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Autore: xKibaz    18/02/2017    1 recensioni
Una lotta incandescente pervade i due branchi della Grande Valle da sempre.
Marx, figlio del branco dell'Ovest, sarà colui che dovrà affrontare le dure leggi del branco per raggiungere il drastico cambiamento al quale ambisce. Ma prima, dovrà cambiare se stesso.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando sono nato la Luna aveva già compiuto il suo primo giro. Avevamo aperto gli occhi già da quindici giorni, ma la piena luce del Grande-cerchio-caldo ci era ancora sconosciuta, avevamo intravisto solo i fievoli raggi che attraversano le crepe delle pareti della tana - retta dalle vecchie radici della Quercia retrostante, oramai morta da qualche inverno - illuminandone il pulviscolo. Io e Zed ci divertivamo spesso a rincorrere e zampettando quei raggi convinti di riuscire ad acchiapparli.
Aspettavamo il ritorno della mamma, che fino ad allora non ci aveva permesso nemmeno di avvicinarci all’uscio della tana: «Dovete aspettare» ci ripeteva continuamente, ci ricopriva di terriccio e fango, strofinandoci con il muso e puntualmente ci arruffava il pelo ancora tenero, leggero come il primo piumaggio di un aquilotto.

Ma aspettare cosa? E soprattutto, quanto?

Mi azzuffai con i miei compagni di cucciolata per ammazzare la noia, spesso prendevo di mira la mia sorellina più piccola, Aka. Le acciuffai la coda ancora spelacchiata, ritrovandomi con la fastidiosa peluria tra i denti; lei però sapeva reagire, quindi mi scostò il muso con un zampata decisa, graffiandomi il tartufo, il quale stava passando man mano, dal rosa al tipico nero dei lupi adulti. Mi spostai di scatto per evitare altre zampate, ringhiando e guaendo, dimenai la coda e tenni lo sguardo fisso contro il suo, mi divertivo a sfidarla. Fino a quando anche Kaze mi piombò addosso e, atterrandomi sul petto, mi fece ruzzolare e poi cadere con un leggero tonfo, mentre si innalzò una nuvola di polvere che mi faceva starnutire; con l’aiuto di Miya, tutte e tre mi placcarono a pancia in su graffiandomi e mordicchiandomi il pancino e le zampe con quei fastidiosi denti da latte, ma affilati a tal punto da procurarmi dei graffi abbastanza profondi da farmi guaire di dolore. Tre contro uno, era sleale! Nel “disperato” tentativo di liberarmi, Zed accorse in mio aiuto e si unì alla lotta ringhiando giocosamente.
«Sono tornata, cuccioli.» il suono della voce della mamma e il suo odore, riecheggiò all’interno il covo, e di colpo ci dimenticammo della lotta e accorremmo verso lei contenti di vederla, e soprattutto affamati. Si accasciò a terra e ci offrì ciò che ci spettava. Ancora accalcati, l’uno sopra l’altro, ci addormentammo, stanchi e con lo stomaco soddisfatto.

Ormai il Grande-cerchio-caldo si era spostato a ovest e stava per cedere il posto alla Luna nella Immensa-distesa-blu.
Un’imponente ombra apparve sull’uscio della tana, diventando sempre più grande: qualcuno si stava avvicinando. Dell’individuo era percettibile a malapena il respiro, il suo passo era deciso, ma allo stesso tempo leggero e rassicurante.
La mamma drizzò le orecchie puntando il muso verso l’ombra che accresceva sempre di più.
«Azir, sei tornato, finalmente…”
Quell’ombra apparteneva a mio padre, l’Alpha del branco dell’Ovest.


Figlio di un Alpha, e chi lo avrebbe mai pensato.

Qualche luna prima della mia nascita, mio padre partì con i migliori cacciatori e guardiani per un necessario giro di ricognizione, lasciando il controllo del branco alla sua compagna, mia madre per l'appunto, affiancata da Zuma e Jinka, lupi di rango Beta, i piú anziani e saggi del gruppo.

Il roseo crepuscolo spargeva un'atmosfera placida.
«Puoi avvicinarti. Tranquillo, non mordono.» la mamma ridacchiando lo incoraggiò a superare l'uscio, gli permise di avvicinarsi.
Sentii il suo confortante muso avvicinarsi a noi, ci annusò, il fresco ed umido tartufo sfiorò il mio facendomi starnutire, quindi lui sfoggiò un sorriso divertito e allo stesso tempo fiero. Ma la sua espressione si incupì in pochi istanti.
«Il branco ancora non sa, ho preferito aspettarti.» balbettò la mamma, cogliendo il motivo della suo fugace cambio di espressione . 
«Capisco...» affermò lui «Ma lo sai, sarà difficile che li accettino. Stiamo aumentando e le prede, al contrario, diminuiscono...»
«Sei tu il primo che devi approvarli e renderli parte del branco…» lo interruppe.
«La ricognizione è stata inutile, non c'è traccia dei caribú, avrebbero già dovuto cominciare a nutrirsi di carne rigurgitata... temo che saranno addirittura troppo deboli per sopravvivere!» si giustificò lui.
L'aria diventò piuttosto tesa. «Io devo proteggerli dal loro destino, sono i miei cuccioli.» poi continuò calando le orecchie « E sono anche i tuoi, Azir! Il sangue degli Alpha scorre nelle loro vene, e uno di loro dovrà proseguire sulle tue tracce e a guidare questo branco al tuo posto...»
Sbadigliai arricciando la lingua e stiracchiai i polpastrelli, mentre mi capovolgevo a pancia in su facendomi spazio tra Kaze e Zed, che quasi mi schiacciavano, interrompendo il loro dialogo. Papà – dovrò abituarmi a chiamarlo così e imparare a conoscerlo - si sedette arricciando la fitta coda attorno alle sue zampe senza distogliere lo sguardo indulgente dai nostri musi ancora addormentati.
«Dimostreranno di essere degni di far parte del branco dell'Ovest, ne sono sicura.» concluse convinta la mamma, strofinandogli il muso sul petto affondandolo nel suo folto pelo nero come il carbone; lui, dall'aria quasi rassegnata, le leccava l'orecchio.



Nota dell'autrice: Il piccolo Marx.
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