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Autore: killian44peeta    18/02/2017    0 recensioni
L'Acqua pulì le anime, il Fuoco le purificò, la Terra distrusse i rimasugli del dolore dai loro occhi, l'Aria permise la libertà, la Luce diede speranza per un futuro migliore... mentre il Buio...
Esso si nascose, vergognandosi di non poter aiutare in alcun modo, ma piano piano, questo sentimento si trasformò in odio e l'aiutare non fu più una sua intenzione, ciascuno aveva fatto la sua parte tranne esso.
Dopo molto tempo passato in attesa, avvenne quello che doveva accadere per fare quello che voleva, nacquero sei bambini allo stesso momento e subito dopo ne seguì un altro.
Il Buio risvegliò gli Spettri.
Poi però si rese conto di quello che aveva commesso contro la vera propria volontà.
Qualcuno gli aveva fatto qualcosa.
Ed ecco che sentì una canzone, una specie di litania che lo avvolse in un laccio.
Riuscì a comprendere facilmente cosa doveva fare, si precipitò dai bambini, uno alla volta li raggiunse tutti, non c'era distanza di nascita tra loro, solo il settimo era uscito dopo, ma i sette erano stati benedetti tutti allo stesso momento dalle proprie madri.
Non ce n'era uno simile all'altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Diana

Lo iniziai a cercare dappertutto.

Dovevo trovarlo, non sapevo cosa gli fosse successo per un tale ritardo ma qualcosa mi diceva, in fondo allo stomaco, che era in pericolo.

Scesi i tre piani di scale, dirigendomi verso il padrone della locanda.

Se ne stava solo soletto, le gambe poggiate sull'angolo della scrivania.

Guy non c'era.

Mi avvicinai e il locandiere strizzò gli occhi per mettermi a fuoco, detestai lo sguardo insolente che mi posò addosso, pareva mi guardasse come un pezzo di carne, cosa che non accettavo assolutamente.

Cercai di essere più cortese possibile –Scusi? Sa' dov'è il ragazzo che ha fatto con voi le trattative?-

Il padrone continuò a fissarmi con gli occhi gialli, assumendo uno sguardo stralunato –Se n'è andato da un ora circa, se non di più-

-Cosa? E dov'è andato?-

Indicò la porta con la mano –Si è diretto fuori dalla locanda nonostante diluviasse, l'ho guardato mentre si dirigeva verso le stalle per chissà quale motivo-

Immediatamente pensai che avesse preso il primo animale che aveva visto e che se ne fosse andato , poi lo esclusi, non poteva essere andata così, non dopo quello che aveva detto.

Uscii velocemente dalla porta anche se l'uomo cercò di fermarmi, lo ignorai completamente, dirigendomi anche io verso le stalle.

Appena uscii, la pioggia mi inzuppò, infradiciandomi capelli e tutto quello che incontrava.

Anche se l'aria gelida mi congelava il sangue e la pioggia altrettanto, mi costrinsi a correre a rotta di collo verso la direzione scelta.

Il vento mi scostava i capelli e la sua freddezza sembrava riuscir a forarmi i polmoni.

Corsi come una matta, attraversai le stalle, ma non c'era alcun segno dell'Elemento del Buio, mentre gli animali c'erano tutti.

Uscii dalla stalla e seguii i vicoli, raggiungendone uno chiuso da un grande strato di mattoni e cemento.

E Guy era lì, bagnato, zuppo talmente tanto che pareva che i vestiti gli si fossero incollati addosso... e stessa cosa per i capelli neri, con l'ultimo Demone che andava in fumo.

Respirava rapidamente, l'espressione tesa mentre mandava giù un groppo alla gola che gli si era formato dall'agitazione e dalla fatica.

All'inizio non sembrò vedermi, poi ad un tratto, i suoi occhi guizzarono nei miei.

-Cosa ci fai sotto la pioggia?- esclamò con un tono di ammonimento –Torna dentro-

Non potei controbattere nulla perché crollò a terra.

Gli corsi incontro e lo appoggiai alle mie gambe, era pallido, molto pallido, con il sangue che gli gocciolava lento fuori dal naso.

-Ti ho detto di tornare dentro- disse, respirando a fatica –Non ho bisogno di aiuto, devi rientrare-

Non lo ascoltai e appoggiai il suo braccio sulla mia spalla, sorreggendolo –Non arriverai nemmeno alla locanda ridotto così, quindi non fare lo stupido-

-Ma.. ce la faccio- ribatté

-E invece no- dissi, guardandolo mentre si affannava a tentare ad alzarsi da solo –Lasciati aiutare e comportati come un pensante-

-Non è divertente- sbottò, fulminandomi, con gli occhi blu che trasparivano rabbia ma anche stanchezza

-Questo non è sarcasmo- controbattei

Ed era vero, era la pura verità, le sue parole mi avevano colpito più di qualunque cosa potesse fare, erano riuscite a farmi cambiare completamente l'idea che mi stavo facendo su di lui.

Quando aveva detto quelle parole... mi ero accorta che non avevo mai ascoltato Morgan quando parlava del fatto che anche lui avesse i suoi lati positivi.

Ero rimasta nella convinzione che lui fosse il mostro di cui tutto il mondo parlava.

-Voglio scusarmi per come mi sono comportata- dissi in tono piatto –Penso perciò di doverti aiutare-

Fece un sospiro, arrendendosi e lasciandosi trasportare.

Arrivati alla locanda, velocizzai il passo e con l'aiuto del locandiere, anche se non lo fece di spontanea volontà, lo feci salire le scale e lo portammo alla stanza.

Lì, egli si congedò e sparì.

Quando entrammo, Morgan, Task e Silver si alzarono di scatto.

-Guy!- esclamò Morgan esasperato –Come mai siete usciti sotto la pioggia?-

Prima di rispondere, misi Virgil sul letto, così che potesse stendersi.

-Dei Demoni- rispose lui –Ci giravano attorno da quando siamo arrivati-

Alla risposta, Morgan aggrottò la fronte -Non è possibile... non c'era alcun loro odore nell'aria-

-Eppure c'erano- sbottò

-Sei stato un irresponsabile- dissi

-No! Più tu che sei venuta pure sotto la pioggia a cercarmi-

Si asciugò, cambiandosi e dopo di che lo infilammo sotto le coperte.

Appoggiai una mano sulla sua fronte e la ritirai quando sentii che scottava.

-Hai la febbre alta- annunciai –Scotti, abbiamo bisogno di un termometro-

Morgan tirò fuori un termometro da uno dei cassetti dell'armadio e aspettammo di sapere che temperatura facesse.

Esso segnalò 39.8.

Lo osservai nel letto, il volto steso, madido di sudore e pallido come uno straccio.

Passò un ora e la febbre non diede segno di abbassarsi, rimaneva sui 40 gradi.

Stringeva la coperta fra le mani e farneticava, sussurrando cose senza senso sotto voce.

Gli mettemmo una fascia bagnata sulla fronte per rinfrescarlo.

Silver mi osservava, tesa quasi quanto me, cercai dunque di sembrare un po' meno preoccupata di quanto non fossi, per infonderle un po' di coraggio e fiducia nel pensiero che sarebbe guarito al più presto, per quanto il suo aspetto mi facesse intuire che non avrebbe retto a lungo.

 Guy

Mi sembrava tutto sfuocato, i colori si mischiavano tra loro, giocavano con la mia mente già provata, lasciandomi come un guscio, sottile e vuoto, ma soprattutto pieno di imprecisioni.

Non capivo molto, avevo una pesante sonnolenza che mi impediva di formulare pensieri e la testa mi scoppiava terribilmente.

Passavo dal freddo al caldo continuamente, non avevo neanche la forza di alzare il capo per avere almeno un po' di accortezza sulla situazione, gli odori mi bruciavano nelle narici.

Davanti a me c'erano quattro figure sfocate, confuse e vaghe.

Tre delle quattro figure si allontanarono dal mio letto, mentre una rimase.

Vedevo migliaia e migliaia di fili bianchi, parevano essere seta, fini e lisci, bellissimi, come tanti raggi di sole dispersi nel vuoto, che dolcemente, a ciuffi ordinati, le ricadevano sulle spalle.

Il volto della persona affianco al mio letto era altrettanto indistinto, ma sapevo bene chi era, il suo nome mi stava pizzicando la mente come tante zanzare.

Era Diana.

Sentivo i suoi respiri caldi sull'intero corpo... o forse erano i miei di respiri, non ne ero certo, ma le dita umide, intrecciate alle mie ... beh, non potevano essere di nessun'altro.

Con occhi quasi vetrati, la osservai e per un attimo mi sembrò di vedere un aureola intorno alla sua testa e delle ali bianche e candide dietro alla sua schiena affusolata.

Non poteva essere... che fosse solo un sogno? Oppure era la febbre a darmi allucinazioni? Questa seconda ipotesi era più che probabile.

"Quant'è che ha detto che avevo?" non me lo ricordavo già e fu frustrante, così indebolito mi sentivo inutile e incapace di fare anche la minima cosa.

Improvvisamente tutto divenne buio, così oscuro che nulla era visibile, c'era solo il niente.

"Come me" disse improvvisamente una parte del mio cervello che non riuscivo stranamente a controllare.

"Sono sempre stato il Buio" continuò la voce, nonostante non volessi che procedesse.

Non volevo procedesse, perché quella piccola serie di frasi potevano scatenare una serie a catena di flash back, di ricordi della vita del Buio o della mia vita, che sinceramente, tra le due, era quella a cui volevo pensare meno.

Vidi improvvisamente mia madre, me la trovai davanti, a gridare, come a due anni, come quando ero nato da poco ed ero innocente, innocente perché anche se in parte sapevo... tutto non mi era chiaro.

Non mi era chiaro di quello ero capace.

Mia madre gridava, ma non perché era preoccupata per me che ogni giorno di più assorbivo la mia essenza da Elemento... no, gridava perché mi odiava, gridava perché io ero impuro, un demone da distruggere, il male peggiore... quando in realtà era quasi il mio potere a controllare le mie emozioni e non il contrario.

Dopo la mamma, comparve anche mio padre, già, a tre anni era quasi morto per mano mia, ero riuscito a fermarmi per un pelo prima di ucciderlo ma... comunque la cosa mi tormentava.

"Perché il Buio emerge anche se lo nascondo... i demoni saltano fuori... e per quanto possa tentare di fare l'eroe salvando delle persone... arrivano sempre"

Il buio scomparve, venendo sostituito da luce, di nuovo, con Diana che era vicino a me.

" E lei è la Luce" pensai, bloccandomi a guardarla mentre i miei occhi si socchiudevano una seconda volta.

"La invidio da morire"

Dal primo momento in cui la vidi, capii.

Capii che quella non era una semplice ragazza, una come tante, no.

E io di questo fatto non riuscivo a non esserne adirato...

"La invidiavo... la invidio e la invidierò sempre..."

Perché non avevo potuto avere la sua stessa fortuna, lei, l'innocua, la pura... quella a cui bastava poco per rimettersi sulla buona strada nel caso di un errore, io, colui che non avrebbe mai trovato completamente la pace, una cosa a dir poco demoralizzante.

"Non sarò mai come lei, neanche di un passo, neanche se mi spingessi al limite"

La odiavo... e invece lei no... anzi, si era pure scusata del comportamento che aveva avuto nel litigio.

Lei non mi detestava a quanto pareva, per quanto, sin dall'inizio, avessi mostrato il mio disprezzo per tenermela lontana, come con Silver.

Per quanto cercassi di scrollarmela di dosso, a quanto pareva, lei non voleva allontanarsi minimamente.

Dovetti ammettere a me stesso che, probabilmente, se Diana non fosse arrivata, restando sotto la pioggia e al contatto dell'aria gelida, sarei morto di freddo.

"Mi ha salvato" la mia mente formulò questa frase, in un sussurro, mentre altre domande presero ad affollare la mia mente, perché dentro di me non lo accettavo.

La Luce non avrebbe dovuto salvare il Buio! Avrebbe dovuto, piuttosto, distruggerlo, o almeno provarci!

E adesso era perfino appoggiata al mio letto, con sguardo preoccupato e afflitto.

"Basta, non guardarmi come se fossi morto, non lo sopporto" pensai, desiderando pronunziare quella frase, nonostante non possedessi la forza nemmeno di muovere le labbra "non ho bisogno della tua compassione"

Per quanto cercassi di ignorarla, i nostri sguardi finivano, quasi fossero due calamite, ad incontrarsi, a studiarsi, cercando di leggersi.

Dopo un continuo scambio i miei occhi finirono per tornare a chiudersi da soli.

Ancora buio mi avvolse, ma stavolta aperto da uno spiraglio che si faceva sempre più vicino, illuminando fiocamente tutto quello che avevo attorno.

Il mio cuore perse un battito appena notai che la stessa persona che avevo davanti al letto era finita anche nel sogno.

A quanto pareva non era abbastanza trovarmela di fronte al letto da sveglia, dovevo, ovviamente, incontrarla anche nel sonno, così che non mi lasciasse un attimo in pace.

Rimaneva davanti a me, sorridendo ed incitandomi a dirle qualcosa che non sapevo, o perlomeno non sapevo cosa intendesse.

-Dimmelo, su- incitò ancora una volta, e notando che non rispondevo, riprese –Dai, dimmelo!-

Non capivo cosa dovevo dirle.

Ignorai le sue continue richieste e uscii dallo spiraglio di luce, anche se non per mia volontà, e a quel punto mi trovai a precipitare.

Un cadere senza fine nel buio.

Mentre precipitavo, il calore del mio corpo si era fatto alquanto soffocante, ma improvvisamente, mentre mi arrendevo al fatto che sarei sprofondato in eterno nell'oscurità, mi sentii sollevare, come se non facessi parte di quel mondo, come se volassi.

Sentivo l'ansato raspante del mio respiro irregolare che si susseguiva.

I miei pensieri si aggregarono in un istante...e svanirono in poco tempo.

Sentii uno strano sapore albergarmi nella bocca, amaro, appiccicoso... eppure era un passo in avanti perché mi sentivo già più presente, riuscivo a muovermi, anche se faticosamente, e percepivo la ruvidità delle coperte.

Mi portai la mano alla fronte, trattenendo il respiro mentre ce la appoggiavo e iniziavo a sentire la morbida consistenza dei miei capelli che prendeva forma.

Era una sensazione così strana... così intensa e piacevole.

Era come se improvvisamente tutto fosse tornato alla normalità, anche se, dopotutto, il calore che percepivo e che mi aleggiava in tutto il corpo era così pesante che mi rendeva un impresa solo smettere di desiderare un po' d'acqua fresca.

La testa aveva ripreso a girarmi terribilmente, ma era meglio di prima, perché la sensazione di essere nel nulla totale mi stava torturando.

Era bello sentire che ogni cosa stava riavendo il proprio corpo, che riuscivo a percepire l'angolo ruvido del letto, che sentivo la mia pelle e addirittura le dita della ragazza dai nivei capelli immacolati.

L'odore del cuscino si faceva strada tra gli altri, la fastidiosità delle punte delle piume contro la testa risvegliava il tatto.

La dormiveglia che mi stringeva, scomparve totalmente, finché nei miei occhi fecero capolino le pareti e i colori, diventando più uniti e chiari.

Vidi la Luce mentre ancora stringeva le mie dita e dormiva profondamente, colle braccia stese sul mio petto, probabilmente non accorgendosene.

Sentii che venivo invaso da una seconda ondata di calore opprimente, che si concentrò soprattutto nelle mie guance.

"Cos'è questa sensazione? Voglio che si fermi!"

Non chiusi occhio per quasi tutto il resto della notte, osservandola e osservando gli altri tre nei loro letti.

Non potevo muovermi.

Inconsapevolmente, Diana mi stava impedendo ogni tipo di movimento.

Quando vidi il sole spuntare nel cielo, tirai un sospiro.

Mi spostai a fatica la mano dalla testa e solo poco dopo notai che Diana si era risvegliata, togliendo immediatamente le braccia da sopra di me, per poi sorridermi dolce e alzarsi, girando per la stanza, buttando nel cestino vari vestiti.

Era completamente rossa in volto.

La vidi dire qualcosa a Morgan, sdraiato sul letto ma sveglio, talmente piano che, non essendomi ancora del tutto ripreso, non capii, e alla quale lui sembrò sorpreso.

Morgan attraversò  la stanza a passo leggero e prese una bevanda rossa scura che mi fece ingurgitare.

Aveva un sapore rivoltante.

Rimasi a letto per non seppi quanto, aspettando che la febbre mi passasse.
Quando arrivò quel momento, sentii le forze fluirmi nel corpo.
-Stai meglio, meno male- disse Silver - Volevo starti accanto mentre avevi la febbre, tenebroso, ma Morgan diceva che Diana era abbastanza e che se no rischiavo di ammalarmi pure io e facendo così avremmo rischiato di ammalarci tutti, sinceramente all'inizio ero contraria, ma adesso sono contenta, almeno sei guarito-sorrise

-Come mai ti preoccupi così tanto? - chiesi, guardandola fisso.

Tentai di alzarmi ma Diana mi cacciò giù con una manata, a cui brontolai come risposta.

-Beh, mi hai salvato la vita e ti voglio bene! E poi non solo io ero preoccupata... anche fuocherello- vidi Task lanciarle un occhiataccia -Luce e Morgan-uccio-

-Avevo solo la febbre, non ero mica moribondo- sbottai con uno sbuffo.

I quattro rimasero in silenzio per qualche secondo, cosa che mi fece aggrottare la fronte

-Vero?- chiesi, il tono di voce che mi era diventato un po' tentennante.

Dal loro silenzio non riuscii a non guardarli in modo interrogativo.

-Quasi-disse solo Task, altrettanto sottovoce, lasciandomi lí per lí parecchio spiazzato

-Cosa ?!-

-Ti era salita a quaranta gradi, saresti potuto veramente morire se fosse salito anche solo di mezzo grado.- rispose sempre il Fuoco, lasciandomi ancora di più a bocca aperta.

-Non... ricordo praticamente nulla-

-E come potresti ? Avevi la febbre troppo alta per accorgertene, Tenebroso, sicuramente non ti ricordi nemmeno quello che hai detto-

-Non chiamarmi Tenebroso! -sbottai, per poi fissarla e chiedermi che cosa diavolo potevo aver detto.

Glielo chiesi e come risposta, lei ridacchiò, cosa che mi strappò un sospiro rassegnato.

-Avrei dovuto lasciarti tra i demoni-

-Ma non l' hai fatto- mi abbracciò energicamente e io la spinsi via, nervoso

-Cosa diavolo ho detto ?-

-Eh, molte cose senza senso, tra cui una che diceva spesso diversi "No,  ancora, ancora"-

-Eh?- sgranai gli occhi, non ricordandomi proprio di aver anche solo sussurrato qualcosa con una gola così secca.

E di certo non avrei mai detto una cosa simile.

-Okay. Scherzavo, scherzavo!- rise sguaiatamente

-Prima o poi ti uccido, sciocca- arrossii violentemente e non ne seppi il motivo quando vidi che Diana mi fissava.

"Che mi stia tornando la febbre?"

-Su, tranquillo, hai solo biascicato parole senza senso e di cui non era riconoscibile nulla- disse lei, sorridendo

Sospirai di sollievo e scossi il capo.

Se mi fossi fatto scappare qualcosa, non me lo sarei mai e poi mai perdonato.

-Domani ripartiamo-intervenne Morgan ad un tratto

Annuimmo, Diana si allontanò con Task e Morgan.

-Tenebroso?- mi chiamó Silver

-Che c'é ?- dissi con impazienza, piú per il soprannome che per altro

-Te l' ho già detto che ti voglio bene ?-

-Sí, già detto- sbuffai -E ti ho già detto io di non chiamarmi Tenebroso-

-Come dovrei chiamarti allora ?- lei sogghignó, assumendo un espressione divertita

-Con il mio nome magari ? Ne ho due, quindi...-

-Mah. Ti chiamo Virgil o Guy ? Oppure Night ! O Shadow ! Potrei decidere di chiamarti VGN -

La guardai male- Non pensarci neanche!-

-Allora come?-

-Tutto ma non VGN, non sono mica un pervertito-

-Sì, in effetti bastano solo delle vocali per riuscire a far pensare male-  sollevó le spalle con indifferenza

Feci segno a lei di tagliare corto, questo discorso mi infastidiva terribilmente.

-Comunque- ricominciò Silver -Devo sdebitarmi con te-

Stavo per controbattere quando notai che aveva cambiato sguardo, non vedevo piú una bambina troppo cresciuta, ma una ragazza serissima.

-Non c'é bisogno che ti sdebiti- dissi, con un filo di voce

Puntó dritto lo sguardo nei miei occhi -E invece sí- le sue iridi sembravano ribollire, gli occhi tendenti all' argento erano decisi, fermi, determinati e fieri.

A vederla così mi sentivo in soggezione e ritirai in fretta lo sguardo.

-Odio non ripagare i favori, per questo avrei dovuto offrirmi io per venire a cercarti, dovevo starti vicina, così non mi sentirei così tanto in debito con te-

-Non devi sentirti in debito, hai detto già che avresti voluto esserci, no? Diana ha raggruppato tutte le vostre intenzioni-

-No, non é la stessa cosa-

-Senti, non so cosa dirti- dissi con un sospiro-Vuoi che ti proclami la mia guardia del corpo momentenea?- sbottai con sarcasmo.

Lei sembró essere indecisa su cosa rispondere, poi, dopo un po', rispose, con tono triste e un espressione tetra che mi fece sentire quasi in colpa -No...- tacque per diversi secondi.

Io rimasi zitto, sentendo nel profondo che lei avrebbe continuato il discorso, senza lasciare che cadesse completamente nel silenzio.

-...Ma se ti dovesse accadere qualcosa, io saró disponibile, qualsiasi cosa sia-

Spalancai la bocca, tentando di dire qualcosa e dopo poco dissi un brusco -Come vuoi-

-Ti chiedo solo una cosa...-sussurró, avvicinandosi alla porta, cosa che me la fece fissare, incerto, con la fronte aggrottata e le dita aggrappate ai lati della coperta.

-Non dimenticare mai come mi hai salvato, non farlo mai, te ne prego-

-Eh ? Perché?-

-Non ho motivi precisi, so solo che non voglio che lo dimentichi e basta... ora... riposa ancora, domani sarà una giornata decisamente più pesante delle altre-

Feci un respiro profondo e la vidi uscire dalla stanza.

Non riuscivo a convincermi di aver sentito parlare la stessa ragazza che si era messa a discutere così inutilmente con Diana e Task.

Ero stato così sorpreso che non sapevo se questa sua parte seria mi piacesse o meno.

Scossi il capo, non dovevo pensarci, come aveva detto lei dovevo riposare, domani dovevo essere perfettamente in forze e se non volevo essere scosso tutta la notte da incubi, era meglio se mi tranquillizzavo, eppure... la sua richiesta di non dimenticare come l' avevo salvata... insomma...

Come potevo dimenticarla ? E che razza di mente confusa poteva anche solo pensare che me lo potessi dimenticare?

E se, con quelle parole, avesse inteso qualcos'altro?

Non riuscivo a calmare la mia mente affollata dai pensieri, cercavo di non pensare a quella domanda e tuttavia riusciva a farsi strada, scavalcando ogni cosa dentro di me.

Adesso non pensavo più a come fosse confusa lei nel chiedermi una cosa simile, ma come fossi confuso io.

Ero assillato da dubbi che non si cancellavano affatto tra i vari pensieri.

Affondai la testa nel cuscino e appoggiai la mano sugli occhi e la spostai sulla fronte.

Volevo che quel brusio sparisse.

Era troppo, non ne potevo piú.

Mollai un pugno al materasso del letto e feci lo sforzo enorme di addormentarmi, speranzoso che la notte portasse consiglio, cosa che, ovviamente, non fece, anzi, che mi torturó con il ricordo di quel giorno.

Il ricordo di quel maledetto giorno.

  
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