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Autore: BarbraGleekPotter    17/02/2017    0 recensioni
[Letteratura Umanistica]
Trascrizione in italiano moderno di quasi tutto l'ottavo capitolo di "Sopra lo amore" dell'umanista Marsilio Ficino. Spero la troviate utile e ben svolta!
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Amore è una morte volontaria; essendo morte, è una cosa amara, ma è dolce in quanto volontaria. Chiunque ami muore amando, perché si dimentica di sé stesso e volge il suo pensiero alla persona amata. Se egli non pensa a sé, non pensa logicamente: perciò non agisce come farebbe di consueto. Si tenga a mente che la principale operazione dell’Animo è il pensiero; chi non agisce secondo il suo pensiero non è più sé stesso. Infatti l’essere e l’agire vanno di pari passo. Non esiste l’uno senza l’altro: l’azione non eccede sull’essere, infatti non si può agire in luoghi dove non ci troviamo, ma solo dove siamo realmente. Dunque non è più in sé l’Animo di chi ama, dato che non agisce con lucidità. Egli non vive più in sé stesso; e chi non vive è morto, come è morto chiunque sia innamorato, che può vivere solo nelle altre persone.

Esistono due tipi d’Amore, uno semplice e uno reciproco. L’Amore semplice è quando un amante non è corrisposto; egli è quindi morto, perché non vive in sé, e neanche in colui che ama, non essendo il sentimento reciproco. Dove vive dunque? Nell’Aria, nell’Acqua, nel Fuoco, nella Terra, o nel corpo di una bestia? No, perché l’animo umano può vivere solo in un corpo umano. Vive forse nel corpo di un’altra persona, che però non ama? Nemmeno, poiché se egli non può vivere dove desidera davvero, non sopravvivrà altrove. Quindi, chi ama senza essere corrisposto non vive in nessun luogo; è come morto, e non potrà mai resuscitare, neanche indignandosi per la sua pietosa condizione. Chi invece è corrisposto in amore, vive nella persona amata.

Avviene qualcosa di meraviglioso quando due amanti si corrispondono: ognuno vive nell’altro. Si scambiano, si danno e ricevono l’un l’altro, e si danno talmente tanto da dimenticare sé stessi: ma non è chiaro come ricevano l’altro, perché non è facile possedere qualcuno se non si ha neanche il controllo di sé. Uno dovrebbe avere prima sé stesso e poi l’altro; di conseguenza avrebbe l’altro, perché anche l’altro avrebbe sé stesso: invece uno ha l’altro in sé, e viceversa. È ovvio che se io amo e sono ricambiato da te, ritrovo me stesso in te che mi pensi; così riacquisto me stesso – che prima avevo dimenticato – in te. E lo stesso succede a te con me. Questa è un’altra meraviglia: poiché io avevo perso me stesso, mi sono ritrovato in te, quindi ho me stesso grazie a te. E se ho me tramite te, significa che do la precedenza a te: quindi ti sono più vicino che a me stesso. Ciò significa che l’unico mezzo per trovare me stesso sei tu.

Ecco in cosa si differenzia la virtù di Venere dalla forza di Marte, l’Amore dall’Asservimento: colui che assoggetta gli altri, li possiede tramite sé stesso, mentre colui che ama ottiene sé stesso tramite gli altri. Gli amanti si allontanano da loro stessi avvicinandosi a vicenda, e chi muore in sé resuscita nell’altro. Nell’Amore reciproco vi è una sola morte, mentre vi sono ben due resurrezioni: la prima quando, innamorandosi, l’amante perde sé stesso, e resuscita subito nell’essere amato dall’altro, nel cui pensiero appassionato vive; la seconda resurrezione avviene quando l’amante ritrova sé stesso nell’altro, scoprendo di essere corrisposto. È una morte felice quella a cui seguono ben due vite! Uno splendido compromesso: colui che si dà per un altro finisce con l’ottenere quest’ultimo senza perdere sé stesso. È proprio un guadagno inestimabile: due persone diventano una, e allo stesso tempo ognuna di esse – da sola che era – diventa due persone. Dunque, chi aveva una vita, nonostante abbia affrontato una morte, si ritrova col doppio delle vite; morto una volta, risorto due, ottiene due vite in cambio di una, e – dando sé stesso – acquista sé stesso due volte.

Nell’Amore reciproco vi è anche la vendetta contro colui che uccide: non è forse colpevole una persona amata di aver privato chi lo ama della propria Anima? E non muore forse allo stesso modo colui che corrisponde un amore? Ecco una restituzione giusta: amandosi, ognuno rende all’altro l’Anima che gli aveva tolto, dandogli la propria, e riottenendola nell’essere amato! È dunque logico che chiunque sia amato debba amare a sua volta. E chi non corrisponde un amore è colpevole d’omicidio, anzi, è un ladro micidiale e sacrilego. Il denaro è posseduto dal corpo, e il corpo dall’animo: chi rapisce l’animo, quindi, rapisce anche il corpo ed il denaro, perciò si incrimina di tre morti. E poiché è empio ed infame, va ucciso senza pietà: se egli non adempie alla legge – cioè non ricambia chi lo ama – muore assieme a colui che ha ucciso (non amandolo); e resuscita assieme al resuscitato.

Colui che è amato deve – è costretto – ad amare chi lo ama. L’Amore nasce dalla similitudine, che è una qualità intrinseca di tutti i soggetti: se io sono simile a te, è ovvio che tu lo sia a me. È la stessa logica che costringe te ad amare me, quando io ti amo. L’amante che si priva di sé stesso per darsi all’altro, diventa una sua proprietà; l’amato ha quindi cura del suo amante come di tutte le altre cose a lui care. Oltre a ciò, l’amante scolpisce nella sua Anima la figura di colui che ama; l’Anima diventa quindi uno specchio nel quale si riflette l’immagine dell’amato. Ecco perché quest’ultimo, riconoscendo sé stesso nell’amante, è costretto a ricambiare il suo amore.
   
 
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