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Autore: fehlen_    16/02/2017    4 recensioni
Jude sobbalza appena sul posto, sorpreso; sua madre gliel’ha sempre detto che non sa mentire. Se si ferma un attimo a rifletterci, in effetti, da quando gli hanno somministrato il siero del test attitudinale, gli sembra quasi di essere entrato in una sorta di spirale viziosa di bugie, dalla quale è impossibile riemergere. Prima ha mentito ai suoi genitori sull’esito di quella prova, poi a tutti i suoi compagni d’iniziazione, ogni qual volta gli hanno chiesto quale fosse stato il suo risultato – “Abnegante” rispondeva sempre, con aria casuale “ma ho deciso di trasferirmi tra gli Intrepidi, perché non mi sono mai trovato a mio agio in quella fazione” – ma la verità è che, più che a chiunque altro, in quelle settimane non aveva fatto altro che raccontare bugie su bugie a se stesso. Non era quella la vita per cui era nato, inutile illudersi di poter far parte di tale collettivo, un giorno o l’altro.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jude/Yuuto, Kageyama Reiji
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jude non è un guerriero.
Quando ha deciso di unirsi agli Intrepidi è stato principalmente per fuggire dalla sua vecchia fazione, gli Abneganti. Per sedici, lunghi anni si era visto costretto ad indossare delle lunghe ed umili vesti grigie, senza tuttavia riuscire a sentirsi mai pienamente parte di quel collettivo. I valori che predicavano – altruismo, negazione di sé e incondizionato amore e sostegno verso il prossimo – non gli erano mai appartenuti, facendolo sentire continuamente a disagio. Vedeva i suoi genitori rinunciare alla propria razione di cibo e donarla agli Esclusi – il problema è che a lui non venisse istintivo fare lo stesso.
Sua sorella, al contrario, era sempre stata un’anima pia, dedita al sacrificio fin dalla più tenera età. Innumerevoli volte l’aveva vista fermarsi, mentre erano di ritorno da scuola, e accorrere a prestare soccorso a qualche ferito accasciato al lato della strada. Jude aveva sempre pensato che, per lei, restare negli Abneganti fosse pressoché naturale; ecco perché quando, alla Cerimonia della Scelta, il suo sangue era scorso tra le acque degli Eruditi, aveva sentito sgretolarsi qualcosa dentro di sé. Era stato come se, d’improvviso, tutte le sue certezze fossero crollate.
Gli Eruditi, la fazione che, più di tutte, non aveva mai perso occasione per screditare gli Abneganti, negli ultimi anni; essendo figli di uno dei capifazione, lui e Celia conoscevano meglio di chiunque altro le umiliazioni a cui erano stati sottoposti – eppure, a quanto pareva, per sua sorella non erano state poi così importanti.
Se Celia non si era fatta problemi a cambiare fazione, allora perché lui, per contro, indugiava tanto? Da giorni non faceva che ripensare al risultato del suo test attitudinale: diviso a metà tra Eruditi e Intrepidi. La sua esaminatrice, una certa Lina Shiller, una volta riscontrato quell’esito lo aveva prontamente spedito a casa, intimando di non rivelare a nessuno quello che aveva scoperto, mentendo se necessario. Ai suoi genitori aveva spiegato che l’avevano fatto uscire prima da scuola perché si era sentito male subito dopo aver terminato il test e che si era confermato Abnegante. Detestava dover mentire ai suoi genitori, peccato che la signorina Shiller lo avesse messo in guardia: quelli come lui – Divergenti, li aveva chiamati – avevano vita breve, quando venivano scoperti.
A quel punto aveva avuto poche possibilità: se fosse rimasto tra gli Abneganti temeva che, prima o poi, qualcuno avrebbe potuto scoprire il suo segreto; scegliendo gli Eruditi, invece, non faceva che mettersi ancor più in pericolo, considerata la loro politica di repressione verso tutti gli appartenenti alle altre fazioni – inoltre, dopo tutte le onte che suo padre era stato costretto a subire proprio da parte di quella gente, non se la sentiva di schierarsi con coloro che, per lungo tempo, aveva considerato come “il nemico” – così non gli era rimasto altro da fare se non divenire un transfazione tra gli Intrepidi, sperando di riuscire a mimetizzarsi tra loro, prima o poi. Ovviamente, il suo piano non aveva funzionato.
Jude è costretto ad arrestarsi di colpo, perché d’improvviso un coltello fende l’aria, rapido, precisissimo. Passa ad appena pochi centimetri dal suo orecchio, provocandogli un leggero taglio prima di conficcarsi esattamente al centro del bersaglio alle sue spalle.
Il ragazzo volta la testa di scatto, sorpreso, mentre una mano sta già tamponando la ferita. Conosce una sola persona in grado di lanciare un pugnale con una precisione del genere.
«Non dovresti essere ancora qui, a quest’ora» dalla postazione di lancio, il suo istruttore si stiracchia pigramente, quasi annoiato da tutta quella situazione.
Jude fatica a trattenere la stizza: ha sedici anni, dannazione, non è certo un bambino a cui serve una balia.
Detesta il fatto che ci sia ancora qualcuno che ritiene opportuno controllare ogni suo singolo movimento: è adulto e sa badare perfettamente a sé stesso, inoltre se ha scelto gli Eruditi è stato proprio perché non vuole più gravare sulle spalle degli altri – e lui, facendo così, non lo aiuta, affatto.
«Mi stavo allenando» sbotta Jude, stringendo i pugni «e comunque la stessa cosa dovrebbe valere anche per lei, no?»
«Affatto» Ray Dark incrocia le braccia al petto, il solito sogghigno che fa capolino sul suo volto «sono uno degli istruttori, per cui ho accesso alle aree di allenamento in qualsiasi momento io desideri. Tu, piuttosto, farai meglio a raggiungere la mensa: è ora di cena, ormai, e sai bene che nutrirsi è una parte fondamentale del vostro addestramento – a meno che tu non voglia essere sbattuto fuori di qui a tempo di record, certo.»
Jude si lascia sfuggire un lieve ringhio soffocato, premurandosi tuttavia di non farlo notare.
Il ragazzo si allontana dal tappeto adibito alla lotta, apprestandosi a recuperare il proprio borsone, abbandonato su una panca poco più in là; l’istruttore, nel frattempo, ha ripreso a lanciare i coltelli in direzione del bersaglio, conseguendo un centro dopo l’altro.
Jude scuote la testa, nascondendo una smorfia di disapprovazione – le labbra arricciate, gli occhi rivolti al cielo: non riesce a fare a meno di pensare che quella sia una vera e propria dimostrazione di egocentrismo. Se si fossero trovati tra gli Abneganti, nessuno avrebbe esitato nel punire l’uomo per questo. Gli Intrepidi invece, a quanto pare, sono degli esibizionisti nati, non perdono mai occasione per mettersi in mostra. Jude non si è ancora abituato a questo modo di pensare e comportarsi, ecco perché in molti lo chiamano Rigido, l’appellativo destinato a chi, come lui, arriva dalla fazione degli Abneganti. Da quando è arrivato tra gli Intrepidi non ha mai smesso di cercare di ambientarsi, anche se buona parte dei tentativi sono andati in fumo a causa della sua perenne goffaggine: mai una volta che riesca a rimanere in piedi per più di dieci secondi consecutivi, durante gli allenamenti di lotta.
Se solo ci pensa, non può fare a meno di avvertire un brivido gelido corrergli lungo tutta la schiena: per entrare pienamente a far parte degli Intrepidi, infatti, i nuovi arrivati vengono costretti a sottoporsi ad un’iniziazione – generalmente considerata la più dura tra quelle delle cinque fazioni – fatta di fatica e lotte senza esclusione di colpi. Al momento si trova in fondo alla classifica e, se non si sbriga a migliorare, con ogni probabilità verrà cacciato e finirà per divenire un Escluso. Che gioia, non vede l’ora di finire a dormire sul ciglio di una strada, avvolto a malapena da qualche coperta di fortuna…
Il ragazzo fa per uscire dalla stanza degli allenamenti, ben presto tuttavia trova bloccata la strada davanti a sé.
Dark, infatti, ha steso un braccio di lato, all’altezza del volto del ragazzo, premendo il palmo della mano contro il muro. In questo modo, Jude è costretto a fermarsi per non andargli addosso.
L’iniziato inarca un sopracciglio, dubbioso.
«Beh? Che c’è?» domanda infatti, confuso «Non è stato lei a dirmi che devo andare a cena? Perché mi ferma, ora che ci sto andando?»
L’uomo sospira, sembra estremamente seccato da tutta quella situazione. Non è con delle risposte scontrose che quel ragazzo riuscirà ad andare lontano.
«Mi hai preso per uno stupido, ragazzo?» gli domanda, fissandolo intensamente negli occhi «Da quando in qua ci si allena nel lancio dei pugnali stando fermi nel bel mezzo della stanza? La prossima volta che vuoi raccontare una balla, pensa prima a quello che dici, o al massimo dilla a qualcuno che sai già che ci cascherà, non a me.»
Jude sobbalza appena sul posto, sorpreso; sua madre gliel’ha sempre detto che non sa mentire. Se si ferma un attimo a rifletterci, in effetti, da quando gli hanno somministrato il siero del test attitudinale, gli sembra quasi di essere entrato in una sorta di spirale viziosa di bugie, dalla quale è impossibile riemergere. Prima ha mentito ai suoi genitori sull’esito di quella prova, poi a tutti i suoi compagni d’iniziazione, ogni qual volta gli hanno chiesto quale fosse stato il suo risultato – “Abnegante” rispondeva sempre, con aria casuale “ma ho deciso di trasferirmi tra gli Intrepidi, perché non mi sono mai trovato a mio agio in quella fazione” – ma la verità è che, più che a chiunque altro, in quelle settimane non aveva fatto altro che raccontare bugie su bugie a se stesso. Non era quella la vita per cui era nato, inutile illudersi di poter far parte di tale collettivo, un giorno o l’altro.
«Questi non sono affari che la riguardano» si decide a rispondere, dopo interminabili secondi trascorsi nel più totale silenzio «quel che faccio o non faccio al di fuori degli allenamenti non la interessa.»
«Risposta sbagliata, ragazzo» Dark si china di colpo in avanti col busto, il volto che è ora a pochi centimetri di distanza da quello di Jude «sono il tuo istruttore, sono responsabile della tua incolumità, tutto quello che riguarda te ora comprende anche me.»
Lo sguardo di Jude saetta da una parte all’altra, evasivo, il campo visivo irrimediabilmente ridotto, ora che sembra essere completamente occupato dall’uomo. “Tutto quello che riguarda te ora comprende anche me”? Che razza di frase sarebbe?
«Non ho bisogno di aiuto» Jude sbuffa, irrequieto «se sono qui è perché posso cavarmela perfettamente da solo—»
«Certo, come no» Ray rotea gli occhi, ignorando le parole del ragazzo «sei ultimo in classifica, se continui così non accederai mai alla seconda fase dell’iniziazione. Qualora, invece, dovessi riuscirci – per merito di un miracolo, suppongo – come penseresti di cavartela, in mezzo a decine di iniziati interni e molto più esperti di te?»
Per un momento Jude chiude gli occhi, spaventato; cerca sempre di non pensare al momento in cui si ritroverà davanti ad una massa di ragazzi nati e cresciuti tra gli Intrepidi, pronti a qualsiasi cosa pur di confermare la loro appartenenza a quella fazione. Inutile sperare che possa andare in un modo diverso, lo massacrerebbero nel giro di pochi secondi, senza ombra di dubbio.
«Ascolta» Ray gli mette entrambe le mani sulle spalle – e, a quel contatto, Jude non riesce a fare a meno di trasalire «io posso aiutarti. So che non dovrei farlo ma, se accetterai, sono disposto ad impartirti delle “ripetizioni private”, se così vuoi chiamarle.»
Jude socchiude le palpebre, all’erta; c’è qualcosa che non lo convince, in quella proposta.
«Ah, davvero?» domanda allora, fingendo nonchalance «E    sentiamo, perché mai dovrebbe aiutarmi?»
Lo sguardo di Dark si sposta per alcuni secondi altrove, perso chissà dove attraverso la stanza. Riflette attentamente su quella domanda, evidentemente in una maniera molto più approfondita di quanto Jude avrebbe potuto immaginare, quando gliel’ha posta. Nel momento in cui gli risponde, Ray lascia scivolare con attenzione ogni singola parola sul palato, come se ponderasse ognuna di esse  mentre le pronuncia.
«In realtà definire un motivo vero e proprio mi riesce piuttosto difficile» ammette infine, puntando lo sguardo penetrante dritto negli occhi del ragazzo «eppure è come se sapessi esattamente, fin dal primo istante in cui ti ho visto, che io e te abbiamo qualcosa in comune.»
Qualcosa in comune. Jude se lo ripete nella mente infinite volte, cercando di capire cosa potrebbe mai poter avere in comune con il suo istruttore, peccato che – in maniera piuttosto prevedibile – non abbia la più pallida idea di che cosa possa essere. Se dovesse immaginare qualcuno di diametralmente opposto a se stesso, indicherebbe senza dubbio Ray Dark. Quell’uomo è sempre così schivo, oltre che incredibilmente taciturno e riservato in merito al proprio passato, mentre Jude si sente piuttosto come il ragazzo introverso di turno, quello che è arrivato lì un po’ per sbaglio e con la mente più acuta di quanto gli altri possano immaginare. Mentre lui combina danni – rischiando costantemente la pelle – nel vano tentativo di restare in vita, l’altro sembra nato per essere lì, a lanciare coltelli contro dei poveri malcapitati.
Per questo motivo giunge alla conclusione che Dark si stia sicuramente sbagliando, non c’è nessun’altra spiegazione plausibile.
Jude sembra accorgersi solo in quel momento che le mani del suo insegnante sono ancora sulle sue spalle; avverte nitidamente la pressione che impongono al suo corpo, oltre al calore che lentamente gli diffondono addosso, attraversando strati e strati di vestiti, passando perfino oltre la sua giacca di pelle nera. È sempre così restio all’idea di instaurare un qualsiasi tipo di contatto fisico con un’altra persona, perché allora adesso non riesce a sottrarsi a quella presa, trovandola in alcuni momenti addirittura piacevole? Agita appena i piedi sul posto, in un debole tentativo di dimenarsi.
«Allora?» lo incalza Ray, notando quei suoi movimenti «accetti la mia proposta sì o no? Ti lascerai aiutare da me, oppure soccomberai dinanzi alla forza degli altri iniziati?»
Jude sospira mestamente, valutando in fretta tutte le sue possibilità: beh, è certo di non avere scampo contro gli iniziati interni; inoltre, chi mai tra gli esterni potrebbe aiutarlo? Ormai da settimane si è instaurato un clima di intolleranza, in cui si ragiona pensando solo ai propri interessi personali – più avversari superi, maggiori probabilità hai di giungere alla fase successiva – per cui, visto che non ha neppure fatto amicizia con nessuno, dubita che possa esiste qualcun altro disposto a dargli una mano.
Se davvero ci tiene a sopravvivere, teme che accettare la proposta di Dark sia l’unica cosa che possa fare.
«Va bene» acconsente infine, seppur con un certo rammarico «mi lascerò aiutare.»
L’uomo torna a sogghignare, lieto di aver raggiunto quel risultato.
«Ottimo, allora» commenta infatti, soddisfatto «ti aspetto domani qui, dopo gli allenamenti. Vedi di non tardare, non mi piacciono i perditempo.»
D’improvviso i palmi ampi di Ray si staccano dalle sue spalle – ed è come se Jude sentisse venire a mancare il peso che ancora lo teneva legato alla terra.
Il ragazzo scuote lievemente il capo, cercando di riprendersi da quell’assurda conversazione. Stringe tra le dita la cinghia del suo borsone, valutando che sia decisamente arrivato il momento di filare in mensa a mettere qualcosa sotto i denti.
Sta proprio per avviarsi verso l’uscita, quando tuttavia solleva lo sguardo nota che l’uomo è ancora fermo sulla soglia della stanza, una mano poggiata sullo stipite della porta mentre gli volta le spalle. Jude si domanda distrattamente perché stia indugiando, se il resto della fazione è lì a pochi passi da quel luogo.
«A volte è come se tu fossi un pesce fuor d’acqua, qua in mezzo» conclude, quando Jude pensava ormai che non gli avrebbe più rivolto la parola «chissà, mi chiedo se siano davvero gli Intrepidi la tua casa.»
Jude resta a bocca aperta, interdetto: sta quasi per chiedere a Dark cosa voglia dire, peccato che nel momento esatto in cui i suoi occhi si posano nuovamente sulla soglia della stanza la porta si sta richiudendo, mentre la figura dell’uomo è svanita nel nulla.
È proprio in quel momento che un sinistro terrore comincia a farsi strada, stringendo in una morsa soffocante le viscere di Jude: possibile che l’uomo abbia intuito la sua natura di Divergente? Impossibile, è sempre stato così attento a nasconderla. Eppure, quelle parole, quel “mi chiedo se siano davvero gli Intrepidi la tua casa” gli fanno presagire il peggio.
Il buio cala nella stanza e Jude resta immobile sul posto, chiedendosi se abbia fatto bene a decidere di fidarsi di Dark.





Angolo autrice


Oh, mamma, l’imbarazzo sta per prendere il sopravvento su di me, aiuto—
Ehm, anzitutto salve a tutti, utenti di Efp! Mi chiamo Nora (o meglio, il mio nome completo è Eleonora, solo che per qualche strana ragione che non sono mai riuscita del tutto a capire la gente ha la strana abitudine di abbreviarlo in "Nora"), ho quasi venti anni e sono una matricola all’università La Sapienza di Roma, indirizzo giurisprudenza – anche se le mie origini sono umbre.
Bene, ora che ho sciorinato tutta la parte più da “carta d’identità”, parliamo un po’ delle mie passioni. Amo la scrittura, e questo fondamentalmente è il motivo per cui mi sono iscritta a questo sito. L’idea era quella di pubblicare come prima storia un’originale, peccato che poi la mia grande passione per Inazuma Eleven ha preso il sopravvento, così ecco che sono finita per approdare qui. Il fatto è che questo anime è legato ad un periodo particolarmente felice della mia vita, perciò ogni volta che scrivo delle storie in merito è sempre un po’ come tornare a casa, una sensazione meravigliosa.
Per quanto riguarda i personaggi… beh, che dire, li adoro. Credo siano i miei personaggi preferiti, anche se quando ero più piccola e per la prima volta mi sono approcciata ad ie stravedevo per i ragazzi della Alius, lo ammetto – sbandate adolescenziali, cosa devo dire. L’amore per i protagonisti di questa storia, invece, nasce circa due o tre anni fa, quando ormai ero un po’ più grandicella e la passione per l’introspezione e l’analisi attenta e dettagliata dei caratteri dei vari personaggi che, di volta in volta, decido di utilizzare si era ormai già largamente impossessata di me. A tal proposito, mi spiace esordire con un lavoro probabilmente mediocre e non dei migliori ma ehi, siamo qui proprio per migliorare, no? Purtroppo temo di non essere riuscita a mettere in risalto la personalità dei personaggi come avrei voluto, ahimè tuttavia essendo un’AU non ho potuto certo fare dei miracoli. Diciamo che mi piace complicarmi l’esistenza, ahah.
A proposito della tipologia di storia, che dire, amo gli alternative universe – sono sconvolta, ho da poco scoperto l’esistenza di questo termine. Comunque, diciamo che mi piace ambientare le mie storie in altri universi, anche se non sempre mi riesce bene. Poi il mio amore per la trilogia di Divergent è inenarrabile, perciò di cosa stiamo parlando?
Sono felice di aver pubblicato questa mia prima storia! Ho osservato a lungo il mondo di Efp da lontano, senza mai avere il coraggio di rivelarmi. Ora che ci sono riuscita, spero davvero che qualcuno legga la mia storia: mettermi in gioco vuol dire davvero tanto, per me.
Purtroppo adesso devo scappare: siamo in piena sessione d’esami, questo momento di pubblicazione è uno sgarro, una pausa dallo studio che non mi sarei proprio dovuta prendere! Perciò sarà meglio che io vada adesso, che i libri mi chiamano – tutto questo per dirvi che sarà difficile che mi vediate attiva, qui sul sito, tuttavia cercherò sempre di esserci, nei miei limiti.

Un bacio

Nora
   
 
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