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Autore: Alessia Lorenzi Alel    18/02/2017    0 recensioni
Il male ed il bene sono tanto vicini da sfiorarsi, toccarsi, intrecciarsi, si confondo al punto che Satana stesso capisce che è giunto il momento di cambiare qualcosa. I diavoli della città di Dite approfittano della confusione per uscire dall'Inferno profondo e cercare l'anima che per ultima aveva attraversato quel posto, innalzando le ire dei demoni schiacciati dal volere divino che lo aveva protetto. Ora, nel 2012, la reincarnazione di Dante sta per subire le più bizzarre e dure sfide che la vita gli porrà contro. L'armata celeste, dal moderno sapore new age, sorgerà per combattere la nascita del secondo nuovo male, il terzo dio di due grandi cuori della malvagità.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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IL FU DANTE BASSAN
E i diavoli di Dite
 

 
PROLOGO
 
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una cittadina oscura
Che la dritta via era smarrita.
 
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
Esta selva selvaggia de vita è così aspra e forte
Che nel pensier rinova la paura!
 
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattare ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i v’ho scorte.
 
Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era ebbro di passion a quel punto
che la ragion e la sua via abbandonai.
 
Ma poi ch’i’ vi fui al piè d’un venir bruto,
là dove terminava quella notte bruna,
che m’aveva di paura il cor compunto,
 
mirai in alto e vidi la chiara luna
ne lo cielo silente che amor mi canta,
che mena dritto come la fortuna.
 
Allor fu la paura un poco queta ,
che nel lago del cor m’era durata
la notte ch’i passai con tanta pieta.


CAPITOLO 1
Achille Bassan


Echeggiavano le posate contro i piatti, nell’aria impastata dalla stanchezza della sera e dalla luce artificiale che illuminava densamente l’interno della casa. Achille Bassan cenava con la propria famiglia, intrattenendola con le proprie fantasie ed i propri fanatismi sottilmente sopportabili.
<< Ecco, ed ho anche pensato … Beh, Dante ha viaggiato, era uomo di mondo, lo avrà pur spinto a cambiare ancora e ancora paese, la guerra che sopportava … Dico … magari è passato di qua>>. Poi sfogliò dei fogli, poggiati accanto al proprio piatto, masticò tacendo. Lui era figlio unico, non che non avesse avuto sorelle o fratelli, aveva una sorella maggiore, ma lui era unico, non aveva tanto da spartire con la normalità. Aveva diciassette anni, avrebbe quasi varcato la soglia banale, attesa e misteriosa della maggiore età. Non che non sapesse cosa aspettarsi dalla fatidica data, semplicemente non aveva aspettative. Se non viveva di giorno in giorno, viveva nei sogni. Lui aveva Dante, nei sogni. Lo aveva sempre avuto. << E credo che potrebbe aver conosciuto la nostra famiglia. Qui nel foglio vedo diversi spostamenti che potrebbero forse intrecciarsi, fra date sue e supposizioni dei parenti nostri e della nostra famiglia. Cioè, intendo, io sono un ammiratore patologico fin da piccolo, potrebbe non essere questione di genetica? Potremmo cercare, studiare più affondo … potremmo … e se fossimo imparentati?>>.
I suoi familiari – genitori e sorella-, lo guardarono ammutoliti e lui si zittì terminando il suo gran piatto di pasta, ma non passarono troppi minuti che:<< Sì. Dico Dante. Ma dai, sarebbe forte, no? Io, imparentato con Dante. La nostra famiglia, non solo io … sarebbe da vedere, cosa c’è da perdere? Non serve mica raccontarlo in giro. Resterebbe fra noi, una cosuccia di famiglia. Non siete aggiornati sui recenti studi scientifici? Il DNA ha una sua memoria, sapete? Eh! Qui c’è Dante, simpatico, intrigante … proviamo!>>.
Ma l’amarezza giunge sempre a schiaffeggiare i sogni e le passioni non comprese e non condivise da chi ci circonda. Ma da chi ti vuole bene … non si ricevono solo schiaffi al cuore, i sogni fucilati cadono a terra e una volta sanguinanti contro il freddo terreno dell’amarezza, solo le passioni più forti, come angeli perennemente giovani, giungono a deciderne il fato, e solo i sogni sorretti dalle loro candide ali sopravvivranno nel mondo ancora per un poco o ancora e … per sempre.
Ed ecco, i sogni di Achille Bassan, di schiaffi, fucilate e umiliazioni varie ne avevano ricevuti eccome, parecchi, sempre, di continuo, ogni giorno … questo perché lui non smetteva mai di sognare. Non che fosse un gran coraggioso, solo che la sua mente non vedeva perché mai avrebbe dovuto corrompere un cuore che già faticava a vivere in un mondo di delusioni, il mondo dei diciasettenni, ma di quelli che pensano anche alle cose che dovrebbero solo vivere senza star a ragionare.
Quelli che vivono in una società che non apprezzano, ma che vivono comunque.
 
Achille Bassan aveva davvero delle speranze, le rivolgeva quasi tutte verso Dante, siccome alla propria vita futura non sapeva ancora bene come pensarci. Aveva una statuetta di Dante sul comodino, una collezione dei suoi libri più importanti e si faceva pure chiamare Dante, a scuola, quasi quasi anche dagli insegnati. Recentemente era stato a Ravenna ad ammirare la tomba de “lo sommo poeta”, a cui scrisse una poesia che umilmente ripose nella tomba del Poeta stesso.
Era Achille Bassan, recitava passi della Divina Commedia, ogni tanto, religiosamente. Aveva pensato altre volte a idee ancora più strambe ed insolite della discendenza dagli Alighieri, per esempio una sera, ad una festa del paese, degli amici insinuarono che poteva infondo esserne semplicemente l’incarnazione, ma impedirono l’avanzarsi concreto di questa buffa idea fuggente, distraendolo con un dito puntato contro un venditore di ciambelle. Le ciambelle quella volta funzionarono, ma questo perché lui aveva solo nove anni all’epoca e perché lo scherzo aveva cancellato, come onda sulla sabbia, ogni traccia di stramberia precedente riguardante Dante e Achille.
Achille e Dante, nel suo cuore, erano sicuramente una cosa sola, un ragazzo e un maestro, due menti per un’unica esistenza.
   
 
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