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Autore: paoletta76    17/02/2017    0 recensioni
[Limitless (serie TV)]
(Limitless) Brian Finch è un normalissimo ragazzo di città, e la sua vita apparentemente sfigata viene completamente stravolta quando un amico gli passa una dose di una misteriosa droga, l’NZT. Una pastiglia tira l’altra, si sa, e Brian finisce per scoprire capacità che non sapeva neppure di possedere. Ma sarà questo a renderlo migliore? (ispirata ad una serie TV che secondo me non meritava di essere cancellata)
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DAYS LEFT: 249 e1/2
 
Il cellulare squillava insistente, sulla mensolina dell’unico ambiente di cui era composta la sua microcasa. Sullo schermo, campeggiava la foto di Brian che faceva la linguaccia.
 
Quella che gli aveva scattato meno di sei ore prima, al termine di uno dei chilometrici scambi di battute di cui erano protagonisti ormai tutti i giorni.
 
Argomento di discussione, la pasticchetta trasparente che lui ingeriva ogni mattina alle otto, trasformandosi in una specie di genio stratega dell’FBI.
Fin dal primo giorno, dopo aver ascoltato con pazienza tutta la storia –Brian aveva saltato qualche riga, qua e là, ne era sicura dal modo in cui i suoi occhi scappavano via ogni volta che si sfiorava la domanda magica che lo metteva a tacere, quel e tu come diavolo fai ad essere immune agli effetti collaterali? E non inventarti balle-, Sara aveva sostenuto che quella roba, oltre che altamente nociva fosse del tutto inutile.
Lui aveva replicato iniziando a scaldarsi un tantino.
- Non è assolutamente vero.
- Scusa, invece lo è. Che.. che diavolo di effetto fa, dico, oltre a farti dare di schizzo?
- Non capisci niente; con l’NZT riesco a fare cose che non potrei mai fare, sono in grado di connettermi con angoli del cervello che normalmente non saprei neanche-
- Che di solito non hai assolutamente voglia di usare.- lei aveva messo su una smorfia, piegando le labbra e sollevandosi a sedere sul bordo della scrivania.
- Parla per te!
- Io non sono sotto NZT.
- Sì, dillo ad un altro. Ti ho visto, sai, tirare giù tutta quella roba ed esaminarla come se stessi memorizzando i documenti con lo sguardo. Le volte che non butti tutto in terra.
Sara aveva incrociato le braccia, continuando a fissarlo con quell’aria scocciata.
 
- Questa è come una confessione. Anzi, sai che ti dico, credo che tu sia stata mandata dai piani alti, magari da Washington, per capire come funziona l’NZT.
- Assolutamente no.
- HA. Non mi fai fesso.- l’aveva imitata, incrociando le braccia e mettendo su un broncio uguale.
- E questo prova come quella roba sia I-NU-TI-LE. Farai anche centomila calcoli al minuto, imparerai sei lingue contemporaneamente, ma non ti fa diventare meno imbecille.
- Che-?
- I-NU-TI-LE.- era scivolata via, sculettando verso gli scaffali.
- Come mi avresti chiamato, Skipper?
- IM-BE-CIL-LE. Se vuoi lo scrivo sulla lavagna.
 
Le aveva risposto con la linguaccia, lei aveva contrattaccato. Altra linguaccia, lei aveva sfoderato il cellulare e l’aveva immortalato, tanto per aggiungere qualcosa alla scritta imbecille sulla lavagnetta.
- Ah, sì? Come ti permett-? – lui l’aveva caricata a testa bassa, andando ad acchiapparla per i fianchi e tirandola su come un sacco. Smettendola solo quando uno strillo di più gli buttò il cuore in gola.
- Sei matta? – la mise a terra, trattenendola per le spalle ed assottigliando la voce - cosa strilli? Lo sai, che siamo al lavoro, che se ti sentono di sopra ti buttano fuori dall’FBI?
 
Aveva risposto facendo spallucce, srotolando l’elastico via dal polso per raccogliere quegli strani capelli bicolori.
- Ah, già. Forse non sei nemmeno un agente dell’FBI.
- Che cosa te lo fa pensare, Sherlock?
- Cosa fai, cambi soprannome, adesso?
- Io ti do il soprannome che mi pare.
- Ma brutt-
- Non è mica un tuo diritto in esclusiva, e io non mi chiamo Mike & Ike. Ho notato che però a Rebecca non l’hai dato, il soprannome. Che c’è, le vai dietro?
 
Adesso Brian era rosso, rosso fosforescente. E non muoveva un muscolo né pronunciava una sillaba.
- Prova schiacciante B. Intuizione. Basta leggere il corpo, la tua schifezzina quotidiana NON-SERVE-A-NIENTE.
- Sara.
- Ah. Già. Neanche a Boyle hai dato un soprannome. Non ti piacerà lui, eh? Dimmi di no..- la ragazza congiungeva le mani, fingendo disperazione – è il mio uomo ideale, non puoi cercare di rubarmelo così.. è un colpo basso, Brian, io mi fidavo, di te..
- Piantala! Ma-
L’aveva acchiappata di nuovo, stavolta senza sollevarla ma trattenendola schiena contro il proprio petto. Sara rideva, il cuore le batteva a mille.
 
E stranamente, la stessa cosa la stava facendo il suo.
 
- Sul serio, Skipper. Sei sotto NZT, vero?
Lei scosse appena quegli strani capelli a far segno di no.
- Non raccontare bugie. Lo sai, che sono in grado di vederlo nei..- adesso lei si voltava, restando stretta nel perimetro delle sue braccia e finendo naso contro naso – tuoi..
- E cosa ci vedi, nei miei occhi?
 
Ecco. Di nuovo. Lo faceva di nuovo; apriva bocca e gli toglieva qualunque parola.
Forse aveva davvero ragione, l’NZT non aveva alcun potere.. o forse era lei, a saper maneggiare qualche trucco più potente?
 
- No, decisamente non sei sotto NZT.- l’aveva sciolta dall’abbraccio, tornando a farsi più serio.
- Da cosa si capisce? – adesso era seria anche lei. Seria, e stranamente intensa.
- Non emetti quella luce. Quel bagliore, negli occhi. Non c’è. Però.. però mi devi spiegare come fai.
- Come faccio a fare che?
- Le intuizioni. Sei veloce quasi quanto me, per questo ero convinto che-
- Non sono un esperimento come te, non sono una spia dei pezzi grossi. L’idea di appiopparmi il tuo culo peloso anche di notte è stata dei tuoi amici Mike & Ike. Io ho accettato a patto che se tu ti fossi comportato da coglione privo di rispetto, mi avrebbero aiutato a giocarti uno scherzo di quelli che ti saresti ricordato per mesi. E sono capace di cose cattive, io. Loro credono ancora che sia una recluta.
- E non lo sei?
- Ma come, genio dell’NZT.. non hai mai letto il mio file?
 
Il cellulare squillava a vuoto, Brian si stava seriamente cominciando a preoccupare.
Non era normale che un agente assegnato alla sua custodia giorno e notte non rispondesse dopo il terzo squillo.
 
Aspetta, però. Hai davanti il suo file.- si disse, chinandosi verso il tavolino del soggiorno e sfogliando un paio di pagine, sempre col cellulare all’orecchio – ecco. OH..
 
Sei mesi di servizio. L’agente Carlson aveva soltanto sei mesi di servizio, e poco meno di metà delle notizie sul suo conto erano state classificate.
Un profiler. Sara era un profiler di alto livello, una di quelle che vedono, interpretano, capiscono al volo. Una di quelle capaci di dare il massimo in tempi ristrettissimi, prendendoci tutti per il culo con quell’aria da sbadata, le scarpe da tennis con i jeans sulla giacca da completo e i capelli bicolori a far storcere il naso a colleghe più tradizionali come Rebecca.
Sicuramente non lo sapeva nessuno. Forse Naz.
Ecco perché giudicava inutile l’NZT. Ma questo non spiegava le scarpe da tennis.
- Già. Perché le scarpe da tennis?
 
Hai provato a fare un inseguimento col tacco dodici, Brian?
La sua voce appariva divertita, dall’altro capo del telefono. E l’aveva sorpreso, di nuovo, levandogli tutte le parole. E la punteggiatura.
- Oh. Ciao.- le rispose, grattandosi un po’ la nuca con la mano libera.
- Scommetto che stai guardando il mio file.
- Non ti chiedo come lo sai. Comincio a sospettare che tu mi abbia piazzato le microcamere in casa.
- Se l’avessi fatto, saprei che sei vestito solo di un asciugamano.
 
Brian saltò via dal divano, scattando come un gatto verso la camera da letto e chiudendo di corsa la porta.
- Ehi? Finch! Che succede?
- Come.. come diavolo-? Dove l’hai messa, la telecamera!?
- Ma perché, sei nudo per davvero?
 
La risata cristallina della ragazza lo abbatté schiena contro il letto, lasciandolo arricciare sotto le lenzuola.
- Voglio la verità, Sara. Voglio sapere come diavolo fai.
- Stavo scherzando, Brian. Ho tirato ad indovinare..
- Scusa, ma non ti credo – lui si fece improvvisamente scuro – anzi, penso che questa cosa debba finire. Subito.
- Quale cosa? Brian, piantala.. hai preso pastiglie anche fuori orario?
- No. Io.. voglio che.. io voglio..
- Non smozzicare. Se vuoi imparare due trucchi da profiler, basta chiederlo. Potresti anche chiedermi due pizze e due birre, da portarti a casa al volo perché hai una fame marcia, che stamattina preso com’eri non hai messo niente nello stomaco a pranzo né a colazione. E casomai ne possiamo parlare.
- Ti staresti autoinvitando a casa mia?!
- No.- lei fece spallucce, quasi convinta che la potesse vedere – era solo un’idea. Così per fare qualcosa. O anche no. Va bè, non ci vengo, a casa tua; oltre tutto, sembra stia iniziando anche a piovere. Ci vediamo domani, per la droga. OH. Che discorsi. Sembro davvero un pusher. Va bè, buonanotte.
- No, aspe-
 
Brian era rimasto a fissare il telefono fra le proprie dita, aspettandosi –e sì, ok, anche sperando- che lo richiamasse. Un minuto, due. Niente.
Un sospiro, scivolando via dalle lenzuola e decidendosi a cercare qualcosa da mettersi addosso.
 
Il –clack!- della porta, improvviso, gli fece fare un balzo spalle al muro.
 
Brian! Sei in casa?
 
Il cuore tornò al proprio posto, sentendo la voce di sua sorella.
- Rachel! Che ci fai-? - fece capolino, ancora più nudo che vestito.
- Ho le chiavi, ricordi? – la ragazza aggrottò le sopracciglia, puntando il pollice verso le proprie spalle e la porta d’ingresso – e mi hai promesso asilo politico.
Una mano a sollevare la borsa che teneva fra le dita, e lui sospirò, pesante, piegando la testa e chiudendo la porta della camera da letto.
- Che c’è? – la ragazza avanzò, facendosi peperina, andando a raccogliere l’anta e tirandola di lato, sorprendendo il fratello alle prese con una sessione piuttosto acrobatica di infilamento calzoni.
- Cosa diav-? Ma perché vi prendete la libertà di sforare nel mio perimetro personale? Uffa! – lui protestava, agitando le braccia. Rachel piegò appena la testa da un lato.
- Prendete chi?
- Lascia stare.- il campanello squillava, lui piegò le labbra in una smorfia e si affrettò a cercare anche una maglietta. Non sapeva che quell’appartamento avesse anche un citofono. Di solito, si presentavano tutti all’improvviso, aprendo la porta e basta. Tutti, compreso Sands.
 
Occazzo. Sands.
 
E se fosse stato lui?
 
Levò il passo, ma Rachel fu più leggera e più veloce.
- Sì?
- Pizza.- replicò la voce oltre il citofono.
- UH! Che gentile! Grazie, fratellone! Avevo proprio voglia, di una bella pizza..– Rachel fece scattare la serratura, aprendo leggermente la porta e preparandosi all’arrivo del pony express, mentre a lui congelavano i peli delle braccia.
Oddio.. speriamo che non sia una trappola, o qualcosa del genere.. Rachel, sei proprio una-
 
Il cuore tornò per la seconda volta in sede, al vedere la figura di Sara comparire da oltre l’angolo del corridoio. Per perdere un battito, allo sguardo che sollevò sulla biondina sorridente sulla porta.
- Grazie! Quant’è? – Rachel tese le braccia, e Sara esitò per un lunghissimo istante, prima di cederle i due cartoni e il sacchetto con le birre.
- Diciotto dollari..
- Fai tu? – una carezza alla spalla ancora nuda del fratello, e la biondina era lontana, oltre la porta.
- Perdonami. Non sapevo che sarebbe venuta. E tu avevi detto che-
- Fa niente.- Sara tese la mano, ed aspettò il pagamento spostando lo sguardo e mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore.
- Non è come credi.
- A me non frega assolutamente nulla, della tua vita, Brian.- lei sollevò le spalle, priva di qualunque accenno di sorriso, e nascose i soldi nella tasca dei jeans – buona serata.
- Asp- aspetta! – lui scivolò fuori, provando a trattenerla – puoi restare, che oltre tutto sta veramente diluviando, e..
A quel suo indicare a mano tesa ciò che della città frustata dalla pioggia si inquadrava nella finestra del soggiorno, Sara sollevò di nuovo le spalle:
- E a fare che?
 
Ecco. Fatto. Era scomparsa così com’era arrivata, e non riusciva a muovere un passo per fermarla.
Eppure bastavano solo tre parole, per spiegare.. è mia sorella. E’.MIA.SORELLA.
 
Non l’hai letto il mio fascicolo? Non.. non t’interessa davvero, della mia vita?
 
Aspetta un attimo, Brian. Perché adesso ti stai facendo tutti queste seghe mentali? MAH.
 
Un sospiro, prima di chiudere la porta, sentendosi precisamente come quando doveva risolvere un problema e gli sembrava di sdoppiarsi e darsi domande e risposte da solo.
 
E no, non era sotto NZT. 
  
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