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Autore: Arya Tata Montrose    16/02/2017    1 recensioni
Buonasera! Come da copione, per il terzo anno consecutivo, mi presento con la Gajevy Week!
Anche se vi avverto già che sarò in ritardo (come già si evince), spero possiate godervi la lettura.
Tata
***
Day One – Matching: «Levy!» «Cosa?» «Il tuo orecchio!»
Day Two – Longing:Il ghigno che gli era nato sulle labbra ebbe vita breve
Day Three –
Day Four –
Day Five –
Day Six –
Day Seven –
-
Bonus Day – AU: Gajeel ghignò. Colpito e affondato.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gajevy Week – 2017
 
 


 Day One ~ Matching




Il ticchettio delle lancette non la sfiorava, come se i secondi che scandivano inesorabili lo scorrere del tempo non le appartenessero.
Levy rimaneva seduta, con le ginocchia abbracciate al petto, il libro accanto aperto su pagine fittamente vergate da un’antica mano e gli occhi vacui, fissi da troppo tempo in un punto indefinito avanti a lei, espressione di una mente svuotata d’ogni pensiero; un mare insolitamente quieto, un cielo inabile a fronteggiare un orizzonte privo di tempesta. Eppure Levy era certa di stare elaborando qualcosa, elucubrazioni inconsce, ancora troppo fragili e bisognose di attente costruzioni prima di sorgere alla luce della sua coscienza.
Levy fissava quel punto senza vederlo davvero, in un’apparente, disinteressata apatia del mondo, mentre sul fondale del suo pensiero sorgeva un nuovo proposito.
 
Fu alla calda luce di un fuoco da campo, una sera baciata dalla luna piena che svettava alta oltre le fronde della foresta che quel piccolo germoglio infranse la flebile seppur netta barriera che separava il conscio dal suo opposto. Levy lo percepì nel momento stesso in cui si scoprì a non star fissando il solito punto indistinto, privo di qualunque potenziale interesse, bensì uno preciso, scintillante e sfumato dalla fiamma che crepitava nel falò: una perla di metallo incastonata nel braccio di Gajeel.
Levy ne fu come affascinata, come se vedesse realmente tutte quelle scaglie per la prima volta. Ammaliata dal fuoco che sembrava danzare sulla sua pelle olivastra e solcata da cicatrici.
«Posso toccarli?» Fu quasi un sussurro, un filo d’aria che oltrepassava le sue labbra, eppure fu certa di essere stata ascoltata – Gajeel sentiva molte cose, ma raramente ascoltava, rubando i suoni al vento. Non aveva realmente pensato di esprimere la sua domanda a voce, semplicemente le era uscita, resa flebile dall’incertezza che la neonata idea portava nella sua mente.
«Cosa?» L’espressione del Dragon Slayer era oltremodo stupita dalla richiesta priva di qualsiasi senso o riferimento che potesse aiutarlo a comprendere.
«I piercing», chiarì. «Posso toccarli?»
Gajeel la guardò, ancora un’espressione interrogativa sul volto: cosa voleva dire con quella domanda? E per quale motivo l’aveva posta? Gajeel non capiva e rimaneva immobile e muto a guardarla, aspettando qualsiasi segnale che potesse aiutarlo, dagli un indizio utile ad interpretare la peculiare richiesta che gli era stata fatta.
Ma non c’era nulla da interpretare.
Levy alzò lo sguardo, fissandolo a sua volta, in attesa di risposta. Dopo qualche secondo, però, la sua determinazione cominciò a venire meno, sostituita da un immane imbarazzo che s’inoltrava nella sua testa. Cosa diavolo le era saltato in mente, per porre quella domanda ad alta voce? Non sapeva darsi una risposta.
Stava per abbassare lo sguardo e scusarsi con un filo di voce, adducendo a qualche scusa banale come sentire se fossero caldi o che altro – quella, tra l’altro, era una davvero pessima scusa – quando Gajeel l’aveva interrotta ancor prima che potesse cominciare.
«Perché no», aveva bofonchiato, masticando le parole. Si era voltato, anche lui leggermente imbarazzato dalla situazione. Il sommesso russare che proveniva da due delle tende del campo non aiutava a far scemare quell’emozione.
Così Levy, aiutandosi a strisciare sul suolo con le gambe, incurante dei pantaloncini già sporchi di terra, si avvicinò al ragazzo. Le sue mani erano così delicate che Gajeel a malapena si accorse che i suoi polpastrelli gli si erano posati sulla pelle, se non fosse stato per un brivido che percorse il suo corpo per intero; un brivido molto piacevole, notò. Quella stessa sensazione sembrò avvolgere anche Levy, fermando le sue mani per un istante. Dopodiché, lieve come il battito d’ali di una farfalla, riprese a toccare il metallo che imperlava il braccio di Gajeel.
La sua espressione era concentrata, estasiata, a momenti, ed i suoi occhi tradivano eccitazione mentre cercava di cogliere qualcosa. Sollevò lo sguardo e sorprese Gajeel al guardarla con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra, che si dipinse anche su quelle di Levy un momento prima che allontanasse le mani dal suo braccio e si facesse poco più distante.
Seguì qualche minuto di silenzio, in cui a dominare furono il bubolare lontano di un gufo ed il più prossimo crepitio delle braci. Al frusciare delle foglie scosse dal vento, convennero che fosse tempo di andare a dormire.
«Grazie», disse Levy, voltandosi verso di lui. «Buonanotte.»
Gajeel impiegò qualche attimo, ma alla fine rispose: «Buonanotte.»
 
Alle nove del mattino, Gajeel era ancora malamente steso sul divano, addormentato, e Lily faceva altrettanto, raggomitolato sulla sua pancia.
Uno dei tanti volumi che Levy lasciava a casa loro si era rivelato scritto in una lingua a loro comprensibile e, in un moto di noia assoluta e mancanza di opzioni, si erano immersi, scettici, nella lettura. Avevano passato la notte insonne a causa di quel libro, troppo interessante per essere semplicemente chiuso con il proposito di continuarlo. Il libro, abbandonato a terra dalle mani molli di Gajeel, era rimasto aperto sulla pagina che non avevano terminato di leggere, quando, all’alba, erano stati vinti dalle lusinghe di Morfeo.
Un timido bussare non passò inosservato alle finissime orecchie del figlio di Metallikana, che, non troppo sveglio, si era alzato facendo cadere Lily.
Masticando imprecazioni sul fatto che c’era gente che dormiva, Gajeel si diresse alla porta, aprendola con quanto più fastidio potesse manifestare. L’irritazione fu però immediatamente scacciata quando si rese conto di chi fosse sulla soglia della sua porta.
«Oh».
Levy interpretò quel suono come “scusa, non credevo fossi tu”.
«Buongiorno, Levy», disse, scostandosi per farla entrare.
«Buongiorno» rispose lei, riservando un saluto anche a Lily che, seduto ancora sul divano, si massaggiava la testa dolorante per la caduta.
Gajeel si diresse in cucina, offrendole qualcosa da mangiare e preparandosi una tazza di tè, quantomeno per acuire i sensi oltre il torpore residuo del sonno.
«Un po’ di tè anche per me, grazie. Mi dispiace di averti svegliato.» Si guardò un po’ attorno, notando il suo libro aperto sul pavimento. «Stavi leggendo?» osservò, contenta.
Gajeel buttò un occhio al volume ed accennò un ghigno: «Mi hai passato la malattia, Gamberetto. Io e Lily siamo stati alzati a leggerlo fino all’alba. È dannatamente interessante» ammise. Si strofinò un occhio con la mano chiusa, poi la teiera fischiò e, da perfetto padrone di casa, Gajeel servì il tè con qualche biscotto.
«Zucchero?»
«Sì, grazie.»
Lily li raggiunse in quel momento e Gajeel servì anche lui, nel mentre che si accomodava al bancone della cucina. Salutò Levy con un cenno della zampa, ancora troppo intontito dal sonno, e ringraziò il ragazzo con uno della testa.
Gajeel addentò un biscotto. «Come mai così mattiniera, Gamberetto?», disse, sottintendendo che, come sempre, a meno che non ci fosse un motivo, avesse passato la notte insonne a leggere, proprio come lui e Lily.
«Non so, mi sono svegliata presto e ho pensato di passare. Tu a quest’ora di solito sei sveglio, a differenza mia», ridacchiò per l’ironia della situazione.
Le rispose con un mugugno d'assenso, troppo assonnato per una risposta più articolata, ed inzuppò un nuovo biscotto. Quei cosi erano dannatamente buoni; sarebbe tornato a Crocus solo per comprarne un altro pacchetto. 
Rimasero un po' in silenzio, nel mentre che Levy masticava parole, smaniosa di comporre la frase migliore per introdurre l'argomento. Si rendeva conto che fosse un'idiozia, ma per lei era stata una decisione molto calcolata, tanto da essere quasi imbarazzante. Gajeel, ignaro, continuava io suo sonnolento mangiare.
Alla fine prese coraggio: «Li hai fatti tu? Nel senso, da solo?», chiese, indicando i piercing. La voce impastata dal biscotto la fece sembrare una delle solite domande del tutto casuali che le uscivano di getto, spinte dalla curiosità e dalla voglia di conoscerlo. Ai primi tempi, la cosa lo destabilizzava, non avvezzo a condividere sé stesso – nessuno se n'era mai curato, dopo Metallikana. Ora, invece, quelle domande gli facevano nascere ghigni che volevano essere sorrisi e rispondeva, felice che lei chiedesse, che le interessasse davvero
«Certo» rispose, un moto d’orgoglio a gonfiargli il petto ed un ghigno a colorargli il viso, improvvisamente un poco più libero del torpore del sonno.
«Beh… non è che ne faresti anche a me?»
Parte del biscotto che Gajeel stava per addentare fece un rumoroso tuffo nel tè.
Levy finse di non notare lo sguardo sorpreso del ragazzo e puntualizzò: «Sì, mi piacerebbero come i tuoi all’orecchio.» Si scostò una ciocca di capelli sfuggita alla fascetta, assicurandola dietro all’orecchio. Non fu un gesto voluto ma Gajeel si trovò a fissare quell’orecchio, immaginandolo imperlato di metallo come le sue. Quell’immagine gli piacque immensamente.
«Certo, nessun problema, Gamberetto.»
Levy giunse le mani e sfoggiò un sorriso radioso: «Grazie, Gajeel!»
«Ghihihi.»
Lily guardò prima i due, esterrefatto dalla conversazione alle sue orecchie quasi surreale, poi buttò un occhio sul fondo della sua tazza e decise che, forse, tornare a dormire fosse la soluzione migliore.
 
Stavano seduti l'uno di fronte all’altra su uno dei tanti tavoli della Gilda in uno degli angoli, lontani dalla bolgia che, normalmente, avrebbe coinvolto Gajeel. Quel giorno, invece, erano entrambi stanchi. Gajeel aveva insistito perché gli leggesse un libro scritto in una lingua che lui non sapeva interpretare, incuriosito dalle meravigliose illustrazioni che costellavano le pagine del volume. Quando la voce di Levy si era affievolita e il suo corpo si rilassò, Gajeel si rese conto che era davvero tardissimo. Svegliati dall’insistente bussare di Natsu, che reclamava il Dragon Slayer per un’inezia, si erano diretti in Gilda, per chiedere a Mirajane il suo magico rimedio. Si erano quindi accasciati su quel tavolo e non si erano più mossi.
La voce squillante di Lucy risvegliò i tre dallo stato comatoso in cui sentivano di essere caduti.
«Levy!» la richiamò, con tono stupito, incredulo.
Con lentezza, la ragazza alzò la testa, guardando truce l’amica. Le evidenti occhiaie fornivano un indizio su come avesse passato la notte e la medesima condizione di Gajeel le forniva una conferma, ma non era quello il dettaglio su cui tutta l’attenzione della maga celeste era focalizzata.
«Cosa?»
«Il tuo orecchio!»
Levy dovette soppesare le parole dell’amica per qualche secondo, tentando di comprendere il significato delle sue parole. Si toccò quindi l’orecchio, incontrando i cinque pezzi di metallo nuovi di zecca che le adornavano l’orecchio.
«Oh, sì. Me li ha fatti Gajeel. Belli, vero?», sorrise radiosa.
Lucy strabuzzò gli occhi e Lily intercedé in suo favore, dicendole che nemmeno lui ci aveva creduto quando la richiesta era stata avanzata dalla turchina, una mattina come quella. Lucy, ancora, non poteva crederci.
«Da quando lui», disse indicando Gajeel, che ancora aveva la testa poggiata sulle braccia incrociate a formare un cuscino, «legge? Intendo, senza che sia tu a leggere per lui.»
Levy scrollò le spalle e si scusò, prima di assumere la stessa, identica posa di Gajeel e tentare di scacciare il pulsante mal di testa.
Lucy rimase lì, in piedi, con Lily che la guardava comprensivo.








 
Angolino della Tata
Buonsalve!
Eccomi di nuovo, puntualmente in ritardo!
Oggi sono qui con un Day One che spero sia un po' diverso dal solito, ecco, e che vi sia piaciuto :3
Questa sera non ho molto da dire, quindi la chiudo in fretta ringraziando, come sempre, NanaLuna per il suo supporto, MaxB ed Elygattina per aver recensito lo scorso capitolo :3
Un bacio, 
Tata




 
 

 
   
 
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