ISAK
Fingere
gli era sempre sembrata
una cosa estremamente facile. Cosa c’era di più
semplice che alzarsi la
mattina, infilare una maschera e fare in modo che per tutto il giorno
nessuno
ci vedesse attraverso?
La
maschera di Isak era sempre
al suo posto, nulla poteva smuoverla, nessuno oltrepassarla,
praticamente
infallibile. Eppure, diventava ogni giorno più pesante.
Eppure, il sollievo di
poter finalmente respirare liberamente, a fine giornata, era sempre
più
agognato, più aspettato, e a volte gli veniva questa malsana
idea di lasciarla appesa
al muro e affrontare il mondo fuori dalla sua stanza senza filtri.
Fortunatamente,
alla fine la metteva sempre.
Il
panico che gli attanagliò lo
stomaco allo sguardo confuso di Eva gli bloccò il respiro.
Ma la sua migliore
amica alla fine uscì senza dire nulla, ed Isak
tirò un sospiro di sollievo,
tanto rumoroso da attirare lo sguardo divertito di Jonas, a cui lui
rispose con
un’alzata di spalle ed una risata, e la maschera
tornò al suo posto.
Durante
tutto il viaggio il
cuore continuò a battere contro la cassa toracica ad un
ritmo accelerato,
incapace di comprendere che era al sicuro adesso, che andava tutto bene
come al
solito, e allora Isak rise più forte del solito, e prese in
girò Magnus con più
malizia, per dimostrargli che era tutto
esattamente come al solito.
Qualche
ora dopo, era seduto
fra gli altri Serpeverde, estraniandosi dalle chiacchiere che
riscaldavano la
Sala Grande in attesa dello Smistamento dei nuovi primini.
Osservò Jonas
parlare con Noora di chissà quale guerra babbana in una zona
malfamata del
mondo al tavolo dei Grifondoro, Eva ridere fino a perdere il fiato per
le
battute di Magnus e Chris due tavolate più in là,
Mahdi discutere animatamente
con quei nerd dei suoi compagni Corvonero, e Sana e Vilde, poco
più in là al
suo stesso tavolo, diverse come il giorno e la notte, spettegolare e
ridere,
unite dall’antipatia verso le stesse persone. Isak si
sentì più solo che mai.
Solo
in quel momento si accorse
di star fissando un punto imprecisato della Sala con la bocca
semiaperta e
molto probabilmente lo sguardo di uno che si è appena
ripreso dopo essere stato
schiantato. Lo sconforto e la voglia di cavarsi un occhio con una
forchetta lo
avvolsero quando realizzò che il punto che stava fissando
coincideva
esattamente con il viso di una ragazza dai corti capelli scuri al
tavolo dei
Tassorosso, che adesso ricambiava il suo sguardo con un sorriso sulle
labbra,
mentre le ragazze attorno a lei ridacchiavano fra loro e le davano
delle
gomitate eloquenti sui fianchi. Isak distolse lo sguardo lottando con
l’istinto
di roteare gli occhi e urlare a quelle ragazzine dall’altra
parte della Sala
che per piacergli avrebbero dovuto avere qualcosa in più fra
le gambe. Al
pensiero arrossì e il panico lo colpì di nuovo
quando notò lo sguardo
inquisitore di Sana esaminarlo dalla testa ai piedi.
Stava
seriamente contemplando
l’idea di alzarsi e scappare da tutte quelle persone che non
aspettavano altro
che coglierlo in fallo, quando le porte della Sala si aprirono e un
gruppo di
undicenni dagli sguardi spaventati e tremendamente curiosi fece il suo
ingresso, e fu allora che lo vide.
Il
tempo sembrò rallentare,
intimorito dalla sua bellezza disarmante: un angelo, no, probabilmente
un dio,
dai capelli biondi e gli occhi azzurri, tanto alto che i ragazzini che
lo precedevano
sembravano ancor più piccoli di quello che già
erano. Isak accarezzò il suo
viso con lo sguardo, immaginando di far scorrere le dita sui suoi
zigomi alti e
le labbra piene, piegate in un sorrisetto che lasciava intendere che
sì, quel
ragazzo sapeva esattamente l’effetto che aveva sulle altre
persone.
Lentamente
- in realtà, a
velocità perfettamente normale, ma ad Isak sembrava che il
mondo avesse smesso
di girare apposta per lui -, il ragazzo voltò il viso, ed
Isak sentì il cuore
esplodergli perfino nelle orecchie quando quegli occhi incontrarono
proprio i
suoi. Il sorrisetto svanì e le labbra si separarono
leggermente, mentre quello
sguardo sembrava dissetarsi della sua immagine ed Isak si
sentì nudo, la
maschera abbandonata sul tavolo, e per una volta i brividi sulla sua
schiena
non furono né di paura, né di vergogna.
Isak
dovette trattenersi
dall’urlare quando la McGrannit si alzò in piedi,
facendo voltare il ragazzo
nella sua direzione, e sancendo la fine del momento paradossalmente
più magico
che Isak avesse mai vissuto.
-Desidero
dare a voi tutti
alcuni annunci di inizio anno. Il primo anno prenda nota... l'accesso
alla
foresta è severamente proibito a tutti gli studenti. Inoltre
il nostro
guardiano, il signor Gazza, mi ha chiesto di rammentarvi che chiunque
osi
trasgredire il coprifuoco, avrà il piacere di aiutarlo a
ripulire i bagni
dell’intero castello. Grazie.
Mentre
la preside parlava, Isak
si accorse che come lui anche tutti gli altri studenti si erano
inevitabilmente
accorti del ragazzo che evidentemente non apparteneva al primo anno in
attesa
di essere smistato, e le ragazze si erano anche accorte della sua ancor
più
evidente bellezza. La preside si accorse di star parlando al vento e
aggirò il
tavolo degli insegnati, piazzandosi al suo solito posto accanto allo
sgabello
su cui troneggiava il Cappello Parlante, e richiamò
l’attenzione su di sé con
uno schiocco di dita.
-Come
avete potuto notare,
quest’anno un nuovo alunno si è aggiunto al nostro
corpo studentesco. Esigo che
venga trattato esattamente come il resto degli studenti. Ora, quando
chiamerò
il vostro nome verrete avanti. Io vi metterò il cappello
parlante sulla testa,
e sarete smistati nelle vostre Case.-, disse rivolgendosi ai ragazzini,
che non
avevano smesso per un attimo di guardarsi nervosamente attorno, e
tirò fuori un
foglio di pergamena.
Man
mano, i nuovi studenti
vennero smistati e accolti calorosamente dalle loro nuove Case, e alla
fine,
-Bech Naesheim Even.
Even.
La
donna gli posò direttamente
il Cappello fra le mani, e passò più di un minuto
prima che il copricapo
pronunciasse il suo verdetto.
-Corvonero!
Il
tavolo appena vicino a
quello di Isak si levò in grida ancora più
gioiose di quanto aveva fatto per
gli altri nuovi studenti ed Even venne accolto con pacche sulle spalle
e
abbracci che fecero storcere il naso ad Isak. Distolse lo sguardo,
infastidito
per un motivo sconosciuto, e con la coda dell’occhio
notò che Sana lo stava
osservando con un sorrisetto sornione, che decise deliberatamente di
ignorare.