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Autore: rocchi68    16/02/2017    2 recensioni
Quello era l’ultimo anno prima della maturità.
Era passato tanto tempo da quel giorno eppure quando si avvicinava quel periodo, lui si sentiva molto peggio del solito.
Tutto era tornato apposto, ma quella calda giornata estiva gli aveva causato una profonda frattura.
Il che era un vero peccato, considerando il passato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Trent
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Tutta colpa della sua sbadataggine e della mancanza di riflessi.
Si era chiesto cosa potesse andare storto e Dawn gli aveva fornito la risposta in pochi secondi.
Non capiva nulla di quella sensazione.
Non l’aveva mai provata in vita sua e non sapeva nemmeno come comportarsi.
Se fosse stato solo avrebbe avuto un sacco di tempo per rifletterci, ma la sua presenza lo destabilizzava.
In pochi secondi tutte le certezze erano svanite e si sentiva perso.
Era giunto sul punto di pensare se anche i suoi amici avevano mai provato ciò.
Il desiderio folle di restare sempre insieme a una persona, di non farla andare via e di abbracciarla per tutta la vita.
Il sogno di combattere contro i pregiudizi degli altri solo per raggiungere la felicità.
Si era completamente dimenticato di lei, ma presto se ne sarebbe ricordato.
“Scott?” Chiese di nuovo, passandogli la mano a poca distanza dal volto.
Stava fissando il nulla e non era in grado di trovare risposta al dubbio che lo assillava.
Perché si sentiva così?
Perso nel vuoto dei suoi occhi e perché continuava a ripensare alle parole di Flash?
Non le aveva mai considerate.
Credeva che fossero prive di ogni fondamento.
Del resto come può una bestia sapere cos’è l’amore?
Sempre che di amore si parlasse.
Non poteva averne la certezza.
“Sì?” Borbottò sovrappensiero.
“Dovresti insegnarmi un’altra tecnica.”
“Hai degli occhi stupendi.”
Si era fatto sfuggire quella semplice frase.
Una frase che non poteva valere nulla per lei, ma ormai era tardi per rimangiarsi tutto.
Dawn non se lo aspettava, arricciò le labbra in un dolce sorriso e arrossì appena.
“Grazie.”
“La prossima tecnica…prova a bloccarmi frontalmente.” Propose, mentre lei si avvicinava intimorita.
Sembrava avesse paura, ma non sapeva nemmeno lei di cosa.
Era la prima volta che qualcuno gli faceva un complimento, ma lui anche il caso lo faceva solo per rivedere le sue perle e nulla più.
Voleva battere quella sensazione e voleva farlo in grande stile.
Peccato che fossero sempre i suoi occhi a vincere e Dawn lo beccava sempre nel momento meno opportuno.
“Ci sei?”
“Scusa. Devi sempre evitare di farti afferrare e se per qualche motivo riesce a strangolarti, devi utilizzare la rotazione del corpo così come ti ho insegnato.”
“Perfetto.”
“La regola è la stessa, anche se ti strangola da dietro, ma in questo caso puoi prendergli le dita e usare lo svantaggio a tuo vantaggio.”
Scott quindi gli mostrò la tecnica corretta e come appiccarla al meglio per rallentare l’avversario.
Non credeva imparasse così in fretta e l’aveva considerata troppo in anticipo.
“Potresti mostrarmi un’altra tecnica?” Gli chiese, mentre lui continuava a perdersi nei suoi occhi.
Si deconcentrava fin troppo spesso e tutte le volte si dava dello stupido per quelle pessime figure.
“Quando ti afferra il polso, devi usare una delle leve che ti ho mostrato. Purtroppo non sono bravo in teoria e la pratica vale molto di più.”
“Ho capito.”
Scott gettò quindi un’occhiata sconsolata alla sveglia che aveva sulla scrivania e subito si sentì come morire.
Perché il tempo passava così in fretta quando si divertiva.
“Beh si è fatto tardi. Credo sia ora di tornare a casa.”
Erano circa le 18 ed erano quasi 2 ore che si stavano allenando senza sosta.
“Tieni, vai a farti una doccia.” Le disse porgendole l’accappatoio e i vestiti di riserva.
“Sì mamma.” Borbottò, facendolo sorridere.
“Guarda che dopo tocca a me e se non vuoi arrivare tardi, ti conviene muoverti.”
Riprese, mentre si asciugava un po’ di sudore che scendeva dalla fronte, sedendosi sul divano del salotto.
Fu solo quando sentì l’acqua scorrere che prese a farsi alcune domande.
Perché si sentiva così strano?
Perché non riusciva a togliersela dalla mente?
L’unica risposta era tutta nella sua figura.
Non riusciva più a immaginarla come un’amica e davanti a sé vedeva solo una donna.
Una bellissima donna.
Non troppo alta, né troppo bassa e sicuramente non aveva delle curve mostruose che tutti gli uomini ricercavano.
Aveva un qualcosa di unico.
Un qualcosa che gli permetteva di sorvolare su certe mancanze fisiche.
Non che gli importasse.
Iniziava a vederla ovunque.
Seduta vicino a lui.
Distesa sul suo letto a leggere un libro con un pigiama leggero.
In piedi ad abbracciarlo.
Non riusciva a dimenticarla.
Fu quando sentì l’acqua smettere di scorrere e quando sentì le sue braccia cingergli la schiena che tornò in possesso delle sue capacità mentali.
“Come sto?” Gli chiese, aggirando il divano, ponendosi a pochi centimetri da lui e mostrandosi vestita allo stesso modo di come era giunta all’appartamento.
“Sei uguale a prima.”
   “Non noti niente di diverso in me?”
Erano stati separati per pochi minuti e non notava nessun cambiamento in lei.
“Sì, come ho fatto a non notarlo?”
“Cosa?”
“Ti sei fatta un pochino più alta o mi sbaglio?” Chiese con un sorriso sarcastico, facendola sorridere.
“Non mi sono allungata né accorciata neppure di un millimetro, mi dispiace per te.”
“Ero convinto fossi più bassa.”
“Non noti niente di diverso sul mio volto?”
In effetti qualche dubbio gli era venuto quando era scappata in bagno con la borsetta, ma aveva preferito starsene zitto.
“Staresti meglio senza trucco, ma pazienza.”
“Quindi le ragazze truccate non ti piacciono?”
“No, non è questo. È solo che non riesco a riconoscerti così.”
“Sono brutta, vero?”
Il ragazzo non capiva perché tutti la menassero con quella stupida storia.
Perché tutti dovevano sempre soffermarsi sull’aspetto esteriore, cancellando ciò che avevano dentro?
“Assolutamente no.”
“Ehi Scott, posso dirti una cosa?” Bisbigliò a bassa voce.
“Sarebbe?”
“Siamo in ritardo.”
Il rosso lanciò subito un occhiata alla sveglia e in pochi secondi sparì nel bagno.
E pensare che voleva fare tutto con calma, ma lei aveva rovinato tutti i piani.
Lei che si era seduta sul divano e rifletteva sulle ultime parole dell’amico.
“È molto cambiato.” Pensò, mentre si guardava intorno.
Stando con lui si sentiva protetta e apprezzava molto la sua sincerità.
Era raro trovare un ragazzo cui importasse qualcosa di un’amica senza che avesse pensieri perversi sul come portarsela a letto.
E come l’aveva ripagato?
Non aveva mostrato alcuna fiducia in lui.
Tutti i consigli che gli aveva dato, erano stati come cancellati e forse doveva fare qualcosa per dimostrargli che quello non era tempo perso.
Si sarebbe allenata ancora più intensamente e poi avrebbe seguito un po’ di più le sue parole.
Per prima cosa si tolse il trucco che aveva provveduto a mettersi e poi iniziò a dare un occhiata alle materie di studio.
Forse una risistemata ai suoi appunti non sarebbe stato tempo perso e lo avrebbe ripagato in minima parte dei suoi sforzi.
Non aveva molto denaro e questo era il massimo che poteva fare per lui.
Il problema che la tormentava però era un altro.
Lui cos’era?
Lo aveva sempre considerato come un ottimo amico, ma alla luce degli ultimi avvenimenti non ne era più sicura.
Lui uscì dalla doccia e si avviò verso il divano, nonostante il ritardo che avevano accumulato.
Si voltò quindi a guardarlo.
“Sei proprio una sciocca.” Borbottò, rialzandosi e lasciandola confusa.
“Perché?”
Non rispose nemmeno e dopo aver messo mano a un cassetto della scrivania, tirò fuori un fazzoletto.
Si avvicinò quindi a lei e prese ad asciugarle le lievi tracce di trucco che non era riuscita a togliere.
“Non dovevi toglierlo.”
“Mi avevi detto che non ti piaceva.”
“E ti sembra un motivo valido per farlo? Non dovresti badare a ciò che dicono gli altri.”
“Ma tu non sei come loro.” Borbottò, facendolo sorridere.
“Sarà…”
Il ragazzo quindi si avviò verso la sua stanza e dopo essersi vestito, aspettò che Dawn fosse pronta.
Prima di andare in bagno era lei ad essere in vantaggio e non poteva credere che ci mettesse delle ore solo a prepararsi.
Credeva che i ritardi fossero prerogativa solo di alcune ragazze non di tutte quelle con cui aveva a che fare.
“Non sei ancora pronta?”
“Non mettermi fretta.”
“Dirò ai tuoi genitori che sei una tartaruga.”
“Parla il bradipo.” Sbuffò, mentre terminava di sistemarsi i capelli.
Scott non comprendeva il perché passassero delle ore a specchiarsi.
Cosa avevano per odiare così tanto la loro immagine?
“Non restare troppo allo specchio; noteresti solo difetti che non hai e finiresti con il fare tardi.”
“Difetti? Perché hai parlato di difetti?”
“I difetti sono solo frutto della nostra fantasia e tu sei perfetta così come ti mostri. Non hai bisogno di trucco, di gioielli o di vestiti particolari per dimostrarti speciale.
Tu speciale lo sei da sempre…è che non te ne sei mai accorta.”
“Davvero?”
“Sei più speciale di quanto sembri. Chi avrebbe il coraggio di parlare con me sapendo che sono un teppista della peggior specie, in particolare dopo la brutta avventura che hai vissuto?”
Riprese, abbassando la testa, come se fosse tutta colpa sua.
Si sentiva colpevole…di nuovo.
Colpevole…come con la storia del fratello.
“Non dire questo. Ognuno è speciale a suo modo e poco importa ciò che pensano gli altri. Per me sei un eroe.”
Disse, avvicinandosi e abbracciandolo.
“Eroe?”
“Non hai mai avuto paura di dimostrarti per quello che sei e mi hai difeso nonostante tutto.”
“Comunque è meglio andare prima che si faccia notte.”
I due quindi uscirono dall’appartamento con umori decisamente diversi.
La giovane era elettrizzata.
Finalmente avrebbe presentato come si deve l’amico alla sua famiglia e avrebbe passato un po’ di tempo in pace e senza rotture di alcun genere.
Lui invece si sentiva come intimorito.
Tutte le volte che vedeva quel gigante del padre di Dawn si sentiva come una formica.
Sembrava quasi ti scuoiasse vivo se osavi restare a pochi centimetri dalla sua principessa e tutte le volte era costretto a ritrarsi come spaventato.
“Con la faccenda di Trent, cosa ha fatto tuo padre?” Gli chiese quasi subito.
 “Ha urlato come un pazzo e mi ha dato della credulona.”
“Davvero?”
“Ha detto che non sono in grado di scegliermi nessun buon amico, che dovrei essere un po’ meno svampita e lunatica e che dovrei smetterla di vivere nel mio mondo.”
“Un po’ eccessivo.”
“Quindi credi che sia vero e che abbia ragione?” Riprese la ragazza, mentre sul volto del rosso si delineava un sorriso appena accennato.
“Tutti sono un po’ svampiti e lunatici e anche tu lo sei.”
“E ti pareva che dovessi remarmi contro.” Sbottò, facendolo sorridere ancora di più.
“Non arrabbiarti per così poco.”
“Non dovrei?”
“Io sono manesco, noioso, rompiscatole e uno stronzo di prima categoria, ma alcuni miei pregi cancellano tutto ciò. Io vedo davanti a me una ragazza che possiede moltissime qualità, ma da cui non si può pretendere la perfezione.
La perfezione poi non esiste.”
“Diventerai un bravo psicologo.”
“Può essere.”
 
Dawn non credeva che esistesse qualcuno in grado di far crescere qualcuno e poi la sua vicinanza la rassicurava.
Stando con lui si sentiva ancora più donna, altro che i ragazzini con cui aveva avuto a che fare gli anni precedenti.
Trent?
Un marmocchio viziato convinto che con il denaro si potesse ottenere ogni cosa.
Forse la luce che aveva sempre aspettato con ansia, apparteneva a Scott e l’avrebbe sempre ricondotta a lui.
Forse Flash aveva ragione.
L’amore non era così male, ma non poteva averne la certezza.
Tra tutte le ragazze della scuola doveva pur esserci qualcuna che gli piaceva.
Aveva poche chance per far breccia nel suo cuore, ma nessuno poteva portargli via il suo Scott da sotto il naso.
“Suo Scott?” Si chiese, restando vicina all’amico.
Non aveva mai pensato ad una simile possibilità.
E come poteva dirgli quella verità?
L’avrebbe presa per pazza.
Con quale coraggio gli avrebbe rivelato i suoi sentimenti.
“Scott ti amo.”
Come poteva dire una simile sciocchezza?
Le avrebbe solo riso in faccia.
Così avrebbe subito una seconda umiliazione.
Non poteva farsi spezzare un’altra volta il cuore, ma se l’avesse visto con un’altra, sarebbe scoppiata di gelosia.
E lei non era capace di sconfiggere la gelosia.
Specie se quella avesse avuto un certo fascino.
Cosa poteva vederci in lei un ragazzo?
Al massimo qualcuno con cui passare una piacevole mezzora.






Angolo autore:


Leggermente in ritardo, ma comunque riesco ad aggiornare.


Ryuk: Hmmpf!


Scusate, ma Ryuk oggi è legato.
Scriverò solo io.
Vi ringrazio per aver recensito fino a qui e vedete di non farmi arrabbiare.
Generosi, chiaro?
Detto questo vi saluto e vi rinnovo l'appuntamento a lunedì.
Alla prossima.


P.S. Non credete che senza Ryuk si stia meglio?
Facciamo un referendum per togliermelo dai piedi?
 
   
 
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