4.
La vita diventò un tormento ancora maggiore di quello ch'era stato fino a quel momento. Nel chiuso della sua camera Michi passava ore intere a fissare le crepe nel soffitto; ogni qualvolta Lore non era fisicamente nei paraggi si ritrovava, in ogni caso, incastrato nei pensieri del suo amico. Il giovane innamorato aveva già rivissuto decine di volte quella scena nella sua mente, proprio come in un film di cui faticava a comprendere la trama. Lore l'aveva baciato, aveva fatto sesso con lui e anche se a questo pensiero si eccitava inevitabilmente, ogni volta un piccolo mostro gli si rigirava nelle viscere. Ripensandoci, a disagio, si rendeva conto di quanto quell'accadimento fosse stato terribilmente sbagliato; il tocco delle labbra di Lore gli era sembrato quasi violento e la sua lingua ruvida, al sapore di luppolo e nicotina, si era mossa nella sua bocca con un finto languore che aveva avvertito come glaciale, forse addirittura diabolico.
Disteso sul letto sfatto a formulare questi pensieri, sentì la pelle delle braccia accapponarsi e il freddo dell'angoscia lo avvolse senza pietà.
L'atteggiamento del suo vecchio amico era stato gelido, meccanico, forse studiato. Aveva goduto nella sua bocca e poi, rilassatosi, l'aveva fatto suo con fare sadico e...
Si voltò su un lato. Sul comodino c'era il suo cellulare e lo schermo era spento; essendo primo pomeriggio probabilmente Lore stava giocando ai videogame, litigando con la madre o forse tutt'e due le cose contemporaneamente. Non riusciva a trovare l'aggettivo che cercava per descrivere il loro rapporto sessuale e il cuore aveva preso già da un po' a battere in modo forsennato.
"Studiato", pensò improvvisamente; l'espressione gli era giunta come una rivelazione. Tornò a voltarsi sulla schiena, una mano poggiata sul petto e l'altra gettata penzoloni dal bordo del letto. L'aveva scopato in modo studiato, rifletté ancora. Nei pantaloni del pigiama l'erezione continuava a pulsargli con forza; al suo corpo non sembravano importargli quei dubbi che lo affliggevano da un po'. Erano passati ormai quattro giorni e Lore sembrava non avere intenzione di affrontare la questione. Aveva ripreso a comportarsi come sempre, a parlare di ragazze, a lamentarsi della famiglia, a imprecare contro l'istituto che era costretto a frequentare... C'erano stati solo due piccoli cambiamenti: aveva smesso di chiamarlo "frocio" e aveva smesso di invitarlo a casa sua. Non si erano più visti in un luogo privato da allora.
Il cellulare sul comodino vibrò; Michi si limitò ad allungare la mano penzolante per recuperarlo e portarlo al di sopra del viso.
Lore
15:52
Bomfunk zio! Dj set stasera
Lore
15:52
Situa a casa del cazzo, vieni?
Lore
15:52
Fotte 1 cazzo ke è mercoledi, vieni
15:52
Bomfunk zio! Dj set stasera
Lore
15:52
Situa a casa del cazzo, vieni?
Lore
15:52
Fotte 1 cazzo ke è mercoledi, vieni
I messaggi si erano susseguiti rapidamente. Michi deglutì al pensiero di tornare a ballare con Lore dopo quel sabato sera. Ci rifletté su per un momento nel silenzio assoluto della casa; i suoi genitori erano a lavoro, i suoi fratelli erano a scuola e lui...
Lore
15:54
Minkia allora?
15:54
Minkia allora?
Aveva gli occhi umidi per un motivo che non riusciva a comprendere. Sperò che il cuore la smettesse presto di cozzargli contro le costole in un modo così doloroso.
15:54
Ovvio che vengo.
Mi passi a prende?
Ovvio che vengo.
Mi passi a prende?
Il pensiero di ritrovarsi in motorino con Lore, con il suo pube così vicino alla pelle dell'amico, lo eccitò ulteriormente. Mentre aspettava una risposta toccò con un dito nodoso l'immagine del suo contatto, ingrandendola. Erano ancora loro due in discoteca, abbracciati con fare stupido. L'elastico dei pantaloni scivolò in basso abbastanza agevolmente.