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Autore: TeenAngelita_92    18/02/2017    1 recensioni
“Smettila.”
“Di fare cosa?"
“Di tormentarti.” gli rispose semplicemente, avvicinandosi di un altro passo “So perfettamente cosa sta succedendo qui dentro.” continuò, portando una delle due mani a sfiorargli la tempia, per poi perdersi in quei suoi morbidi ricci color argento. “Stavolta non c’è una soluzione, non potrai aggiustare le cose quindi smettila di pensare.”
“No, non è vero. C’è sempre una soluzione.”
“Stavolta no, signore del tempo. “
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clara Oswin Oswald, Doctor - 12
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Ma tu puoi.
Oh certo che puoi, e lo farai o quella strada salterà in aria, dirò a tutto il mondo che cosa tu ed i tuoi buffi amichetti siete veramente. Porterò la Unit, porterò gli Zygons, in un minuto porterò anche i Daleks e i Cybermen. Tu devi salvare Clara e devi farlo adesso o vivrai in un inferno fino alla fine di tutti i tempi.”

Lo sentiva urlare, Clara.
Lo sentiva urlare mentre gli occhi suoi scrutavano un uomo davanti a lei che ormai non sembrava più riconoscere: si agitava, il suo petto seguiva un ritmo violento e troppo veloce. Il suo respiro, tra una parola e l’altra, pareva esser troppo corto per poter sostenere tutta la rabbia che il suo volto rifletteva. Le sue mani, dalle dita cosi lunghe e sottili, afferravano in modo terribilmente brusco il braccio di Ashildr, improvvisamente sorpresa e spaventata dalla reazione del signore del tempo che le indicava cosa doveva fare, cosa lui aveva terribilmente bisogno che facesse: salvare Clara.
“Dottore smettila di parlare cosi!” Gli aveva detto, con voce tanto sottile e tremante ed in volto un’espressione che neanche lei stessa avrebbe saputo definire.
“Non puoi farlo.” Furono poi le parole di Ashildr a risuonare nella stanza, quasi annullando completamente la precedente affermazione di Clara, che sembrava aver miseramente fallito nel vano e disperato tentativo di attirare l’attenzione del Dottore.
Davvero non poteva farlo? Davvero quelle sue cosi cattive e forti affermazioni non le avrebbe mai messe in atto? Davvero il Dottore non le avrebbe mai fatto del male?
Ashildr non ne era più cosi tanto convinta, non lo sapeva, non poteva saperlo e per quanto cercasse di rassicurare se stessa dicendosi che quelle che aveva appena sentito erano false minacce, inutili tentativi di un uomo tanto arrabbiato che cercava di farle paura e costringerla a riparare qualcosa che, suo malgrado, non era capace di riparare, sentiva di non poter evitare che un improvviso tremolio torturasse il suo corpo.
“Io posso fare quello che voglio! Hai letto le storie, sai chi sono, lo sai bene! In tutto questo tempo hai mai sentito di qualcuno che sia riuscito a fermarmi?” la sua straziante voce e l’evidente rabbia che dagli occhi suoi sgorgava come un fiume in piena, si presentarono una seconda volta, più forti e imponenti di prima.
“Io so che il Dottore… Il Dottore non farebbe…” la ragazza non ebbe il tempo di concludere quella che sembrava quasi essere una supplica, un disperato e vano tentativo di cercare nel profondo e momentaneo oscuro animo dell’uomo davanti a se, quel poco che rimaneva della bontà che da sempre lo aveva caratterizzato, quelle piccole ceneri giacenti nel più profondo angolo del suo essere.
Ma Ashildr lo sapeva, lo sapeva bene: inconsapevolmente aveva osato mettere in pericolo ciò che di più caro aveva, la persona per la quale i suoi due cuori battevano irrefrenabilmente, colei che voleva, doveva proteggere ad ogni costo, anche nascere e morire ininterrottamente per miliardi di anni se ce ne fosse stato bisogno, e ne pietà o gentilezza ci sarebbe stata per il colpevole.
“Il Dottore non è più qui, adesso hai a che fare con me!” affermò dunque lui, rendendo fumo al vento le speranze della giovane immortale e confermando ciò che Clara aveva iniziato a pensare fin da subito: quell’uomo non era il Dottore, quell’uomo non era il “suo” Dottore e, per quanto si sforzasse, non riusciva più a riconoscerlo.
“E distruggerò te e tutto ciò che ami.” Concluse poi il signore del tempo, come se avesse voluto dare il colpo finale alle già dolorose ferite che le sue parole avevano inferto.
“Dottore, per l’amor del cielo vuoi smetterla?” Clara sembrò svegliarsi dal suo stato di incredulità e terrore che fino a quel momento aveva reso il suo corpo improvvisamente inerme, impotente davanti alla triste scena che scorreva veloce davanti ai suoi occhi senza darle la minima possibilità di interromperla e cambiarla.
“No!” urlò lui, come mai prima d’ora aveva fatto nei suoi confronti e, come se lo avesse imposto a se stesso, continuò ad evitare il suo sguardo.
“Guardami!” gli ordinò allora lei, avvicinandosi con cautela. “Maledizione, guardami!” ripeté più decisa di prima quando, ancora una volta, si rese conto che le sue parole non avevano avuto alcun effetto sul Dottore. Gli prese il viso tra le mani stringendo leggermente la presa e cercò di portarlo alla sua stessa altezza in modo da incrociare gli occhi con suoi, ancora ardenti di rabbia.
“Sono stata io! Mi senti? Sono stata io, è solo colpa mia!” cercò di spiegargli, di convincerlo affinché lasciasse cadere quell’orribile e dura maschera che dall’inizio di quell’incubo si era impadronita del suo pallido volto, dei suoi occhi chiari, cosi trasparenti e limpidi da potercisi specchiare dentro.
“Non mi interessa!” tornò a protestare, fingendosi del tutto indifferente al dolce tocco delle piccole mani di Clara ed intenzionato più che mai a continuare a combattere contro… Contro che cosa esattamente? Contro Ashildr? Contro Clara? Contro Rigsy che aveva stupidamente ed irresponsabilmente lasciato che la ragazza impossibile prendesse il suo “destino”? O contro… Contro il tempo, muto spettatore della sua sofferenza che continuava a scorrere velocemente, troppo. Riusciva quasi a sentire la sua risata, il Dottore, riusciva a sentirlo prendersi gioco di lui, con quel ghigno silenzioso e beffardo di qualcuno che sa di essere invincibile, di non poter essere fermato ne cambiato.
“Bugiardo, ti interessa! E da sempre… Il tuo regno del terrore finisce davanti a un bimbo che piange e tu lo sai.” dicendo tali parole, Clara ammorbidì la presa sul suo viso trasformandola in una delicata e lenta carezza, mentre sui suoi occhi un sottile strato di lacrime iniziò a formarsi al solo ricordo di quando, finiti nel piccolo villaggio dove la stessa Ashildr viveva, il signore del tempo tradusse il pianto di un’innocente e sofferente creatura. Ricordò i suoi occhi chiusi, le sue sopracciglia ribelli piegarsi in un’espressione di pura tristezza e pena e la sua voce tremante nel riportare a parole comprensibili ciò che quello straziante suono significava.
“No, non lo so!”
“Io si!”
Quelle di Clara, furono le ultime parole che i presenti nella stanza udirono. Fu ferma, decisa, sicura e l’uomo davanti a lei non seppe fare altro che zittirsi, guardarla intensamente negli occhi con le labbra socchiuse nel tentativo, forse, di controbattere nuovamente, ma la voce sembrava non volergli ubbidire.
Ne seguì subito dopo un assordante e logorante silenzio, interrotto solo ed unicamente dai battiti dei loro cuori ed i loro respiri spezzati, erranti, bisognosi di aria, come se tutt’ad un tratto le mura di quella casa si stessero stringendo intorno a loro e gli stessero rubando la vita stessa.
L’immaginario ticchettio del tempo che passava continuava, imperterrito, a battere nella testa del Dottore.
Clara lo sapeva, lo sapeva bene: sapeva che nella sua mente, ora, milioni e milioni di pensieri stavano viaggiando ad una velocità anormale, che possibili soluzioni o piani si stavano costruendo e subito dopo abbattendo, che stava disperatamente cercando una via d’uscita che, purtroppo, stavolta non avrebbe trovato.
“Smettila.” sembrò implorarlo lei, ma l’uomo non capì.
“Di fare cosa?”
“Di tormentarti.” gli rispose semplicemente, avvicinandosi di un altro passo “So perfettamente cosa sta succedendo qui dentro.” continuò, portando una delle due mani a sfiorargli la tempia, per poi perdersi in quei suoi morbidi ricci color argento. “Stavolta non c’è una soluzione, non potrai aggiustare le cose quindi smettila di pensare.”
“No, non è vero. C’è sempre una soluzione.”
“Stavolta no, signore del tempo. “
Cercò di sorridergli, ma fallì miseramente quando, fissando i suoi limpidi occhi, noto un’emozione che raramente gli aveva visto in volto: paura.
Era paura quella che gli stava facendo tremare le delicate mani, era paura quella che la sua bocca socchiusa voleva disperatamente gridare, era paura quella che, subito dopo la rabbia, si era impadronita del suo corpo.
“Ascolta…” trovò il coraggio di continuare lei, con voce tanto flebile e debole “Se questa è l’ultima volta che noi ci vediamo ti prego…” si fermò per un attimo, come se avesse bisogno di trovare le parole giuste per esprimere qualcosa che neanche sapeva cosa fosse. Un incoraggiamento? Conforto? Un saluto? Un… addio?
“Non cosi.”
Ancora silenzio, ancora quel ticchettio, ancora… il verso di quel corvo. 




Spazio autrice:
Bene, se state leggendo questo spazio autrice significa che siete arrivati fino alla fine, e se siete arrivati fino alla fine significa che un poochino poochino ciò che avete letto ha attirato la vostra attenzione, e se... No okay, la smetto, perdonatemi, è l'emozione che fa il tornare a scrivere/pubblicare dopo ANNI qualcosina su questo splendido sito. 
Iniziamo col dire che io questi due li shippo alla follia, hanno distrutto/spappolato in ogni modo possibile ed immaginabile quello che un tempo era il mio cuore, hanno fatto di me un'anima in pena che vaga per le strade della città nella vana speranza di rivederli ancora, un giorno, prima della rigenerazione di Capaldi, insieme. 
Tralasciando il fatto che oltre a shippare Clara x Twelve io shippo ogni personaggio di Peter con ogni personaggio di Jenna, questo mio tentativo di scrivere qualcosa su di loro (dopo anni che non lo facevo, non mi ricordo manco come si scrive in italiano) nasce dal desiderio di modificare la scena nella quale Clara si ritrova ad affrontare il corvo, aggiungendo piccole/grandi cose che, a parer mio, sono mancate e dovevano assolutamente esserci (perchè io li amo ebbasta) prendendo grande spunto dai dialoghi originali (dunque in alcune parti ho semplicemente trascritto ciò che dicevano).
E' un piccolo esperimento, nulla di eclatante, quindi non sarà lungo. Ho voluto dividerlo in due parti/capitoli per provare a vedere come vi sembra e poi per non annoiarvi con un racconto troppo lungo e dettagliato. 
Bene, ora me ne vado, lo so che ho rotto le scatole con questo spazio autrice che è improvvisamente diventato un romanzo, sorry.
Ennulla (?) spero vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito ed attendo impaziente vostre opinioni ed eventuali critiche (non esitate a farle se necessario!) 
Un baaacio graaande! 


 
  
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