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Autore: FaNgIrL_97    19/02/2017    7 recensioni
E chi lo ha detto che essere genitori sarebbe stata una passeggiata? Christian Grey non di certo. Sarà facile per lui ed Anastasia, crescere due figli adolescenti in preda agli ormoni?
Venitelo a scoprire!
P.S: IL RATING POTREBBE CAMBIARE!
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Phoebe Grey, Theodore Grey, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PERDONATEMI PER LA MIA ASSENZA!! NON AVREI MAI PENSATO DI NON RIUSCIRE A PUBBLICARE PER COSÌ TANTO TEMPO! TORNERÒ A PUBBLICARE CON IL RITMO DI PRIMA, SPERO! GODETEVI IL CAPITOLO💕

-Io lo so che ti piace dedicarti ai ragazzi e non ti giudico per questo.- Disse Abbie, guardandomi dritta negli occhi. -Ma Cameron non è come gli altri. Vorrei che tu lo lasciassi in pace.-
Spalancai gli occhi. -Ehm...-
-Per favore, Phoebe! È stato già abbastanza brutto vederlo baciarsi con te. Non puoi lasciarlo e prendere qualcun altro?-
-Lasciarlo e prendere qualcun altro?- Ripetei, inorridita. -Guarda che i ragazzi non sono mie bambole, Abbie!-
-E allora dimostralo! Per favore, lascia che si accorga di me.-
-Non ti impedirò di farlo, ma siamo amici, non posso fare ciò che mi chiedi.-
-Certo, siete amici.- Mi guardò con disprezzo. -Ecco perché questa sera te lo stavi quasi per scopare sul bordo della piscina.-
Spalancai la bocca e mi preparai ad attaccarla ma lei, non appena si accorse di ciò che aveva appena detto, si tappò la bocca con entrambe le mani.
-Mi dispiace! Non avrei dovuto dirlo così!- Esclamò, quasi con le lacrime agli occhi. -È solo che io...-
-Mi dispiace che tu ci abbia visti, se provi dei sentimenti per Cameron. Ma questo non ti dà il diritto di rivolgerti a me così. Non farlo mai più Abbie, o non sarò più tanto carina e simpatica, la prossima volta.-
-Si, mi dispiace. Hai ragione, non avrei dovuto...-
-Phoebe!- Esclamò Cameron, raggiungendoci. 
Non appena lo vide, Abbie si rianimò. -Ciao Cameron! Ti sta piacendo la festa?-
Lui le rivolse un sorriso distratto. -Si, davvero fantastica.- Poi si rivolse a me. -Devi uscire subito in giardino!-
-Perché?-
-Si tratta di Sarah. È svenuta all'improvviso.-
Spalancai gli occhi. -Che cosa? Che stai dicendo?!- Corsi verso la porta, con lui al mio fianco. -Cos'è successo?-
-Non ne ho idea. Ho solo visto Alexander iniziare a gridare come un forsennato. Se qualcuno si avvicina ancora a Sarah, sono sicuro che non riuscirà ad arrivare a domani.-
Vicino alla piscina, si era creato un cerchio di ragazzi, così iniziai a spingerli ad uno ad uno, per poter raggiungere la mia migliore amica. Sarah era molto pallida e, a reggerla, c'era Alex, che sembrava stesse per avere una crisi nervosa.
-Ho detto di stare lontani, cazzo!- Sbraitò. -Non la fate respirare!-
-Sarah!- Esclamai, prendendole una mano. -Ehi, riesci a sentirmi?-
-Che cazzo avevate messo nel suo bicchiere?!-
-Andiamo, apri gli occhi.- Feci io, accarezzandole i capelli. -Hai già chiamato l'ambulanza?- Chiesi ad Alex.
-Certo che l'ho chiamata. Ma lei non si sveglia!-
-Cameron!- Esclamai, nel panico. -Per favore, tienile le gambe alzate!-
-Certo.- Rispose lui, eseguendo l'ordine.
-Le ho portato un po' d'acqua con lo zucchero.- Mormorò Jill. 
-Bravissima.- Le strappai il bicchiere dalle mani e lo tirai in faccia a Sarah. 
Pregai che funzionasse, visto che era l'unico modo che vedevo usare spesso nei film. Lì funzionava, di solito. 
-In realtà, non lo avevo portato per questo...-
Sarah strizzò gli occhi e poi, li aprì confusa. -Che... che succede?-
-Oh mio Dio- sospirò Alex, chinandosi su di lei. -Succede che mi hai fatto prendere un'infarto, piccola.-
Lasciai andare un profondo respiro, anche se non sapevo di averlo trattenuto.
Sarah provò a tirarsi su, ma Alex, trattenendola, la guardò severo. -Non muoverti. L'ambulanza sta arrivando.-
E, proprio con perfetto tempismo, in lontananza, si iniziarono a sentire le sirene.
-Alex, non ce n'è bisogno.-
-Cazzo, ma se mi sei svenuta davanti gli occhi! Non provare a dire che non ce n'è bisogno, Sarah!-

Se c'era una cosa che odiavo, di sicuro erano gli ospedali. Può sembrare una frase fatta, lo so. Ma è la verità. 
Fin dalla prima volta in cui caddi dall'albero e finii all'ospedale, ne rimasi completamente terrorizzata, anche se a curarmi fu mia nonna. 
-Phoebe.- Sospirò Cameron, per la milionesima volta. -Devi stare calma. Andare avanti e indietro non ti aiuterà. E poi l'hai vista Sarah, aveva già ripreso del colorito, quando si è svegliata.-
-E allora perché ci mettono così tanto?- Sbottai. -Voglio dire: sarà stato uno svenimento causato dalla troppo confusione e, di conseguenza, dal troppo caldo. Sarah non è una che beve molto.-
-Certo, di sicuro. Ma lo sai quanto sono lenti, qui.-
-Allora, forse, dovrei andare a prendermela con qualche infermiere.-
-L'hai già fatto.- Gli apparve un accenno di sorriso. -E non è servito a nulla. Tutto questo stress farà svenire anche te.-
-No, io ho la pellaccia dura.-
Lui sorrise e congiunse le mani sotto il suo mento. -Allora vedila così: finirai per bucare il pavimento se continui ad andare avanti e indietro, per non parlare del terribile torcicollo che mi stai facendo venire.-
-Nessuno ti obbliga a restare qui.- Mi bloccai e mi passai una mano tra i capelli. -Mi dispiace. Ma dico sul serio: se sei preoccupato per me, non farlo. Io me la caverò. Non sei obbligato a restare.-
-Non vado da nessuna parte.-
-Cameron, è tardi. Dovresti davvero tornare a casa. Almeno tu, evita i guai. Tua madre sarà preoccupata, no?-
Lui aggrottò le sopracciglia. -Ho già scritto a mia madre.- Mormorò. -Che genere di guai dovrei evitare?-
Mi passai entrambe le mani tra i capelli e mi andai a sedere vicino a lui. -Nessuno.- Bisbigliai. -Non preoccuparti.-
-Phoebe. Andiamo, che succede?-
Presi un profondo respiro e lo guardai dritta negli occhi. -I miei genitori mi uccideranno, non appena verranno a sapere che non sono mai tornata a casa di Sarah.-
Le sue sopracciglia scattarono all'insù, chiaramente sorprese. -Hai mentito?-
-Non è che io mi diverta a farlo.- Chiarii. -È solo che odio dover essere costantemente controllata. Dover sempre avere degli orari.-
-Phoebe, non voglio essere di parte, ma, lasciando stare il controllo che c'è su di te, gli orari devono esserci. Hai ancora sedici anni.-
Restai in silenzio. Sapevo che aveva ragione da vendere, ma non potevo ammetterlo. 
-E comunque- continuò lui. -Se sei costantemente controllata, i tuoi genitori sapranno già che sei qui e non a casa di Sarah.-
Estrassi il cellulare e controllai che non ci fossero chiamate o messaggi persi. -Immagino di sì. Ma, a quest'ora, mio padre mi avrebbe di sicuro chiamata. O, perlomeno, sarebbe venuto qui.-
-Magari non lo hanno saputo e stanno già dormendo.-
Alzai gli occhi verso il soffitto e sospirai. -Non importa. Per ora sono le condizioni di Sarah a preoccuparmi.-
-Vedrai che lei starà bene.-
-Sei davvero deciso a voler restare?- Chiesi. -Probabilmente ci vorranno ancora delle ore.-
Lui mi guardò dritto negli occhi. -Si. Sono ancora deciso a restare.-
-Allora mi dovrai aiutare.-
-A fare cosa?-
-Devo vedere con i miei occhi se Sarah sta bene. Non è giusto che ad Alex è permesso entrare e a me no. Io la conosco da più tempo.-
-Okay, okay, okay.- Mi bloccò. -Ecco cosa faremo: resteremo comodi su queste adorabili poltroncine e aspetteremo che un infermiere ci venga ad avvisare che Sarah sta più che bene.-
Sbuffai sonoramente. -Mi dispiace, Cameron, ma lasciatelo dire: i miei piani sono decisamente più brillanti dei tuoi.-
-Non c'è bisogno che tu ti metta ancora più nei guai.-
-Già, ma a quanto pare sembra che io non sappia fare altro, ultimamente.-
Lui mi sorrise, ma non aggiunse altro. 
Restammo in silenzio per un paio di minuti, fino a quando non si sentirono delle voci nel corridoio. Riconobbi subito la figura dei genitori di Sarah e quella di Alexander. Mi alzai scattante e mi diressi verso di loro ma mi bloccai, non appena vidi il padre di Sarah, inveire malamente contro Alex. Non lo avevo mai visto così furioso.
-Lo sapevo che non avrei mai dovuto permettere a mia figlia di entrare in contatto con te!-
-Tesoro, ti prego...- lo supplicò la moglie, con le lacrime agli occhi. -Non qui.-
-Qui, a casa nostra o a scuola, non cambierebbe nulla!-
-Mi dispiace, io non credevo che...-
-Non credevi?! Ma mi prendi per il culo?- Ringhiò. -L'hai fatto apposta, Alexander?-
Lui impallidì e fece un passo indietro. -No. Certo che no. È stato uno shock anche per me...-
Cameron mi raggiunse e mise una mano sulla mia spalla, con fare rassicurante.
-Uno shock!- Il padre di Sarah sbottò in una risata amara. -Cos'hai al posto del cervello? Un fagiolo?-
-Io non...-
-Cazzo, cazzo, cazzo!- 
-Tesoro...-
-Tesoro un cazzo!- Esclamò, scansando bruscamente la moglie. -Te lo avevo detto che non avrebbe dovuto frequentarlo e tu mi hai detto che era un bravo ragazzo!-
Che Alexander avesse passato qualche strana malattia a Sarah? Avrei voluto sbraitare ancora più del padre, per poter capire che diavolo fosse successo. Ma il mio corpo aveva smesso completamente di ascoltare i miei ordini. 
-Io amo sua figlia, più di qualsiasi altra cosa.-
-Brutto figlio di...-
-Bernard!!- Esclamò sua moglie, afferrandolo per un braccio. -Adesso basta! Nostra figlia ha bisogno di noi.-
Lui prese un profondo respiro e poi puntò il dito verso Alex, riducendo gli occhi a due fessure. -Se ti azzardi ad avvicinarti a nostra figlia giuro su Dio che mi assicurerò che tu non possa vivere un altro giorno su questo mondo.-
Alexander spalancò sia gli occhi che la bocca e, quando i genitori di Sarah si avviarono verso l'uscita del corridoio, lui gli gridò dietro: -non riuscirai a tenermi lontano da lei!-
-Alex...-
-Dannazione!- Gridò lui, colpendo uno dei tanti distributori di bibite che c'erano nei corridoi. 
Cameron balzò verso di lui e lo afferrò per le spalle, allontanandolo. -Alex, smettila!-
-Come può dirmi una cosa del genere? Io non posso stare lontano da Sarah!-
-Ma perché sono così infuriati, i suoi genitori?- Rabbrividii, pronta al peggio. -Cosa le è successo?-
Alex si bloccò per un attimo e deglutì rumorosamente. -Io non volevo che accadesse...-
-Qualsiasi cosa sia successa- lo confortò Cameron. -Riuscirete a risolverla.-
-No, no no! Voi non capite. Sarah è... rimasta incinta.-
Spalancai gli occhi. -C...cosa?-
-Dio- esclamò, portandosi le mani agli occhi. -Aspetta un bambino. Io. Io l'ho messa incinta.-
Di colpo, i suoi malesseri, mi tornarono in mente e tutto iniziò a prendere una forma.
-Scusa, Alex- mormorò Cameron, bianco come un cencio. -Ma siete stati davvero così stupidi?-
-Lei... mi aveva detto di aver preso la pillola del giorno dopo.-
-E Sarah...?-
-È sconvolta. Lo siamo tutti. Ma lei... ha completamente smesso di parlarci. Ha solo detto che voleva essere lasciata sola.- Si passò una mano tra i capelli. -Cazzo! Non mi ha nemmeno guardato negli occhi.-
Non mi era mai passato per la testa che lei potesse essere realmente incinta, neanche con i malori che mi aveva accusato. Come diavolo avevo fatto ad essere così stupida? 
-Com'è possibile che sia rimasta incinta, allora?-
-Gesù, Cameron! Non c'è nulla di sicuro al 100%.- 
-Quindi...- sussurrai. -Adesso cosa si fa?-
-Non l'ho fatto intenzionalmente, Phoebe!-
-Lo so. Ti credo.- Mormorai. -E lo sa anche Sarah, questo. Era al settimo cielo. Non se n'è pentita.-
-Ma tu non l'hai vista...-
-È sotto shock, Alex. Puoi biasimarla?- Chiesi. -Non siete pronti a fare i genitori.-
-E quindi cosa dovrei fare?- 
-Darle del tempo.- Mi strinsi nelle spalle. -Ti va se provo a parlarle?-
-Certo! Tu sei l'unica che ascolterà.-
-Allora adesso prendi qualcosa da bere e aspetta qui con Cameron. Io cerco di fare il prima possibile.-
-Phoebe, aspetta.-
-Che c'è?-
I suoi tristi occhi mi fecero vacillare. -Dille che mi dispiace. Che mi dispiace tanto.-

-Sarah non vuole vedere nessuno. Mi dispiace, Phoebe.-
-Beh, io non posso aspettare più.- Incrociai le braccia. -Quindi entrerò comunque.-
Non bussai neanche, prima di entrare nella piccola camera in cui stava la mia migliore amica.
-Perché non riuscite a capire che voglio stare da sola?- Sbraitò Sarah. -Uscite subito!-
-Sono io.- Dissi, avvicinandomi lentamente al suo letto. -Stai tranquilla.-
I suoi occhi, non appena mi videro, si riempirono di lacrime. -Oh, Phoebe...-
-Ehi. Va tutto bene.-
Lei scoppiò in lacrime e mi abbracciò. -No, non va tutto bene. È un grosso casino.-
La lasciai piangere sulla mia spalla, accarezzandole i capelli e mormorandole parole di conforto.
Quando riuscì a riprendersi, si asciugò il naso e mi guardò ad occhi spalancati. -Ho fatto un casino...-
-Non hai fatto un casino, Sarah. Smettila di darti la colpa.-
-Ma sono incinta, Phe.- Le rispuntarono le lacrime. -Come faccio adesso?-
-Tu ed Alex troverete un modo.-
Lei abbassò lo sguardo. -Alex mi lascerà.-
Spalancai gli occhi. -Che sciocchezze vai dicendo?-
-Devi essere realistica, Phoebe. Alex è un ragazzo meraviglioso, pieno di vitalità e soprattutto ancora troppo giovane. Non vuole un figlio. Perché dovrebbe?-
-Alex ti ama e se tu pensi questo di lui, allora non lo conosci abbastanza. Tu non l'hai visto in che condizioni è. Tuo padre gli ha appena vietato di avvicinarsi a te e lui adesso è distrutto.-
-Ma io ho appena distrutto la nostra vita...-
-No, non è vero. Lui ti ama incondizionatamente e mi ha detto di dirti che gli dispiace da morire.-
Sarah tirò su col naso e mi guardò. -Per cosa?-
-Per tutta questa situazione. Tuo padre lo ha accusato di averti messa incinta apposta.-
-Oh mio Dio- chiuse gli occhi. -Cosa devo fare, Phoebe?-
La guardai a disagio. -Intendi... intendi con il bambino?-
-Si.- Bisbigliò. 
Le afferrai le mani. -Voglio che tu sappia che qualunque decisione tu prenderai, io la accetterò. Ma purtroppo non sono io a decidere. Questa è una decisione che spetta a te e ad Alex.- 
-Sei sicura che lui voglia ancora avere a che fare con me?-
-Più che sicura.- Confermai. -Ma c'è anche un'altro problema.- 
-Quale?-
-Tuo padre. Non permetterà ad Alex di parlarti.-
-Dovrà passare sul mio cadavere, allora.- Strinse le labbra. -Per favore. Vai a chiamare Alex e, nel frattempo, fai entrare i miei genitori.-
-Certo. Andrà tutto bene, Sarah.- Le baciai la fronte. -Te lo prometto.-

Quando mi vide, Alex balzò in piedi e corse verso di me. -Sei riuscita a parlarle?-
-Si.- Gli sorrisi rassicurante. -È molto scossa, ma vuole parlarti.-
-Davvero?-
Gli raccontai brevemente ciò che mi aveva raccontato e, quando finii, spalancò gli occhi. 
-Come può anche solo pensare che io voglia lasciarla?-
-È molto scossa, Alex. Ti prego, va' a parlare con lei. Avete una decisione da prendere.-
Lui impallidì. -Ma suo padre...-
-Ha detto che avrebbe parlato con lui.- Risposi. -Si tratta di vostro figlio. Bernard può opporsi quanto gli pare, ma non potrà separarvi.-
-Nostro figlio.- Ripeté. -Vuole abortire?-
-Vuole fare ciò che è meglio per voi due e, per farlo, deve parlare con te. Sono sicura che prenderete la decisione più giusta.-
Il panico lo fece rabbrividire ma, ciononostante, prese un profondo respiro e disse: -grazie, Phoebe. Sei davvero la sua salvezza.-
-Lo so.- Feci un sorrisetto. -Adesso vai da lei, prima che suo padre la rinchiuda in una campana di vetro.-
-D'accordo. Grazie ancora. E grazie anche a te, Cam.-
Lui gli sorrise. -Non c'è di che.-
Non appena Alexander se né fu andato, Cameron si rivolse a me. -Staranno bene?-
-Si. Hanno solo bisogno di superare lo shock.-
-Secondo te cosa faranno?-
Aggrottai le sopracciglia. -È una domanda difficile. Tu cosa avresti fatto, al loro posto?-
-Avrei fatto sì che Sarah tenesse il bambino.- Rispose, immediatamente. -Sono contro l'aborto. È pur sempre un bambino quello che si svilupperà nella sua pancia e, anche se non lo avrebbero voluto, non dovrebbero ucciderlo. Al massimo, potrebbero darlo in adozione.-
-Si, immagino che non vorranno abortire, o entrambi ne avrebbero espresso subito il desiderio.-
-Lo spero.-
-Beh, grazie.-
-Per cosa?- 
-Per essere rimasto.-
-Non devi ringraziarmi. Non me ne sarei andato neanche sotto tortura.-
-Perché?-
-Perché so quanto è importante per te Sarah.-
Gli rivolsi un sorriso timido ma, quando il cellulare iniziò a squillarmi e vidi il nome che comparve, quasi svenni.
-Mi hanno scoperta.- È tutto ciò che dissi, prima di rispondere. -Papà.-
-Phoebe, dove diavolo sei?!- Sbraitò. -E non inventarti cazzate.-
-Senti, papà...-
-Luke mi ha detto che la festa in cui sei andata era tutt'altro che una semplice festa in piscina con poche persone! Come faccio a fidarmi di te se non fai altro che mentire?! Sei in un mare di guai, Phoebe, e questa volta puoi arrabbiarti quanto ti pare! Non ti concederò più nulla. Non ti azzardare ad uscire da quella casa. Sto venendo a prenderti.-
-Sono in ospedale.-
Lui restò un attimo in silenzio. -Cosa? Che ci fai in ospedale? Cos'è successo?-
-Io sto bene.- Dissi subito, prima che si facesse venire un'infarto. -Ma Sarah si è sentita male.-
-Merda.- Mormorò. -Non muoverti da lì. Sto arrivando.-
-Ma papà non ce n'è...- aveva già attaccato.
-Guai in vista?-
Mi presi la testa tra le mani e mi accasciai per terra. -Si. Grossi guai.-
   
 
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