Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: SarcasticColdDade    17/02/2017    1 recensioni
Yuki Yoshimura è un medico, dedita alle sue routine e ad una vita tranquilla. Il suo unico scopo nella vita è sempre stato quello di aiutare gli altri, per non sentirsi mai un peso. Dentro di sé però sa di essere diversa dagli altri: non sa perché, come non sa se lo scoprirà mai. Almeno fino all'incontro con uno strano uomo.
O meglio, un demone.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L’idea di dover indossare un vestito non mi entusiasmava per niente, come tutte le altre volte in cui ero stata costretta, ovviamente; questa volta almeno era per una buona causa, e soprattutto per qualcosa che mi avrebbe permesso di entrare nell’ottica di chi erano veramente i componenti della famiglia Norton.
Fin da quando avevo sentito Sebastian e Ciel parlarne la mia mente aveva cominciato a vagare, cercando una spiegazione a quella mia improvvisa curiosità. La verità era che, dentro di me, sapevo che la loro non era una famiglia normale: c’era qualcosa che tentavano sempre di nascondere, qualcosa che forse era anche peggio di quello che credevamo.
Il ballo sarebbe stato un modo per cercare di andare oltre quell’apparenza, nonostante i continui rimproveri di Sebastian sullo stare attenta.
A maggior ragione non ne avrei fatto parola con lui: era inutile punzecchiarlo, soprattutto quando si trattava della famigerata famiglia. Se ci fosse stato bisogno di indagare, avrei solo trovato il momento migliore per sgattaiolare via.
E fin quando lui era all’oscuro di tutto, potevo anche permettermi di fare delle richieste..
- Vuoi scegliere tu l’abito che indosserai? - mi domanda, facendo eco alle mie parole.
Comodamente sdraiata sul letto a pancia in giù, mi stiracchio appena tra le lenzuola; siamo svegli solamente da poco, o almeno, io lo sono.
Non credo neanche che lui dorma. - E’ la mia unica richiesta – rispondo solo, infilando poi una mano sotto il cuscino – Se dovrò indossare un vestito, voglio almeno che mi stia bene – aggiungo subito dopo, rivolgendogli un sorriso divertito. Non ero mai stata un tipo che teneva particolarmente all’aspetto, ma questa volta ci tenevo a dare nell’occhio il meno possibile: non potevo di certo presentarmi con i miei soliti pantaloni, o nessuno mi avrebbe presa sul serio. Per quanto odiassi la mentalità di certe persone, questa volta dovevo per forza accontentarla.
“E forse vuoi anche essere bella per lui..”, pensa una parte di me, ma scaccio quel pensiero prima che sia troppo tardi.
In effetti, le dita di Sebastian che accarezzano la mia schiena fanno già la loro grande parte, se solo il tutto non fosse rovinato dalle mie bende.
- Beh, non è una richiesta impossibile – mormora di rimando – Allora ci recheremo oggi pomeriggio in città, servono abiti nuovi per tutti – aggiunge, cominciando in quello stesso momento ad accarezzare il mio fianco. Il suo tocco mi da i brividi, ma in un modo piacevole.
- Verranno tutti? - domando allora, stranamente stupita dalla cosa.
Solo dopo aver posto quella domanda mi ricordo delle parole di Mey-Rin, e di come ognuno della servitù fosse stato scelto grazie a delle doti secondarie, che non avevano niente a che fare con quello che davvero facevano alla Residenza. Non c’era da stupirsi che nessuno di loro fosse in grado di svolgere le normali mansioni.
Dal momento che non dovrei saperne niente, però, rimango in silenzio, in attesa di una risposta.
- Si, è bene che vengano anche loro – risponde – Sanno essere molto utili – aggiunge, forse perché ha intuito che in realtà so qualcosa.
Dal canto mio, decido di mantenere la parola data a Mey-Rin, e rimango di conseguenza in silenzio. - Qualche altro dettaglio su questo misterioso ballo? - chiedo comunque, avida di informazioni.
Lui volta di conseguenza lo sguardo, prima di sospirare, ormai rassegnato. - Sarà in maschera – risponde solo, poco prima di alzarsi dal letto – Il dovere mi chiama – aggiunge infatti, cominciando a rivestirsi man mano.
- Almeno tu hai qualcosa di concreto da fare qui alla Residenza – decido allora di lamentarmi, stiracchiandomi ancora una volta tra le lenzuola – Io sono pagata per curare graffi – aggiungo.
Con un movimento fluido lo guardo infilarsi la giacca, mentre le mie parole sembrano non aver avuto il minimo effetto su di lui, come se non avesse ascoltato neanche una parola. - A proposito di questo – mormora all’improvviso, destandomi dai miei pensieri.
Forse è il caso che anche io mi rivesta, o passerò il resto della giornata a poltrire nel letto.
- Mh? - mugugno, dal momento che rimane in silenzio.
Una volta completamente vestito, si volta di nuovo nella mia direzione, sistemandosi al contempo il bavero della camicia. - Ciel vuole parlarti, e credo che riguardi proprio il tuo lavoro – m’informa, cogliendomi di sorpresa.
- Che vuoi dire? - domando, sollevandomi a sedere con una smorfia. Spero vivamente che le bende non servano più una volta arrivato il giorno del ballo.
Contrariamente a quello che avevo pensato, lui fa spallucce, e gli leggo in faccia che non ne sa davvero niente al riguardo. - E’ un segreto anche per me, ma sembrava importante – ammette – Forse ha notato che ultimamente ti annoi parecchio – aggiunge, questa volta tornando a chinarsi verso di me, reggendosi con il solo ausilio di una mano posata sul letto – Nonostante le distrazioni, s’intende -.
- Ti consideri una distrazione? - domando allora, inclinando appena il viso.
- Di certo ti tengo impegnata – risponde unicamente, allontanandosi poi senza il minimo saluto.
Delusa dall’assenza di un bacio che pensavo alle porte, mi porto entrambe le ginocchia al petto, stringendole con le braccia. Proprio allora il forte desiderio di porgli una domanda mi assale, costringendomi a parlare.
- Sebastian – mormoro allora, bloccandolo quando ormai è sulla porta della mia stanza.
In un secondo si volta nuovamente, impeccabile come sempre. - Sì? - domanda.
- Un giorno..mi spiegherai perché proprio io? - è la mia domanda, anche se mi rendo conto solamente dopo averla posta che magari è un po’ confusa – Perché...nonostante la tua natura ti preoccupi per me? - decido di aggiungere, aumentando la stretta sulle mie ginocchia nello stesso momento.
C’è un altro lungo silenzio tra di noi, prima che alla fine sospiri appena, facendo mente locale allo stesso tempo. - Per lo stesso motivo per cui tu, pur non avendo l’anima, hai dedicato la tua vita agli altri – risponde – Perché ti fa stare bene, giusto? - mi domanda poi.
Non devo neanche pensare alla risposta. - Giusto – mormoro unicamente.
- Ecco perché – sussurra, poco prima di darmi nuovamente le spalle – Nonostante la mia natura, sento qualcosa solamente quando sono con te – aggiunge, e quelle semplici parole mi danno una stretta al cuore per un momento.
Quello che è successo a mio padre potrebbe succedere a qualunque demone, quindi?
- Non appena ti sarai vestita, raggiungimi pure nello studio di Ciel – aggiunge – Io sarò lì – continua poi, voltandosi per chiudere la porta.
- Sarò lì tra un momento – rispondo, rivolgendogli un sorriso prima che sparisca nel lungo corridoio.

***

Dopo aver indossato i miei soliti abiti ed essermi quantomeno sistemata un po’, mi avvio verso lo studio di Ciel, incontrando Mey-Rin lungo la strada.
- Buongiorno Yuki, dormito bene? - mi domanda immediatamente, decidendo di scortarmi lei stessa fino alla mia meta.
- Benissimo – rispondo, rammentando alcuni particolari della sera prima – Tu? -.
- Non c’è male – è la sua risposta – Ho sentito che ci sarai anche tu al ballo della famiglia Norton, Sebastian e Ciel hanno finalmente deciso di includerti! - aggiunge, entusiasta di quella notizia quasi quanto me.
- Già, finalmente posso partecipare anche io in prima linea – aggiungo, girando l’angolo.
- Ci sarà da divertirsi – mormora lei – Magari potrai anche vedere di cosa siamo capaci – aggiunge, una volta davanti alla porta dello studio privato di Ciel.
- Non vedo l’ora – è la mia risposta istintiva, poco prima di bussare un paio di colpi sul legno spesso.
- Avanti – la voce di Ciel, ovviamente, è annoiata come al solito.
Faccio il mio ingresso con calma, chiudendomi la porta alle spalle senza fretta. - Voleva vedermi? - gli chiedo quindi, avvicinandomi alla sua scrivania, tenendo come sempre la giusta distanza.
Lui e Sebastian stanno consultando delle carte, parecchie carte.
- Proprio così – risponde, sollevando solamente allora lo sguardo di vari documenti – Ho notato che ultimamente non ha molto da fare qui alla Residenza, nonostante la mia servitù – aggiunge, ripetendo in parte quelle che erano state le parole di Sebastian. Al di sopra della sua spalla, lo vedo infatti ridacchiare silenziosamente.
- Il lavoro scarseggia in effetti – ammetto – Ha qualche idea al riguardo? – decido di domandare, continuando a tenere entrambe le braccia dietro alla schiena.
- Per questo è qui – risponde, con il suo solito fare impertinente – Ho deciso che d’ora in poi le persone potranno venire direttamente qui se avranno bisogno delle sue cure, in altre parole...i suoi pazienti potranno recarsi qui quando lo vorranno – mi spiega meccanicamente, come se avesse preparato quel piccolo discorso.
Davanti a quella proposta rimango interdetta per un momento: uno studio medico alla Residenza? Nella stessa Residenza dove Sebastian e Ciel hanno sempre a che fare con qualcosa di strano o misterioso?
- Perché farebbe una cosa del genere? - gli chiedo automaticamente, senza la minima cortesia – Voglio dire, sarebbe fantastico...ma per qualche motivo ho l’impressione che ci sia un secondo fine – aggiungo, lanciando un veloce sguardo a Sebastian prima di tornare a Ciel.
- Un secondo fine c’è – ammette infatti, non che la cosa mi stupisca – Da qualche tempo a questa parte la gente ha cominciato ad avere una cattiva opinione di me e del lavoro che svolgo per la Regina – comincia, prima di alzarsi dalla sua sedia per cominciare a passeggiare, fino ad arrivare davanti ad una delle finestre della stanza – Alcuni avvenimenti del passato ne sono la causa, niente che debba sapere, e aprire una parte della Residenza come ambulatorio per chi ne ha bisogno è un modo perfetto per far cessare le chiacchiere, non trova? - mi chiede in modo retorico, tornando a voltarsi verso di me.
Per la sua età -anche se in realtà non ho idea di quanti anni abbia effettivamente- è davvero scaltro.
- Tra l’altro, è un accordo vantaggioso per entrambi: la mia reputazione si risolleverà e lei riprenderà a lavorare per conto suo – sottolinea, aggirando la scrivania per poi tendere la mano nella mia direzione: è più basso di me di qualche centimetro, per il resto dimostra 16 o 17 anni. - Accetta? - mi chiede allora, tenendo la mano tesa.
La stringo solamente qualche secondo più tardi, senza esitazioni. - Accetto – rispondo senza esitazione alcuna, entusiasta all’idea di poter ricominciare ad aiutare gli altri.
- Sapevo che avrebbe capito – sono le sue ultime parole, prima che entrambi molliamo la presa. Solo ad allora torna alla sua scrivania, sedendosi per ricominciare a consultare le sue carte. - Può andare, ma si faccia trovare pronta per le 16: andremo in città per prepararci per il ballo di stasera – mi ricorda.
Il ballo, giusto.
- Sarò pronta – rispondo, lasciando la stanza.

***

La boutique in cui entriamo è più grandi di quanto pensassi, e Ciel sembra conoscere la proprietaria: quest’ultima, una donna sulla cinquantina, lo tratta come se fosse suo figlio.
- Ciel! Che bello rivederti, e come sei cresciuto! - esclama non appena entriamo, avvicinandosi al diretto interessato per poi farlo sprofondare in un lungo abbraccio tra quello che è un seno decisamente prosperoso.
Al contrario di quello che avevo pensato, Ciel non sembra infastidito da questo comportamento e anzi, ricambia quella stretta. - Buon pomeriggio Miss Katherine – la saluta allora, usando un tono decisamente più formale del suo.
- Miss Katherine? - ripete, prima di sbuffare appena – Sei sempre così formale, quando io sono stata una delle prime persone a tenerti in braccio – aggiunge, incrociando entrambe le braccia al petto – Che ne dici invece di zia Katherine? - gli chiede allora.
Ciel scuote allora il capo, come se ormai fosse rassegnato a quel comportamento. - Zia Katherine sia – risponde, rivolgendole un sorriso.
Con un solenne cenno, Miss Katherine si dimostra soddisfatta. - Allora, come posso esservi utili? - ci chiede quindi, posando poi lo sguardo su ognuno di noi, finendo poi per fermarsi inevitabilmente a me – Oh, e c’è qualcuno che non conosco – ammette qualche secondo dopo.
Un colpetto da parte di Sebastian mi riporta alla realtà, in tempo per allungare la mano nella sua direzione. - Il mio nome è Yuki, sono da poco il medico della Residenza – mi presento, sorridendo.
- Piacere mio, Yuki – risponde lei, poco prima di abbandonare la stretta.
- Abbiamo bisogno di vestiti nuovi, adatti per un ballo – la informa Ciel, senza attendere oltre – Sono sicuro che le signore troveranno quello di cui hanno bisogno al piano superiore, quindi dovrai aiutare solamente noi quattro – aggiunge.
- Bene, allora mettiamoci al lavoro – risponde semplicemente, facendo poi cenno dall’altra parte della stanza, da dove arriva alla fine un’altra donna, decisamente più giovane – Emily, ci pensi tu? - le chiede.
Dentro di me mi domando da dove sia sbucata.
- Nessun problema, Miss Katherine – risponde questa – Se volete seguirmi – aggiunge poi, rivolgendosi unicamente a me e Mey-Rin.
- Volentieri – risponde quest’ultima, afferrandomi la mano prima che possa rispondere a mia volta – Su, andiamo! - aggiunge. Rivolgo allora un veloce sguardo a Sebastian, prima di lasciarmi trascinare via.
Spero solo di trovare un vestito che faccia al caso mio.
Il piano superiore si raggiunge grazie ad un graziosa scala a chiocciola, che porta direttamente su quello che a prima vista sembra un semplice soppalco. Solo qualche passo più un la, tuttavia, si estende quella che è -probabilmente- una delle collezioni di vestiti più grandi che abbia mai visto.
- Wow – è la prima cosa che mi esce dalla bocca, prima che riesca a frenarmi.
- Sono tutte creazioni di Miss Katherine, ha molto tempo libera dal momento che non si è mai sposata – ammette Emily, con fare orgoglioso – Sono sicura che troveremo quello che cercate – aggiunge quindi, superandoci entrambi.
- Per me un qualsiasi vestito blu andrà benissimo, ho dei gusti molto semplici – ammette Mey-Rin, seguendola a ruota – La Signorina Yuki invece potrebbe avere qualche problema.. - aggiunge, dandomi un piccola spallata.
- Già – rispondo quasi istintivamente – Non indosso molti vestiti – ammetto, anche se la cosa appare piuttosto ovvia.
- Il suo stile però è molto innovativo per una donna – risponde Emily, contrariamente a quello che avevo pensato – Non tutte hanno il coraggio di indossare quello che indossa lei – aggiunge, tornando a guardarmi per poi esaminare di nuovi i miei vestiti.
- Spero che un giorno smetterò di essere l’unica – ammetto.
- Chi può saperlo? - domanda lei retorica – Bene, cominciamo a dare un’occhiata? - ci domanda alla fine, prima di mettersi all’opera per cercare di aiutare entrambe.
I vestiti riempivano la stanza a vista d’occhio, motivo per il quale rimanere vicina a Mey-Rin e Emily mi sembrava la scelta migliore; solo dopo qualche minuto, tuttavia, inizio a cercare per conto mio, allontanandomi totalmente dal settore che in quel momento stavano occupando.
Inizio a pensare a quale colore mi stia bene addosso, ma non ho molte idee a parte il nero e il rosso; possibile che neanche io conosca me stessa?
Ogni abito che guardo ha un qualcosa che mi fa passare al successivo, particolare che più di una volta mi porta quasi a gettare la spugna.
Sento che Emily ormai è di nuovo vicina: forse dovrei semplicemente lasciarmi consigliare. Lei ne sa di certo più di me.
Mi allontano ulteriormente, tuttavia, scartando altri due abiti, finché i miei occhi non si posano su un modello che, per lo meno, non mi fa pensare all’inferno: è di un bel verde scuro, con delle sottili spalline dello stesso colore e una scollatura nella norma. A prima vista sembra perfetto.
- Una delle creazioni migliori di Miss Katherine – la voce di Emily mi arriva alle spalle in quel momento, costringendomi a voltarmi – Se è lui il fortunato, ha decisamente un ottimo gusto – aggiunge poi, allungandosi poi per prenderlo.
Una volta uscito dallo spazio stretto dove si trovava ho modo di notare che non è affatto ampio, anzi, il tessuto è dritto ed elegante, senza contare che all’interno ha anche un corsetto.
- Sembra decisamente perfetto – ammetto allora – Posso provarlo? - chiedo quindi.
- Certo, può cambiarsi dietro a quel paravento, c’è anche uno specchio – risponde, indicandomi un angolo della stanza adibito a camerino.
Anche se non ho idea di come farò ad allacciare il corsetto da sola, mi dirigo verso quello stesso punto; lo spazio non è molto ampio, ma abbastanza da permettermi di spogliarmi completamente dei miei vestiti.
Appena la mia giacca ad un gancio, iniziando poi a sbottonare la camicia; sotto indosso solamente uno dei miei pochi reggiseni, capo d’abbigliamento ancora praticamente sconosciuto in Inghilterra.
Mi sono sempre domandata perché: di certo è più comodo di un corsetto, per lo meno con un semplice reggiseno sei libera di respirare.
Sospiro a quel pensiero, abbandonando anche quest’ultimo insieme ai pantaloni, per cominciare così ad infilare il vestito. Lego come meglio posso il corsetto, tirando tutti i lacci mentre mi guardo allo specchio. Il tessuto è morbido sulla mia pelle, e una volta indossato non è affatto ampio, anzi.
Devo ammettere che sembra anche comodo, sento di potermi muovere come meglio voglio.
- Tutto bene? - la voce di Emily arriva forte e chiara da dietro il paravento, immagino sia lì ad aspettare.
- Sì, ho quasi fatto – rispondo immediatamente, legando poi i lacci del corsetto in un fiocco fatto di fretta. Quei stessi lacci sono l’unica cosa che tiene insieme tutto l’abito: la schiena, difatti, è scoperta in più punti. Per fortuna a casa ho una giacca nera e lunga che dovrebbe essere perfetta.
Mi controllo velocemente allo specchio, sistemando una ciocca di capelli ribelli prima di uscire.
Sia Emily che Mey-Rin sono di spalle, anche se quest’ultima ora ha in mano un lungo vestito blu, come del resto aveva richiesto.
Faccio un piccolo colpo di tosse per avvisarle della mia presenza, restando poi immobile sul mio posto finché entrambe non si voltano nella mia direzione.
- E’..comodo – ammetto, come del resto avevo già pensato.
Entrambe sorridono nella mia direzione, prima che Emily mi raggiunga. - Le sta divinamente – ammette, toccando poi il tessuto della gonna per far sparire una piega – E le calza anche a pennello, quindi non ci sarà bisogno di ulteriori modifiche – nota, allontanandosi poi per guardare meglio tutto nell’insieme.
- Sono d’accordo con la signorina Emily, ti sta davvero d’incanto – ammette anche Mey-Rin – Magari così inizierai a guardare i vestiti con un occhio diverso – aggiunge, ammiccando nella mia direzione.
- Ne dubito – ammetto subito con una smorfia – Ma questo sarà la mia eccezione che conferma la regola – mormoro trionfante, stranamente a mio agio in quell’indumento.

***

Una volta tornati alla Residenza, tutti abbiamo un vestito per la serata, persino Sebastian: per una volta, infatti, abbandonerà la solita divisa da maggiordomo, per passare piuttosto ad un completo composto da una camicia bianca, un panciotto, una lunga giacca e un pantalone nero.
- Sembrerò un pinguino – è il suo primo commento, una volta saliti nella mia camera per appendere il vestito.
- Se io indosso un vestito tu puoi indossare un completo – rispondo – Almeno tu hai i pantaloni – aggiunge, con una smorfia.
- Mi domando cos’abbia l’uniforme che non va, non ha mai creato problemi in situazioni come questa – ammette, girovagando per la stanza come un animale in gabbia.
- Situazioni come questa? - ripeto – Ce ne sono state molte altre? - domando poi.
- Più di quante immagini – è la sua risposta – Capita quando sei il maggiordomo del Cane da Guardia della Regina -.
- Già, immagino di sì – rispondo, guardando ancora una volta il vestito, ormai appeso per la stampella ad un gancio.
Quando mi volto nuovamente nella sua direzione, noto che sta ancora camminando su e giù, anche se ora sembra essersi calmato appena.
Il mio sguardo è confuso mentre lo fisso. - Tutto bene? - gli domando subito.
- Ti caccerai in qualche guaio stasera – mormora – Lo so bene – aggiunge, questa volta fermandosi. Non avrei mai pensato che potesse preoccuparsi fino a questo punto.
- Davvero ci stai ancora pensando? - domando infatti, senza più alcuna speranza – Ti ho promesso che non combinerò niente, e poi è solo un ballo – aggiungo, cercando di tranquillizzarlo.
- Ballo o meno, prendi questo.. – dice poi, tirando fuori dall'interno della giacca quello che sembra un pugnale decisamente affilato, che ripone subito dopo in un contenitore in pelle - So che serve ti sai proteggere - aggiunge, affidandomelo.
- Mi dai addirittura un'arma.. - commento, con tono volutamente sarcastico - Allora davvero pensi che non sia più una bambina - aggiungo.
- Non lo penso - conferma - E so che troverai un posto adatto per nasconderlo - aggiunge, senza darmi nessuno spunto. Mi inventerò qualcosa prima delle 19:30.
– Stasera andremo a questo ballo, voi farete le vostre ricerche e io berrò champagne chiacchierando con gli invitati – mormoro, stringendomi poi appena nelle spalle – Poi domani ricomincerò a lavorare, e tutto tornerà alla normalità -.
- Tranne il tuo essere un mezzo demone – mi ricorda, scuotendo appena il capo.
- Tranne quello – rispondo, dandogli un colpetto sul petto – Ma grazie per avermelo ricordato – aggiungo.
Si fa perdonare quelle parole nel momento successivo, quando si avvicina al mio viso prima di baciarmi.


***

Alle 19.30 siamo tutti riuniti davanti alla porta d’ingresso della Residenza, tutti vestiti di tutto punto. Sebastian in particolare è decisamente elegante nel suo completo, così come anche Finny, Bard e Ciel.
Il vestito di Mey-Rin anche è perfetto, oltre a calzarle a pennello è di un blu acceso che risalta il colore dei suoi capelli.
- Dovresti indossare vestiti più spesso – è il primo commento di Sebastian, quando sono abbastanza vicina per udire le sue parole senza che gli altri abbiano lo stesso privilegio.
- Se fossero tutti così, potrei anche pensarci su – rispondo, comunque schiva sull’argomento.
Prima di andare le poche altre persone della servitù -che nella Residenza vedo decisamente di rado- ci porgono le nostre maschere per la serata, ognuna in tinta con il colore degli abiti, rifinita con dell’elegante pizzo. Mi domando quanto sia costata una cosa del genere, per non parlare di tutti gli abiti.
- Possiamo andare – ordina allora Ciel, avviandosi verso la porta d’ingresso, aperta in quello stesso momento dagli stessi due uomini che ci hanno consegnato le nostre maschere.
Mentre andiamo, mi domando silenziosamente se la serata prenderà davvero una piega strana -come ipotizzato da Sebastian- o se il ballo andrà liscio come l'olio.
Comunque vada, il pugnale che Sebastian mi ha dato mi fa sentire più sicura, riposto con cura nel suo contenitore in pelle che ho cucito ad una vecchia giarrettiera.
Sento il suo peso sulla mia gamba mentre salgo sulla carrozza, pronta ad usarlo in caso di necessità.

  
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