia passato così tanto tempo, ancora ci spero, ancora lo aspetto, ancora non voglio accettare l'idea che davvero non lo rivedrò mai più?
Chiudo gli occhi, ora riesco solo a sentire la leggera brezza che mi sfiora le guance.

Mi manchi, papà.
Da quanto tempo non pronuncio questa parola.
Papà.
Papà.
Papà.
Papà.

-Papà...- sussurro e neppure mi accorgo della lacrima che mi sta rigando la guancia.
-Che fai? Piangi?-
Sussulto quando sento la voce roca e calda di qualcuno proprio dietro di me, di cui fin'ora non ho affatto percepito la presenza e mi affretto ad asciugare l'inutile lacrima sulla guancia.

Proprio appoggiatto al muretto d'ingresso della sala, a pochi metri da me, nella penombra, noto una figura slanciata e magra.
Un ragazzo, in jeans e giacchettino di pelle, è intento ad accendersi una sigaretta con aria del tutto impassibile e disinteressata, che io mi guardo intorno per confermare che sia stato realmente lui a parlare.

-Quindi?- Mi chiede.
Allora non sono impazzita del tutto! È stato lui a parlare.
Il bello è che peró non sta guardando me, ma un punto indefinito davanti a lui, ma è strabico per caso?
-Cosa diavolo t'interessa?- Gli chiedo e non so neppure io perchè gli stia chiedendo una cosa del genere, quando dovrei trattare questo sconosciuto con totale indifferenza, non degnarlo di uno sguardo e tornarmene dentro.
Non l'ho mai visto prima, sarà figlio di qualche nuovo collega di mia madre.
Lui ridacchia e poi alza finalmente lo sguardo sulla diretta interessata ed è allora che li vedo.

Due smeraldi, due perfette pietre levigate e incastrate in un volto altrettanto perfetto.
Nonostante la luce molto fioca, posso ben vedere la sua mascella ben marcata e il pizzico di barba che la contorna, i capelli neri, scuri, molto scuri, ma non riesco a distinguerne il colore, sembrano essere color cioccolato fondente, ma potrebbero benissimo essere anche color nero carbone, ciò che è certo è che hanno un'aria piuttosto scombinata e sbarazzina.

Carino il ragazzo, peccato che non provi nè sorpresa nè interesse in nessun tipo con aria da ragazzaccio belloccio, anzi non provo nessun interesse per nessun tizio e basta.
-Nulla, solo che mi dispiace vedere  le bambine piangere.- Ed eccolo il particolare che mi era sfuggito, un fastidiosissimo e irritante ghigno che gli increspa le labbra.
Dannazione! Se c'è una cosa che odio più di questi stupidi party è piangere, non perchè mi faccia sembrare debole, innanzitutto perchè a me non importa nulla di 'sembrare', ma perchè semplicemente odio che le altre persone vedino ciò che provo o che penso.
I miei pensieri, le mie paure, le mie mancanze sono appunto mie.

Poi conosco questo ficcanaso da meno di sessanta secondi e già trovo la sua presenza insopportabile.
Ma un attimo, come si è permesso di chiamarmi questo sbruffone?!
-Ma come ti permetti? Non so chi tu sia e neppure mi interessa.- Mi fermo un attimo per impuntare bene i miei occhi nei suoi, mentre lui continua a fumare con assoluta indifferenza la sua sigaretta e ciò fa salire la mia irritazione alle stelle.
A parte che se continua a fumare così a me viene un cancro ai polmoni per fumo passivo e lui si ritrova con la perfetta dentatura sfasciata, ma anche perchè la gente che non ascolta mentre parlo mi fa innervosire non poco.
-Ma devi sapere due cose. La prima è che per tua informazione non stavo piangendo.- Continuo -La seconda è che sai, non mi potrebbe fregar di meno che un bamboccio sconosciuto mi chiami bambina. Quindi ti do un consiglio- mi guarda divertito.
-Queste battutine da pallone gonfiato dedicale a qualcuno di tua conoscenza a cui piace perder tempo come te o per cui almeno tu non valga quanto la radice quadrata di meno tre.- Sembro quasi una stupida a mettere in mezzo la matematica in  questo momento, ma non è di certo questo il mio obiettivo.
La matematica in certi momenti può essere molto utile, per smerdare qualcuno.
-Oh no! Mi sono scordata che i neonati impiccioni ancora in fasce non sanno cosa sia una radice quadrata.- Dico facendo faccia falsamente dispiaciuta, mentre vedo la sua fare più che un'espressione offesa, una alquanto stupita.
Cosa credeva? Che me ne sarei stata zitta?
-Ora addio, non ti dirò che è stato un piacere conoscerti, perchè non lo è stato. A mai più.-
Dico facendo per ritornare dentro, ma sento una salda presa sul polso.
Mi giro di scatto, guardandolo in cagnesco.

-Cosa vuoi?! Lasciami immediatamente!- Sibilo a denti stretti, guardandolo male.
Che sia un maniaco pedofilo?
Un maniaco così bello?
Non è bello infatti, stupida coscienza.
No, è bellissimo infatti, forse è un modello. Chiuditi cielo, io i ragazzi neppure li guardo.
-Tranquilla, voglio solo sapere il tuo nome, ragazzina.-
Ah! Da bambina a ragazzina, progredisce in fretta il ragazzo.
Mi lascia il polso e mi si para davanti.
Devo alzare la testa per guardarlo, prima non sembrava tanto alto!
Eppure io sono uno e settanta, questo tizio è un gradasso.
-Voglio non esiste, ragazzino. Ora, lasciami passare.- Dico riprendendo a guardarlo male, ma il suo ghigno non vuole sapere di andarsene.
-O me lo dici o posso rimanere qui fuori a farti compagnia tutta la notte, ragazzina.- Sorride sghembo.
Sul serio, certa gente non sta bene.
O più semplicemente è un idiota figlio di papà che non ha di meglio da fare che rompere le scatole a me.

Ma decido di stare al suo gioco, non ne vale la pena e ora sono troppo stanca per combattere con un idiota, perchè è facile da capire, questo qui è un idiota.

-Sono Arianna, Arianna Rossi.- Dico il primo nome che mi passa per la testa, ma cerco di mantenere la mia solita freddezza e fermezza.
Stranamente però lui continua a ghignare.
-Sei molto brava a mentire, davvero, stavo quasi per crederci.-
Alzo un sopracciglio incredula, come diavolo fa a saperlo?
-È il trucco più vecchio del mondo, era ovvio che non mi avresti detto il tuo vero nome.-
Ora sì che sono allibita!
Ma che cazzo vuole questo coglione?
-Allora mi spieghi perchè me lo hai chiesto?-
-Semplice, volevo vedere l'espressione che fai quando menti.-
Corrugo la fronte, continuando a non capire.
-Quella era la stessa identica faccia che hai fatto quando hai detto che non stavi piangendo.-
Sgrano gli occhi, mentre lui con un brutto sorrisetto si avvicina a me che me ne sto ancora ferma sul mio posto a guardarlo sconcertata.

Sto per allontanarmi, quando davanti a me vedo solo un alone grigio e polveroso, che mi invade anche le narici. Inizio a starnutire di continuo, mentre lo sento di nuovo ridere, una risata bastarda e denigratoria.
-Allora avevo ragione, sei una bambina!- Dice allontanandosi di nuovi.
-Brutto stronzo!- Riesco a dire tra uno starnuto e l'altro.
-Le bambine non dicono le parolacce.- Continua a prendermi in giro.
-Allora te lo dico in modo più gentile.- Sorrido beffarda.
-Crepa!-
Detto ciò, senza dargli tempo di replicare, giro i tacchi per tornare velocemente dentro, per trovare mia madre e scappare da questo pollaio, non prima però di aver sentito alle mie spalle un ben chiaro -Spero di rivederti, rossa.-
Ma lo ignoro completamente.
Anch'io spero di rivederlo, certo! All'inferno.

Note d'autrice
Ciao a tutte le lettrici/ lettori! Inizio col dire che sono approdata su questo sito da davvero poco, ma avevo in mente questa storia da davvero tanto, è la prima che scrivo quindi è un po' una prova con me stessa, ciò non toglie che ci tengo davvero tanto, perchè c'è molto di personale. Voglio scrivere qualcosa di molto soft ma che allo stesso tempo faccia pensare! Spero che come primo capitolo sia piaciuto!
Alla prossima

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: moreofsilence