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Autore: Claire DeLune    16/02/2017    5 recensioni
Cosa succederebbe se tra Haruka e Rin non ci fosse solo una competizione sportiva, ma anche una amorosa?
Cosa succederebbe se ci fosse un quinto elemento strettamente collegato al passato dei componenti di quel club di nuoto delle elementari? Una ragazza.
E cosa succederebbe se quella ragazza fossi tu?
Ecco l'entrata in scena di un nuovo personaggio molto vicino ai protagonisti, tanto da esserlo lei stessa. Questa ragazza, cresciuta con loro, non ha un nome o un aspetto preciso, perché lei sei proprio tu: la lettrice. E come tale, nella tua mente, lei assumerà il nome e l'aspetta che ognuna preferisce.
҉
(LA STORIA è AMBIENTATA DUE ANNI PRIMA RISPETTO ALL'ORIGINALE, SICCOME MI SONO BASATA SULLA DATA DI PUBBLICAZIONE DELLA LIGHT NOVEL HIGH☆SPEED. POSSIBILE OOC E CAMBIAMENTO DI RATING)
Per chi volesse ricevere avvisi di aggiornamento, specificatelo pure tra le recensioni/commenti. Sarò felice di accontentarvi :)
Genere: Commedia, Sportivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Nuovo personaggio, Rin Matsuoka, Sorpresa
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legame a Idrogeno'
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16. 
Stretta al cuore

   La confusione era tanta, troppa, e il chiaro di luna che si specchiava nel Mare del Giappone era troppo invitante per non recarsi in spiaggia ad attendere i fuochi d’artificio.
   Tieni gli zōri [colore] in mano, la spuma del mare s'infila tra le dita dei piedi e la brezza ti scompiglia l'acconciatura, socchiudi le palpebre e ascolti il fragore delle onde, il verso lontano dei gabbiani. Una luce scoppiettante ti si para davanti agli occhi: è Hana che ti porge una candela magica.
   “A te”, sorride.
   “Disegniamo nel cielo!”, propone Gou beata come se fosse tornata bambina. 
   Ti unisci al divertimento, creando una [forma/scritta]. La fiamma si spegne, imbronciata ti volti verso la scatolina, afferri un altro bastoncino per dargli fuoco con un accendino, sollevi il busto e lo vedi. Ben vestito, mani in tasca, capo chino e i capelli di vino che gli coprono il volto. Cammina spedito, passo automatico, come se fosse l'abitudine a guidarlo ovunque stia andando. Senza rendertene conto ti sei già rinfilata i sandali e avviata in direzione del marciapiede, ignorando le tue amiche che ti chiamano a gran voce come se non le sentissi nemmeno.
   Lo segui inconsciamente, incuriosita dal suo sguardo assente. Solo quando si ferma davanti ad una recinzione ti accorgi che quello è un luogo familiare. Il parco del terzo distretto, l’incrocio che porta alla…
   Scuola Elementare Iwatobi, dici fra te. È allora che decidi di parlare.
   "Rin?", lo chiami a un passo da lui. Si blocca senza voltarsi. Il suo cuore ha perso un battito.
   Ti avvicini, "Che ci fai qui? Dove stai andando tutto solo?".
   "            , non adesso”.
   “C’è qualcosa che non va? Hai uno sguardo strano".
   "Non ho niente. Sto solo passeggiando".
   "Allora ti faccio compagnia".
   "Vattene via!", urla frustrato, "Non ti voglio fra i piedi!".
   Ti allontani per quella reazione inaspettata.
   Il delfinista s'incupisce, [Nome balbettato], non volevo... I-io...
   Affili lo sguardo, "Come puoi parlarmi così?", chiedi ombrosa, "Come puoi farlo dopo tutto quello che è successo tra noi, dopo quello che mi hai detto?", punti gli occhi seri, velati di lacrime, nei suoi di ruvido corallo, "Pensi di aver fatto una dichiarazione ignorabile? Pensi che possa fingere che non sia mai uscita dalla tua bocca?".
   “______”.
   “Anch'io sto male, Rin. Non immagini quanto. Ma la realtà è questa: tu mi ami, Haru mi ama, anche Makoto dice di amarmi ed io non so che fare", stringi i pugni, prendendo fiato, "Ho sempre avuto una cotta per Haru, ma non si sa mai cosa gli passi per la testa; amo te da quando eravamo piccoli, ma da un momento all'altro potresti sparire di nuovo; Makoto, invece, è un’incognita. È il mio migliore amico, ma anche l'unico che mi metterebbe sempre al primo posto. La scelta sembrerebbe facile, non credi?”, le lacrime cominciano a scorrere copiose sulle tue guance, “E invece no, Rin, non lo è affatto! Io vorrei riuscire a capire cosa mi succede, a prendere una decisione e interrompere questo sadico gioco. Credimi, ci sto provando con tutta me stessa, ma comincio a pensare di non esserne capace, di poter solo arrecarci altre sofferenze. Perciò, Rin, l’unica soluzione a tutto questo è scegliere di non scegliere".
   Il nuotatore trasecola, “C-cosa?”, si avvicina a te, afferrandoti entrambe le braccia, “Ma che stai…”.
   “Ti auguro di realizzare il tuo sogno e di essere felice”, lo blocchi.
   “______, ti prego, dimmi che non è…”.
   Ti alzi sulle punte dei piedi per regalargli un ultimo innocente bacio sulle labbra, “Addio, Rin”, sgusci dalla sua presa e corri nella direzione opposta, singhiozzando sommessamente.
   Lo squalo fissa la strada sgombra per secondi interminabili, mentre una voragine gli si scava profonda nel petto dove un tempo risiedeva il suo cuore. 
   Guarda l’albero di ciliegio della scuola, quello davanti alla piscina, dove diede l’ultimo saluto ai suoi amici anni prima. Rivederlo dopo tanto tempo fa riaffiorare il ricordo della staffetta delle elementari, le emozioni contrastanti che provava, l’ansia, l’entusiasmo di fare del suo meglio insieme ai suoi più cari alleati, la vittoria. Rivive il momento del tuffo, lo sforzo, la gioia di udire come i suoi compagni lo incoraggiavano, lo sguardo d’intesa tra sé ed Haruka quando si diedero il cambio, lo stesso che lo stilliberista scambia ancora con la sua squadra, quella di cui lui non fa più parte.
   La voragine s'inabissa maggiormente, attanagliandogli l’animo. S’afferra   la maglia per il forte dolore al torace, dove ormai è convinto si trovi un buco sanguinante. Tutto sembra al suo posto. Allora perché si sente svuotato? 
   Amici.
   Carriera.
   Amore. 
   Tutto svanito.
   È allora, quando sente di aver davvero toccato il fondo, che una nuova luce gli illumina una via d’uscita da tutto questo. Forse non da te, ma almeno da Haruka, Makoto, Nagisa e quel dannato rimpiazzo.
   In tutta fretta, abbandona quel luogo, scappando a sua insaputa da un giovane Detective Conan che lo ha spiato per tutto il tempo.

Al matsuri
   Per qualche strana ragione anche il delfino sembra amareggiato e più schivo del solito, nonostante i tentavi di Makoto per distrarlo da qualunque cosa gli attanagli la mente.
   Il cellulare di Nagisa segnala un’email in entrata:

❮ Entrata (1)                                                                             
Da: Ryugazaki Rei
A: Hazuki Nagisa
                                                                                                                       
Sono alla Scuola Elementare Iwatobi, ma l’ho perso di vista…

   “Eh?”, farfuglia, “Allora Rin-chan potrebbe essere ancora…”.
   “Che stai combinando?”, lo coglie in flagrante il corvino.
   Sussulta, “Haru-chan, mi hai sentito?”.
   “Rin è qui?”.
   Merda!, “Sì… E ______-chan era con lui, almeno all’inizio. Poi se n’è andata”.
   “Capisco”, il suo sguardo è vago, “Va tutto bene”, risponde ad una domanda inespressa, “Di’ a Rei di tornare”.
   “Okay”, sorride il sauro, “Vado a cercarlo”.

   I senpai decidono di aspettare gli altri due alla terrazza che dà sul mare, godendosi la vista con una soda fresca.
   “Sai…”, attacca discorso l’orca, “… anche se non siamo riusciti a prepararci per questa staffetta, mi sono fatto prendere dalla frenesia, nuotando il più velocemente possibile per far partire la persona seguente. Ma, nel frattempo, mi sono ricordato quello che vedemmo quel giorno. Ero felice di nuotare una staffetta con tutti voi… con te”.
   Le iridi cobalto di Haruka si smuovono dalla loro coltre d’ombra, “Io non… Non ne sono sicuro. Non ho bisogno di una ragione per nuotare. Ho solo bisogno di sentire l’acqua. E’ quello in cui ho sempre creduto. Ma quando ho perso contro di lui, tutto è diventato buio. Non potrò più nuotare con Rin. A quel punto non mi interessava più nulla. Né il torneo né altro. Ma poi vi ho visti nuotare. Ho pensato, Mi sono impegnato molto con questi ragazzi. Potrei finire con l’essere nient’altro che superfluo, ma se voi ragazzi aveste mai voluto davvero nuotare una staffetta, io avrei nuotato. In quel momento mi sono ricordato come ci si sentisse a nuotare insieme nella stessa corsia, cosa si provasse quando tutti ti aspettano al traguardo. Mi ha fatto sentire felice allo stesso modo!”.
   “Haru-chan!”, sorprende i due il biondo, “Dici sul serio?”.
   “Hai la tua risposta, Haruka-senpai”, sorride il farfallista.
   “Nagisa, Rei, Makoto, voglio nuotare la staffetta. Voglio nuotare con voi un’altra volta!”, tutti i presenti sono colmi di gioia.
   “Ciò significa che da domani dobbiamo iniziare un duro allenamento per vincere le nazionali”, confessa il ranocchio.
   “Dovremmo tornare a casa così domani saremo pronti”, conviene il capitano.
   “Un’ultima cosa”, afferma il moro, avviandosi nuovamente al centro dei festeggiamenti. 

   Gou e Hana camminano per le vie del festival alquanto preoccupate, sei sparita da almeno un’ora e ormai cominciano a temere il peggio, quando una delle due ti intravede davanti alla bancarella dei pesciolini rossi.
   “______-senpai!”, sbraita Hana correndoti incontro con la rossa al seguito.
   “Si può sapere che fine hai fatto”, alza la voce la tua vice, ignorando le consuete onorificenze keigō, “Eravamo in pensiero per te. Che cosa ti passa per la tes…”, ti guarda bene in faccia, “…ta?”, affievolendo la domanda in un sussurro, “______-chan?”. Ti si para davanti, togliendoti le ciocche con cui tenti di celare il volto, “Perché stai piangendo?”.
   Incroci quegli occhi così simili a quelli del fratello, quegli occhi che spesso ti fanno venire il magone, e chiedi: “Kou, cosa c’è di sbagliato in me?”.
   La ragazza scambia un’occhiata confusa alla coscritta, “Ma che dici, ______-chan? Non c’è niente che non vada in te”, ti asciuga il viso, “Sei la ragazza più dolce e determinata che abbia mai conosciuto. E’ una fortuna averti come amica”.
   “Allora perché tutti quelli che mi stanno intorno soffrono?”.
   “Dimentica qualsiasi cosa ti abbia detto Onii-chan, okay? Lo sai che spesso fa l’idiota, come tutti i maschi. Ti ricordi cosa dice Frenchy a Sandy in Grease? «Gli uomini sono tutti porci. Anzi, sono le pulci dei porci. Anche peggio, sono le pulci delle pulci che hanno i porci. Sono così vermi che non vanno bene neanche per pescare»”.
   Sbuffi una risata amara.
   “Che ne dici di finire la serata a casa mia? Guardiamo un film tutte assieme, mangiamo schifezze e sparliamo dei ragazzi”.
   “Io ci sto”, annuisce la bionda.
   “Mm-mm”, sorridi.
   “Andiamo in stazione, così prendiamo il primo treno”.
   
In stazione
   Seijūrō osserva accigliato un sudato e senza fiato ragazzo del secondo anno, “Matsuoka, che cosa combini?”.
   “Il treno sta arrivando”, li avverte Nitori.
   “Buchou, dobbiamo parlare”, proferisce il rosso, “Voglio partecipare alla staffetta”.
   “Eeeeh?”, trasalisce una voce femminile alle sue spalle.
   “Oh, Gou-kun!”, esala al settimo cielo il leader della Samezuka.
   Lo sguardo di Rin cerca il tuo, ancora arrossato e gonfio, ma dopo le parole dettevi non puoi fare a meno di negarglielo, nascondendoti dietro alla sorella, impegnata a tenere a bada il suo spasimante.
   “Davvero parteciperai?”, s’intromette un’inaspettato Nagisa, intento ad accompagnare il compagno di classe al treno in compagnia della squadra al completo.
   Makoto ti affianca, sussurandoti: “Tutto bene, ______?”.
   Strabuzzi gli occhi, prima di agitare nervosamente la testa in segno di assenso, “Tutto a posto”.
   Abbassi lo sguardo sui quattro oranda che porta in un sacchetto di plastica e sorridi.
   “Ti piacciono? Sono le nuove mascotte della squadra: quattro nuotatori quattro pesci”.
   “Che idea carina”, sorridi, “Immagino che toccherà a te curarli”.
   Il ragazzo ridacchia imbarazzato, “A quanto pare sì”.
   “I gemelli saranno contenti”.
   “Sicuramente!”.
   “______-senpai, stanno annunciando il treno”, ti avvisa Hana.
   “Arrivo subito”.
   “Serata tra donne?”, pone Marcantonio.
   “Sì, ci fermiamo tutte a casa di Gou”.
   “Fate bene”.
   “______-chan, il treno!”, ti richiama la Matsuoka.
   “Eccomi! Devo andare, a domani ragazzi”, li saluti scuotendo una mano, raggiungendo le altre.
   Il dorsista ti corre incontro al binario, proprio quando stai salendo nel vagone, porgendoti una scatolina rettangolare di legno chiaro, chiusa da un fiocco verde coi campanelli, “Quando l'ho visto ho pensato subito che sarebbe stato d’incanto su di te”.
   Sei imbarazzata, Makoto non ti aveva mai fatto un regalo che non fosse per una ricorrenza precisa come il tuo compleanno, e per di più te lo sta dando davanti a tutti, rivali compresi. Prendi il pacchettino tra le piccole dita affusolate, ma proprio quando stai per dirgli che non doveva disturbarsi, le porte si chiudono e il treno parte. L’ultima cosa che hai visto al di là del vetro era il sorriso rassicurante di quell’amico che ormai non è più tale.
   Ti siedi accanto alle tue amiche, ancora con il regalo in mano.
   “Non lo apri?”, chiede curiosa Gou.
   Sfili il nastro verde, sollevi il coperchio e i tuoi i occhi si illuminano di stupore quando vi trovi all’interno un kanzashi. Meravigliata, afferri con cautela l’ornamento, ammirandolo in tutte le angolazioni. L’asticella dorata che andrà ad intrecciare i capelli ha un design semplice che non passa mai di moda, e la parte superiore è abbellita da una fragile pallina di vetro soffiato [colore che si abbina perfettamente alla tonalità di capelli] con dei [fiori preferiti]. Un oggetto sobrio ma fresco, raffinato ed elegante. Perfetto per te.
   “È bellissimo”, sussurra Hana con una punta di tristezza e invidia. La matricola si è presa proprio una bella cotta.
   La vice-manager prende il kanzashi e lo infila nel tuo chignon, “Ti dona molto”.
   Sorridi commossa, “Makoto mi conosce bene”, non ti eri mai accorta quanto fino a questo istante, però di certo non ti sfugge lo sguardo furioso che il pescecane sta riservando all’oggetto incriminato. Ai suoi occhi Tachibana ha finalmente fatto la sua mossa sulla scacchiera, adesso spetta a lui la prossima. Makoto può regalarti tutto quello che gli pare, tanto non ti avrà. Non finché c’è Matsuoka Rin in gioco.


 『松岡凛』scrive sulla lavagna il nuovo alluno, prima di voltarsi con un sorriso smagliante, “Salve a tutti! Mi chiamo Matsuoka Rin. In passato ho frequentato la scuola elementare Sano. Ho un nome femminile”, continua, indicando i kanji sulla lavagna, “ma sono un maschio”, conclude fiero con le mani sui fianchi, “Non vedo l’ora di far parte di questa classe!”.
   Tutti lo scrutano incuriositi. Ha dei denti strani, pensavano in molti, però sembra simpatico.
   “Molto bene, Rin-kun”, gli posa una mano sulla schiena la coordinatrice, “Vai a sederti al quarto banco vicino la finestra. Per qualsiasi evenienza puoi chiedere a me o alla rappresentante di classe [Cognome Nome], che oggi è assente. Bene! Aprite il libro a pagina 57”.
   Non ci volle molto prima che l’eccentrico ragazzino dai capelli magenta cominciasse a fare amicizia, nella pausa pranzo si era già aggregato a un improbabile duo che condividevano la sua stessa passione per il nuoto.

   “Wow, quest’albero è enorme! È un ciliegio?”.
   “Esatto”, replica il più alto dei tre.
   Quello nuovo si volta verso la piscina, “Allora una volta arrivata la primavera, ci cadrà un gigantesco mucchio di fiori nella piscina. Ho sempre sognato di nuotare in una piscina piena di fiori di ciliegio”.
   “L’acqua sarà troppo fredda!”, afferma apprensivo il bruno, “Dovresti aspettare l’estate”.
    “Stavo solo scherzando”, ridacchia l’altro, “Non c’è bisogno di prenderla così seriamente”.
   “Vorrei farti una domanda”, incalza il terzo ragazzino, quello con gli occhi di fluorite blu.

   “Che c’è? Cerchi di mettere da parte lo studente appena trasferito proprio il suo primo giorno di scuola?”, lo schernisce il piccolo piranha.
   “Certo che no”, interviene il secondo, “Credo che abbiamo gareggiato nello stesso torneo”.
   “Oh, vi siete ricordati di me?”.
   Il moro aggrotta le sopracciglia.
   “Cos’è quello sguardo spaventoso?”, ride ancora il rosso, per poi rispondere ad una supposizione mai pronunciata, “Mi è semplicemente capitato di finire in questa scuola, quando mi sono trasferito. Le coincidenze fanno paura, eh?”, si gratta la testa.

   Il pomeriggio seguente il coach Sasabe riunisce tutti i bambini del club di nuoto e tuffi per presentare un nuovo membro.
   “Accidenti… Una coincidenza dopo l’altra. Mi sono trasferito nella vostra scuola e sono anche finito nel vostro stesso club di nuoto”, dice il farfallista con le braccia incrociate.
   “Già, è una sorpresa”, conviene il dorsista, “Vero, Haru?”.
   Splash!
   Si voltano entrambi a guardare il liberista. Gli occhi di rubino della newentry s’infiammano, E’
davvero bravo!
   La tentazione è troppo forte. Infila cuffie e occhialini e parte all’attacco.
   Gli allenamenti di entrambi i club sono finiti e tutti sono ansiosi di tornare a casa, stremati. 
Fuori dagli spogliatoi una giovanissima tuffatrice si aggrega al trio di nuotatori,“È stato un piacere conoscerti. Mi spiace non aver avuto la possibilità di presentarmi il giorno che sei arrivato”.
   “Il piacere è tutto mio”, ammicca, “Yasuda-sensei ha detto che sei la rappresentante di classe”.
   “Vero. Se ti serve aiuto sai a chi chiedere”, sorride gentile.
   “Grazie! Cavolo, è stata proprio bella nuotata!”, s’incammina verso il viale, tenendosi la nuca con
entrambe le mani.
   “Matsuoka-kun, le rastrelliere per le biciclette sono di qua”, lo informa il giovanotto dagli occhi irlandesi.
   “Io corro fino a casa”.
   “Corri? Quanti chilometri ci sono fino a casa tua?”.
   “Circa tre, credo. Ci si vede!”.
   Bastò quella frase a far nascere un sentimento nuovo, una sorta di sensazione di scuotimento, nella parte più intima del delfino. C’era qualcosa che lo attraeva nella corsa: un nuovo tipo di libertà che non poteva farsi sfuggire. Infatti il giorno seguente, nonostante una breve lite tra lui e il nuovo alluno riguardo ad una staffetta di nuoto, su cui quest’ultimo insisteva parecchio ma che al moro non interessava per nientemeno, prese esempio e tornò a casa correndo con il biondino di quinta al seguito. Era faticoso, ma meraviglioso al contempo.
   Ormai la notizia che il giovane squalo stesse costituendo un nuovo team di nuoto era trapelata a tutti, perciò la proposta del ranocchio non tardò molto ad arrivare.
   Il rosso si stava frizionando i capelli nello spogliatoio del club, quando si sentì chiamare da una vocina stridula: “Vuoi nuotare in una staffetta con Nanase-kun e Tachibana-kun?”.
   “L’idea è quella, ma sto ancora aspettando una risposta”.

   “Allora lascia che mi unisca!”.
   “Ma anche no! Questa è una cosa seria”, gli volta le spalle altezzoso.
   “Anch’io sono serio. Sono molto veloce”, cinguetta l’altro insistentemente, “Quindi? Per favore!”, gli afferra il braccio e lo strattona, “Ti prego!”.
   “Ah, va bene, va bene. Puoi unirti se ti piazzi primo alla prossima prova cronometrata a rana”.
   Gli occhi di caramella del sauro brillano di gioioso stupore, “Davvero?!”, si rivolge ad un altro nuotatore presente, “Nanase-kun, hai sentito? Lavorerò davvero sodo!”.
   “L’allenamento sta per cominciare”, lo avverte il senpai.
   “Ok! Aspettami!”.
   Il pescecane è perplesso, Proprio non lo capisco quello. Finiti gli allenamenti decide di invitare il castano a prendere una soda al distributore automatico all’ingresso del tempio.
   Si siedono sulla scalinata, baciati dai raggi caldi del tramonto.
   “Perché Nanase è così ossessionato con lo stile libero?”, chiede finalmente, provando a colpire una lattina prendendo la mira con dei sassolini, “Dice sempre che nuota solo così”.
   “Non credo sia perché ad Haru piaccia il crawl”.
   “E allora perché lo dice?”.
   “Non gliel’ho mai chiesto, ma credo che stare in acqua sia la cosa più naturale per Haru. Perciò nuota a stile libero”.

   “Non capisco”, si alza a guardare il sole calare oltre l’orizzonte, “C’è modo di far nuotare Nanase alla staffetta?”.
   “E come mai tu sei così ossessionato a voler nuotare una staffetta?”.
   Il bambino sorride mesto, “Io… Beh, ho i miei motivi”.
   La staffetta si avvicina, il giorno prima i tre compagni di classe si riuniscono davanti al grande ciliegio nel cortile della scuola secco e spoglio, "Non frequenterò qui la scuola media", esordisce il rosso senza degnare gli altri di uno sguardo, "Andrò in una scuola di nuoto in Australia.".

   I due bambini lo fissano smarriti, "Che cerchi di fare?", chiede con cipiglio il più minuto dei tre.
   "Diventerò un nuotatore olimpionico".
   "Perché non ce lo hai detto prima?", interviene il terzo bambino, "Che ne sarà della staffetta?".
   "Ci sarò. Parto il giorno dopo il torneo. Quindi questa sarà l'ultima volta che noi quattro nuoteremo insieme".
   "Io nuoto solo a stile libero", ripete per l'ennesima volta il corvino.
   L'altro si china a terra, afferra un mucchietto di foglie secche e schiacciandole dice: "Per questo motivo dei partecipare alla staffetta. Questa è la nostra ultima occasione.", si rialza voltandosi in direzione degli altri, "Nuotiamo insieme, Nanase", i loro occhi si incrociano legati da catene invisibili, "Se nuoterai con me...".

   "... ti mostrerò una parte di me che non hai mai visto prima", dà eco in un bisbiglio al ricordo Rin nel buio della sua stanza.

Il giorno seguente
   I nuotatori necessitano di un allenamento molto più ferreo se vogliono avere qualche speranza di vincere le regionale, per permettere che ciò accada non c'era scelta migliore che scegliere l'istruttore Sasabe come supporto.
   "Forza! Metteteci più impegno per la miseria!", tuona il coach con le mani nei capelli, "Nagisa, pieghi troppo le ginocchia, non hai bisogno di un salto potente in una staffetta. Makoto, il tuo stile è terribile! Non usi le spalle. Rei, se non riesci a toccare il bordo vasca, fai una gambata in più! Haruka, occhio al tempismo quando entri in acqua! No, dovevi osservare Rei più attentamente".
   Gli atleti, distrutti, raggiungo la scaletta per uscire dalla vasca.
   Nagisa sbuffa, "Sono contento che Goro-chan abbia voluto aiutarci, ma i suoi modi di fare sono fin troppo duri.
   "È per questo lo chiamano Oni no Goro".
   "Voi non sapete quello che state facendo. Non mi lasciate altra scelta", commenta l'allenatore collegando le prese di alcune telecamere alla ciabatta delle cattedra".
   "Così potranno vedere le loro performance da varie angolazioni", affermi con stupore".
   Haru si rituffa subito in acqua, vuole proprio darsi da fare. Sembra sempre nato per stare in acqua, tanto è aggraziato mentre nuota, ma Rei pare in disaccordo, i suoi occhi viola si fanno cupi e pensierosi, "Ora potrà anche avere uno stile perfetto, ma non è questo l'Haruka-senpai che mi piace veder nuotare. Prima era più bello".
   Vi spostate all'interno dello stabile.
   "Gli spogliatoi non sono cambiati di una virgola", dice con il sorriso sulle labbra Sasabe, perdendosi nella dolcezza dei suoi ricordi. Apre un armadietto, "C'è ancora il mio messaggio! Forevar Iwatobi".
   "Goro-chan, hai sbagliato a scrivere", ridacchia il ranista.
   "Non fare il pignolo!".
   "Ad ogni modo è un bravo coach", si complimenta Haruka.
   "Vero, ci ha aiutati a migliorare nei cambi".
   "Continuiamo a lavorare sodo", sprona il capitano, "così possiamo affrontare di nuovo Rin nella staffetta".
   "Questo è lo spirito giusto!", conviene l'istruttore orgoglioso dei suoi allievi, pensando a quanto fossero cresciuti dalla prima volta che li ha visti, alti poco più del suo ginocchio, ora quasi tutti lo guardano dall'alto in basso, "È ora di fare sul serio".
   "Che?!", sbraita il biondo.
   Come ti consueto, i due nuotatori del primo anno salgono sul treno delle 16.45 per tornare a casa, si siedono al solito posto, ma, diversamente dal solito, Rei ha stampato in faccia un evidente cipiglio misto a frustrazione che sta montando sempre più dentro di lui.
   "Qualcosa non va, Rei-chan?".
   "Non capisco".
   "Cosa?".
   "Il fratello di Gou. Perché tutto d'un tratto ha deciso di fare la staffetta?".
   "Non ne sono sicurissimo, ma affrontare di nuovo Rin-chan ha reso Haru-chan più motivato, perciò è una cosa positiva, no?".
   "E se perdesse di nuovo?".
   "La vittoria non è tutto".
   "Al matsuri mi hai sballottato a destra e a manca per impedire che si incontrassero".
   "Il Detective Rei è stato bravissimo".
   "Smettila di scherzare! Perché dovrebbe fregarcene di chi della Samezuka nuota nella staffetta? Il nostro obiettivo è di qualificarci alle nazionali come Iwatobi Swimming Club".
   "Lo so".
   "Eppure parlate sempre di Rin. Non vi capisco, davvero, sopratutto con tutto quello che sta succedendo con ______-senpai".
   "Quelle sono questioni sentimentali in cui non dobbiamo immischiarci, sonno affari di Rin, Haru e _____-chan".
   "E Makoto-senpai".
   "Uh?".
   Il farfallista alza gli occhi al cielo, "Quello che porta gli occhiali sono io ma tu sei più cieco di me. Non ti sei accorto di come la guarda? Le ha pure comprato quel kanzashi".
   "Se è come pensi tu, è un bel casino", conclude Nagisa fissandosi preoccupato le mani.
 
   Qualche giorno dopo siete stati tutti invitati a cena a casa del coach Sasabe. Con grande sorpresa di tutto il gruppo ha preparato il nabe... un piatto caldo in piena estate...
   "Gli esperti di medicina sportiva dicono che è l'ideale per un nuotatore. Questo è il mio speciale Nabe alla Sasabe con proteine e minerali a volontà", sentenzia fiero di se stesso.
   "Possiamo almeno accendere l'aria condizionata?", piagnucola il biondo.
   "Assolutamente no".
   "Dobbiamo proprio mangiarlo?", arricci il naso, "Kou ed io non siamo nuotatrici".
   "Non lo siete, ma di sicuro vi farà bene. Assaggia, ti assicuro che è squisito".
   Ama-chan-sensei è la prima a prendere coraggio, dopo un paio di soffi infila in bocca un fungo, "È buono sul serio!".
   "Visto? L'ho inventato quando ero nel circolo di nuoto".
   "Lei era un membro del Club Iwatobi, non è vero?"
   "Sono stato l'ultimo membro. Il club è stato smantellato dopo la mia promozione, nessuno voleva più iscriversi".
   "Però noi lo abbiamo fatto rinascere", s'intromette il sauro puntandosi la frangetta in un buffo codino, "Avrebbe dovuto allenarci già da tempo".
   "Sono stato indaffarato con il mio lavoro da fattorino", tiene bloccato nelle hashi un calamaro ripieno e glielo porge, "Prendi questo, è pieno di riso". Mentre Nagisa avvicina il piatto fondo all'uomo, il mollusco scivola bruscamente nella pentola. Per evitare di scottarsi, il ragazzo si scansa con un saltello, andando a sbattere su una pila di riviste di costumi da bagno.
   "Oh scusami! Tutto bene?".
   "Cosa sono? Vecchie riviste?".
   "Non è niente".
   "Coach", ridacchia Makoto, "lei è uno di quelli che non getta mai via niente?"
   Proprio in quella frazione di secondo, l'uomo nota una delle riviste rimaste aperte in cui sfoggiano le fotografie seminude di una bellissima modella in costume dall'aria incredibilmente familiare.
   "Ecco, coach", dice l'insegnante porgendogliene una.
   "Sei tu? Sono un tuo grande fan, Marin-cha...".
   La donna trasalisce in preda al panico, "Il granchio sta bruciando!".
   Finito il piatto caldo, vi spostate tutti in veranda a mangiare anguria fresca e ad accendere qualche innocuo petardo. Nagisa rincorre Rei con un bastoncino scoppiettante, l'altro scappa di qua e di là lamentandosi della sua infantilità.
   "Non vedevo questi fuochi d'artificio da anni", afferma Haruka.
   Makoto sorride, "Già".
   "Vorrei dire lo stesso, ma al matsuri ci siamo divertite a disegnare nel cielo", ridacchi e gli altri due si uniscono.
   "Sono felice che tu e Gou vi siate unite così tanto. Siamo cresciuti insieme e a causa nostra non hai mai avuto molte amiche femmine", si scusa il castano.
   Sbuffi un sorriso, "È vero, ma non mi sono mancate, non sono mai stata il tipo che gioca con le bambole e stare tra i maschi non mi ha mai imbarazzata. So che mi volete bene, che tenete a me e che ci sarete sempre e questo supera uno squadrone di ragazze con cui andare per negozi", il tuo sorriso si allarga, "Però sono davvero contenta di aver conosciuto Gou".
  Neanche l'avessi fatto apposta, proprio in quel attimo la tua amica fa capolino con un grosso volume tra le braccia, "Ho trovato l'album fotografico del club di nuoto!".
   Vi riunite tutti per guardare le fotografie, c'è un'aria nostalgica che aleggia tra voi, nel ricordare così tanti bei momenti passati insieme in quegl'anni, come la grigliata nel retro del club, la gara di pupazzi di neve a forma di animali, il torneo estivo in quinta elementare in cui Haruka si classificò primo e in cui incrociaste Rin per la prima volta. Incontrarsi senza conoscersi per poi diventare amici, sembrate tutti legati dal filo rosso del destino.
   Non era destinato alle coppie?, ti ritrovi a pensare, ma forse il vero legame tra Rin e gli altri sei proprio tu: la colla che vi tiene uniti nel bene e nel male.
   "Nanase-kun sembrava così maturo anche allora", osserva la professoressa di letteratura.
   "Dovresti sorridere nelle foto", lo rimprovera bonariamente Sasabe.
   "Haru-chan sorride sempre nel profondo del suo cuore", esordisce Nagisa con scherno, facendo scoppiare tutti a ridere.
   Sentir parlare soventemente di Rin, vedere fotografie di Rin, assistere al cambiamento di Haruka a causa di Rin, è troppo per la sopportazione del farfallista, il quale, mentre passeggiate verso casa in allegria sul lungo mare, si assesta sul posto, scuro in volto, adombrato come se fosse appena stato impossessato da un demone.
   "Ehi Rei, cosa succede?", chiede il dorsista.
   "Che cosa...", comincia esitante, "... è successo... tra voi quattro?".
   "Stai parlando di Rin-chan?", domanda il sauro.
   "Eravate tutti così uniti in quelle foto. Sembravate così felici".
   "Rei, non so se ha senso parlare di questo adesso", interviene il delfino, "Ma se t'interessa, posso dirti cos'è successo"
                                                                                                                       .
Note d'Autore

Sashiburi!!
Vi ho fatto aspettare davvero troppo troppo tempo stavolta (un anno) e non ho parole a sufficienza per dirvi quanto mi dispiace. Posso solo ringraziare coloro che hanno atteso un aggiornamento fino ad ora e che mi hanno contattata per avere notizie. Mi avete fatta sentire nuovamente molto importante. Non avevo più ispirazione, voglia né tempo. Qualche insuccesso universitario e il lavoro mi hanno buttato a terra, non ero più sicura di aver intrapreso la strada giusta e scrivere non bastava più a farmi stare bene.
Ma, grazie agli amici, al mio ragazzo, alla compagnia teatrale in cui recito e all'amore di una dolcissima gattina trovatella, che nel loro personalissimo modo mi sono stati accanto tutto il tempo, ora sto meglio. Non vi posso garantire che la storia riprenderà ad essere aggiornata con regolarità come un tempo. Come persona sono cresciuta e ho in programma di realizzare a livello letterario qualcosa che sia unicamente mio, ma la fanfiction verrà terminata. 
Grazie infinite a tutte quante. Grazie per l'incoraggiamento, la fiducia e l'entusiasmo che mi trasmettete ogni volta.
Spero che anche questo capitolo sia all'altezza di tutti gli altri e delle vostre aspettative dopo una attesa così lunga.
See you next water time!
Claire DeLune

Termini 
Keigō: linguaggio formale e onorifico da riservare ai propri superiori per età e competenza.
Kanzashi: ornamento per capelli reso popolare e famoso grazie alle geisha.
Hashi: bacchette per mangiare.
Nabe: pietanza tipica invernale paragonabile al nostro stufato.
Oni: demone della mitologia giapponese. 

Zouri: calzatura tradizionale femminile che si indossa con i kimono e yukata.
   
 
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