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Autore: Oducchan    18/02/2017    1 recensioni
Ci sono nuovi tagli, sulle sue mani. Non solo. Per quanto Gokudera si tenga ben coperto, con la camicia ben inamidata e la giacca drappeggiata sulle spalle nonostante sia quasi luglio e faccia un caldo asfissiante, da quel poco che riesce a intravedere ci sono ecchimosi e contusioni sul resto del suo corpo.
[Gokudera - Sawada]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Katekyo Hitman Reborn
Titolo: Simple domesticity
Personaggi:  Sawada Tsunayoshi, Gokudera Hayato
Pairing: TsuGoku, 2759
Genere: introspettivo, slice of life
Avvisi: future!fic
Rating: giallo
Conteggio parole: 1118
Note: 
Regalo per la mia Gokudera preferita <3

Per il COW-T, parole chiave "petto", "occhi", "bacio"


 
Simple domesticity


Ci sono nuovi tagli, sulle sue mani. Non solo. Per quanto Gokudera si tenga ben coperto, con la camicia ben inamidata e la giacca drappeggiata sulle spalle nonostante sia quasi luglio e faccia un caldo asfissiante, da quel poco che riesce a intravedere ci sono ecchimosi e contusioni sul resto del suo corpo. Dal colletto fanno capolino bianchi sbuffi di bende, e per quanto abbia tentato di mascherarlo (forse con l’intervento di Bianchi, forse di Yamamoto), sul mento c’è l’orma di una escoriazione, così come, per quanto in parte celata dai ciuffi argento, sulla fronte e una tempia.
Impercettibilmente, la sua mandibola si fa un poco più serrata.
-E così, la missione è andata in porto secondo il piano, senza nessun contrattempo?-
Lo studia. Lo vede spostare il peso da un piede all’altro (ora che ci pensa, quando entrato gli è parso leggermente rigido. Che pure quello sia…?), mordersi le labbra screpolate, e infine abbassare lo sguardo per un solo istante, quasi a farsi coraggio prima di fissarlo dritto negli occhi, deciso e senza remore.
-Sì, Juudaime-
Tsuna stringe i denti ancora di più. Normalmente si limiterebbe a raccomandare una visita in infermeria, magari accompagnata da uno sguardo costernato, prima di provvedere a telefonare a Shamal, scongiurarlo di controllare che Gokudera stia effettivamente bene come afferma, chiedere a Bianchi di tenerlo d’occhio per il resto della settimana, e poi passare a trovarlo in ufficio o a casa con meticolosa regolarità, almeno finché quel nodo d’ansia non si fosse sciolto tra un sorriso imbarazzato e un goffo armeggiamento per mettersi a proprio agio.
Il problema è che nell’arco dell’ultimo mese è già la terza volta che questa pantomima va in scena, e la situazione va via via peggiorando: prima una slogatura, poi un paio di costole incrinate; Tsuna ormai vive nel sospetto che Gokudera sarebbe capace di nascondergli pure qualche osso rotto, o peggio qualche trauma grave, pur di non farlo, a suo dire, preoccupare.
Perciò, quando si alza di scatto in piedi rischiando di far ribaltare la sedia e spedendo fogli in ogni dove sul pavimento, non lo fa perché è semplicemente un’anima estremamente ansiosa, o paranoica. Lo fa perché si sente ribollire lo stomaco di rabbia e nervosismo, e perché non ha intenzione di tollerare tutto questo ancora una volta. Probabilmente qualcosa del suo stato d’animo deve trasparire dalla sua espressione, perché Hayato fa un immediato passo indietro, sgranando gli occhi e alzando le braccia in segno di resa.
-Juudaime, io…-
-Stai zitto, Gokudera-kun- gli risponde, secco. Una parte di lui è abbastanza stupefatta da quanto rigida e tagliente suoni la sua voce, quasi avesse inavvertitamente risvegliato le proprie Fiamme. Ma le sue mani non bruciano di fuoco arancio, quando le allunga per chiuderle sul colletto della sua camicia e strattonarlo verso di lui, né sulla sua fronte danzano le fiamme dorate, quando piega il collo e si sporge sulle punte dei piedi per scontrare le sue labbra con le sue, con tutta la maldestria di chi non è ancora abituato né è a proprio agio con un atto del genere ma è pronto a tutto per amore di una certa testa dura. Gokudera emette un suono di sorpresa, barcollando per non cadere, ma ci mette un solo secondo ad abituarsi all’idea: quello dopo, la sua bocca si schiude con un gemito entusiasta, mentre le sue mani risalgono a circondargli il viso, i palmi che avvolgono dolci le sue guance mentre la sua lingua cerca la sua per muoversi insieme, dolce, paziente. È così facile perdersi in quel bacio, perché tutto, come sempre, perde un po’ di importanza, rispetto al calore della bocca di Gokudera e ai brividi che gli corrono giù per la schiena quando i suoi pollici gli carezzano gli zigomi come se fosse la cosa più preziosa di questa terra; ma Tsuna si ingiunge di imporsi e non lasciarsi trasportare, e mentre si concede di mordere con delicatezza un labbro e succhiarlo poi tra i denti, le sue mani si muovono sulla camicia rossa, allentando prima la cravatta nera e poi aprendo i primi bottoni.
Quando riesce ad avvertire, sotto i polpastrelli, la rigida consistenza del cotone, si stacca quasi brutalmente dal proprio uomo, fulminandolo con lo sguardo.
-Gokudera-kun!- strilla, aggrottando la fronte e indicando i bendaggi che ora spiccano chiaramente sul petto del Guardiano della Tempesta –Sei ferito! Di nuovo! Pensavi che non me ne sarei accorto?-
Gokudera abbassa lo sguardo di botto. I suoi occhi verdi si fanno cupi, feriti, cercando di sparire dietro la frangia grigia; e la sua espressione si contorce, nel vano tentativo di non far trasparire emozioni.
-Non è niente di grave- borbotta –Sono solo tagli superficiali, e non è niente per cui…-
-…io mi debba preoccupare, me lo dici sempre. Ma il punto, Gokudera-kun, è che io mi preoccupo il doppio, quando ti comporti da incosciente e fai così -
-Ma…-
-Niente ma- e con una rapida rassettata ai propri abiti, Tsuna si rimette seduto, pur avvertendo un certo rossore bruciare sulle proprie guance –Sei sollevato da qualsivoglia incarico per i prossimi due mesi. Ti ordino di prendere delle vacanze forzate e un lungo periodo di riposo assoluto finché non ti sarai rimesso. Da trascorrere a casa mia- aggiunge, acchiappando la penna per rimettersi a scrivere per provare a nascondere l’imbarazzo ma fallendo miseramente, quando quella rifiuta di aprirsi e gli salta via dalle mani.
-A casa… A casa tua?- boccheggia Gokudera, assolutamente meravigliato, ed è quello che lo spinge ad alzare lo sguardo per cercare i suoi stupefatti occhi verdi.
-Gokudera-kun- mormora, con tutta l’onestà di cui è capace –Cosa credi che possa combinare questa Famiglia se il braccio destro del boss continua a disinteressarsi della propria salute? Cosa credi che possa fare io… Come credi possa sentirmi, ogni volta che trascuri te stesso?-
Hayato non risponde. Lo guarda, quello sì. Nei suoi occhi passa un’infinità di emozioni diverse, prima che si costringa ad annuire, chinando contrito il capo.
-Capisco, Juudaime. Mi dispiace di averti fatto impensierire-
Tsuna sospira, rassegnato.
-Sei sempre il solito zuccone. Ora vieni qui e baciami come si deve, prima che cambi idea-
Non deve ripeterlo: Gokudera è più che entusiasta di oltrepassare la scrivania, appoggiandosi ad essa, e trascinarlo tra le proprie braccia per baciarlo un’altra volta. Stavolta Tsuna si concede di lasciarsi andare, sciogliendosi un pochino contro il suo corpo, inalando il suo profumo e aprendo le mani sul suo torace per cercare e sentire il battito tumultuoso del suo cuore nel petto. Perché Gokudera è caldo, è vivo, e anche se è un’inguaribile incosciente nulla è ancora riuscito a portarglielo via – e Tsuna è molto deciso a non permettere a niente e a nessuno di sottrargli il suo uomo.
   
 
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