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Autore: Hidemeplz    19/02/2017    0 recensioni
Questa storia é piena di difficoltà, tutti i personaggi affrontano problemi di tutti i giorni ma la protagonista ha avuto un po' più di difficoltà nella sua vita. La sua vita prende una strada completamente in discesa quando sua sorella perde la vita e crea una reazione a catena di avvenimenti che la spingeranno a conoscere la persona capace di farla incazzare e ridere come mai nessuno aveva fatto prima. Anche lui non ha una vita facile ma chi c'é l'ha? Lotta contro suo padre e lotta contro se stesso.
Spero che vi piaccia e che riusciate a vedervi in uno dei personaggi.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate, le critiche costruttive sono le mie preferite.
Everyone has a dark corner that no one can see, we're all dark inside. Let the light in.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 4-

 

Lauren parcheggio' davanti al bar e sospiro' prima di scendere, come se si stesse preparando ad una guerra. Debbie e Cameron stavano aiutando Alex a pulire il bar prima dell'apertura, le facevo io quelle cose di solito ma avevo chiesto se potevo arrivare più tardi quel giorno a causa dei miei impegni scolastici e lui accetto'. Indossai il grembiule e mi misi lavorare mentre Debbie e Cameron chiaccheravano con Lauren. Finito di pulire Cam venne verso di me e mi chiese se poteva parlarmi. Uscimmo fuori dal bar e mi preparai al peggio, sapevo che non aveva niente di buono da dirmi.

-Hai parlato ad Alex delle allucinazioni?
-Lui ti ha detto che...- dissi, feci un respiro profondo per calmare le mie emozioni e non perdere il controllo.

-Lui non mi ha detto niente- ribatté Cam, lo guardai cercando di capire se mi stesse mentendo. -Come lo sai allora?

-Che importa come lo so? Infondo me ne avevi già parlato tu quindi...

-Non capisci, devo sapere se é stato lui a dirtelo perché se é stato lui allora io...

-Non é stato lui a dirmelo..

-E chi altro allora?- chiesi, arrabbiata più che mai, lui sospiro' e pronuncio' il nome della ragazza di Alex. Tornai all'interno del bar come una furia e mi preparai alla guerra. -Chi ti ha dato il diritto di farlo?- chiesi, stringendo i pugni e serrando la mascella. Mi guardarono tutti come se stessi delirando. -Come scusa?- chiese Alex, guardo' Cameron alle mie spalle e poi guardo' me.

-Chi cazzo ti ha dato il diritto di farlo? Chi ti credi di essere Alex Hais? - chiesi, guardandolo dritto negli occhi. -Mi sono fidata di te- esclamai, non riuscivo più a controllare niente, lasciai la rabbia prendere il controllo. -Sei la prima persona di cui mi fido dopo tanto tempo e alla prima occasione mi pugnali alle spalle. Chi ti ha dato il diritto di parlare degli affari miei alla tua ragazza? Sei un bastardo- dissi, Lauren venne verso di me quando vide che stavo davvero per perdere il controllo di me stessa. -Guardami, calmati- sussurro'. -Sun, ho sbagliato ma..
-Non c'é nessun ma, Alex, tu hai fatto la cosa più stupida che potessi fare ma é colpa mia. Io ho fatto l'errore di fidarmi di te e ora ne pago le conseguenze. A quante persone l'avete già raccontato?

-Lui non voleva, era arrabbiato e gli é scappato. Sunshine é tutta colpa mia.

-Debbie non parlare, tu non c'entri niente. Non mi importa se era arrabbiato o se gli é scappato. Ora grazie a te piccolo bastardo tutta Detroit sa dei miei problemi- replicai. -Non l'ho detto a nessuno...- aggiunse Debbie, la fulminai con lo sguardo e sorrisi. -L'hai raccontato a Cameron e a chissà quante altre persone. Sappi che non sono affatto arrabbiata con te ma tu e le tue bugie da quattro soldi potete andarvene a fanculo- esclamai, regalandole un medio. -Meglio uscire- disse Cam, sorridendole e spingendola fuori dal bar. -Vuoi farti anche la mia ragazza Cam?- chiese Alex, stringendo i pugni. Era incazzato anche lui ma non con me, con Cameron il che mi fece perdere la testa. -Hey, bastardo, é con me che devi litigare non con lui. Io sono qui!- esclamai, mettendomi nel suo campo visivo. -Voglio delle scuse da te prima di uscire da questo posto e non tornarci mai più.

-Non mi scusero' con te- ribatté, ero sbalordita, non potevo credere che l'avesse detto. -Sei caduto cosi' in basso? Sei cosi' orgoglioso da non volerti scusare anche se sai di aver sbagliato?- dissi, capii immediatamente che non volevo più avere a che fare con lui. -Non ti sei mai scusata per essere stata a letto con Cameron- disse, cogliendomi di nuovo di sorpresa. Cio' che stava dicendo non aveva alcun senso e io non sapevo nemmeno come reagire. -Mi prendi per il culo, Alex? Mi sarei dovuta scusare per cosa? Per aver fatto qualcosa senza chiederti il permesso? Per aver preso una decisione da sola senza consultarmi prima con te? Mi spieghi qual'é il tuo fottuto problema?
-Sei stata a letto con Cameron- ribatté, sospirai e sorrisi pensando a quanto assurda fosse quella situazione. -Vuoi sapere un segreto Alex? Non sono stata a letto con Cameron, gli ho fatto promettere di non raccontare a nessuno quello che gli avevo raccontato quella notte. Perché non vai a raccontare al mondo quanto patetica io sia?- confessai, prima di andarmene. -Sun, aspetta- disse, una volta fuori dal bar. -Aspettare cosa? Che tu racconti gli affari miei alla tua ragazza davanti a me?- chiesi. -Fai pure- dissi. -Ero arrabbiato con lei e con Cameron, ho iniziato a parlare e non mi sono fermato fino a quando non ho capito che avevo sbagliato. Mi dispiace, davvero. E' che...ero arrabbiato- disse Alex, risi e scossi la testa. -Vaffanculo, tu e le tue scuse del cazzo- dissi, guardai Lauren e lei sali' in auto e mise in moto.

-Non ci posso credere- dissi, mentre uscivamo dal parcheggio. Alex continuo' a guardarmi mentre Debbie e Cameron entravano nel bar. -E' tutta colpa mia..- dissi, Lauren scosse la testa. -Che cos'é che sa?- chiese Lauren. -Delle allucinazioni- risposi. -Alex l'ha detto a Debbie e lei l'ha detto a Cameron, lui aveva paura che io mettessi il suo amico nei guai e mi ha chiesto perché abbia deciso di raccontarglielo.

-Cameron ha paura che tu metta Alex nei guai?- chiese Lauren. -Gli ho raccontato cosi' tanto quella notte...troppo. Mettiti al suo posto, anche tu avresti paura di me.

-Io so tutto e non ho paura di te- ribatté, la guardai e sorrisi. -Tu sei pazza- dissi, mi prese la mano e annui'. -Cosa farai?- chiese. -Cerchero' un altro lavoro, sai come sono fatta. Tradisci la mia fiducia una volta e sei fuori per sempre.

Ebbi l'ennesimo incubo quella notte, rividi la morte di mio padre, di nuovo. Mi alzai dal letto e andai verso il bagno, cercai il rasoio nel cassetto e vidi Lauren, in piedi davanti a me. Stavo per ferirmi ma lei mi fermo', mi tolse il rasoio dalle mani e mi abbraccio'. -Non devi farlo- disse, mi riporto' a letto e rimase sveglia insieme a me. Andammo insieme a fare colazione e mi lascio' per andare dai suoi prima di pranzo. Non volevo passare altro tempo a casa, sola con me stessa e le mie allucinazioni cosi' rimasi sdraiata in un parco non lontano dal mio appartamento. Le nuvole si spostavano davanti a me, l'aria profumava d'autunno, si sentivano alcuni bambini giocare in lontananza. Mi concentrai sul mio battito cardiaco e su nient'altro.

-Quindi é ancora questa la tua attività preferità- riconobbi immediatamente la voce di Callum, torreggiava su di me coprendomi dal sole. Aveva addosso un berretto nera, un lungo cappotto nero e un paio di jeans strappati. Si sdraio' accanto a me e mi sorrise guardandomi. -Perché sei qui?- chiesi, senza distogliere lo sguardo dalla distesa azzurra sopra di me. -Ero nei paraggi e ti ho vista, posso sempre andarmene..

-E' un parco pubblico, non posso chiederti di andartene- replicai, lui sorrise e poggio le mani incrociate sotto al capo. -Ho sentito che Travis é venuto a cercarti- disse, lo guardai e annui'. -Tu come lo sai?

-Le voci girano, sai cosa vuole?

-Vuole che torni a lavorare con lui- risposi, lui serro' la mascella e sospiro'. -Puoi denunciarlo.
-Ci tengo alla mia vita.

-Posso farlo io per te...

-Tengo anche alla tua di vita- risposi, lui si sdraio' su un fianco e mi sorrise. -Non voglio avere anche la tua morte sulla coscienza, Cal, niente di più..

-Come no..- replico', sorrisi nonostante volessi mantenere un'espressione fredda e indifferente. -Posso offrirti il pranzo? Da amici, solo da amici- chiese, lo guardai e ricordai come mi faceva sentire. -Solo da amici- risposi, lui sorrise e si alzo', mi porse la mano e mi aiuto' ad alzarmi. -Cinese?- chiese, cercando le chiavi della sua auto. -Come vuoi- dissi, sali' sulla sua mercedes e allacciai la cintura. -Ho saputo che lavori..

-Tu e Lauren parlate ancora, non é vero?- chiesi, lui rise e annui'. -Eravamo tutti grandi amici, non pensavo che le cose sarebbero finte cosi'- disse, stringendo le mani attorno al volante. -Nessuno lo pensava.

-Ho saputo che lavori per Alex Hais- disse, strinsi i pugni e degluti'. -Non più- ribattei. -Come mai?- chiese Cal. -Non sono fatti tuoi- replicai. -Non é una persona facile, proprio come te.

-Non é come me- ribattei.

 

Arrivati al ristorante Callum ordino' per me ricordandosi perfettamente quello che mi piaceva mangiare, parlammo dell'università per tutto il pranzo e fu piuttosto piacevole ritrovarmi a parlare con lui dopo tanto tempo. Ero abituata a vederlo ogni giorno, a parlare con lui ogni giorno e tutto d'un colpo lui era uscito dalla mia vita. A causa mia. Mi riaccompagno' a casa e mi chiese di prendermi cura di me stessa. Tornata al mio appartamento mi infilai in una vasca d'acqua gelata e chiusi gli occhi. L'acqua era più fredda quando era mia madre ad infilarmici, ci buttava dei cubetti di ghiaccio e mi lasciava a mollo per ore. L'acqua fredda era diventata la mia migliore amica, quando mi ci immergevo la mia mente si rilassava e si riempiva di pensieri. Mi feci una doccia quando si avvicino' l'ora di andare a lavorare. Non avevo alcuna voglia di vedere Alex o Debbie ma ero comunque una persona professionale e avrei lavorato li' per un ultima sera per prendere i miei soldi. Infilai un paio di jeans e un maglione di qualche taglia più grande, indossai la giacca di pelle e presi la borsa. L'autobus era vuoto e l'unica cosa che sentivo era la mia musica ad alto volume nelle orecchie. Entrata al bar notai che Debbie non c'era e nemmeno Cam era presente. C'era solo Alex, sistemava le bottiglie con addosso un maglione stretto che accentuava i suoi bicipiti. Tolsi il maglione e restai in canottiera, avvolsi il grembiule attorno alla vita e iniziai a pulire senza nemmeno rivolgergli parola. -Non pensavo saresti venuta.

-E' l'ultima volta che mi vedrai, non ti preoccupare- ribattei, senza guardarlo. -Ti ho chiesto scusa, cosa posso fare per farmi perdonare?

-Tornare indietro nel tempo e non raccontare alla tua ragazza delle mie allucinazioni- risposi, fredda e distaccata. -Sun, mi dispiace, davvero- disse, afferrandomi per il braccio e facendomi voltare. -Non mi interessa- dissi, scuotendo la testa. Tornai a lavorare e ignorare ogni suo tentativo di chiedermi scusa. -Non volevo farlo, é stato più forte di me..
-Smettila di cercare stupide scuse perché non funzionerà. Sai, io sono capace di perdonare chiunque perché so che sbagliare é umano ma non posso perdonarti per aver raccontato a Debbie delle allucinazioni.

-Perché ti fa arrabbiare cosi' tanto che Debbie lo sappia? Non te ne devi vergo...

-Davvero non riesci a capire? Non mi interessa che cosa la gente pensa di me ma non posso accettare che la mia vita sia esposta al mondo in quel modo. Non sono arrabbiata perché Debbie lo sa, sono arrabbiata perché tu non sei stato in grado di tenere per te una cosa cosi' delicata che riguarda la mia vita- dissi, sospiro' e mi guardo. -Devi perdonarmi, Sunshine.

-Non devo fare niente- replicai. -Spiegami solo perché sei cosi' sincero con lei per quanto riguarda la vita degli altri ma non riesci nemmeno a parlare dei problemi con tuo padre?- dissi.

 

 

Fu una serata tranquilla, tornata a casa mi buttai a letto e il mattino dopo andai ad inseguire la routine. Dopo una lunga e noiosa lezione di sociologia io e Lauren prendemmo un caffé e ci sedemmo su un prato a chiaccherare. Decisi di non raccontarle delle allucinazioni per proteggerla, quel periodo non fu facile per nessuna delle persone attorno a me. Ero cambiata dalla morte di mio padre, avevo iniziato a pensare molto meno a me stessa e più alle persone a cui tenevo. Non avevo intenzione di ferire qualcun'altro. -Quindi hai parlato con Callum- disse Lauren, la guardai confusa ricordandomi di non averglielo raccontato. -Come fai a...

-Sta venendo qui con del cibo e un sorriso sul vol..Callum!- disse, sorridendo, mi voltai e lo vidi torreggiare su di noi. Teneva una busta in mano ed era carino come sempre, si sedette a terra con noi e mise la busta in mezzo a noi. -Donut!!- esclamo' Lauren, prendendone una. -Che fate?- chiese, guardandomi. -Le solite cose, Sunny mi raccontava del suo fastidioso capo- rispose Lauren, la guardai mentre masticava una donut con lo zucchero a velo sulle sue labbra e su tutto il suo viso. -Che c'é? Magari puo' darti un consiglio- disse Lauren, buttai giù un grosso sorso di caffé e sperai di svenire. -Lei si é confidata con il suo capo perché lui l'ha fatto con lei e sai che Sunny é una a cui non piace avere debiti, comunque, lui é andato a raccontarlo alla sua ragazza e lei l'ha detto al migliore amico del suo capo e ora Sunny é completamente fuori di se perché quelli sono ricconi e siamo in una scuola di ricconi e ha paura che tutti conoscano la sua vita come al liceo- spiego', con troppi dettagli per i miei gusti, copri' la testa con il cappuccio della felpa e cercai di nascondermi. -Che bastardo!- esclamo' Callum, sorrisi e annui' essendo completamente d'accordo. -Chi é la sua ragazza?- chiese Cal, Lauren mi guardo' e io risposi a voce bassa. -Oh, si la conosco, quella si che é una principessa e si fa trattare come tale- commento' Callum, come se la mia autostima non fosse già sotto terra. -Io dico che devi smettere di parlare con questo tipo e trovarti un ragazzo single- disse, facendomi l'occhiolino, Lauren scoppio' a ridere e gli diede un cinque. -Scusate ma ho lezione, economia. Ci si vede- dissi, prendendo la mia roba e andandomene. Entrai nella classe di economia, mi sedetti il più lontano possibile dall'insegnante e poggia la testa sul banco. Uscita dalla classe vidi Cameron in piedi vicino alla porta. -Ehi, Sunny!- disse, lo guardai confusa e andai verso di lui. -Che ci fai qui?- chiesi, lui abbasso' lo sguardo e sorrise. -Possiamo parlare?- chiese, io annui' e andammo a sederci su una panchina. -Se sei qui per farmi parlare con Alex, evita- dissi, non ero preoccupata, non avrei dovuto essere preoccupata. -Io non ti conosco, so molte cose di te ma non significa che sappia che tipo di persona tu sia. Hai attraversato l'inferno e ora sei qui davanti a me, sembri una tipa tosta, forte e sinceramente mi fai paura- esordi', capii subito che tipo di discorso voleva farmi. Era il tipo di discorso che mi facevano i genitori dei miei amici per tenermi lontana da loro. -Se sei qui per dirmi di stare lontana da Alex, non ti preoccupare. Ho chiuso con lui- dissi, lui mi guardo' negli occhi per qualche secondo poi distolse lo sguardo e sorrise imbarazzato. -Lui é protettivo, é leale e si preoccupa ma non é una cosa che fa con tutti, la fa solo con le persone di cui si fida e tu sei diventata una di quelle persone. Non voglio che lui si metta nei guai a causa del tuo passato, non voglio che stia male a causa tua....é fragile quando si tratta delle persone che ama. Anche lui ha attraversato l'inferno e ora sta cercando di uscirne, sta cercando di realizzare il suo sogno e non voglio che tu gli impedisca di farlo perché lui vuole proteggerti ma non ne é capace. Non voglio che venga ucciso a causa tua...come tuo padre. Non voglio che diventi un drogato o un alcolizzato, non voglio che diventi come te semplicemente perché ha voluto fidarsi di te. Non prenderla sul personale, mettiti al mio posto, che cosa faresti se fosse stata Lauren? Non so chi sei e non voglio saperlo perché quello che mi hai detto mi tiene ancora sveglio la notte. Non ti chiedo di licenziarti ma di non parlare con Alex, di lasciarlo in pace. Cercherà di farsi perdonare e finché non lo perdonerai lui ti assillerà quindi devi dirgli come stanno le cose ancora prima che sprechi il suo tempo a farsi perdonare da te- disse, speravo che quelle parole mi facessero provare qualcosa ma era la decima volta che le sentivo. Il concetto era sempre lo stesso, qualcuno voleva proteggere qualcun'altro e per farlo doveva ''ferire'' me. Non sapevo bene come rispondere, per me Alex non era più una persona di cui fidarmi e quindi stava lentamente uscendo dalla mia vita quindi non era un problema. -Ok- dissi, prima di alzarmi e andare verso la classe di filosofia. Callum si sedette accanto a me e mi racconto' della sua lezione di diritto. -Rebecca ha risposto a tutte le domande dell'insegnante- disse, lo guardai sorpresa e lui sorrise. -In modo sbagliato ma ha risposto- disse, sorrisi e feci un respiro profondo guardandolo. Mi mancava cosi' tanto essere la sua ragazza, Callum Lawrence era capace di farti sentire la persona più amata del mondo con un semplice sguardo. Non potevo tornare con lui pero'. Era stato la mia seconda roccia dopo la morte di mia sorella ma dopo quella di mio padre dovetti mettere fine alla nostra relazione. La versione ufficiale é che lui non mi ha impedito di fare gli errori che mi hanno spinta ad uccidere mio padre. La verità é che i suoi genitori mi hanno chiesto di lasciarlo in pace, un po' come aveva fatto Cameron e non potevo ignorare i suoi genitori cosi' ubbidi'. -Tutto bene?- chiese, mi guardai intorno e vidi mia sorella seduta accanto a me. Mi sorrise e io sorrisi a Callum dicendogli che andava tutto bene. -Non devi ascoltare quel ragazzo, tu non sei una brutta persona- disse Hope, mandai giù il groppo che avevo in gola e cercai di mantenere il controllo della situazione. -Devo, devo andare- dissi, alzandomi nel bel mezzo della lezione di filosofia. Presi la borsa e corsi fuori, avevo il respiro affannato e un groppo alla gola. Non potevo più trattenermi dovevo sfogarmi in qualche modo. Mi nascosi nei bagni delle ragazze, bloccai la porta e resta seduta per terra per qualche minuto. Sapevo che cosa volevo fare ma sapevo anche di non poterlo fare in un luogo pubblico dove qualcuno avrebbe potuto trovarmi e dove tutti avrebbero potuto vedermi. -Ti aiutera', il sangue ti ha sempre aiutata- disse Hope, la guardai e vidi i suoi polsi, un liquido rosso le scivolava lungo le mani. -No,no, non di nuovo- dissi, gettandomi su di lei, Hope cadde a terra, vedevo sangue su tutto il pavimento del bagno e i suoi occhi lentamente si spegnevano. -Non di nuovo, Hope, non di nuovo- dissi, cercando di fermare il sangue. -Piccola, per favore- le lacrime scendevano lungo il mio viso mentre vedevo mia sorella morire per la seconda volta. -Non é colpa tua- disse, prima di chiudere gli occhi e di svanire. -NO!- gridai, tirando un pugno ad uno specchio. Avevo il cuore a mille e solo vedere la mia mano sanguinare riusci' a calmarmi. Era diventata un'abitudine ferirmi ogni volta che avevo voglia di piangere, mi aiutava a controllarmi, a diventare forte. Avvolsi la sciarpa attorno alla mano e usci' dalla finestra del bagno per evitare i commenti e gli sguardi incuriositi degli studenti. Mi sdraiai sul prato dietro ai bagni, nascosta dai cespugli, completamente sola. -Ho sempre saputo che quella ragazza non stava bene- disse, una ragazza all'interno del bagno. -Come sai che é stata lei?- chiese, la seconda ragazza. -L'ho vista entrare, si chiama Sunshine Evans e fa sempre cose come questa. Quella ragazza é completamente pazza, soffre di allucinazioni e l'hanno ammessa in questa scuola- disse la prima ragazza, solo in quel momento riconobbi quella voce. Rebecca Sorrow, quella ragazza aveva un problema con me fin da quando eravamo piccole. Ero cosi' profondamente disgustata dal fatto che lei sapesse cio' che stavo passando e che si prendesse gioco di me in quel modo. Mi alzai e mi allontanai dai bagni, le voci avrebbero cominciato a girare e avevo molta voglia di sapere che cosa si sarebbero inventati questa volta.

-Ti ho cercata ovunque, dove eri finita?- chiese Callum, infilai le mani nelle tasche della giacca e cercai di sorridere. -Non mi sentivo molto bene- risposi, lui mi guardo' e annui'. -Stai bene?- chiese, io annui' e mi sforzai di sorridere in modo ancora più convincente. -Ti sei persa una gran bella lezione- disse Callum, mi passo' i suoi appunti, scattai un paio di foto e lo ringraziai prima di andare via. Dovevo pranzare con Lauren ma prima dovevo trovare un modo di fermare il sangue e coprire la ferita. Andai in segreteria e aspettai. -Scusi?- dissi, quando vidi una donna, alta, capelli corti neri, grandi occhi blu. -Lavora qui?- chiesi, lei scosse la testa e fece per andarsene, mi diede una seconda occhiata e si avvicino'. -Cosa posso fare per te?- chiese, aveva una voce dolce, amorevole. -Cerco l'infermeria, sa dirmi dove ne posso trovare una?- chiesi, lei sorrise. -Ti senti male?- chiese, deglutii e scossi la testa tirando fuori la mano con la sciarpa coperta di sangue. -Ho avuto un'incidente- risposi, sorridendo imbarazzata. -Come ti chiami?- chiese, mi sembro' strano che me lo chiedesse non aveva bisogno del mio nome per darmi delle indicazioni. -Sunshine Evans- risposi, lei fece un respiro profondo e mi diede una cartina della scuola mostrandomi dove trovare un'infermeria.

L'infermiera medico' la ferita e mi disse che non c'era alcun bisogno di punti ma che avrei dovuto cambiare la fasciatura ogni giorno per una settimana. Comprai un paio di guanti di pelle in un negozio e li indossai prima di andare da Lauren. -Che bella scelta di stile- disse Lauren, con tono sarcastico, sorrisi e nascosi la mano ferita nella tasca della giacca temendo che potesse scoprirlo. -Si mangia messicano- disse, facendo partire una canzone messicana, inizio' ad ondeggiare i fianchi e a cantare in spagnolo. -Non é la prima volta che mangiamo da Taco Bell- dissi, lei spense la radio e mi guardo'. -E' sempre una cosa da festeggiare, Taco Bell merita sempre i festeggiamenti, tesoro- disse, sorridendo. Ci fermammo al solito ristorante e ci sedemmo al solito posto a mangiare le solite cose. -Hai intenzione di mangiare con quei guanti?

-Ho le mani congelate e sono fighi- dissi, lei scoppio' a ridere e diede un morso al taco. -Cameron é venuto a chiedermi di stare lontana da Alex- dissi, Lauren rischio' di soffocarsi con una patatina quando glielo dissi. -Cosa?- chiese, buttando il taco sul piatto. -E' venuto dopo la lezione di economia e mi ha detto che dovevo stargli lontano per il suo bene.

-Che pezzo di merda! Abbiamo fatto colazione insieme subito dopo- replico', la guardai confusa e lei mi spiego' che Cam le aveva chiesto di uscire. -Vuoi davvero uscire con Cameron Ingram?

-Ora che mi ha raccontato questa cosa, no, non ho intenzione di uscire con qualcuno che si permette di giudicarti senza conoscerti- rispose, era completamente fuori di se. -Sa molte cose su di me.

-Conosce i fatti ma non le ragioni. Perché hai iniziato a spacciare? Perché vi stavano per sfrattare. Perché sei finita in riformatorio? Perché sei stata incastrata. Perché hai le allucinazioni? Perché perdere Hope ti ha distrutta- replico', sorrisi pensando a quanto quella ragazza mi volesse bene. Ogni cosa sbagliata che avevo fatto aveva una ragione ma non potevo giustificarmi in quel modo, avrei potuto trovare alternative a quei problemi invece di mettermi nei guai. -Non devi lasciar perdere Cam perché lui non vuole che distrugga il suo migliore amico.

-Non lo distruggerai..
-Ho distrutto la mia famiglia, Callum e ho distrutto anche te ma é troppo tardi per rimediare a quello che ho fatto a te.

-Non mi hai fatto niente, Sunny. Non mi hai mai distrutta ma mi hai insegnato ad essere forte- replico', la guardai e lei scoppio' a ridere. -Sto sparkeggiando- disse.

 

Dopo le lezioni pomeridiane andai a prepararmi per il lavoro, mi sfilai i guanti solo una volta arrivata al bar. Lauren aveva una cena di famiglia e quindi non si sarebbe mai presentata al bar.

-Sei di nuovo qui...pensavo che...

-Non pensare, lavorero' qui fino a che non trovero' un altro lavoro- dissi, interrompendolo. -Che hai fatto alla mano?

-La spada di un cavaliere dello zodiaco mi ha ferita- risposi, lui roteo' gli occhi.

-Che hai fatto?- chiese Alex, mentre asciugavamo i bicchieri. -Non rompere Alex- risposi.

La prima persona che entro' nel bar quella sera fu il mio incubo peggiore. Rebecca. -Alex!- disse, abbracciandolo, mi concentrai sui drink e cercai di ignorare la sua presenza. -Sunshine- disse, con tono schifato. -Rebecca- dissi, con ancor più disgusto. -Hai lasciato il tuo DNA in tutto il bagno oggi- disse, la guardai e cercai di minacciarla con lo sguardo per farla tacere. -Il rettore vuole scoprire chi é stato a rompere lo specchio, a quest'ora dovrebbero saperlo tutti all'università- aggiunse, decisi di lasciar perdere e lasciarle dire quello che voleva dire. -Che cos'é successo?- chiese Alex, lei mi guardo' e guardo' Alex. -Ti sei fatta molto male, vedo. Dovresti andare da Dr Phil- disse Rebecca prendendomi la mano, feci un respiro profondo e andai a servire i clienti con i miei drink. -Quindi?- chiese Alex, rivolgendosi a me. -Non é successo niente.

-Ha preso a pugni lo specchio perché il fantasma di sua sorella le ha ricordato quanto inutile fosse- disse Rebecca, Alex mi guardava perplesso. -E' cosi' che ti sei ferita?- chiese Alex, guardavo Rebecca e cercavo di dimostrare a me stessa che ero forte e che potevo sopportare la sua cattiveria. -Si- dissi, Alex mi prese la mano e io la sottrassi allontandandomi. -Perché?- chiese Alex, io guardai Rebecca sapendo che sarebbe stata lei a rispondere alla domanda. -Per le allucinazioni suppongo- disse Rebecca, cogliendomi di sorpresa. Non sapevo che dire, ero talmente scioccata e disgustata che non sapevo realmente come reagire. -Vattene- mormorai, guardandola. -Credi di potermi cacciare? Sei cosi' poco importante, Sunshine..- disse, guardai Alex e continuai a lavorare sperando che la frustrazione non mi faccesse scoppiare in lacrime. -Vattene, Rebecca- disse Alex, lo guardai e scoppiai a ridere. -Cosa c'é di cosi' divertente, sgualdrina?- chiese Rebecca, la guardai e sorrisi. -Mi piace che tu creda di ferirmi anche solo un po', tu non sai chi sono Rebecca e non sai cosa potrei farti. Se non l'avessi capito, ti sto minacciando, e giuro che se ti sento pronunciare il mio nome o quello di mia sorella non vedrai più la luce del sole. Sono pazza, l'hai detto anche tu- dissi, inchidandola al muro. -Lasci che mi parli cosi'?- chiese rivolgendosi ad Alex. -Te la sei cercata- ribatté. Rebecca se ne ando' lasciandomi nuovamente sola con lui. -Stai bene?
-Mi stupisci, sai? Credevo che fossimo simili ma ora inizio a vedere chi sei veramente e mi fai pena, Alex- risposi. Odiavo cosi' tanto quel ragazzo per rovinato il nostro rapporto, credevo davvero che avremmo potuto essere amici.

-Sun- disse, il cuore mi si strinse al suono di quel nomignolo con cui solo lui mi chiamava. -Non é quello il mio cazzo di nome!- esclamai, stringendo i pugni e cercando di reprimere la rabbia che provavo per me stessa. Avevo un dovere ed era quello di stare lontana da Alex, gli avrei dato il peggio di me cosi' almeno sarei stata io la cattiva della situazione. -Sunshine, che cos'é successo?- chiese. -Quale parte di ''stammi lontano'' non hai capito? Non voglio più avere a che fare con te, sei una persona meschina e non hai fatto altro che prenderm in giro. Devi sparire dalla mia vita, Alex Hais, non voglio più vederti o sentire la tua voce. Ti odio con ogni singola particella del mio corpo, ancora non l'hai capito?- dissi, lui serro' la mascella e degluti'. Si volto' e torno' a lavorare.

La sua ragazza passo' a tarda serata e si prese cinque minuti di pausa per parlare con lei. Quando Debbie rientro' era in lacrime, prese la sua borsa, mi guardo' per qualche secondo e poi usci' dal bar distrutta. Alex torno' con lo stesso sguardo che aveva quando mi aveva vista uscire dall'appartamento di Cam. Il mio turno era finito e volevo solo andarmene a dormire. -Ti do un passaggio- disse Alex, prese la giacca e le chiavi. -Non voglio niente da te- dissi, lui mi lancio' un occhiataccia. -Sali' in auto- disse, digrignando i denti. -Torno a casa da sola.

-Ho detto, sali- ripeté con voce minacciosa e sguardo inquietante, stringeva i pugni e aveva la mascella serrata come se stessa facendo di tutto per trattenersi dal colpirmi. -La posso portare io a casa- disse Callum, mi voltai stupita di sentire la sua voce. -Ehi, Sunny- disse, sorridendomi, lo guardai sempre più confusa e guardai Alex che sembrava ancora più arrabbiato. -Chi cazzo sei tu?- chiese Alex, avvicinandosi a Cal, mi misi tra i due per evitare qualunque scontro e salvare la vita al mio fragile ex ragazzo. -Sono un amico di Sunshine- disse Cal, fingendo di non capire la gravità della situazione. -Callum- disse, Alex mi guardo' e guardo' Cal. -Sali sulla fottuta auto, Sun- disse Alex, lo guardai cercando di capire qualcosa ma vedevo il vuoto completo. -Vattene a casa, Hais- dissi, lui si mordette il labbro inferiore e sali' in auto. Sfreccio' fuori dal parcheggio e spari'. -Pensavo che mi avrebbe colpito. In pieno volto, stavo per piangere- scherzo' Cal, sospirai sollevata che fosse ancora vivo e che Alex fosse sparito. -Che gli é preso? Sembrava avercela a morte con te- disse Cal, lo guardai e cercai la bugia più conveniente. -Che cavolo ci fai qui a quest'ora?- chiesi, cambiando discorso. -Volevo vedere come stavi, oggi eri un po' strana- disse Cal, lo guardai come se avesse detto la più grande stupidaggine del mondo. -Quindi vieni a prendermi a quest'ora della notte in un quartiere malfamato?

-Pensavo che ti avrebbe dato fastidio vedermi durante il lavoro- disse, sorrisi e lo trascinai alla sua macchina. -Portami a casa, ho bisogno di dormire- dissi, in un sospiro. -Che hai fatto alla mano?- chiese, guardai la mia mano ferita e serrai le labbra. -Credo che a quest'ora tu lo sappia.

-Conosco la versione di Rebecca ma non é quella che mi interessa- disse Cal, poggiai la testa contro al finestrino e gli raccontai quello che era successo. -Perché Rebecca sa delle allucinazioni?

-L'ho detto alla persona sbagliata e quella persona l'ha detto ai suoi amici- risposi, lui annui' e mi prese la mano. -Sono qui, se le cose vanno male io e Lauren saremo al tuo fianco. Come al liceo- disse, sorridendomi. -Grazie- dissi, lui accese la radio e si mise a cantare una delle sua canzoni preferite, Bad dei The Cab. La canzone parlava di un ragazzo in cerca di una cattiva ragazza e solo in quel momento capii perché gli piacesse cosi' tanto quella canzone. Parlava praticamente di noi.

 

Lauren era passata da me prima del lavoro e avevamo deciso di farci le unghie e spettegolare come tutte le ragazze normali. Aveva sentito le voci al campus ma non mi aveva chiesto nulla a riguardo cosi' ci passammo sopra e le raccontai di come Alex avesse fatto piangere Debbie. -Probabilmente é il tipo che piange perché non le si dice che é fantastica in ogni cosa che fa- disse Lauren, scoppiai a ridere e rischiai di rovinarmi lo smalto come facevo sempre. -La nostra festa preferita si avvicina baby, che cosa facciamo?- chiese Lauren, guardai il calendario e vidi quanto fosse vicino Halloween. -Film horror e sfilata di costumi fatti in casa?- chiesi, Lauren ci penso' su qualche secondo e annui'. -Quindi passo il weekend da te?- chiese Lauren. -Puoi restare fin da oggi se vuoi- dissi, lei mi guardo' e sorrise. -Fantastico perché stanno facendo delle ristrutturazioni a casa mia e c'é un casino assurdo- disse Lauren, aprendo la porta d'ingresso a trascinando una valigia all'interno del mio appartamento. -Ti stai trasferendo?- chiesi, scoppiando a ridere. -E' lo stretto necessario per tre giorni a casa tua- sorrisi, e buttai giù un sorso di caffé. -Devo andare al lavoro- dissi, lei assunse un'espressione affranta. -Manca poco piccola, tra poco potrai lasciare quello stupido lavoro e dimenticarti di quelle persone- disse, la guardai schifata e lei sorrise. Infilai un paio di jeans, un maglione bianco e indossai le vans.

Arrivate al bar percepimmo entrambe la tensione nell'aria, l'auto di Cam era nel parcheggio e c'era anche quella di Debbie. -Ci aspetta una bella serata- dissi, mentre raggiungevamo la porta. Un'auto parcheggio poco dopo di noi e quando mi voltai vidi Callum scendere dall'ibrida nera. -Che cosa ci fa qui?- chiesi, Lauren sorrise. -Sono tre contro tre ora- disse Lauren, abbracciando Cal. -Salve- dissi, usando il sorriso più falso che avessi. -Cameron, Debbie, lui é Callum un mio caro amico- dissi, loro si presentarono mentre Alex mi guardava come se volesse magiarmi viva. -Non ho avuto il piacere di presentarmi ieri sera, Alex Hais- disse Alex, stringendo la mano a Cal. -Andiamo a sederci la giù- disse Lauren, allontanandosi dal bancone, mi annodai il grembiule alla vita e mi preparai ad affrontare tutto. -Do una festa a casa mia ad halloween se vi va di venire- disse Cam rivolgendosi a Lauren, lei mi guardo' e poi guardo' Cam. -Abbiamo altri programmi- disse Lauren, con tono freddo. -Che tipo di programmi?- chiese Cam, vidi lo sguardo di Lauren cambiare, era arrabbiata e la causa ero io. -Non sono affari tuoi, Cam- rispose Lauren, Cameron si accorse di quanto fredda e distaccata fosse. -Ho fatto qualcosa di sbagliato?- chiese Cameron, asciugavo i bicchieri e osservavo la situazione. -Non fai altro che sbagliare- rispose Lauren. -Di cosa stai parlando?

-Sai di cosa parlo- ribatté Lauren, la guardai e cercai di farle capire che non doveva combattere le mie battaglie. -Non capisco.
-Forse Alex dovrebbe iniziare ad essere più sincero e a dire quello che pensa al diretto interessato. Non mandare te.

-Di cosa sta parlando, Cameron?- chiese Alex, andando verso il loro tavolo. Attraversai il bancone e mi misi accanto a Lauren. -Niente, Alex- rispose. -Tu sei una fottuta stronza!- esclamo' Cameron, rivolgendosi a me. -Pensavo fossimo d'accordo- aggiunse, venendo verso di me con fare rabbioso. Alex spinse Cameron prima che potesse avvicinarsi troppo. -Che cazzo sta succedendo?- chiese Alex, strinse i pugni e si volto' a guardarmi, distolsi lo sguardo. -Chiedilo a Cameron- disse Lauren. -Che cazzo hai fatto?
-Stavo solo cercando di proteggerti, amico- rispose. -Che cazzo hai fatto, Cam?- chiese Alex, alzando la voce. -Non ha fatto niente- dissi, mettendomi tra i due. Guardai Alex dritto negli occhi e provai una stretta al cuore. -Sunshine- disse Lauren. -Okey, nessuno ha intenzione di parlare? Perfetto, parlo io. Il tuo amico ha chiesto a Sunshine di starti lontano perché crede che lui finirà per distruggerti- spiego' Lauren, la guardai e scossi la testa. Alex scatto' ma riusci' a fermarlo prima che potesse raggiungere Cameron. Lo spinsi con tutta la forza che avevo. -Stanne fuori, Sun- esclamo'. -L'ho fatto per te, amico. Quella ragazza é completamente fuori di testa, guardaci cazzo! Non abbiamo mai litigato e ora per colpa sua..
-E' per colpa tua se ho voglia di spaccarti la faccia? Chi cazzo ti credi di essere per giudicarla? Pazza? Amico, il più pazzo in questa stanza sono io e se vuoi davvero proteggere qualcuno forse dovresti pensare a proteggere lei da me- esclamo', lo guardai e lo vidi sotto una luce completamente diversa. -Era vulnerabile e ti ha raccontato cose di se stessa che non racconta mai, chi sei tu per giudicarla?

-E' un chaos, Cam, tu non lo sai ma lei é un casino- rispose Cameron. -Chi non lo é?- chiese. -Ero d'accordo con Cameron, non perché credo di essere nociva per te ma perché non voglio più avere a che fare con te. Te l'ho detto più volte e lo ripeto, quando avro' trovato un'altro lavoro i nostri cammini si divideranno- dissi, cercando di calmare la lite. -Tu non vai da nessuna parte, ragazzina- disse, sorpassandomi, alzo' il pugno e lo sferro' dritto in faccia a Cameron. -Vedi che cosa sta succedendo a causa sua?- esclamo' Cam, mentre Callum lo teneva lontano da Alex. Io e Lauren tenevamo Alex tranquillo mentre Debbie piangeva.

-Non spetta a te decidere chi puo' o non puo' far parte della mia vita, Cameron!

-Tu non sai chi é lei- esclamo' Cam, guardai Lauren e la pregai di tacere. -Lei é fuori di testa e non sai nemmeno quanto possa essere nociva per te- disse Cam, Alex scatto' di nuovo e mi spinse facendomi cadere a terra per liberarsi dalla mia presa e raggiungere Cam. Gli sferro' un secondo pugno allo stomaco e lui rispose con un pugno in faccia. Mi rialzai per dividerli ma fini' di nuovo a terra quando Alex mi spinse via.

 

 

Avevo tagliato i ponti con Alex e Cameron, mi ero licenziata e avevo bloccato i loro numeri. Era un bene per tutti, avrei dovuto farlo prima. La rissa era finita piuttosto male, io e Lauren ce ne andammo dopo averli separati. Feci una scenata e mi licenziai mandando tutti a quel paese.

Ero a letto a scorrere un sito internet in cerca di un lavoro, speravo in qualcosa di meno coinvolgente a livello personale. Era passato un mese da quando mi ero licenziata e ancora non avevo trovato lavoro.Volevo qualcosa dove non dovevo avere alcun collega e poche interazioni con altri esseri umani.

Bussarono violentemente alla mia porta e quasi subito capii di essere nei guai. -Polizia di Detroit, aprite la porta- esclamarono, il suono era attutito dalla porta ma era forte e chiaro. Mi alzai, feci un respiro profondo ed apri' la porta. Due poliziotti fecero irruzzione, uno di loro mi blocco' al muro e inizio' ad ammanettarmi. Era una scena troppo famigliare per me. Il secondo poliziotto inizio' a mettere sotto sopra il mio appartamento in cerca di droga probabilmente. -Sunshine Evans, la dichiaro in arresto per spaccio di stupefacenti- disse, prima di iniziare a leggermi i miei diritti. Non sapevo che fare ma se c'era una cosa che avevo imparato da Travis era che nel momento dell'arresto dovevo tacere. Non riuscivo a smettere di pensare a Travis, mi chiedevo come avesse fatto a farmi arrestare, se avesse corrotto la polizia, se fosse un modo per spaventarmi e farmi tornare da lui promettendomi protezione ma una cosa era certa, Travis aveva fatto qualcosa. Mi buttarono in una cella con altre due donne, prostitute molto probabilmente. Non era la mia prima volta in quel tipo di posto. Ero stata arrestata quando avevo sedici anni per spaccio. Non lavoravo ancora per Travis ma avevo bisogno di soldi e con lui erano facili, mentre stava portando a termine un'affare la polizia arrivo' e lui scappo' lasciandomi nei guai. Mi presi la colpa al posto suo perché non sarei finita in prigione ma in riformatorio essendo ancora minorenne. Non ero più minorenne. Se erano poliziotti corrotti probabilmente avrebbero messo delle finte prove nel mio appartamento e avrebbero usato i miei precendenti per sbattermi in prigione per almeno cinque anni. Se avevano ricevuto una soffiata da parte di Travis mi avrebbero trattenuta per quarantotto ore e poi rilasciata per mancanza di prove, in entrabi i casi sarei stata macchiata a vita. -Evans hai diritto ad una chiamata, ti consiglio di chiamare il tuo avvocato- disse l'agente passandomi la cornetta del telefono. Dovevo pensare in fretta. -Sunshine, sei tu non é vero?- disse Lauren. -Non so come sia successo ma non posso stare qui, Lauren. Devi aiutarmi- dissi, scoppiando a piangere. Non sopportavo gli spazi chiusi e se fossi rimasta per tutta la notte in quella cella avrei perso la testa. -Lauren, per favore.

-Piccola, resisti, ci penso io. Tu pero' resisti okey?- chiese, trattenendo le lacrime per non farmi preoccupare. Quando vidi Lauren entrare nella centrale, feci un sospiro di sollievo. -Stai bene?- chiese, corsi verso le grate e le presi la mano. -Mi faranno uscire?- chiesi, mentre le lacrime rigavano il mio viso. -Ci sta pensando...

-Evans, puoi uscire- disse, un agente venendo ad aprire la cella. Provai una forte stretta al cuore quando vidi Alex dietro all'agente. Abbracciai Lauren quando usci' e lei mi ripeté che andava tutto bene. Feci un sospiro di sollievo prima di avere un attacco di panico guardando Travis uscire dalla stazione di polizia. Mi vide e sorrise facendomi l'occhiolino. Salimmo nell'auto di Lauren e in quel momento persi completamente la testa. -Perché lui é qui?- chiesi, avevo le palpitazioni e mi girava la testa. Alex era ormai nella lista nera di Travis e se non fosse venuto a farmi uscire probabilmente non ci sarebbe mai finito. -Non sapevo chi chiamare e lui é l'unico avvocato che conosco- rispose Lauren, mortificata. -Perché cazzo ti sei presentato?- chiesi, rivolgendomi ad Alex. -Volevi che ti facessi marcire li' dentro?- replico' Alex. -Potresti ringraziare.

-Ringraziare per cosa? Facendomi uscire mi hai creato solo l'ennesimo problema da risolvere. Sai cosa ti farà Travis ora che sa che fai parte della mia vita?

-Perché dovrebbe interessarti?

-Non voglio che tu muoia, coglione!- esclamai, Lauren usci' dall'auto e ci lascio' soli. -Pensavo mi odiassi, per quale ragione ti dovresti preoccupare per me?
-Rischi di farti uccidere, lui potrebbe venire qui e ucciderti. Non voglio che Travis ti uccida, tu non puoi morire perché se tu morissi io...io...perché sei venuto?

-Sei morissi, tu cosa?- chiese, guardandomi. Quello che volevo dire avrebbe cambiato tutto tra noi, lui sarebbe stato pronto a tornare ad essere l'Alex che conoscevo e io avrei calpestato il mio orgoglio per lui. Non volevo fargli sapere quanto ci tenessi o quanto mi fosse mancato, quanto fosse stato difficile per me accettare cio' che aveva fatto. Non volevo che vincesse lui ma nonostante tutto cio' che li avevo detto era comunque venuto a tirarmi fuori di prigione. -Perderei la testa, quindi per favore stammi lontano..non voglio che tu muoia o che ti faccia del male. Non sai di che cos'é capace Travis. Io non ho paura di quello che potrebbe fare a me ma ho paura di quello che potrebbe fare a te o a Lauren....sa che non ho paura di morire e che l'unico modo per farmi del male e fare del male a voi. Per favore, stammi alla larga- dissi, sorrise e scosse la testa. Fece cenno a Lauren di tornare in macchina e scese dirigendosi verso la sua Jeep. Pensavo che avesse capito, pensavo che avesse deciso di girarmi alla larga perché aveva davvero paura per la sua vita. Vederlo mettere in moto mi fece più male di quanto credessi. Non volevo che uscisse dalla mia vita, volevo che restasse e che combattesse con me come Lauren faceva ogni giorno. Volevo che considerasse la nostra amicizia abbastanza importante da rischiare la vita.

-Dove stiamo andando?- chiesi, quando mi accorsi che non stavamo andando al mio appartamento. -Sei in pericolo- disse Lauren, la guardai confusa mentre svoltava a sinistra. Fu in quel momento che notai la Jeep di Alex. -Dove stiamo andando?- ripetei, lei sospiro'. -Ho parlato con Alex e il posto più sicuro per te ora é casa sua.

-Cosa?

-Sapevo che non ti sarebbe piaciuta come idea ma casa tua é offlimits e anche la mia lo é. Nessun vuole che Travis ti trovi e casa di Alex é il posto più sicuro- disse Lauren. Era dietro all'auto di Alex e stava aspettando che l'enorme cancello si aprisse. Ero sbalordita. Non se n'era andato...ancora prima che gli dicessi come la pensavo lui era disposto a farmi vivere a casa sua per proteggermi. -Non ti chiedo di essere amica di Alex, sono affari tuoi, ma devi stare qui fino a che le cose non si saranno calmate- disse Lauren, mentre parcheggiava davanti a questa enorme villa. -Non ti é andata poi cosi' male- disse, scendendo. Apri' il bagagliaio e prese un borsone che mi porse. -Devo andare, chiamami quando vuoi- disse Lauren, mi abbraccio' e torno' in macchina. -Non devi farlo per forza- dissi rivolgendomi ad Alex, venne verso di me, prese la borsa e ando' verso l'entrata.

Una grande porta moderna in mogano nera si apri' non appena ci trovammo davanti ad essa. Una donna con addosso un pigiama molto carino ci sorrise e prese le chiavi dell'auto da Alex. -Buonasera- disse, sorridendomi. -Jessica lei é Sunshine, resterà con noi per qualche notte. Sunshine lei é Jess lavora per noi, é come una di famiglia- disse Alex, le strinsi la mano. Davanti a me un enorme scalinata principesca si presento', alla mia destra c'era una porta nera e alla mia sinistra la sala da pranzo più grande che avessi mai visto. C'erano quadri che sembravano essere lontani dall'essere imitazioni. Alcuni erano di Dali, altri di Caravaggio e c'era qualche Picasso. -Lo so, é davvero una gran bella casa. I quadri sono quasi tutti originali, si abbiamo una piscina, ci sono dodici stanze e quattordici bagni. No, non mi sono mai perso e crescerci é davvero uno spasso- disse Alex, salendo le scale, lo segui' e nonostante non fossi più una ragazzina quelle erano le domande che mi stavo ponendo. -Di solito non saliamo al terzo e al quarto piano, qui c'é la mia stanza- disse, girando a destra e indicandomi una porta. -Quella accanto alla mia é la stanza di Ashley e qui davanti poi metterti tu. E' la stanza degli ospiti. I miei sono infondo al corridoio- sussurro' Alex, pensai che fosse carino da parte sua abbassare la voce per non svegliare la sorellina. -Posso parlarti?- chiesi, indicando la porta della sua stanza. Apri' la porta e mi sembro' di ritrovarmi da Ikea. Era tutto perfettamente in ordine, la stanza era moderna, di tonalità spente, grigio, nero e bianco. C'era un cerchio nero con ai lati due mezze lune dipinto sulla parete dove si trovava il suo letto. -Non devi farlo, dopo come ti ho trattato..tu non dovevi farmi uscire di prigione e non devi farmi vivere qui..

-Io ho sbagliato, io ho rovinato tutto e il minimo che possa fare e darti una mano. Qui sarai al sicuro ed é tutto cio' che voglio, che tu sia al sicuro. Ai miei genitori diro' che avevi bisogno di un posto dove stare, non si accorgeranno nemmeno di te quindi fai come se fossi a casa tua- disse, lo ringraziai e lui mi accompagno' alla stanza degli ospiti.

Mi svegliai presto quella mattina, sgattaiolai fuori dalla mia stanza sperando di non svegliare nessuno e entrai in bagno. Mi lavai il viso con acqua fredda e mi pettinai i capelli prima di uscire per ritrovarmi una donna davanti. Alta, con grandi occhi verdi, un viso dai lineamenti gentili e fossette sulle guance. Somigliava molto ad Alex, era la sua versione femminile ed era davvero bella. -Salve- disse lei, ero fin troppo scioccata per rispondere senza sembrare stupida. -B-buongiorno- balbettai, lei sorrise e mi guardo' dalla testa ai piedi. -Non sono sicura di conoscerti ma esci dal mio bagno e indossi i vestiti di mio figlio quindi suppongo tu non sia un'intrusa- disse, indietreggia alla ricerca di protezione. -Si, ehm sono un'amica di...sono un'amica di Alex Hais, signora- dissi, timidamente, lei sorrise di nuovo e mi porse la mano. -E' la prima volta che ti vedo, mi chiamo Harmony.

-Io sono..Sun, cioé Sunshine, Sunshine Evans...signora Hais- risposi, sentendomi ancora più stupida di quanto già non mi sentissi. -E' un piacere conoscerti, Sunshine.

-Il-il piacere é tutto mio, signora Hais- replicai, era davvero gentile ma i genitori riuscivano sempre a mettermi a disagio. -Chiamami Harmony- disse, sorrisi e solo quando vidi Alex venire verso di noi riusci' a fare un respiro profondo. -Vi siete già conosciute vedo- disse Alex, dando un bacio a sua madre. -Non credevo fosse cosi'- disse Harmony, rivolgendosi a suo figlio. -Credo che tu le faccia questo effetto..
-Perché come credeva che fossi?- chiesi, preoccupata. -Tutto cio' che suo figlio le ha detto é sbagliato...

-Non credo, ha detto solo grandi cose su di te Sunshine. Solo non credevo che fossi cosi' timida- replico' Harmony, guardai Alex che distolse lo sguardo imbarazzato. -La colazione sarà pronta tra poco, fai come fossi a casa tua Sun- disse Harmony, sorridendomi e dirigendosi verso le scale. -Hai parlato di me a tua madre?- chiesi, scioccata. -E' la mia migliore amica...le racconto tutto. Non sei speciale, sei solo un'altro punto interrogativo- rispose, sorrisi e annui'. -E' davvero bella- dissi, lui annui'. -Per questo io sono uno schianto- scherzo'. -Se fossi davvero suo figlio saresti uscito meglio, io chiederei a tua madre spiegazioni- ribattei. -Eri davvero adorabile poco fa...sembravi quasi umana. Non pensavo fossi capace di innervosirti.

-I genitori mi innervosiscono, di solito mi detestano tutti..ho i capelli grigi e dei piercing quindi danno per scontato che faccia parte di una gang- ribattei, mentre andavamo in cucina. -Non puoi dargli torto, infondo é vero che facevi parte di una gang- replico'. -E' diverso!- dissi, lui sorrise. -Devo ammettere che....mi sei mancato Alex- dissi, evitando il suo guardo, sentivo già i suoi occhi su di me. Sapevo che era tutto fiero di se perché ero riuscita a condividere i miei sentimenti con lui. -Si..anche tu mi sei mancata, ragazzina- disse, lo guardai e notai che anche lui evitava il mio sguardo.

Andammo in cucina dove una tavola piena di cibo delizioso ci aspettava. Harmony era seduta a capo tavola assieme al marito. -Forse dovrei cambiarmi- dissi rivolgendomi ad Alex. -Tranquilla- disse, facendomi entrare per prima. -Tesoro, lei é un'amica di Alex, Sunshine- disse Harmony, presentandomi, strinsi la mano al padre di Alex. -E' un piacere, Sunshine. Siediti- disse, tirando la sedia per me. Alex era davanti a me ed Ashley accanto alla madre. La sorellina di Alex era adorabile, aveva corti capelli neri e grandi occhi grigi simili a quelli di Alex. -Il tuo nome é buffo- disse Ashley, le sorrisi e annui'. -Posso chiamarti Sun? E' più bello- disse, guardai Alex e vidi quanto quella domanda lo facesse ridere. -Puoi chiamarmi come vuoi, Ashley- risposi. -Mi piacciono i tuoi capelli- aggiunse. -E a me piacciono i tuoi- ribattei, lei sorrise e mordette un croiassant.

 

 

 

 

 

 

 









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Una piccola recensione é sempre ben gradita

 

 

-Hai parlato ad Alex delle allucinazioni? -Lui ti ha detto che...- dissi, feci un respiro profondo per calmare le mie emozioni e non perdere il controllo. -Lui non mi ha detto niente- ribatté Cam, lo guardai cercando di capire se mi stesse mentendo. -Come lo sai allora? -Che importa come lo so? Infondo me ne avevi già parlato tu quindi... -Non capisci, devo sapere se é stato lui a dirtelo perché se é stato lui allora io... -Non é stato lui a dirmelo.. -E chi altro allora?- chiesi, arrabbiata più che mai, lui sospiro' e pronuncio' il nome della ragazza di Alex. Tornai all'interno del bar come una furia e mi preparai alla guerra. -Chi ti ha dato il diritto di farlo?- chiesi, stringendo i pugni e serrando la mascella. Mi guardarono tutti come se stessi delirando. -Come scusa?- chiese Alex, guardo' Cameron alle mie spalle e poi guardo' me. -Chi cazzo ti ha dato il diritto di farlo? Chi ti credi di essere Alex Hais? - chiesi, guardandolo dritto negli occhi. -Mi sono fidata di te- esclamai, non riuscivo più a controllare niente, lasciai la rabbia prendere il controllo. -Sei la prima persona di cui mi fido dopo tanto tempo e alla prima occasione mi pugnali alle spalle. Chi ti ha dato il diritto di parlare degli affari miei alla tua ragazza? Sei un bastardo- dissi, Lauren venne verso di me quando vide che stavo davvero per perdere il controllo di me stessa. -Guardami, calmati- sussurro'. -Sun, ho sbagliato ma.. -Non c'é nessun ma, Alex, tu hai fatto la cosa più stupida che potessi fare ma é colpa mia. Io ho fatto l'errore di fidarmi di te e ora ne pago le conseguenze. A quante persone l'avete già raccontato? -Lui non voleva, era arrabbiato e gli é scappato. Sunshine é tutta colpa mia. -Debbie non parlare, tu non c'entri niente. Non mi importa se era arrabbiato o se gli é scappato. Ora grazie a te piccolo bastardo tutta Detroit sa dei miei problemi- replicai. -Non l'ho detto a nessuno...- aggiunse Debbie, la fulminai con lo sguardo e sorrisi. -L'hai raccontato a Cameron e a chissà quante altre persone. Sappi che non sono affatto arrabbiata con te ma tu e le tue bugie da quattro soldi potete andarvene a fanculo- esclamai, regalandole un medio. -Meglio uscire- disse Cam, sorridendole e spingendola fuori dal bar. -Vuoi farti anche la mia ragazza Cam?- chiese Alex, stringendo i pugni. Era incazzato anche lui ma non con me, con Cameron il che mi fece perdere la testa. -Hey, bastardo, é con me che devi litigare non con lui. Io sono qui!- esclamai, mettendomi nel suo campo visivo. -Voglio delle scuse da te prima di uscire da questo posto e non tornarci mai più. -Non mi scusero' con te- ribatté, ero sbalordita, non potevo credere che l'avesse detto. -Sei caduto cosi' in basso? Sei cosi' orgoglioso da non volerti scusare anche se sai di aver sbagliato?- dissi, capii immediatamente che non volevo più avere a che fare con lui. -Non ti sei mai scusata per essere stata a letto con Cameron- disse, cogliendomi di nuovo di sorpresa. Cio' che stava dicendo non aveva alcun senso e io non sapevo nemmeno come reagire. -Mi prendi per il culo, Alex? Mi sarei dovuta scusare per cosa? Per aver fatto qualcosa senza chiederti il permesso? Per aver preso una decisione da sola senza consultarmi prima con te? Mi spieghi qual'é il tuo fottuto problema? -Sei stata a letto con Cameron- ribatté, sospirai e sorrisi pensando a quanto assurda fosse quella situazione. -Vuoi sapere un segreto Alex? Non sono stata a letto con Cameron, gli ho fatto promettere di non raccontare a nessuno quello che gli avevo raccontato quella notte. Perché non vai a raccontare al mondo quanto patetica io sia?- confessai, prima di andarmene. -Sun, aspetta- disse, una volta fuori dal bar. -Aspettare cosa? Che tu racconti gli affari miei alla tua ragazza davanti a me?- chiesi. -Fai pure- dissi. -Ero arrabbiato con lei e con Cameron, ho iniziato a parlare e non mi sono fermato fino a quando non ho capito che avevo sbagliato. Mi dispiace, davvero. E' che...ero arrabbiato- disse Alex, risi e scossi la testa. -Vaffanculo, tu e le tue scuse del cazzo- dissi, guardai Lauren e lei sali' in auto e mise in moto. -Non ci posso credere- dissi, mentre uscivamo dal parcheggio. Alex continuo' a guardarmi mentre Debbie e Cameron entravano nel bar. -E' tutta colpa mia..- dissi, Lauren scosse la testa. -Che cos'é che sa?- chiese Lauren. -Delle allucinazioni- risposi. -Alex l'ha detto a Debbie e lei l'ha detto a Cameron, lui aveva paura che io mettessi il suo amico nei guai e mi ha chiesto perché abbia deciso di raccontarglielo. -Cameron ha paura che tu metta Alex nei guai?- chiese Lauren. -Gli ho raccontato cosi' tanto quella notte...troppo. Mettiti al suo posto, anche tu avresti paura di me. -Io so tutto e non ho paura di te- ribatté, la guardai e sorrisi. -Tu sei pazza- dissi, mi prese la mano e annui'. -Cosa farai?- chiese. -Cerchero' un altro lavoro, sai come sono fatta. Tradisci la mia fiducia una volta e sei fuori per sempre. Ebbi l'ennesimo incubo quella notte, rividi la morte di mio padre, di nuovo. Mi alzai dal letto e andai verso il bagno, cercai il rasoio nel cassetto e vidi Lauren, in piedi davanti a me. Stavo per ferirmi ma lei mi fermo', mi tolse il rasoio dalle mani e mi abbraccio'. -Non devi farlo- disse, mi riporto' a letto e rimase sveglia insieme a me. Andammo insieme a fare colazione e mi lascio' per andare dai suoi prima di pranzo. Non volevo passare altro tempo a casa, sola con me stessa e le mie allucinazioni cosi' rimasi sdraiata in un parco non lontano dal mio appartamento. Le nuvole si spostavano davanti a me, l'aria profumava d'autunno, si sentivano alcuni bambini giocare in lontananza. Mi concentrai sul mio battito cardiaco e su nient'altro. -Quindi é ancora questa la tua attività preferità- riconobbi immediatamente la voce di Callum, torreggiava su di me coprendomi dal sole. Aveva addosso un berretto nera, un lungo cappotto nero e un paio di jeans strappati. Si sdraio' accanto a me e mi sorrise guardandomi. -Perché sei qui?- chiesi, senza distogliere lo sguardo dalla distesa azzurra sopra di me. -Ero nei paraggi e ti ho vista, posso sempre andarmene.. -E' un parco pubblico, non posso chiederti di andartene- replicai, lui sorrise e poggio le mani incrociate sotto al capo. -Ho sentito che Travis é venuto a cercarti- disse, lo guardai e annui'. -Tu come lo sai? -Le voci girano, sai cosa vuole? -Vuole che torni a lavorare con lui- risposi, lui serro' la mascella e sospiro'. -Puoi denunciarlo. -Ci tengo alla mia vita. -Posso farlo io per te... -Tengo anche alla tua di vita- risposi, lui si sdraio' su un fianco e mi sorrise. -Non voglio avere anche la tua morte sulla coscienza, Cal, niente di più.. -Come no..- replico', sorrisi nonostante volessi mantenere un'espressione fredda e indifferente. -Posso offrirti il pranzo? Da amici, solo da amici- chiese, lo guardai e ricordai come mi faceva sentire. -Solo da amici- risposi, lui sorrise e si alzo', mi porse la mano e mi aiuto' ad alzarmi. -Cinese?- chiese, cercando le chiavi della sua auto. -Come vuoi- dissi, sali' sulla sua mercedes e allacciai la cintura. -Ho saputo che lavori.. -Tu e Lauren parlate ancora, non é vero?- chiesi, lui rise e annui'. -Eravamo tutti grandi amici, non pensavo che le cose sarebbero finte cosi'- disse, stringendo le mani attorno al volante. -Nessuno lo pensava. -Ho saputo che lavori per Alex Hais- disse, strinsi i pugni e degluti'. -Non più- ribattei. -Come mai?- chiese Cal. -Non sono fatti tuoi- replicai. -Non é una persona facile, proprio come te. -Non é come me- ribattei. Arrivati al ristorante Callum ordino' per me ricordandosi perfettamente quello che mi piaceva mangiare, parlammo dell'università per tutto il pranzo e fu piuttosto piacevole ritrovarmi a parlare con lui dopo tanto tempo. Ero abituata a vederlo ogni giorno, a parlare con lui ogni giorno e tutto d'un colpo lui era uscito dalla mia vita. A causa mia. Mi riaccompagno' a casa e mi chiese di prendermi cura di me stessa. Tornata al mio appartamento mi infilai in una vasca d'acqua gelata e chiusi gli occhi. L'acqua era più fredda quando era mia madre ad infilarmici, ci buttava dei cubetti di ghiaccio e mi lasciava a mollo per ore. L'acqua fredda era diventata la mia migliore amica, quando mi ci immergevo la mia mente si rilassava e si riempiva di pensieri. Mi feci una doccia quando si avvicino' l'ora di andare a lavorare. Non avevo alcuna voglia di vedere Alex o Debbie ma ero comunque una persona professionale e avrei lavorato li' per un ultima sera per prendere i miei soldi. Infilai un paio di jeans e un maglione di qualche taglia più grande, indossai la giacca di pelle e presi la borsa. L'autobus era vuoto e l'unica cosa che sentivo era la mia musica ad alto volume nelle orecchie. Entrata al bar notai che Debbie non c'era e nemmeno Cam era presente. C'era solo Alex, sistemava le bottiglie con addosso un maglione stretto che accentuava i suoi bicipiti. Tolsi il maglione e restai in canottiera, avvolsi il grembiule attorno alla vita e iniziai a pulire senza nemmeno rivolgergli parola. -Non pensavo saresti venuta. -E' l'ultima volta che mi vedrai, non ti preoccupare- ribattei, senza guardarlo. -Ti ho chiesto scusa, cosa posso fare per farmi perdonare? -Tornare indietro nel tempo e non raccontare alla tua ragazza delle mie allucinazioni- risposi, fredda e distaccata. -Sun, mi dispiace, davvero- disse, afferrandomi per il braccio e facendomi voltare. -Non mi interessa- dissi, scuotendo la testa. Tornai a lavorare e ignorare ogni suo tentativo di chiedermi scusa. -Non volevo farlo, é stato più forte di me.. -Smettila di cercare stupide scuse perché non funzionerà. Sai, io sono capace di perdonare chiunque perché so che sbagliare é umano ma non posso perdonarti per aver raccontato a Debbie delle allucinazioni. -Perché ti fa arrabbiare cosi' tanto che Debbie lo sappia? Non te ne devi vergo... -Davvero non riesci a capire? Non mi interessa che cosa la gente pensa di me ma non posso accettare che la mia vita sia esposta al mondo in quel modo. Non sono arrabbiata perché Debbie lo sa, sono arrabbiata perché tu non sei stato in grado di tenere per te una cosa cosi' delicata che riguarda la mia vita- dissi, sospiro' e mi guardo. -Devi perdonarmi, Sunshine. -Non devo fare niente- replicai. -Spiegami solo perché sei cosi' sincero con lei per quanto riguarda la vita degli altri ma non riesci nemmeno a parlare dei problemi con tuo padre?- dissi. Fu una serata tranquilla, tornata a casa mi buttai a letto e il mattino dopo andai ad inseguire la routine. Dopo una lunga e noiosa lezione di sociologia io e Lauren prendemmo un caffé e ci sedemmo su un prato a chiaccherare. Decisi di non raccontarle delle allucinazioni per proteggerla, quel periodo non fu facile per nessuna delle persone attorno a me. Ero cambiata dalla morte di mio padre, avevo iniziato a pensare molto meno a me stessa e più alle persone a cui tenevo. Non avevo intenzione di ferire qualcun'altro. -Quindi hai parlato con Callum- disse Lauren, la guardai confusa ricordandomi di non averglielo raccontato. -Come fai a... -Sta venendo qui con del cibo e un sorriso sul vol..Callum!- disse, sorridendo, mi voltai e lo vidi torreggiare su di noi. Teneva una busta in mano ed era carino come sempre, si sedette a terra con noi e mise la busta in mezzo a noi. -Donut!!- esclamo' Lauren, prendendone una. -Che fate?- chiese, guardandomi. -Le solite cose, Sunny mi raccontava del suo fastidioso capo- rispose Lauren, la guardai mentre masticava una donut con lo zucchero a velo sulle sue labbra e su tutto il suo viso. -Che c'é? Magari puo' darti un consiglio- disse Lauren, buttai giù un grosso sorso di caffé e sperai di svenire. -Lei si é confidata con il suo capo perché lui l'ha fatto con lei e sai che Sunny é una a cui non piace avere debiti, comunque, lui é andato a raccontarlo alla sua ragazza e lei l'ha detto al migliore amico del suo capo e ora Sunny é completamente fuori di se perché quelli sono ricconi e siamo in una scuola di ricconi e ha paura che tutti conoscano la sua vita come al liceo- spiego', con troppi dettagli per i miei gusti, copri' la testa con il cappuccio della felpa e cercai di nascondermi. -Che bastardo!- esclamo' Callum, sorrisi e annui' essendo completamente d'accordo. -Chi é la sua ragazza?- chiese Cal, Lauren mi guardo' e io risposi a voce bassa. -Oh, si la conosco, quella si che é una principessa e si fa trattare come tale- commento' Callum, come se la mia autostima non fosse già sotto terra. -Io dico che devi smettere di parlare con questo tipo e trovarti un ragazzo single- disse, facendomi l'occhiolino, Lauren scoppio' a ridere e gli diede un cinque. -Scusate ma ho lezione, economia. Ci si vede- dissi, prendendo la mia roba e andandomene. Entrai nella classe di economia, mi sedetti il più lontano possibile dall'insegnante e poggia la testa sul banco. Uscita dalla classe vidi Cameron in piedi vicino alla porta. -Ehi, Sunny!- disse, lo guardai confusa e andai verso di lui. -Che ci fai qui?- chiesi, lui abbasso' lo sguardo e sorrise. -Possiamo parlare?- chiese, io annui' e andammo a sederci su una panchina. -Se sei qui per farmi parlare con Alex, evita- dissi, non ero preoccupata, non avrei dovuto essere preoccupata. -Io non ti conosco, so molte cose di te ma non significa che sappia che tipo di persona tu sia. Hai attraversato l'inferno e ora sei qui davanti a me, sembri una tipa tosta, forte e sinceramente mi fai paura- esordi', capii subito che tipo di discorso voleva farmi. Era il tipo di discorso che mi facevano i genitori dei miei amici per tenermi lontana da loro. -Se sei qui per dirmi di stare lontana da Alex, non ti preoccupare. Ho chiuso con lui- dissi, lui mi guardo' negli occhi per qualche secondo poi distolse lo sguardo e sorrise imbarazzato. -Lui é protettivo, é leale e si preoccupa ma non é una cosa che fa con tutti, la fa solo con le persone di cui si fida e tu sei diventata una di quelle persone. Non voglio che lui si metta nei guai a causa del tuo passato, non voglio che stia male a causa tua....é fragile quando si tratta delle persone che ama. Anche lui ha attraversato l'inferno e ora sta cercando di uscirne, sta cercando di realizzare il suo sogno e non voglio che tu gli impedisca di farlo perché lui vuole proteggerti ma non ne é capace. Non voglio che venga ucciso a causa tua...come tuo padre. Non voglio che diventi un drogato o un alcolizzato, non voglio che diventi come te semplicemente perché ha voluto fidarsi di te. Non prenderla sul personale, mettiti al mio posto, che cosa faresti se fosse stata Lauren? Non so chi sei e non voglio saperlo perché quello che mi hai detto mi tiene ancora sveglio la notte. Non ti chiedo di licenziarti ma di non parlare con Alex, di lasciarlo in pace. Cercherà di farsi perdonare e finché non lo perdonerai lui ti assillerà quindi devi dirgli come stanno le cose ancora prima che sprechi il suo tempo a farsi perdonare da te- disse, speravo che quelle parole mi facessero provare qualcosa ma era la decima volta che le sentivo. Il concetto era sempre lo stesso, qualcuno voleva proteggere qualcun'altro e per farlo doveva ''ferire'' me. Non sapevo bene come rispondere, per me Alex non era più una persona di cui fidarmi e quindi stava lentamente uscendo dalla mia vita quindi non era un problema. -Ok- dissi, prima di alzarmi e andare verso la classe di filosofia. Callum si sedette accanto a me e mi racconto' della sua lezione di diritto. -Rebecca ha risposto a tutte le domande dell'insegnante- disse, lo guardai sorpresa e lui sorrise. -In modo sbagliato ma ha risposto- disse, sorrisi e feci un respiro profondo guardandolo. Mi mancava cosi' tanto essere la sua ragazza, Callum Lawrence era capace di farti sentire la persona più amata del mondo con un semplice sguardo. Non potevo tornare con lui pero'. Era stato la mia seconda roccia dopo la morte di mia sorella ma dopo quella di mio padre dovetti mettere fine alla nostra relazione. La versione ufficiale é che lui non mi ha impedito di fare gli errori che mi hanno spinta ad uccidere mio padre. La verità é che i suoi genitori mi hanno chiesto di lasciarlo in pace, un po' come aveva fatto Cameron e non potevo ignorare i suoi genitori cosi' ubbidi'. -Tutto bene?- chiese, mi guardai intorno e vidi mia sorella seduta accanto a me. Mi sorrise e io sorrisi a Callum dicendogli che andava tutto bene. -Non devi ascoltare quel ragazzo, tu non sei una brutta persona- disse Hope, mandai giù il groppo che avevo in gola e cercai di mantenere il controllo della situazione. -Devo, devo andare- dissi, alzandomi nel bel mezzo della lezione di filosofia. Presi la borsa e corsi fuori, avevo il respiro affannato e un groppo alla gola. Non potevo più trattenermi dovevo sfogarmi in qualche modo. Mi nascosi nei bagni delle ragazze, bloccai la porta e resta seduta per terra per qualche minuto. Sapevo che cosa volevo fare ma sapevo anche di non poterlo fare in un luogo pubblico dove qualcuno avrebbe potuto trovarmi e dove tutti avrebbero potuto vedermi. -Ti aiutera', il sangue ti ha sempre aiutata- disse Hope, la guardai e vidi i suoi polsi, un liquido rosso le scivolava lungo le mani. -No,no, non di nuovo- dissi, gettandomi su di lei, Hope cadde a terra, vedevo sangue su tutto il pavimento del bagno e i suoi occhi lentamente si spegnevano. -Non di nuovo, Hope, non di nuovo- dissi, cercando di fermare il sangue. -Piccola, per favore- le lacrime scendevano lungo il mio viso mentre vedevo mia sorella morire per la seconda volta. -Non é colpa tua- disse, prima di chiudere gli occhi e di svanire. -NO!- gridai, tirando un pugno ad uno specchio. Avevo il cuore a mille e solo vedere la mia mano sanguinare riusci' a calmarmi. Era diventata un'abitudine ferirmi ogni volta che avevo voglia di piangere, mi aiutava a controllarmi, a diventare forte. Avvolsi la sciarpa attorno alla mano e usci' dalla finestra del bagno per evitare i commenti e gli sguardi incuriositi degli studenti. Mi sdraiai sul prato dietro ai bagni, nascosta dai cespugli, completamente sola. -Ho sempre saputo che quella ragazza non stava bene- disse, una ragazza all'interno del bagno. -Come sai che é stata lei?- chiese, la seconda ragazza. -L'ho vista entrare, si chiama Sunshine Evans e fa sempre cose come questa. Quella ragazza é completamente pazza, soffre di allucinazioni e l'hanno ammessa in questa scuola- disse la prima ragazza, solo in quel momento riconobbi quella voce. Rebecca Sorrow, quella ragazza aveva un problema con me fin da quando eravamo piccole. Ero cosi' profondamente disgustata dal fatto che lei sapesse cio' che stavo passando e che si prendesse gioco di me in quel modo. Mi alzai e mi allontanai dai bagni, le voci avrebbero cominciato a girare e avevo molta voglia di sapere che cosa si sarebbero inventati questa volta. -Ti ho cercata ovunque, dove eri finita?- chiese Callum, infilai le mani nelle tasche della giacca e cercai di sorridere. -Non mi sentivo molto bene- risposi, lui mi guardo' e annui'. -Stai bene?- chiese, io annui' e mi sforzai di sorridere in modo ancora più convincente. -Ti sei persa una gran bella lezione- disse Callum, mi passo' i suoi appunti, scattai un paio di foto e lo ringraziai prima di andare via. Dovevo pranzare con Lauren ma prima dovevo trovare un modo di fermare il sangue e coprire la ferita. Andai in segreteria e aspettai. -Scusi?- dissi, quando vidi una donna, alta, capelli corti neri, grandi occhi blu. -Lavora qui?- chiesi, lei scosse la testa e fece per andarsene, mi diede una seconda occhiata e si avvicino'. -Cosa posso fare per te?- chiese, aveva una voce dolce, amorevole. -Cerco l'infermeria, sa dirmi dove ne posso trovare una?- chiesi, lei sorrise. -Ti senti male?- chiese, deglutii e scossi la testa tirando fuori la mano con la sciarpa coperta di sangue. -Ho avuto un'incidente- risposi, sorridendo imbarazzata. -Come ti chiami?- chiese, mi sembro' strano che me lo chiedesse non aveva bisogno del mio nome per darmi delle indicazioni. -Sunshine Evans- risposi, lei fece un respiro profondo e mi diede una cartina della scuola mostrandomi dove trovare un'infermeria. L'infermiera medico' la ferita e mi disse che non c'era alcun bisogno di punti ma che avrei dovuto cambiare la fasciatura ogni giorno per una settimana. Comprai un paio di guanti di pelle in un negozio e li indossai prima di andare da Lauren. -Che bella scelta di stile- disse Lauren, con tono sarcastico, sorrisi e nascosi la mano ferita nella tasca della giacca temendo che potesse scoprirlo. -Si mangia messicano- disse, facendo partire una canzone messicana, inizio' ad ondeggiare i fianchi e a cantare in spagnolo. -Non é la prima volta che mangiamo da Taco Bell- dissi, lei spense la radio e mi guardo'. -E' sempre una cosa da festeggiare, Taco Bell merita sempre i festeggiamenti, tesoro- disse, sorridendo. Ci fermammo al solito ristorante e ci sedemmo al solito posto a mangiare le solite cose. -Hai intenzione di mangiare con quei guanti? -Ho le mani congelate e sono fighi- dissi, lei scoppio' a ridere e diede un morso al taco. -Cameron é venuto a chiedermi di stare lontana da Alex- dissi, Lauren rischio' di soffocarsi con una patatina quando glielo dissi. -Cosa?- chiese, buttando il taco sul piatto. -E' venuto dopo la lezione di economia e mi ha detto che dovevo stargli lontano per il suo bene. -Che pezzo di merda! Abbiamo fatto colazione insieme subito dopo- replico', la guardai confusa e lei mi spiego' che Cam le aveva chiesto di uscire. -Vuoi davvero uscire con Cameron Ingram? -Ora che mi ha raccontato questa cosa, no, non ho intenzione di uscire con qualcuno che si permette di giudicarti senza conoscerti- rispose, era completamente fuori di se. -Sa molte cose su di me. -Conosce i fatti ma non le ragioni. Perché hai iniziato a spacciare? Perché vi stavano per sfrattare. Perché sei finita in riformatorio? Perché sei stata incastrata. Perché hai le allucinazioni? Perché perdere Hope ti ha distrutta- replico', sorrisi pensando a quanto quella ragazza mi volesse bene. Ogni cosa sbagliata che avevo fatto aveva una ragione ma non potevo giustificarmi in quel modo, avrei potuto trovare alternative a quei problemi invece di mettermi nei guai. -Non devi lasciar perdere Cam perché lui non vuole che distrugga il suo migliore amico. -Non lo distruggerai.. -Ho distrutto la mia famiglia, Callum e ho distrutto anche te ma é troppo tardi per rimediare a quello che ho fatto a te. -Non mi hai fatto niente, Sunny. Non mi hai mai distrutta ma mi hai insegnato ad essere forte- replico', la guardai e lei scoppio' a ridere. -Sto sparkeggiando- disse. Dopo le lezioni pomeridiane andai a prepararmi per il lavoro, mi sfilai i guanti solo una volta arrivata al bar. Lauren aveva una cena di famiglia e quindi non si sarebbe mai presentata al bar. -Sei di nuovo qui...pensavo che... -Non pensare, lavorero' qui fino a che non trovero' un altro lavoro- dissi, interrompendolo. -Che hai fatto alla mano? -La spada di un cavaliere dello zodiaco mi ha ferita- risposi, lui roteo' gli occhi. -Che hai fatto?- chiese Alex, mentre asciugavamo i bicchieri. -Non rompere Alex- risposi. La prima persona che entro' nel bar quella sera fu il mio incubo peggiore. Rebecca. -Alex!- disse, abbracciandolo, mi concentrai sui drink e cercai di ignorare la sua presenza. -Sunshine- disse, con tono schifato. -Rebecca- dissi, con ancor più disgusto. -Hai lasciato il tuo DNA in tutto il bagno oggi- disse, la guardai e cercai di minacciarla con lo sguardo per farla tacere. -Il rettore vuole scoprire chi é stato a rompere lo specchio, a quest'ora dovrebbero saperlo tutti all'università- aggiunse, decisi di lasciar perdere e lasciarle dire quello che voleva dire. -Che cos'é successo?- chiese Alex, lei mi guardo' e guardo' Alex. -Ti sei fatta molto male, vedo. Dovresti andare da Dr Phil- disse Rebecca prendendomi la mano, feci un respiro profondo e andai a servire i clienti con i miei drink. -Quindi?- chiese Alex, rivolgendosi a me. -Non é successo niente. -Ha preso a pugni lo specchio perché il fantasma di sua sorella le ha ricordato quanto inutile fosse- disse Rebecca, Alex mi guardava perplesso. -E' cosi' che ti sei ferita?- chiese Alex, guardavo Rebecca e cercavo di dimostrare a me stessa che ero forte e che potevo sopportare la sua cattiveria. -Si- dissi, Alex mi prese la mano e io la sottrassi allontandandomi. -Perché?- chiese Alex, io guardai Rebecca sapendo che sarebbe stata lei a rispondere alla domanda. -Per le allucinazioni suppongo- disse Rebecca, cogliendomi di sorpresa. Non sapevo che dire, ero talmente scioccata e disgustata che non sapevo realmente come reagire. -Vattene- mormorai, guardandola. -Credi di potermi cacciare? Sei cosi' poco importante, Sunshine..- disse, guardai Alex e continuai a lavorare sperando che la frustrazione non mi faccesse scoppiare in lacrime. -Vattene, Rebecca- disse Alex, lo guardai e scoppiai a ridere. -Cosa c'é di cosi' divertente, sgualdrina?- chiese Rebecca, la guardai e sorrisi. -Mi piace che tu creda di ferirmi anche solo un po', tu non sai chi sono Rebecca e non sai cosa potrei farti. Se non l'avessi capito, ti sto minacciando, e giuro che se ti sento pronunciare il mio nome o quello di mia sorella non vedrai più la luce del sole. Sono pazza, l'hai detto anche tu- dissi, inchidandola al muro. -Lasci che mi parli cosi'?- chiese rivolgendosi ad Alex. -Te la sei cercata- ribatté. Rebecca se ne ando' lasciandomi nuovamente sola con lui. -Stai bene? -Mi stupisci, sai? Credevo che fossimo simili ma ora inizio a vedere chi sei veramente e mi fai pena, Alex- risposi. Odiavo cosi' tanto quel ragazzo per rovinato il nostro rapporto, credevo davvero che avremmo potuto essere amici. -Sun- disse, il cuore mi si strinse al suono di quel nomignolo con cui solo lui mi chiamava. -Non é quello il mio cazzo di nome!- esclamai, stringendo i pugni e cercando di reprimere la rabbia che provavo per me stessa. Avevo un dovere ed era quello di stare lontana da Alex, gli avrei dato il peggio di me cosi' almeno sarei stata io la cattiva della situazione. -Sunshine, che cos'é successo?- chiese. -Quale parte di ''stammi lontano'' non hai capito? Non voglio più avere a che fare con te, sei una persona meschina e non hai fatto altro che prenderm in giro. Devi sparire dalla mia vita, Alex Hais, non voglio più vederti o sentire la tua voce. Ti odio con ogni singola particella del mio corpo, ancora non l'hai capito?- dissi, lui serro' la mascella e degluti'. Si volto' e torno' a lavorare. La sua ragazza passo' a tarda serata e si prese cinque minuti di pausa per parlare con lei. Quando Debbie rientro' era in lacrime, prese la sua borsa, mi guardo' per qualche secondo e poi usci' dal bar distrutta. Alex torno' con lo stesso sguardo che aveva quando mi aveva vista uscire dall'appartamento di Cam. Il mio turno era finito e volevo solo andarmene a dormire. -Ti do un passaggio- disse Alex, prese la giacca e le chiavi. -Non voglio niente da te- dissi, lui mi lancio' un occhiataccia. -Sali' in auto- disse, digrignando i denti. -Torno a casa da sola. -Ho detto, sali- ripeté con voce minacciosa e sguardo inquietante, stringeva i pugni e aveva la mascella serrata come se stessa facendo di tutto per trattenersi dal colpirmi. -La posso portare io a casa- disse Callum, mi voltai stupita di sentire la sua voce. -Ehi, Sunny- disse, sorridendomi, lo guardai sempre più confusa e guardai Alex che sembrava ancora più arrabbiato. -Chi cazzo sei tu?- chiese Alex, avvicinandosi a Cal, mi misi tra i due per evitare qualunque scontro e salvare la vita al mio fragile ex ragazzo. -Sono un amico di Sunshine- disse Cal, fingendo di non capire la gravità della situazione. -Callum- disse, Alex mi guardo' e guardo' Cal. -Sali sulla fottuta auto, Sun- disse Alex, lo guardai cercando di capire qualcosa ma vedevo il vuoto completo. -Vattene a casa, Hais- dissi, lui si mordette il labbro inferiore e sali' in auto. Sfreccio' fuori dal parcheggio e spari'. -Pensavo che mi avrebbe colpito. In pieno volto, stavo per piangere- scherzo' Cal, sospirai sollevata che fosse ancora vivo e che Alex fosse sparito. -Che gli é preso? Sembrava avercela a morte con te- disse Cal, lo guardai e cercai la bugia più conveniente. -Che cavolo ci fai qui a quest'ora?- chiesi, cambiando discorso. -Volevo vedere come stavi, oggi eri un po' strana- disse Cal, lo guardai come se avesse detto la più grande stupidaggine del mondo. -Quindi vieni a prendermi a quest'ora della notte in un quartiere malfamato? -Pensavo che ti avrebbe dato fastidio vedermi durante il lavoro- disse, sorrisi e lo trascinai alla sua macchina. -Portami a casa, ho bisogno di dormire- dissi, in un sospiro. -Che hai fatto alla mano?- chiese, guardai la mia mano ferita e serrai le labbra. -Credo che a quest'ora tu lo sappia. -Conosco la versione di Rebecca ma non é quella che mi interessa- disse Cal, poggiai la testa contro al finestrino e gli raccontai quello che era successo. -Perché Rebecca sa delle allucinazioni? -L'ho detto alla persona sbagliata e quella persona l'ha detto ai suoi amici- risposi, lui annui' e mi prese la mano. -Sono qui, se le cose vanno male io e Lauren saremo al tuo fianco. Come al liceo- disse, sorridendomi. -Grazie- dissi, lui accese la radio e si mise a cantare una delle sua canzoni preferite, Bad dei The Cab. La canzone parlava di un ragazzo in cerca di una cattiva ragazza e solo in quel momento capii perché gli piacesse cosi' tanto quella canzone. Parlava praticamente di noi. Lauren era passata da me prima del lavoro e avevamo deciso di farci le unghie e spettegolare come tutte le ragazze normali. Aveva sentito le voci al campus ma non mi aveva chiesto nulla a riguardo cosi' ci passammo sopra e le raccontai di come Alex avesse fatto piangere Debbie. -Probabilmente é il tipo che piange perché non le si dice che é fantastica in ogni cosa che fa- disse Lauren, scoppiai a ridere e rischiai di rovinarmi lo smalto come facevo sempre. -La nostra festa preferita si avvicina baby, che cosa facciamo?- chiese Lauren, guardai il calendario e vidi quanto fosse vicino Halloween. -Film horror e sfilata di costumi fatti in casa?- chiesi, Lauren ci penso' su qualche secondo e annui'. -Quindi passo il weekend da te?- chiese Lauren. -Puoi restare fin da oggi se vuoi- dissi, lei mi guardo' e sorrise. -Fantastico perché stanno facendo delle ristrutturazioni a casa mia e c'é un casino assurdo- disse Lauren, aprendo la porta d'ingresso a trascinando una valigia all'interno del mio appartamento. -Ti stai trasferendo?- chiesi, scoppiando a ridere. -E' lo stretto necessario per tre giorni a casa tua- sorrisi, e buttai giù un sorso di caffé. -Devo andare al lavoro- dissi, lei assunse un'espressione affranta. -Manca poco piccola, tra poco potrai lasciare quello stupido lavoro e dimenticarti di quelle persone- disse, la guardai schifata e lei sorrise. Infilai un paio di jeans, un maglione bianco e indossai le vans. Arrivate al bar percepimmo entrambe la tensione nell'aria, l'auto di Cam era nel parcheggio e c'era anche quella di Debbie. -Ci aspetta una bella serata- dissi, mentre raggiungevamo la porta. Un'auto parcheggio poco dopo di noi e quando mi voltai vidi Callum scendere dall'ibrida nera. -Che cosa ci fa qui?- chiesi, Lauren sorrise. -Sono tre contro tre ora- disse Lauren, abbracciando Cal. -Salve- dissi, usando il sorriso più falso che avessi. -Cameron, Debbie, lui é Callum un mio caro amico- dissi, loro si presentarono mentre Alex mi guardava come se volesse magiarmi viva. -Non ho avuto il piacere di presentarmi ieri sera, Alex Hais- disse Alex, stringendo la mano a Cal. -Andiamo a sederci la giù- disse Lauren, allontanandosi dal bancone, mi annodai il grembiule alla vita e mi preparai ad affrontare tutto. -Do una festa a casa mia ad halloween se vi va di venire- disse Cam rivolgendosi a Lauren, lei mi guardo' e poi guardo' Cam. -Abbiamo altri programmi- disse Lauren, con tono freddo. -Che tipo di programmi?- chiese Cam, vidi lo sguardo di Lauren cambiare, era arrabbiata e la causa ero io. -Non sono affari tuoi, Cam- rispose Lauren, Cameron si accorse di quanto fredda e distaccata fosse. -Ho fatto qualcosa di sbagliato?- chiese Cameron, asciugavo i bicchieri e osservavo la situazione. -Non fai altro che sbagliare- rispose Lauren. -Di cosa stai parlando? -Sai di cosa parlo- ribatté Lauren, la guardai e cercai di farle capire che non doveva combattere le mie battaglie. -Non capisco. -Forse Alex dovrebbe iniziare ad essere più sincero e a dire quello che pensa al diretto interessato. Non mandare te. -Di cosa sta parlando, Cameron?- chiese Alex, andando verso il loro tavolo. Attraversai il bancone e mi misi accanto a Lauren. -Niente, Alex- rispose. -Tu sei una fottuta stronza!- esclamo' Cameron, rivolgendosi a me. -Pensavo fossimo d'accordo- aggiunse, venendo verso di me con fare rabbioso. Alex spinse Cameron prima che potesse avvicinarsi troppo. -Che cazzo sta succedendo?- chiese Alex, strinse i pugni e si volto' a guardarmi, distolsi lo sguardo. -Chiedilo a Cameron- disse Lauren. -Che cazzo hai fatto? -Stavo solo cercando di proteggerti, amico- rispose. -Che cazzo hai fatto, Cam?- chiese Alex, alzando la voce. -Non ha fatto niente- dissi, mettendomi tra i due. Guardai Alex dritto negli occhi e provai una stretta al cuore. -Sunshine- disse Lauren. -Okey, nessuno ha intenzione di parlare? Perfetto, parlo io. Il tuo amico ha chiesto a Sunshine di starti lontano perché crede che lui finirà per distruggerti- spiego' Lauren, la guardai e scossi la testa. Alex scatto' ma riusci' a fermarlo prima che potesse raggiungere Cameron. Lo spinsi con tutta la forza che avevo. -Stanne fuori, Sun- esclamo'. -L'ho fatto per te, amico. Quella ragazza é completamente fuori di testa, guardaci cazzo! Non abbiamo mai litigato e ora per colpa sua.. -E' per colpa tua se ho voglia di spaccarti la faccia? Chi cazzo ti credi di essere per giudicarla? Pazza? Amico, il più pazzo in questa stanza sono io e se vuoi davvero proteggere qualcuno forse dovresti pensare a proteggere lei da me- esclamo', lo guardai e lo vidi sotto una luce completamente diversa. -Era vulnerabile e ti ha raccontato cose di se stessa che non racconta mai, chi sei tu per giudicarla? -E' un chaos, Cam, tu non lo sai ma lei é un casino- rispose Cameron. -Chi non lo é?- chiese. -Ero d'accordo con Cameron, non perché credo di essere nociva per te ma perché non voglio più avere a che fare con te. Te l'ho detto più volte e lo ripeto, quando avro' trovato un'altro lavoro i nostri cammini si divideranno- dissi, cercando di calmare la lite. -Tu non vai da nessuna parte, ragazzina- disse, sorpassandomi, alzo' il pugno e lo sferro' dritto in faccia a Cameron. -Vedi che cosa sta succedendo a causa sua?- esclamo' Cam, mentre Callum lo teneva lontano da Alex. Io e Lauren tenevamo Alex tranquillo mentre Debbie piangeva. -Non spetta a te decidere chi puo' o non puo' far parte della mia vita, Cameron! -Tu non sai chi é lei- esclamo' Cam, guardai Lauren e la pregai di tacere. -Lei é fuori di testa e non sai nemmeno quanto possa essere nociva per te- disse Cam, Alex scatto' di nuovo e mi spinse facendomi cadere a terra per liberarsi dalla mia presa e raggiungere Cam. Gli sferro' un secondo pugno allo stomaco e lui rispose con un pugno in faccia. Mi rialzai per dividerli ma fini' di nuovo a terra quando Alex mi spinse via. Avevo tagliato i ponti con Alex e Cameron, mi ero licenziata e avevo bloccato i loro numeri. Era un bene per tutti, avrei dovuto farlo prima. La rissa era finita piuttosto male, io e Lauren ce ne andammo dopo averli separati. Feci una scenata e mi licenziai mandando tutti a quel paese. Ero a letto a scorrere un sito internet in cerca di un lavoro, speravo in qualcosa di meno coinvolgente a livello personale. Era passato un mese da quando mi ero licenziata e ancora non avevo trovato lavoro.Volevo qualcosa dove non dovevo avere alcun collega e poche interazioni con altri esseri umani. Bussarono violentemente alla mia porta e quasi subito capii di essere nei guai. -Polizia di Detroit, aprite la porta- esclamarono, il suono era attutito dalla porta ma era forte e chiaro. Mi alzai, feci un respiro profondo ed apri' la porta. Due poliziotti fecero irruzzione, uno di loro mi blocco' al muro e inizio' ad ammanettarmi. Era una scena troppo famigliare per me. Il secondo poliziotto inizio' a mettere sotto sopra il mio appartamento in cerca di droga probabilmente. -Sunshine Evans, la dichiaro in arresto per spaccio di stupefacenti- disse, prima di iniziare a leggermi i miei diritti. Non sapevo che fare ma se c'era una cosa che avevo imparato da Travis era che nel momento dell'arresto dovevo tacere. Non riuscivo a smettere di pensare a Travis, mi chiedevo come avesse fatto a farmi arrestare, se avesse corrotto la polizia, se fosse un modo per spaventarmi e farmi tornare da lui promettendomi protezione ma una cosa era certa, Travis aveva fatto qualcosa. Mi buttarono in una cella con altre due donne, prostitute molto probabilmente. Non era la mia prima volta in quel tipo di posto. Ero stata arrestata quando avevo sedici anni per spaccio. Non lavoravo ancora per Travis ma avevo bisogno di soldi e con lui erano facili, mentre stava portando a termine un'affare la polizia arrivo' e lui scappo' lasciandomi nei guai. Mi presi la colpa al posto suo perché non sarei finita in prigione ma in riformatorio essendo ancora minorenne. Non ero più minorenne. Se erano poliziotti corrotti probabilmente avrebbero messo delle finte prove nel mio appartamento e avrebbero usato i miei precendenti per sbattermi in prigione per almeno cinque anni. Se avevano ricevuto una soffiata da parte di Travis mi avrebbero trattenuta per quarantotto ore e poi rilasciata per mancanza di prove, in entrabi i casi sarei stata macchiata a vita. -Evans hai diritto ad una chiamata, ti consiglio di chiamare il tuo avvocato- disse l'agente passandomi la cornetta del telefono. Dovevo pensare in fretta. -Sunshine, sei tu non é vero?- disse Lauren. -Non so come sia successo ma non posso stare qui, Lauren. Devi aiutarmi- dissi, scoppiando a piangere. Non sopportavo gli spazi chiusi e se fossi rimasta per tutta la notte in quella cella avrei perso la testa. -Lauren, per favore. -Piccola, resisti, ci penso io. Tu pero' resisti okey?- chiese, trattenendo le lacrime per non farmi preoccupare. Quando vidi Lauren entrare nella centrale, feci un sospiro di sollievo. -Stai bene?- chiese, corsi verso le grate e le presi la mano. -Mi faranno uscire?- chiesi, mentre le lacrime rigavano il mio viso. -Ci sta pensando... -Evans, puoi uscire- disse, un agente venendo ad aprire la cella. Provai una forte stretta al cuore quando vidi Alex dietro all'agente. Abbracciai Lauren quando usci' e lei mi ripeté che andava tutto bene. Feci un sospiro di sollievo prima di avere un attacco di panico guardando Travis uscire dalla stazione di polizia. Mi vide e sorrise facendomi l'occhiolino. Salimmo nell'auto di Lauren e in quel momento persi completamente la testa. -Perché lui é qui?- chiesi, avevo le palpitazioni e mi girava la testa. Alex era ormai nella lista nera di Travis e se non fosse venuto a farmi uscire probabilmente non ci sarebbe mai finito. -Non sapevo chi chiamare e lui é l'unico avvocato che conosco- rispose Lauren, mortificata. -Perché cazzo ti sei presentato?- chiesi, rivolgendomi ad Alex. -Volevi che ti facessi marcire li' dentro?- replico' Alex. -Potresti ringraziare. -Ringraziare per cosa? Facendomi uscire mi hai creato solo l'ennesimo problema da risolvere. Sai cosa ti farà Travis ora che sa che fai parte della mia vita? -Perché dovrebbe interessarti? -Non voglio che tu muoia, coglione!- esclamai, Lauren usci' dall'auto e ci lascio' soli. -Pensavo mi odiassi, per quale ragione ti dovresti preoccupare per me? -Rischi di farti uccidere, lui potrebbe venire qui e ucciderti. Non voglio che Travis ti uccida, tu non puoi morire perché se tu morissi io...io...perché sei venuto? -Sei morissi, tu cosa?- chiese, guardandomi. Quello che volevo dire avrebbe cambiato tutto tra noi, lui sarebbe stato pronto a tornare ad essere l'Alex che conoscevo e io avrei calpestato il mio orgoglio per lui. Non volevo fargli sapere quanto ci tenessi o quanto mi fosse mancato, quanto fosse stato difficile per me accettare cio' che aveva fatto. Non volevo che vincesse lui ma nonostante tutto cio' che li avevo detto era comunque venuto a tirarmi fuori di prigione. -Perderei la testa, quindi per favore stammi lontano..non voglio che tu muoia o che ti faccia del male. Non sai di che cos'é capace Travis. Io non ho paura di quello che potrebbe fare a me ma ho paura di quello che potrebbe fare a te o a Lauren....sa che non ho paura di morire e che l'unico modo per farmi del male e fare del male a voi. Per favore, stammi alla larga- dissi, sorrise e scosse la testa. Fece cenno a Lauren di tornare in macchina e scese dirigendosi verso la sua Jeep. Pensavo che avesse capito, pensavo che avesse deciso di girarmi alla larga perché aveva davvero paura per la sua vita. Vederlo mettere in moto mi fece più male di quanto credessi. Non volevo che uscisse dalla mia vita, volevo che restasse e che combattesse con me come Lauren faceva ogni giorno. Volevo che considerasse la nostra amicizia abbastanza importante da rischiare la vita. -Dove stiamo andando?- chiesi, quando mi accorsi che non stavamo andando al mio appartamento. -Sei in pericolo- disse Lauren, la guardai confusa mentre svoltava a sinistra. Fu in quel momento che notai la Jeep di Alex. -Dove stiamo andando?- ripetei, lei sospiro'. -Ho parlato con Alex e il posto più sicuro per te ora é casa sua. -Cosa? -Sapevo che non ti sarebbe piaciuta come idea ma casa tua é offlimits e anche la mia lo é. Nessun vuole che Travis ti trovi e casa di Alex é il posto più sicuro- disse Lauren. Era dietro all'auto di Alex e stava aspettando che l'enorme cancello si aprisse. Ero sbalordita. Non se n'era andato...ancora prima che gli dicessi come la pensavo lui era disposto a farmi vivere a casa sua per proteggermi. -Non ti chiedo di essere amica di Alex, sono affari tuoi, ma devi stare qui fino a che le cose non si saranno calmate- disse Lauren, mentre parcheggiava davanti a questa enorme villa. -Non ti é andata poi cosi' male- disse, scendendo. Apri' il bagagliaio e prese un borsone che mi porse. -Devo andare, chiamami quando vuoi- disse Lauren, mi abbraccio' e torno' in macchina. -Non devi farlo per forza- dissi rivolgendomi ad Alex, venne verso di me, prese la borsa e ando' verso l'entrata. Una grande porta moderna in mogano nera si apri' non appena ci trovammo davanti ad essa. Una donna con addosso un pigiama molto carino ci sorrise e prese le chiavi dell'auto da Alex. -Buonasera- disse, sorridendomi. -Jessica lei é Sunshine, resterà con noi per qualche notte. Sunshine lei é Jess lavora per noi, é come una di famiglia- disse Alex, le strinsi la mano. Davanti a me un enorme scalinata principesca si presento', alla mia destra c'era una porta nera e alla mia sinistra la sala da pranzo più grande che avessi mai visto. C'erano quadri che sembravano essere lontani dall'essere imitazioni. Alcuni erano di Dali, altri di Caravaggio e c'era qualche Picasso. -Lo so, é davvero una gran bella casa. I quadri sono quasi tutti originali, si abbiamo una piscina, ci sono dodici stanze e quattordici bagni. No, non mi sono mai perso e crescerci é davvero uno spasso- disse Alex, salendo le scale, lo segui' e nonostante non fossi più una ragazzina quelle erano le domande che mi stavo ponendo. -Di solito non saliamo al terzo e al quarto piano, qui c'é la mia stanza- disse, girando a destra e indicandomi una porta. -Quella accanto alla mia é la stanza di Ashley e qui davanti poi metterti tu. E' la stanza degli ospiti. I miei sono infondo al corridoio- sussurro' Alex, pensai che fosse carino da parte sua abbassare la voce per non svegliare la sorellina. -Posso parlarti?- chiesi, indicando la porta della sua stanza. Apri' la porta e mi sembro' di ritrovarmi da Ikea. Era tutto perfettamente in ordine, la stanza era moderna, di tonalità spente, grigio, nero e bianco. C'era un cerchio nero con ai lati due mezze lune dipinto sulla parete dove si trovava il suo letto. -Non devi farlo, dopo come ti ho trattato..tu non dovevi farmi uscire di prigione e non devi farmi vivere qui.. -Io ho sbagliato, io ho rovinato tutto e il minimo che possa fare e darti una mano. Qui sarai al sicuro ed é tutto cio' che voglio, che tu sia al sicuro. Ai miei genitori diro' che avevi bisogno di un posto dove stare, non si accorgeranno nemmeno di te quindi fai come se fossi a casa tua- disse, lo ringraziai e lui mi accompagno' alla stanza degli ospiti. Mi svegliai presto quella mattina, sgattaiolai fuori dalla mia stanza sperando di non svegliare nessuno e entrai in bagno. Mi lavai il viso con acqua fredda e mi pettinai i capelli prima di uscire per ritrovarmi una donna davanti. Alta, con grandi occhi verdi, un viso dai lineamenti gentili e fossette sulle guance. Somigliava molto ad Alex, era la sua versione femminile ed era davvero bella. -Salve- disse lei, ero fin troppo scioccata per rispondere senza sembrare stupida. -B-buongiorno- balbettai, lei sorrise e mi guardo' dalla testa ai piedi. -Non sono sicura di conoscerti ma esci dal mio bagno e indossi i vestiti di mio figlio quindi suppongo tu non sia un'intrusa- disse, indietreggia alla ricerca di protezione. -Si, ehm sono un'amica di...sono un'amica di Alex Hais, signora- dissi, timidamente, lei sorrise di nuovo e mi porse la mano. -E' la prima volta che ti vedo, mi chiamo Harmony. -Io sono..Sun, cioé Sunshine, Sunshine Evans...signora Hais- risposi, sentendomi ancora più stupida di quanto già non mi sentissi. -E' un piacere conoscerti, Sunshine. -Il-il piacere é tutto mio, signora Hais- replicai, era davvero gentile ma i genitori riuscivano sempre a mettermi a disagio. -Chiamami Harmony- disse, sorrisi e solo quando vidi Alex venire verso di noi riusci' a fare un respiro profondo. -Vi siete già conosciute vedo- disse Alex, dando un bacio a sua madre. -Non credevo fosse cosi'- disse Harmony, rivolgendosi a suo figlio. -Credo che tu le faccia questo effetto.. -Perché come credeva che fossi?- chiesi, preoccupata. -Tutto cio' che suo figlio le ha detto é sbagliato... -Non credo, ha detto solo grandi cose su di te Sunshine. Solo non credevo che fossi cosi' timida- replico' Harmony, guardai Alex che distolse lo sguardo imbarazzato. -La colazione sarà pronta tra poco, fai come fossi a casa tua Sun- disse Harmony, sorridendomi e dirigendosi verso le scale. -Hai parlato di me a tua madre?- chiesi, scioccata. -E' la mia migliore amica...le racconto tutto. Non sei speciale, sei solo un'altro punto interrogativo- rispose, sorrisi e annui'. -E' davvero bella- dissi, lui annui'. -Per questo io sono uno schianto- scherzo'. -Se fossi davvero suo figlio saresti uscito meglio, io chiederei a tua madre spiegazioni- ribattei. -Eri davvero adorabile poco fa...sembravi quasi umana. Non pensavo fossi capace di innervosirti. -I genitori mi innervosiscono, di solito mi detestano tutti..ho i capelli grigi e dei piercing quindi danno per scontato che faccia parte di una gang- ribattei, mentre andavamo in cucina. -Non puoi dargli torto, infondo é vero che facevi parte di una gang- replico'. -E' diverso!- dissi, lui sorrise. -Devo ammettere che....mi sei mancato Alex- dissi, evitando il suo guardo, sentivo già i suoi occhi su di me. Sapevo che era tutto fiero di se perché ero riuscita a condividere i miei sentimenti con lui. -Si..anche tu mi sei mancata, ragazzina- disse, lo guardai e notai che anche lui evitava il mio sguardo. Andammo in cucina dove una tavola piena di cibo delizioso ci aspettava. Harmony era seduta a capo tavola assieme al marito. -Forse dovrei cambiarmi- dissi rivolgendomi ad Alex. -Tranquilla- disse, facendomi entrare per prima. -Tesoro, lei é un'amica di Alex, Sunshine- disse Harmony, presentandomi, strinsi la mano al padre di Alex. -E' un piacere, Sunshine. Siediti- disse, tirando la sedia per me. Alex era davanti a me ed Ashley accanto alla madre. La sorellina di Alex era adorabile, aveva corti capelli neri e grandi occhi grigi simili a quelli di Alex. -Il tuo nome é buffo- disse Ashley, le sorrisi e annui'. -Posso chiamarti Sun? E' più bello- disse, guardai Alex e vidi quanto quella domanda lo facesse ridere. -Puoi chiamarmi come vuoi, Ashley- risposi. -Mi piacciono i tuoi capelli- aggiunse. -E a me piacciono i tuoi- ribattei, lei sorrise e mordette un croiassant. ---------------------------------------------------------------------------------------- Una piccola recensione é sempre ben gradita -Hai parlato ad Alex delle allucinazioni? -Lui ti ha detto che...- dissi, feci un respiro profondo per calmare le mie emozioni e non perdere il controllo. -Lui non mi ha detto niente- ribatté Cam, lo guardai cercando di capire se mi stesse mentendo. -Come lo sai allora? -Che importa come lo so? Infondo me ne avevi già parlato tu quindi... -Non capisci, devo sapere se é stato lui a dirtelo perché se é stato lui allora io... -Non é stato lui a dirmelo.. -E chi altro allora?- chiesi, arrabbiata più che mai, lui sospiro' e pronuncio' il nome della ragazza di Alex. Tornai all'interno del bar come una furia e mi preparai alla guerra. -Chi ti ha dato il diritto di farlo?- chiesi, stringendo i pugni e serrando la mascella. Mi guardarono tutti come se stessi delirando. -Come scusa?- chiese Alex, guardo' Cameron alle mie spalle e poi guardo' me. -Chi cazzo ti ha dato il diritto di farlo? Chi ti credi di essere Alex Hais? - chiesi, guardandolo dritto negli occhi. -Mi sono fidata di te- esclamai, non riuscivo più a controllare niente, lasciai la rabbia prendere il controllo. -Sei la prima persona di cui mi fido dopo tanto tempo e alla prima occasione mi pugnali alle spalle. Chi ti ha dato il diritto di parlare degli affari miei alla tua ragazza? Sei un bastardo- dissi, Lauren venne verso di me quando vide che stavo davvero per perdere il controllo di me stessa. -Guardami, calmati- sussurro'. -Sun, ho sbagliato ma.. -Non c'é nessun ma, Alex, tu hai fatto la cosa più stupida che potessi fare ma é colpa mia. Io ho fatto l'errore di fidarmi di te e ora ne pago le conseguenze. A quante persone l'avete già raccontato? -Lui non voleva, era arrabbiato e gli é scappato. Sunshine é tutta colpa mia. -Debbie non parlare, tu non c'entri niente. Non mi importa se era arrabbiato o se gli é scappato. Ora grazie a te piccolo bastardo tutta Detroit sa dei miei problemi- replicai. -Non l'ho detto a nessuno...- aggiunse Debbie, la fulminai con lo sguardo e sorrisi. -L'hai raccontato a Cameron e a chissà quante altre persone. Sappi che non sono affatto arrabbiata con te ma tu e le tue bugie da quattro soldi potete andarvene a fanculo- esclamai, regalandole un medio. -Meglio uscire- disse Cam, sorridendole e spingendola fuori dal bar. -Vuoi farti anche la mia ragazza Cam?- chiese Alex, stringendo i pugni. Era incazzato anche lui ma non con me, con Cameron il che mi fece perdere la testa. -Hey, bastardo, é con me che devi litigare non con lui. Io sono qui!- esclamai, mettendomi nel suo campo visivo. -Voglio delle scuse da te prima di uscire da questo posto e non tornarci mai più. -Non mi scusero' con te- ribatté, ero sbalordita, non potevo credere che l'avesse detto. -Sei caduto cosi' in basso? Sei cosi' orgoglioso da non volerti scusare anche se sai di aver sbagliato?- dissi, capii immediatamente che non volevo più avere a che fare con lui. -Non ti sei mai scusata per essere stata a letto con Cameron- disse, cogliendomi di nuovo di sorpresa. Cio' che stava dicendo non aveva alcun senso e io non sapevo nemmeno come reagire. -Mi prendi per il culo, Alex? Mi sarei dovuta scusare per cosa? Per aver fatto qualcosa senza chiederti il permesso? Per aver preso una decisione da sola senza consultarmi prima con te? Mi spieghi qual'é il tuo fottuto problema? -Sei stata a letto con Cameron- ribatté, sospirai e sorrisi pensando a quanto assurda fosse quella situazione. -Vuoi sapere un segreto Alex? Non sono stata a letto con Cameron, gli ho fatto promettere di non raccontare a nessuno quello che gli avevo raccontato quella notte. Perché non vai a raccontare al mondo quanto patetica io sia?- confessai, prima di andarmene. -Sun, aspetta- disse, una volta fuori dal bar. -Aspettare cosa? Che tu racconti gli affari miei alla tua ragazza davanti a me?- chiesi. -Fai pure- dissi. -Ero arrabbiato con lei e con Cameron, ho iniziato a parlare e non mi sono fermato fino a quando non ho capito che avevo sbagliato. Mi dispiace, davvero. E' che...ero arrabbiato- disse Alex, risi e scossi la testa. -Vaffanculo, tu e le tue scuse del cazzo- dissi, guardai Lauren e lei sali' in auto e mise in moto. -Non ci posso credere- dissi, mentre uscivamo dal parcheggio. Alex continuo' a guardarmi mentre Debbie e Cameron entravano nel bar. -E' tutta colpa mia..- dissi, Lauren scosse la testa. -Che cos'é che sa?- chiese Lauren. -Delle allucinazioni- risposi. -Alex l'ha detto a Debbie e lei l'ha detto a Cameron, lui aveva paura che io mettessi il suo amico nei guai e mi ha chiesto perché abbia deciso di raccontarglielo. -Cameron ha paura che tu metta Alex nei guai?- chiese Lauren. -Gli ho raccontato cosi' tanto quella notte...troppo. Mettiti al suo posto, anche tu avresti paura di me. -Io so tutto e non ho paura di te- ribatté, la guardai e sorrisi. -Tu sei pazza- dissi, mi prese la mano e annui'. -Cosa farai?- chiese. -Cerchero' un altro lavoro, sai come sono fatta. Tradisci la mia fiducia una volta e sei fuori per sempre. Ebbi l'ennesimo incubo quella notte, rividi la morte di mio padre, di nuovo. Mi alzai dal letto e andai verso il bagno, cercai il rasoio nel cassetto e vidi Lauren, in piedi davanti a me. Stavo per ferirmi ma lei mi fermo', mi tolse il rasoio dalle mani e mi abbraccio'. -Non devi farlo- disse, mi riporto' a letto e rimase sveglia insieme a me. Andammo insieme a fare colazione e mi lascio' per andare dai suoi prima di pranzo. Non volevo passare altro tempo a casa, sola con me stessa e le mie allucinazioni cosi' rimasi sdraiata in un parco non lontano dal mio appartamento. Le nuvole si spostavano davanti a me, l'aria profumava d'autunno, si sentivano alcuni bambini giocare in lontananza. Mi concentrai sul mio battito cardiaco e su nient'altro. -Quindi é ancora questa la tua attività preferità- riconobbi immediatamente la voce di Callum, torreggiava su di me coprendomi dal sole. Aveva addosso un berretto nera, un lungo cappotto nero e un paio di jeans strappati. Si sdraio' accanto a me e mi sorrise guardandomi. -Perché sei qui?- chiesi, senza distogliere lo sguardo dalla distesa azzurra sopra di me. -Ero nei paraggi e ti ho vista, posso sempre andarmene.. -E' un parco pubblico, non posso chiederti di andartene- replicai, lui sorrise e poggio le mani incrociate sotto al capo. -Ho sentito che Travis é venuto a cercarti- disse, lo guardai e annui'. -Tu come lo sai? -Le voci girano, sai cosa vuole? -Vuole che torni a lavorare con lui- risposi, lui serro' la mascella e sospiro'. -Puoi denunciarlo. -Ci tengo alla mia vita. -Posso farlo io per te... -Tengo anche alla tua di vita- risposi, lui si sdraio' su un fianco e mi sorrise. -Non voglio avere anche la tua morte sulla coscienza, Cal, niente di più.. -Come no..- replico', sorrisi nonostante volessi mantenere un'espressione fredda e indifferente. -Posso offrirti il pranzo? Da amici, solo da amici- chiese, lo guardai e ricordai come mi faceva sentire. -Solo da amici- risposi, lui sorrise e si alzo', mi porse la mano e mi aiuto' ad alzarmi. -Cinese?- chiese, cercando le chiavi della sua auto. -Come vuoi- dissi, sali' sulla sua mercedes e allacciai la cintura. -Ho saputo che lavori.. -Tu e Lauren parlate ancora, non é vero?- chiesi, lui rise e annui'. -Eravamo tutti grandi amici, non pensavo che le cose sarebbero finte cosi'- disse, stringendo le mani attorno al volante. -Nessuno lo pensava. -Ho saputo che lavori per Alex Hais- disse, strinsi i pugni e degluti'. -Non più- ribattei. -Come mai?- chiese Cal. -Non sono fatti tuoi- replicai. -Non é una persona facile, proprio come te. -Non é come me- ribattei. Arrivati al ristorante Callum ordino' per me ricordandosi perfettamente quello che mi piaceva mangiare, parlammo dell'università per tutto il pranzo e fu piuttosto piacevole ritrovarmi a parlare con lui dopo tanto tempo. Ero abituata a vederlo ogni giorno, a parlare con lui ogni giorno e tutto d'un colpo lui era uscito dalla mia vita. A causa mia. Mi riaccompagno' a casa e mi chiese di prendermi cura di me stessa. Tornata al mio appartamento mi infilai in una vasca d'acqua gelata e chiusi gli occhi. L'acqua era più fredda quando era mia madre ad infilarmici, ci buttava dei cubetti di ghiaccio e mi lasciava a mollo per ore. L'acqua fredda era diventata la mia migliore amica, quando mi ci immergevo la mia mente si rilassava e si riempiva di pensieri. Mi feci una doccia quando si avvicino' l'ora di andare a lavorare. Non avevo alcuna voglia di vedere Alex o Debbie ma ero comunque una persona professionale e avrei lavorato li' per un ultima sera per prendere i miei soldi. Infilai un paio di jeans e un maglione di qualche taglia più grande, indossai la giacca di pelle e presi la borsa. L'autobus era vuoto e l'unica cosa che sentivo era la mia musica ad alto volume nelle orecchie. Entrata al bar notai che Debbie non c'era e nemmeno Cam era presente. C'era solo Alex, sistemava le bottiglie con addosso un maglione stretto che accentuava i suoi bicipiti. Tolsi il maglione e restai in canottiera, avvolsi il grembiule attorno alla vita e iniziai a pulire senza nemmeno rivolgergli parola. -Non pensavo saresti venuta. -E' l'ultima volta che mi vedrai, non ti preoccupare- ribattei, senza guardarlo. -Ti ho chiesto scusa, cosa posso fare per farmi perdonare? -Tornare indietro nel tempo e non raccontare alla tua ragazza delle mie allucinazioni- risposi, fredda e distaccata. -Sun, mi dispiace, davvero- disse, afferrandomi per il braccio e facendomi voltare. -Non mi interessa- dissi, scuotendo la testa. Tornai a lavorare e ignorare ogni suo tentativo di chiedermi scusa. -Non volevo farlo, é stato più forte di me.. -Smettila di cercare stupide scuse perché non funzionerà. Sai, io sono capace di perdonare chiunque perché so che sbagliare é umano ma non posso perdonarti per aver raccontato a Debbie delle allucinazioni. -Perché ti fa arrabbiare cosi' tanto che Debbie lo sappia? Non te ne devi vergo... -Davvero non riesci a capire? Non mi interessa che cosa la gente pensa di me ma non posso accettare che la mia vita sia esposta al mondo in quel modo. Non sono arrabbiata perché Debbie lo sa, sono arrabbiata perché tu non sei stato in grado di tenere per te una cosa cosi' delicata che riguarda la mia vita- dissi, sospiro' e mi guardo. -Devi perdonarmi, Sunshine. -Non devo fare niente- replicai. -Spiegami solo perché sei cosi' sincero con lei per quanto riguarda la vita degli altri ma non riesci nemmeno a parlare dei problemi con tuo padre?- dissi. Fu una serata tranquilla, tornata a casa mi buttai a letto e il mattino dopo andai ad inseguire la routine. Dopo una lunga e noiosa lezione di sociologia io e Lauren prendemmo un caffé e ci sedemmo su un prato a chiaccherare. Decisi di non raccontarle delle allucinazioni per proteggerla, quel periodo non fu facile per nessuna delle persone attorno a me. Ero cambiata dalla morte di mio padre, avevo iniziato a pensare molto meno a me stessa e più alle persone a cui tenevo. Non avevo intenzione di ferire qualcun'altro. -Quindi hai parlato con Callum- disse Lauren, la guardai confusa ricordandomi di non averglielo raccontato. -Come fai a... -Sta venendo qui con del cibo e un sorriso sul vol..Callum!- disse, sorridendo, mi voltai e lo vidi torreggiare su di noi. Teneva una busta in mano ed era carino come sempre, si sedette a terra con noi e mise la busta in mezzo a noi. -Donut!!- esclamo' Lauren, prendendone una. -Che fate?- chiese, guardandomi. -Le solite cose, Sunny mi raccontava del suo fastidioso capo- rispose Lauren, la guardai mentre masticava una donut con lo zucchero a velo sulle sue labbra e su tutto il suo viso. -Che c'é? Magari puo' darti un consiglio- disse Lauren, buttai giù un grosso sorso di caffé e sperai di svenire. -Lei si é confidata con il suo capo perché lui l'ha fatto con lei e sai che Sunny é una a cui non piace avere debiti, comunque, lui é andato a raccontarlo alla sua ragazza e lei l'ha detto al migliore amico del suo capo e ora Sunny é completamente fuori di se perché quelli sono ricconi e siamo in una scuola di ricconi e ha paura che tutti conoscano la sua vita come al liceo- spiego', con troppi dettagli per i miei gusti, copri' la testa con il cappuccio della felpa e cercai di nascondermi. -Che bastardo!- esclamo' Callum, sorrisi e annui' essendo completamente d'accordo. -Chi é la sua ragazza?- chiese Cal, Lauren mi guardo' e io risposi a voce bassa. -Oh, si la conosco, quella si che é una principessa e si fa trattare come tale- commento' Callum, come se la mia autostima non fosse già sotto terra. -Io dico che devi smettere di parlare con questo tipo e trovarti un ragazzo single- disse, facendomi l'occhiolino, Lauren scoppio' a ridere e gli diede un cinque. -Scusate ma ho lezione, economia. Ci si vede- dissi, prendendo la mia roba e andandomene. Entrai nella classe di economia, mi sedetti il più lontano possibile dall'insegnante e poggia la testa sul banco. Uscita dalla classe vidi Cameron in piedi vicino alla porta. -Ehi, Sunny!- disse, lo guardai confusa e andai verso di lui. -Che ci fai qui?- chiesi, lui abbasso' lo sguardo e sorrise. -Possiamo parlare?- chiese, io annui' e andammo a sederci su una panchina. -Se sei qui per farmi parlare con Alex, evita- dissi, non ero preoccupata, non avrei dovuto essere preoccupata. -Io non ti conosco, so molte cose di te ma non significa che sappia che tipo di persona tu sia. Hai attraversato l'inferno e ora sei qui davanti a me, sembri una tipa tosta, forte e sinceramente mi fai paura- esordi', capii subito che tipo di discorso voleva farmi. Era il tipo di discorso che mi facevano i genitori dei miei amici per tenermi lontana da loro. -Se sei qui per dirmi di stare lontana da Alex, non ti preoccupare. Ho chiuso con lui- dissi, lui mi guardo' negli occhi per qualche secondo poi distolse lo sguardo e sorrise imbarazzato. -Lui é protettivo, é leale e si preoccupa ma non é una cosa che fa con tutti, la fa solo con le persone di cui si fida e tu sei diventata una di quelle persone. Non voglio che lui si metta nei guai a causa del tuo passato, non voglio che stia male a causa tua....é fragile quando si tratta delle persone che ama. Anche lui ha attraversato l'inferno e ora sta cercando di uscirne, sta cercando di realizzare il suo sogno e non voglio che tu gli impedisca di farlo perché lui vuole proteggerti ma non ne é capace. Non voglio che venga ucciso a causa tua...come tuo padre. Non voglio che diventi un drogato o un alcolizzato, non voglio che diventi come te semplicemente perché ha voluto fidarsi di te. Non prenderla sul personale, mettiti al mio posto, che cosa faresti se fosse stata Lauren? Non so chi sei e non voglio saperlo perché quello che mi hai detto mi tiene ancora sveglio la notte. Non ti chiedo di licenziarti ma di non parlare con Alex, di lasciarlo in pace. Cercherà di farsi perdonare e finché non lo perdonerai lui ti assillerà quindi devi dirgli come stanno le cose ancora prima che sprechi il suo tempo a farsi perdonare da te- disse, speravo che quelle parole mi facessero provare qualcosa ma era la decima volta che le sentivo. Il concetto era sempre lo stesso, qualcuno voleva proteggere qualcun'altro e per farlo doveva ''ferire'' me. Non sapevo bene come rispondere, per me Alex non era più una persona di cui fidarmi e quindi stava lentamente uscendo dalla mia vita quindi non era un problema. -Ok- dissi, prima di alzarmi e andare verso la classe di filosofia. Callum si sedette accanto a me e mi racconto' della sua lezione di diritto. -Rebecca ha risposto a tutte le domande dell'insegnante- disse, lo guardai sorpresa e lui sorrise. -In modo sbagliato ma ha risposto- disse, sorrisi e feci un respiro profondo guardandolo. Mi mancava cosi' tanto essere la sua ragazza, Callum Lawrence era capace di farti sentire la persona più amata del mondo con un semplice sguardo. Non potevo tornare con lui pero'. Era stato la mia seconda roccia dopo la morte di mia sorella ma dopo quella di mio padre dovetti mettere fine alla nostra relazione. La versione ufficiale é che lui non mi ha impedito di fare gli errori che mi hanno spinta ad uccidere mio padre. La verità é che i suoi genitori mi hanno chiesto di lasciarlo in pace, un po' come aveva fatto Cameron e non potevo ignorare i suoi genitori cosi' ubbidi'. -Tutto bene?- chiese, mi guardai intorno e vidi mia sorella seduta accanto a me. Mi sorrise e io sorrisi a Callum dicendogli che andava tutto bene. -Non devi ascoltare quel ragazzo, tu non sei una brutta persona- disse Hope, mandai giù il groppo che avevo in gola e cercai di mantenere il controllo della situazione. -Devo, devo andare- dissi, alzandomi nel bel mezzo della lezione di filosofia. Presi la borsa e corsi fuori, avevo il respiro affannato e un groppo alla gola. Non potevo più trattenermi dovevo sfogarmi in qualche modo. Mi nascosi nei bagni delle ragazze, bloccai la porta e resta seduta per terra per qualche minuto. Sapevo che cosa volevo fare ma sapevo anche di non poterlo fare in un luogo pubblico dove qualcuno avrebbe potuto trovarmi e dove tutti avrebbero potuto vedermi. -Ti aiutera', il sangue ti ha sempre aiutata- disse Hope, la guardai e vidi i suoi polsi, un liquido rosso le scivolava lungo le mani. -No,no, non di nuovo- dissi, gettandomi su di lei, Hope cadde a terra, vedevo sangue su tutto il pavimento del bagno e i suoi occhi lentamente si spegnevano. -Non di nuovo, Hope, non di nuovo- dissi, cercando di fermare il sangue. -Piccola, per favore- le lacrime scendevano lungo il mio viso mentre vedevo mia sorella morire per la seconda volta. -Non é colpa tua- disse, prima di chiudere gli occhi e di svanire. -NO!- gridai, tirando un pugno ad uno specchio. Avevo il cuore a mille e solo vedere la mia mano sanguinare riusci' a calmarmi. Era diventata un'abitudine ferirmi ogni volta che avevo voglia di piangere, mi aiutava a controllarmi, a diventare forte. Avvolsi la sciarpa attorno alla mano e usci' dalla finestra del bagno per evitare i commenti e gli sguardi incuriositi degli studenti. Mi sdraiai sul prato dietro ai bagni, nascosta dai cespugli, completamente sola. -Ho sempre saputo che quella ragazza non stava bene- disse, una ragazza all'interno del bagno. -Come sai che é stata lei?- chiese, la seconda ragazza. -L'ho vista entrare, si chiama Sunshine Evans e fa sempre cose come questa. Quella ragazza é completamente pazza, soffre di allucinazioni e l'hanno ammessa in questa scuola- disse la prima ragazza, solo in quel momento riconobbi quella voce. Rebecca Sorrow, quella ragazza aveva un problema con me fin da quando eravamo piccole. Ero cosi' profondamente disgustata dal fatto che lei sapesse cio' che stavo passando e che si prendesse gioco di me in quel modo. Mi alzai e mi allontanai dai bagni, le voci avrebbero cominciato a girare e avevo molta voglia di sapere che cosa si sarebbero inventati questa volta. -Ti ho cercata ovunque, dove eri finita?- chiese Callum, infilai le mani nelle tasche della giacca e cercai di sorridere. -Non mi sentivo molto bene- risposi, lui mi guardo' e annui'. -Stai bene?- chiese, io annui' e mi sforzai di sorridere in modo ancora più convincente. -Ti sei persa una gran bella lezione- disse Callum, mi passo' i suoi appunti, scattai un paio di foto e lo ringraziai prima di andare via. Dovevo pranzare con Lauren ma prima dovevo trovare un modo di fermare il sangue e coprire la ferita. Andai in segreteria e aspettai. -Scusi?- dissi, quando vidi una donna, alta, capelli corti neri, grandi occhi blu. -Lavora qui?- chiesi, lei scosse la testa e fece per andarsene, mi diede una seconda occhiata e si avvicino'. -Cosa posso fare per te?- chiese, aveva una voce dolce, amorevole. -Cerco l'infermeria, sa dirmi dove ne posso trovare una?- chiesi, lei sorrise. -Ti senti male?- chiese, deglutii e scossi la testa tirando fuori la mano con la sciarpa coperta di sangue. -Ho avuto un'incidente- risposi, sorridendo imbarazzata. -Come ti chiami?- chiese, mi sembro' strano che me lo chiedesse non aveva bisogno del mio nome per darmi delle indicazioni. -Sunshine Evans- risposi, lei fece un respiro profondo e mi diede una cartina della scuola mostrandomi dove trovare un'infermeria. L'infermiera medico' la ferita e mi disse che non c'era alcun bisogno di punti ma che avrei dovuto cambiare la fasciatura ogni giorno per una settimana. Comprai un paio di guanti di pelle in un negozio e li indossai prima di andare da Lauren. -Che bella scelta di stile- disse Lauren, con tono sarcastico, sorrisi e nascosi la mano ferita nella tasca della giacca temendo che potesse scoprirlo. -Si mangia messicano- disse, facendo partire una canzone messicana, inizio' ad ondeggiare i fianchi e a cantare in spagnolo. -Non é la prima volta che mangiamo da Taco Bell- dissi, lei spense la radio e mi guardo'. -E' sempre una cosa da festeggiare, Taco Bell merita sempre i festeggiamenti, tesoro- disse, sorridendo. Ci fermammo al solito ristorante e ci sedemmo al solito posto a mangiare le solite cose. -Hai intenzione di mangiare con quei guanti? -Ho le mani congelate e sono fighi- dissi, lei scoppio' a ridere e diede un morso al taco. -Cameron é venuto a chiedermi di stare lontana da Alex- dissi, Lauren rischio' di soffocarsi con una patatina quando glielo dissi. -Cosa?- chiese, buttando il taco sul piatto. -E' venuto dopo la lezione di economia e mi ha detto che dovevo stargli lontano per il suo bene. -Che pezzo di merda! Abbiamo fatto colazione insieme subito dopo- replico', la guardai confusa e lei mi spiego' che Cam le aveva chiesto di uscire. -Vuoi davvero uscire con Cameron Ingram? -Ora che mi ha raccontato questa cosa, no, non ho intenzione di uscire con qualcuno che si permette di giudicarti senza conoscerti- rispose, era completamente fuori di se. -Sa molte cose su di me. -Conosce i fatti ma non le ragioni. Perché hai iniziato a spacciare? Perché vi stavano per sfrattare. Perché sei finita in riformatorio? Perché sei stata incastrata. Perché hai le allucinazioni? Perché perdere Hope ti ha distrutta- replico', sorrisi pensando a quanto quella ragazza mi volesse bene. Ogni cosa sbagliata che avevo fatto aveva una ragione ma non potevo giustificarmi in quel modo, avrei potuto trovare alternative a quei problemi invece di mettermi nei guai. -Non devi lasciar perdere Cam perché lui non vuole che distrugga il suo migliore amico. -Non lo distruggerai.. -Ho distrutto la mia famiglia, Callum e ho distrutto anche te ma é troppo tardi per rimediare a quello che ho fatto a te. -Non mi hai fatto niente, Sunny. Non mi hai mai distrutta ma mi hai insegnato ad essere forte- replico', la guardai e lei scoppio' a ridere. -Sto sparkeggiando- disse. Dopo le lezioni pomeridiane andai a prepararmi per il lavoro, mi sfilai i guanti solo una volta arrivata al bar. Lauren aveva una cena di famiglia e quindi non si sarebbe mai presentata al bar. -Sei di nuovo qui...pensavo che... -Non pensare, lavorero' qui fino a che non trovero' un altro lavoro- dissi, interrompendolo. -Che hai fatto alla mano? -La spada di un cavaliere dello zodiaco mi ha ferita- risposi, lui roteo' gli occhi. -Che hai fatto?- chiese Alex, mentre asciugavamo i bicchieri. -Non rompere Alex- risposi. La prima persona che entro' nel bar quella sera fu il mio incubo peggiore. Rebecca. -Alex!- disse, abbracciandolo, mi concentrai sui drink e cercai di ignorare la sua presenza. -Sunshine- disse, con tono schifato. -Rebecca- dissi, con ancor più disgusto. -Hai lasciato il tuo DNA in tutto il bagno oggi- disse, la guardai e cercai di minacciarla con lo sguardo per farla tacere. -Il rettore vuole scoprire chi é stato a rompere lo specchio, a quest'ora dovrebbero saperlo tutti all'università- aggiunse, decisi di lasciar perdere e lasciarle dire quello che voleva dire. -Che cos'é successo?- chiese Alex, lei mi guardo' e guardo' Alex. -Ti sei fatta molto male, vedo. Dovresti andare da Dr Phil- disse Rebecca prendendomi la mano, feci un respiro profondo e andai a servire i clienti con i miei drink. -Quindi?- chiese Alex, rivolgendosi a me. -Non é successo niente. -Ha preso a pugni lo specchio perché il fantasma di sua sorella le ha ricordato quanto inutile fosse- disse Rebecca, Alex mi guardava perplesso. -E' cosi' che ti sei ferita?- chiese Alex, guardavo Rebecca e cercavo di dimostrare a me stessa che ero forte e che potevo sopportare la sua cattiveria. -Si- dissi, Alex mi prese la mano e io la sottrassi allontandandomi. -Perché?- chiese Alex, io guardai Rebecca sapendo che sarebbe stata lei a rispondere alla domanda. -Per le allucinazioni suppongo- disse Rebecca, cogliendomi di sorpresa. Non sapevo che dire, ero talmente scioccata e disgustata che non sapevo realmente come reagire. -Vattene- mormorai, guardandola. -Credi di potermi cacciare? Sei cosi' poco importante, Sunshine..- disse, guardai Alex e continuai a lavorare sperando che la frustrazione non mi faccesse scoppiare in lacrime. -Vattene, Rebecca- disse Alex, lo guardai e scoppiai a ridere. -Cosa c'é di cosi' divertente, sgualdrina?- chiese Rebecca, la guardai e sorrisi. -Mi piace che tu creda di ferirmi anche solo un po', tu non sai chi sono Rebecca e non sai cosa potrei farti. Se non l'avessi capito, ti sto minacciando, e giuro che se ti sento pronunciare il mio nome o quello di mia sorella non vedrai più la luce del sole. Sono pazza, l'hai detto anche tu- dissi, inchidandola al muro. -Lasci che mi parli cosi'?- chiese rivolgendosi ad Alex. -Te la sei cercata- ribatté. Rebecca se ne ando' lasciandomi nuovamente sola con lui. -Stai bene? -Mi stupisci, sai? Credevo che fossimo simili ma ora inizio a vedere chi sei veramente e mi fai pena, Alex- risposi. Odiavo cosi' tanto quel ragazzo per rovinato il nostro rapporto, credevo davvero che avremmo potuto essere amici. -Sun- disse, il cuore mi si strinse al suono di quel nomignolo con cui solo lui mi chiamava. -Non é quello il mio cazzo di nome!- esclamai, stringendo i pugni e cercando di reprimere la rabbia che provavo per me stessa. Avevo un dovere ed era quello di stare lontana da Alex, gli avrei dato il peggio di me cosi' almeno sarei stata io la cattiva della situazione. -Sunshine, che cos'é successo?- chiese. -Quale parte di ''stammi lontano'' non hai capito? Non voglio più avere a che fare con te, sei una persona meschina e non hai fatto altro che prenderm in giro. Devi sparire dalla mia vita, Alex Hais, non voglio più vederti o sentire la tua voce. Ti odio con ogni singola particella del mio corpo, ancora non l'hai capito?- dissi, lui serro' la mascella e degluti'. Si volto' e torno' a lavorare. La sua ragazza passo' a tarda serata e si prese cinque minuti di pausa per parlare con lei. Quando Debbie rientro' era in lacrime, prese la sua borsa, mi guardo' per qualche secondo e poi usci' dal bar distrutta. Alex torno' con lo stesso sguardo che aveva quando mi aveva vista uscire dall'appartamento di Cam. Il mio turno era finito e volevo solo andarmene a dormire. -Ti do un passaggio- disse Alex, prese la giacca e le chiavi. -Non voglio niente da te- dissi, lui mi lancio' un occhiataccia. -Sali' in auto- disse, digrignando i denti. -Torno a casa da sola. -Ho detto, sali- ripeté con voce minacciosa e sguardo inquietante, stringeva i pugni e aveva la mascella serrata come se stessa facendo di tutto per trattenersi dal colpirmi. -La posso portare io a casa- disse Callum, mi voltai stupita di sentire la sua voce. -Ehi, Sunny- disse, sorridendomi, lo guardai sempre più confusa e guardai Alex che sembrava ancora più arrabbiato. -Chi cazzo sei tu?- chiese Alex, avvicinandosi a Cal, mi misi tra i due per evitare qualunque scontro e salvare la vita al mio fragile ex ragazzo. -Sono un amico di Sunshine- disse Cal, fingendo di non capire la gravità della situazione. -Callum- disse, Alex mi guardo' e guardo' Cal. -Sali sulla fottuta auto, Sun- disse Alex, lo guardai cercando di capire qualcosa ma vedevo il vuoto completo. -Vattene a casa, Hais- dissi, lui si mordette il labbro inferiore e sali' in auto. Sfreccio' fuori dal parcheggio e spari'. -Pensavo che mi avrebbe colpito. In pieno volto, stavo per piangere- scherzo' Cal, sospirai sollevata che fosse ancora vivo e che Alex fosse sparito. -Che gli é preso? Sembrava avercela a morte con te- disse Cal, lo guardai e cercai la bugia più conveniente. -Che cavolo ci fai qui a quest'ora?- chiesi, cambiando discorso. -Volevo vedere come stavi, oggi eri un po' strana- disse Cal, lo guardai come se avesse detto la più grande stupidaggine del mondo. -Quindi vieni a prendermi a quest'ora della notte in un quartiere malfamato? -Pensavo che ti avrebbe dato fastidio vedermi durante il lavoro- disse, sorrisi e lo trascinai alla sua macchina. -Portami a casa, ho bisogno di dormire- dissi, in un sospiro. -Che hai fatto alla mano?- chiese, guardai la mia mano ferita e serrai le labbra. -Credo che a quest'ora tu lo sappia. -Conosco la versione di Rebecca ma non é quella che mi interessa- disse Cal, poggiai la testa contro al finestrino e gli raccontai quello che era successo. -Perché Rebecca sa delle allucinazioni? -L'ho detto alla persona sbagliata e quella persona l'ha detto ai suoi amici- risposi, lui annui' e mi prese la mano. -Sono qui, se le cose vanno male io e Lauren saremo al tuo fianco. Come al liceo- disse, sorridendomi. -Grazie- dissi, lui accese la radio e si mise a cantare una delle sua canzoni preferite, Bad dei The Cab. La canzone parlava di un ragazzo in cerca di una cattiva ragazza e solo in quel momento capii perché gli piacesse cosi' tanto quella canzone. Parlava praticamente di noi. Lauren era passata da me prima del lavoro e avevamo deciso di farci le unghie e spettegolare come tutte le ragazze normali. Aveva sentito le voci al campus ma non mi aveva chiesto nulla a riguardo cosi' ci passammo sopra e le raccontai di come Alex avesse fatto piangere Debbie. -Probabilmente é il tipo che piange perché non le si dice che é fantastica in ogni cosa che fa- disse Lauren, scoppiai a ridere e rischiai di rovinarmi lo smalto come facevo sempre. -La nostra festa preferita si avvicina baby, che cosa facciamo?- chiese Lauren, guardai il calendario e vidi quanto fosse vicino Halloween. -Film horror e sfilata di costumi fatti in casa?- chiesi, Lauren ci penso' su qualche secondo e annui'. -Quindi passo il weekend da te?- chiese Lauren. -Puoi restare fin da oggi se vuoi- dissi, lei mi guardo' e sorrise. -Fantastico perché stanno facendo delle ristrutturazioni a casa mia e c'é un casino assurdo- disse Lauren, aprendo la porta d'ingresso a trascinando una valigia all'interno del mio appartamento. -Ti stai trasferendo?- chiesi, scoppiando a ridere. -E' lo stretto necessario per tre giorni a casa tua- sorrisi, e buttai giù un sorso di caffé. -Devo andare al lavoro- dissi, lei assunse un'espressione affranta. -Manca poco piccola, tra poco potrai lasciare quello stupido lavoro e dimenticarti di quelle persone- disse, la guardai schifata e lei sorrise. Infilai un paio di jeans, un maglione bianco e indossai le vans. Arrivate al bar percepimmo entrambe la tensione nell'aria, l'auto di Cam era nel parcheggio e c'era anche quella di Debbie. -Ci aspetta una bella serata- dissi, mentre raggiungevamo la porta. Un'auto parcheggio poco dopo di noi e quando mi voltai vidi Callum scendere dall'ibrida nera. -Che cosa ci fa qui?- chiesi, Lauren sorrise. -Sono tre contro tre ora- disse Lauren, abbracciando Cal. -Salve- dissi, usando il sorriso più falso che avessi. -Cameron, Debbie, lui é Callum un mio caro amico- dissi, loro si presentarono mentre Alex mi guardava come se volesse magiarmi viva. -Non ho avuto il piacere di presentarmi ieri sera, Alex Hais- disse Alex, stringendo la mano a Cal. -Andiamo a sederci la giù- disse Lauren, allontanandosi dal bancone, mi annodai il grembiule alla vita e mi preparai ad affrontare tutto. -Do una festa a casa mia ad halloween se vi va di venire- disse Cam rivolgendosi a Lauren, lei mi guardo' e poi guardo' Cam. -Abbiamo altri programmi- disse Lauren, con tono freddo. -Che tipo di programmi?- chiese Cam, vidi lo sguardo di Lauren cambiare, era arrabbiata e la causa ero io. -Non sono affari tuoi, Cam- rispose Lauren, Cameron si accorse di quanto fredda e distaccata fosse. -Ho fatto qualcosa di sbagliato?- chiese Cameron, asciugavo i bicchieri e osservavo la situazione. -Non fai altro che sbagliare- rispose Lauren. -Di cosa stai parlando? -Sai di cosa parlo- ribatté Lauren, la guardai e cercai di farle capire che non doveva combattere le mie battaglie. -Non capisco. -Forse Alex dovrebbe iniziare ad essere più sincero e a dire quello che pensa al diretto interessato. Non mandare te. -Di cosa sta parlando, Cameron?- chiese Alex, andando verso il loro tavolo. Attraversai il bancone e mi misi accanto a Lauren. -Niente, Alex- rispose. -Tu sei una fottuta stronza!- esclamo' Cameron, rivolgendosi a me. -Pensavo fossimo d'accordo- aggiunse, venendo verso di me con fare rabbioso. Alex spinse Cameron prima che potesse avvicinarsi troppo. -Che cazzo sta succedendo?- chiese Alex, strinse i pugni e si volto' a guardarmi, distolsi lo sguardo. -Chiedilo a Cameron- disse Lauren. -Che cazzo hai fatto? -Stavo solo cercando di proteggerti, amico- rispose. -Che cazzo hai fatto, Cam?- chiese Alex, alzando la voce. -Non ha fatto niente- dissi, mettendomi tra i due. Guardai Alex dritto negli occhi e provai una stretta al cuore. -Sunshine- disse Lauren. -Okey, nessuno ha intenzione di parlare? Perfetto, parlo io. Il tuo amico ha chiesto a Sunshine di starti lontano perché crede che lui finirà per distruggerti- spiego' Lauren, la guardai e scossi la testa. Alex scatto' ma riusci' a fermarlo prima che potesse raggiungere Cameron. Lo spinsi con tutta la forza che avevo. -Stanne fuori, Sun- esclamo'. -L'ho fatto per te, amico. Quella ragazza é completamente fuori di testa, guardaci cazzo! Non abbiamo mai litigato e ora per colpa sua.. -E' per colpa tua se ho voglia di spaccarti la faccia? Chi cazzo ti credi di essere per giudicarla? Pazza? Amico, il più pazzo in questa stanza sono io e se vuoi davvero proteggere qualcuno forse dovresti pensare a proteggere lei da me- esclamo', lo guardai e lo vidi sotto una luce completamente diversa. -Era vulnerabile e ti ha raccontato cose di se stessa che non racconta mai, chi sei tu per giudicarla? -E' un chaos, Cam, tu non lo sai ma lei é un casino- rispose Cameron. -Chi non lo é?- chiese. -Ero d'accordo con Cameron, non perché credo di essere nociva per te ma perché non voglio più avere a che fare con te. Te l'ho detto più volte e lo ripeto, quando avro' trovato un'altro lavoro i nostri cammini si divideranno- dissi, cercando di calmare la lite. -Tu non vai da nessuna parte, ragazzina- disse, sorpassandomi, alzo' il pugno e lo sferro' dritto in faccia a Cameron. -Vedi che cosa sta succedendo a causa sua?- esclamo' Cam, mentre Callum lo teneva lontano da Alex. Io e Lauren tenevamo Alex tranquillo mentre Debbie piangeva. -Non spetta a te decidere chi puo' o non puo' far parte della mia vita, Cameron! -Tu non sai chi é lei- esclamo' Cam, guardai Lauren e la pregai di tacere. -Lei é fuori di testa e non sai nemmeno quanto possa essere nociva per te- disse Cam, Alex scatto' di nuovo e mi spinse facendomi cadere a terra per liberarsi dalla mia presa e raggiungere Cam. Gli sferro' un secondo pugno allo stomaco e lui rispose con un pugno in faccia. Mi rialzai per dividerli ma fini' di nuovo a terra quando Alex mi spinse via. Avevo tagliato i ponti con Alex e Cameron, mi ero licenziata e avevo bloccato i loro numeri. Era un bene per tutti, avrei dovuto farlo prima. La rissa era finita piuttosto male, io e Lauren ce ne andammo dopo averli separati. Feci una scenata e mi licenziai mandando tutti a quel paese. Ero a letto a scorrere un sito internet in cerca di un lavoro, speravo in qualcosa di meno coinvolgente a livello personale. Era passato un mese da quando mi ero licenziata e ancora non avevo trovato lavoro.Volevo qualcosa dove non dovevo avere alcun collega e poche interazioni con altri esseri umani. Bussarono violentemente alla mia porta e quasi subito capii di essere nei guai. -Polizia di Detroit, aprite la porta- esclamarono, il suono era attutito dalla porta ma era forte e chiaro. Mi alzai, feci un respiro profondo ed apri' la porta. Due poliziotti fecero irruzzione, uno di loro mi blocco' al muro e inizio' ad ammanettarmi. Era una scena troppo famigliare per me. Il secondo poliziotto inizio' a mettere sotto sopra il mio appartamento in cerca di droga probabilmente. -Sunshine Evans, la dichiaro in arresto per spaccio di stupefacenti- disse, prima di iniziare a leggermi i miei diritti. Non sapevo che fare ma se c'era una cosa che avevo imparato da Travis era che nel momento dell'arresto dovevo tacere. Non riuscivo a smettere di pensare a Travis, mi chiedevo come avesse fatto a farmi arrestare, se avesse corrotto la polizia, se fosse un modo per spaventarmi e farmi tornare da lui promettendomi protezione ma una cosa era certa, Travis aveva fatto qualcosa. Mi buttarono in una cella con altre due donne, prostitute molto probabilmente. Non era la mia prima volta in quel tipo di posto. Ero stata arrestata quando avevo sedici anni per spaccio. Non lavoravo ancora per Travis ma avevo bisogno di soldi e con lui erano facili, mentre stava portando a termine un'affare la polizia arrivo' e lui scappo' lasciandomi nei guai. Mi presi la colpa al posto suo perché non sarei finita in prigione ma in riformatorio essendo ancora minorenne. Non ero più minorenne. Se erano poliziotti corrotti probabilmente avrebbero messo delle finte prove nel mio appartamento e avrebbero usato i miei precendenti per sbattermi in prigione per almeno cinque anni. Se avevano ricevuto una soffiata da parte di Travis mi avrebbero trattenuta per quarantotto ore e poi rilasciata per mancanza di prove, in entrabi i casi sarei stata macchiata a vita. -Evans hai diritto ad una chiamata, ti consiglio di chiamare il tuo avvocato- disse l'agente passandomi la cornetta del telefono. Dovevo pensare in fretta. -Sunshine, sei tu non é vero?- disse Lauren. -Non so come sia successo ma non posso stare qui, Lauren. Devi aiutarmi- dissi, scoppiando a piangere. Non sopportavo gli spazi chiusi e se fossi rimasta per tutta la notte in quella cella avrei perso la testa. -Lauren, per favore. -Piccola, resisti, ci penso io. Tu pero' resisti okey?- chiese, trattenendo le lacrime per non farmi preoccupare. Quando vidi Lauren entrare nella centrale, feci un sospiro di sollievo. -Stai bene?- chiese, corsi verso le grate e le presi la mano. -Mi faranno uscire?- chiesi, mentre le lacrime rigavano il mio viso. -Ci sta pensando... -Evans, puoi uscire- disse, un agente venendo ad aprire la cella. Provai una forte stretta al cuore quando vidi Alex dietro all'agente. Abbracciai Lauren quando usci' e lei mi ripeté che andava tutto bene. Feci un sospiro di sollievo prima di avere un attacco di panico guardando Travis uscire dalla stazione di polizia. Mi vide e sorrise facendomi l'occhiolino. Salimmo nell'auto di Lauren e in quel momento persi completamente la testa. -Perché lui é qui?- chiesi, avevo le palpitazioni e mi girava la testa. Alex era ormai nella lista nera di Travis e se non fosse venuto a farmi uscire probabilmente non ci sarebbe mai finito. -Non sapevo chi chiamare e lui é l'unico avvocato che conosco- rispose Lauren, mortificata. -Perché cazzo ti sei presentato?- chiesi, rivolgendomi ad Alex. -Volevi che ti facessi marcire li' dentro?- replico' Alex. -Potresti ringraziare. -Ringraziare per cosa? Facendomi uscire mi hai creato solo l'ennesimo problema da risolvere. Sai cosa ti farà Travis ora che sa che fai parte della mia vita? -Perché dovrebbe interessarti? -Non voglio che tu muoia, coglione!- esclamai, Lauren usci' dall'auto e ci lascio' soli. -Pensavo mi odiassi, per quale ragione ti dovresti preoccupare per me? -Rischi di farti uccidere, lui potrebbe venire qui e ucciderti. Non voglio che Travis ti uccida, tu non puoi morire perché se tu morissi io...io...perché sei venuto? -Sei morissi, tu cosa?- chiese, guardandomi. Quello che volevo dire avrebbe cambiato tutto tra noi, lui sarebbe stato pronto a tornare ad essere l'Alex che conoscevo e io avrei calpestato il mio orgoglio per lui. Non volevo fargli sapere quanto ci tenessi o quanto mi fosse mancato, quanto fosse stato difficile per me accettare cio' che aveva fatto. Non volevo che vincesse lui ma nonostante tutto cio' che li avevo detto era comunque venuto a tirarmi fuori di prigione. -Perderei la testa, quindi per favore stammi lontano..non voglio che tu muoia o che ti faccia del male. Non sai di che cos'é capace Travis. Io non ho paura di quello che potrebbe fare a me ma ho paura di quello che potrebbe fare a te o a Lauren....sa che non ho paura di morire e che l'unico modo per farmi del male e fare del male a voi. Per favore, stammi alla larga- dissi, sorrise e scosse la testa. Fece cenno a Lauren di tornare in macchina e scese dirigendosi verso la sua Jeep. Pensavo che avesse capito, pensavo che avesse deciso di girarmi alla larga perché aveva davvero paura per la sua vita. Vederlo mettere in moto mi fece più male di quanto credessi. Non volevo che uscisse dalla mia vita, volevo che restasse e che combattesse con me come Lauren faceva ogni giorno. Volevo che considerasse la nostra amicizia abbastanza importante da rischiare la vita. -Dove stiamo andando?- chiesi, quando mi accorsi che non stavamo andando al mio appartamento. -Sei in pericolo- disse Lauren, la guardai confusa mentre svoltava a sinistra. Fu in quel momento che notai la Jeep di Alex. -Dove stiamo andando?- ripetei, lei sospiro'. -Ho parlato con Alex e il posto più sicuro per te ora é casa sua. -Cosa? -Sapevo che non ti sarebbe piaciuta come idea ma casa tua é offlimits e anche la mia lo é. Nessun vuole che Travis ti trovi e casa di Alex é il posto più sicuro- disse Lauren. Era dietro all'auto di Alex e stava aspettando che l'enorme cancello si aprisse. Ero sbalordita. Non se n'era andato...ancora prima che gli dicessi come la pensavo lui era disposto a farmi vivere a casa sua per proteggermi. -Non ti chiedo di essere amica di Alex, sono affari tuoi, ma devi stare qui fino a che le cose non si saranno calmate- disse Lauren, mentre parcheggiava davanti a questa enorme villa. -Non ti é andata poi cosi' male- disse, scendendo. Apri' il bagagliaio e prese un borsone che mi porse. -Devo andare, chiamami quando vuoi- disse Lauren, mi abbraccio' e torno' in macchina. -Non devi farlo per forza- dissi rivolgendomi ad Alex, venne verso di me, prese la borsa e ando' verso l'entrata. Una grande porta moderna in mogano nera si apri' non appena ci trovammo davanti ad essa. Una donna con addosso un pigiama molto carino ci sorrise e prese le chiavi dell'auto da Alex. -Buonasera- disse, sorridendomi. -Jessica lei é Sunshine, resterà con noi per qualche notte. Sunshine lei é Jess lavora per noi, é come una di famiglia- disse Alex, le strinsi la mano. Davanti a me un enorme scalinata principesca si presento', alla mia destra c'era una porta nera e alla mia sinistra la sala da pranzo più grande che avessi mai visto. C'erano quadri che sembravano essere lontani dall'essere imitazioni. Alcuni erano di Dali, altri di Caravaggio e c'era qualche Picasso. -Lo so, é davvero una gran bella casa. I quadri sono quasi tutti originali, si abbiamo una piscina, ci sono dodici stanze e quattordici bagni. No, non mi sono mai perso e crescerci é davvero uno spasso- disse Alex, salendo le scale, lo segui' e nonostante non fossi più una ragazzina quelle erano le domande che mi stavo ponendo. -Di solito non saliamo al terzo e al quarto piano, qui c'é la mia stanza- disse, girando a destra e indicandomi una porta. -Quella accanto alla mia é la stanza di Ashley e qui davanti poi metterti tu. E' la stanza degli ospiti. I miei sono infondo al corridoio- sussurro' Alex, pensai che fosse carino da parte sua abbassare la voce per non svegliare la sorellina. -Posso parlarti?- chiesi, indicando la porta della sua stanza. Apri' la porta e mi sembro' di ritrovarmi da Ikea. Era tutto perfettamente in ordine, la stanza era moderna, di tonalità spente, grigio, nero e bianco. C'era un cerchio nero con ai lati due mezze lune dipinto sulla parete dove si trovava il suo letto. -Non devi farlo, dopo come ti ho trattato..tu non dovevi farmi uscire di prigione e non devi farmi vivere qui.. -Io ho sbagliato, io ho rovinato tutto e il minimo che possa fare e darti una mano. Qui sarai al sicuro ed é tutto cio' che voglio, che tu sia al sicuro. Ai miei genitori diro' che avevi bisogno di un posto dove stare, non si accorgeranno nemmeno di te quindi fai come se fossi a casa tua- disse, lo ringraziai e lui mi accompagno' alla stanza degli ospiti. Mi svegliai presto quella mattina, sgattaiolai fuori dalla mia stanza sperando di non svegliare nessuno e entrai in bagno. Mi lavai il viso con acqua fredda e mi pettinai i capelli prima di uscire per ritrovarmi una donna davanti. Alta, con grandi occhi verdi, un viso dai lineamenti gentili e fossette sulle guance. Somigliava molto ad Alex, era la sua versione femminile ed era davvero bella. -Salve- disse lei, ero fin troppo scioccata per rispondere senza sembrare stupida. -B-buongiorno- balbettai, lei sorrise e mi guardo' dalla testa ai piedi. -Non sono sicura di conoscerti ma esci dal mio bagno e indossi i vestiti di mio figlio quindi suppongo tu non sia un'intrusa- disse, indietreggia alla ricerca di protezione. -Si, ehm sono un'amica di...sono un'amica di Alex Hais, signora- dissi, timidamente, lei sorrise di nuovo e mi porse la mano. -E' la prima volta che ti vedo, mi chiamo Harmony. -Io sono..Sun, cioé Sunshine, Sunshine Evans...signora Hais- risposi, sentendomi ancora più stupida di quanto già non mi sentissi. -E' un piacere conoscerti, Sunshine. -Il-il piacere é tutto mio, signora Hais- replicai, era davvero gentile ma i genitori riuscivano sempre a mettermi a disagio. -Chiamami Harmony- disse, sorrisi e solo quando vidi Alex venire verso di noi riusci' a fare un respiro profondo. -Vi siete già conosciute vedo- disse Alex, dando un bacio a sua madre. -Non credevo fosse cosi'- disse Harmony, rivolgendosi a suo figlio. -Credo che tu le faccia questo effetto.. -Perché come credeva che fossi?- chiesi, preoccupata. -Tutto cio' che suo figlio le ha detto é sbagliato... -Non credo, ha detto solo grandi cose su di te Sunshine. Solo non credevo che fossi cosi' timida- replico' Harmony, guardai Alex che distolse lo sguardo imbarazzato. -La colazione sarà pronta tra poco, fai come fossi a casa tua Sun- disse Harmony, sorridendomi e dirigendosi verso le scale. -Hai parlato di me a tua madre?- chiesi, scioccata. -E' la mia migliore amica...le racconto tutto. Non sei speciale, sei solo un'altro punto interrogativo- rispose, sorrisi e annui'. -E' davvero bella- dissi, lui annui'. -Per questo io sono uno schianto- scherzo'. -Se fossi davvero suo figlio saresti uscito meglio, io chiederei a tua madre spiegazioni- ribattei. -Eri davvero adorabile poco fa...sembravi quasi umana. Non pensavo fossi capace di innervosirti. -I genitori mi innervosiscono, di solito mi detestano tutti..ho i capelli grigi e dei piercing quindi danno per scontato che faccia parte di una gang- ribattei, mentre andavamo in cucina. -Non puoi dargli torto, infondo é vero che facevi parte di una gang- replico'. -E' diverso!- dissi, lui sorrise. -Devo ammettere che....mi sei mancato Alex- dissi, evitando il suo guardo, sentivo già i suoi occhi su di me. Sapevo che era tutto fiero di se perché ero riuscita a condividere i miei sentimenti con lui. -Si..anche tu mi sei mancata, ragazzina- disse, lo guardai e notai che anche lui evitava il mio sguardo. Capitolo 4- Lauren parcheggio' davanti al bar e sospiro' prima di scendere, come se si stesse preparando ad una guerra. Debbie e Cameron stavano aiutando Alex a pulire il bar prima dell'apertura, le facevo io quelle cose di solito ma avevo chiesto se potevo arrivare più tardi quel giorno a causa dei miei impegni scolastici e lui accetto'. Indossai il grembiule e mi misi lavorare mentre Debbie e Cameron chiaccheravano con Lauren. Finito di pulire Cam venne verso di me e mi chiese se poteva parlarmi. Uscimmo fuori dal bar e mi preparai al peggio, sapevo che non aveva niente di buono da dirmi. -Hai parlato ad Alex delle allucinazioni? -Lui ti ha detto che...- dissi, feci un respiro profondo per calmare le mie emozioni e non perdere il controllo. -Lui non mi ha detto niente- ribatté Cam, lo guardai cercando di capire se mi stesse mentendo. -Come lo sai allora? -Che importa come lo so? Infondo me ne avevi già parlato tu quindi... -Non capisci, devo sapere se é stato lui a dirtelo perché se é stato lui allora io... -Non é stato lui a dirmelo.. -E chi altro allora?- chiesi, arrabbiata più che mai, lui sospiro' e pronuncio' il nome della ragazza di Alex. Tornai all'interno del bar come una furia e mi preparai alla guerra. -Chi ti ha dato il diritto di farlo?- chiesi, stringendo i pugni e serrando la mascella. Mi guardarono tutti come se stessi delirando. -Come scusa?- chiese Alex, guardo' Cameron alle mie spalle e poi guardo' me. -Chi cazzo ti ha dato il diritto di farlo? Chi ti credi di essere Alex Hais? - chiesi, guardandolo dritto negli occhi. -Mi sono fidata di te- esclamai, non riuscivo più a controllare niente, lasciai la rabbia prendere il controllo. -Sei la prima persona di cui mi fido dopo tanto tempo e alla prima occasione mi pugnali alle spalle. Chi ti ha dato il diritto di parlare degli affari miei alla tua ragazza? Sei un bastardo- dissi, Lauren venne verso di me quando vide che stavo davvero per perdere il controllo di me stessa. -Guardami, calmati- sussurro'. -Sun, ho sbagliato ma.. -Non c'é nessun ma, Alex, tu hai fatto la cosa più stupida che potessi fare ma é colpa mia. Io ho fatto l'errore di fidarmi di te e ora ne pago le conseguenze. A quante persone l'avete già raccontato? -Lui non voleva, era arrabbiato e gli é scappato. Sunshine é tutta colpa mia. -Debbie non parlare, tu non c'entri niente. Non mi importa se era arrabbiato o se gli é scappato. Ora grazie a te piccolo bastardo tutta Detroit sa dei miei problemi- replicai. -Non l'ho detto a nessuno...- aggiunse Debbie, la fulminai con lo sguardo e sorrisi. -L'hai raccontato a Cameron e a chissà quante altre persone. Sappi che non sono affatto arrabbiata con te ma tu e le tue bugie da quattro soldi potete andarvene a fanculo- esclamai, regalandole un medio. -Meglio uscire- disse Cam, sorridendole e spingendola fuori dal bar. -Vuoi farti anche la mia ragazza Cam?- chiese Alex, stringendo i pugni. Era incazzato anche lui ma non con me, con Cameron il che mi fece perdere la testa. -Hey, bastardo, é con me che devi litigare non con lui. Io sono qui!- esclamai, mettendomi nel suo campo visivo. -Voglio delle scuse da te prima di uscire da questo posto e non tornarci mai più. -Non mi scusero' con te- ribatté, ero sbalordita, non potevo credere che l'avesse detto. -Sei caduto cosi' in basso? Sei cosi' orgoglioso da non volerti scusare anche se sai di aver sbagliato?- dissi, capii immediatamente che non volevo più avere a che fare con lui. -Non ti sei mai scusata per essere stata a letto con Cameron- disse, cogliendomi di nuovo di sorpresa. Cio' che stava dicendo non aveva alcun senso e io non sapevo nemmeno come reagire. -Mi prendi per il culo, Alex? Mi sarei dovuta scusare per cosa? Per aver fatto qualcosa senza chiederti il permesso? Per aver preso una decisione da sola senza consultarmi prima con te? Mi spieghi qual'é il tuo fottuto problema? -Sei stata a letto con Cameron- ribatté, sospirai e sorrisi pensando a quanto assurda fosse quella situazione. -Vuoi sapere un segreto Alex? Non sono stata a letto con Cameron, gli ho fatto promettere di non raccontare a nessuno quello che gli avevo raccontato quella notte. Perché non vai a raccontare al mondo quanto patetica io sia?- confessai, prima di andarmene. -Sun, aspetta- disse, una volta fuori dal bar. -Aspettare cosa? Che tu racconti gli affari miei alla tua ragazza davanti a me?- chiesi. -Fai pure- dissi. -Ero arrabbiato con lei e con Cameron, ho iniziato a parlare e non mi sono fermato fino a quando non ho capito che avevo sbagliato. Mi dispiace, davvero. E' che...ero arrabbiato- disse Alex, risi e scossi la testa. -Vaffanculo, tu e le tue scuse del cazzo- dissi, guardai Lauren e lei sali' in auto e mise in moto. -Non ci posso credere- dissi, mentre uscivamo dal parcheggio. Alex continuo' a guardarmi mentre Debbie e Cameron entravano nel bar. -E' tutta colpa mia..- dissi, Lauren scosse la testa. -Che cos'é che sa?- chiese Lauren. -Delle allucinazioni- risposi. -Alex l'ha detto a Debbie e lei l'ha detto a Cameron, lui aveva paura che io mettessi il suo amico nei guai e mi ha chiesto perché abbia deciso di raccontarglielo. -Cameron ha paura che tu metta Alex nei guai?- chiese Lauren. -Gli ho raccontato cosi' tanto quella notte...troppo. Mettiti al suo posto, anche tu avresti paura di me. -Io so tutto e non ho paura di te- ribatté, la guardai e sorrisi. -Tu sei pazza- dissi, mi prese la mano e annui'. -Cosa farai?- chiese. -Cerchero' un altro lavoro, sai come sono fatta. Tradisci la mia fiducia una volta e sei fuori per sempre. Ebbi l'ennesimo incubo quella notte, rividi la morte di mio padre, di nuovo. Mi alzai dal letto e andai verso il bagno, cercai il rasoio nel cassetto e vidi Lauren, in piedi davanti a me. Stavo per ferirmi ma lei mi fermo', mi tolse il rasoio dalle mani e mi abbraccio'. -Non devi farlo- disse, mi riporto' a letto e rimase sveglia insieme a me. Andammo insieme a fare colazione e mi lascio' per andare dai suoi prima di pranzo. Non volevo passare altro tempo a casa, sola con me stessa e le mie allucinazioni cosi' rimasi sdraiata in un parco non lontano dal mio appartamento. Le nuvole si spostavano davanti a me, l'aria profumava d'autunno, si sentivano alcuni bambini giocare in lontananza. Mi concentrai sul mio battito cardiaco e su nient'altro. -Quindi é ancora questa la tua attività preferità- riconobbi immediatamente la voce di Callum, torreggiava su di me coprendomi dal sole. Aveva addosso un berretto nera, un lungo cappotto nero e un paio di jeans strappati. Si sdraio' accanto a me e mi sorrise guardandomi. -Perché sei qui?- chiesi, senza distogliere lo sguardo dalla distesa azzurra sopra di me. -Ero nei paraggi e ti ho vista, posso sempre andarmene.. -E' un parco pubblico, non posso chiederti di andartene- replicai, lui sorrise e poggio le mani incrociate sotto al capo. -Ho sentito che Travis é venuto a cercarti- disse, lo guardai e annui'. -Tu come lo sai? -Le voci girano, sai cosa vuole? -Vuole che torni a lavorare con lui- risposi, lui serro' la mascella e sospiro'. -Puoi denunciarlo. -Ci tengo alla mia vita. -Posso farlo io per te... -Tengo anche alla tua di vita- risposi, lui si sdraio' su un fianco e mi sorrise. -Non voglio avere anche la tua morte sulla coscienza, Cal, niente di più.. -Come no..- replico', sorrisi nonostante volessi mantenere un'espressione fredda e indifferente. -Posso offrirti il pranzo? Da amici, solo da amici- chiese, lo guardai e ricordai come mi faceva sentire. -Solo da amici- risposi, lui sorrise e si alzo', mi porse la mano e mi aiuto' ad alzarmi. -Cinese?- chiese, cercando le chiavi della sua auto. -Come vuoi- dissi, sali' sulla sua mercedes e allacciai la cintura. -Ho saputo che lavori.. -Tu e Lauren parlate ancora, non é vero?- chiesi, lui rise e annui'. -Eravamo tutti grandi amici, non pensavo che le cose sarebbero finte cosi'- disse, stringendo le mani attorno al volante. -Nessuno lo pensava. -Ho saputo che lavori per Alex Hais- disse, strinsi i pugni e degluti'. -Non più- ribattei. -Come mai?- chiese Cal. -Non sono fatti tuoi- replicai. -Non é una persona facile, proprio come te. -Non é come me- ribattei. Arrivati al ristorante Callum ordino' per me ricordandosi perfettamente quello che mi piaceva mangiare, parlammo dell'università per tutto il pranzo e fu piuttosto piacevole ritrovarmi a parlare con lui dopo tanto tempo. Ero abituata a vederlo ogni giorno, a parlare con lui ogni giorno e tutto d'un colpo lui era uscito dalla mia vita. A causa mia. Mi riaccompagno' a casa e mi chiese di prendermi cura di me stessa. Tornata al mio appartamento mi infilai in una vasca d'acqua gelata e chiusi gli occhi. L'acqua era più fredda quando era mia madre ad infilarmici, ci buttava dei cubetti di ghiaccio e mi lasciava a mollo per ore. L'acqua fredda era diventata la mia migliore amica, quando mi ci immergevo la mia mente si rilassava e si riempiva di pensieri. Mi feci una doccia quando si avvicino' l'ora di andare a lavorare. Non avevo alcuna voglia di vedere Alex o Debbie ma ero comunque una persona professionale e avrei lavorato li' per un ultima sera per prendere i miei soldi. Infilai un paio di jeans e un maglione di qualche taglia più grande, indossai la giacca di pelle e presi la borsa. L'autobus era vuoto e l'unica cosa che sentivo era la mia musica ad alto volume nelle orecchie. Entrata al bar notai che Debbie non c'era e nemmeno Cam era presente. C'era solo Alex, sistemava le bottiglie con addosso un maglione stretto che accentuava i suoi bicipiti. Tolsi il maglione e restai in canottiera, avvolsi il grembiule attorno alla vita e iniziai a pulire senza nemmeno rivolgergli parola. -Non pensavo saresti venuta. -E' l'ultima volta che mi vedrai, non ti preoccupare- ribattei, senza guardarlo. -Ti ho chiesto scusa, cosa posso fare per farmi perdonare? -Tornare indietro nel tempo e non raccontare alla tua ragazza delle mie allucinazioni- risposi, fredda e distaccata. -Sun, mi dispiace, davvero- disse, afferrandomi per il braccio e facendomi voltare. -Non mi interessa- dissi, scuotendo la testa. Tornai a lavorare e ignorare ogni suo tentativo di chiedermi scusa. -Non volevo farlo, é stato più forte di me.. -Smettila di cercare stupide scuse perché non funzionerà. Sai, io sono capace di perdonare chiunque perché so che sbagliare é umano ma non posso perdonarti per aver raccontato a Debbie delle allucinazioni. -Perché ti fa arrabbiare cosi' tanto che Debbie lo sappia? Non te ne devi vergo... -Davvero non riesci a capire? Non mi interessa che cosa la gente pensa di me ma non posso accettare che la mia vita sia esposta al mondo in quel modo. Non sono arrabbiata perché Debbie lo sa, sono arrabbiata perché tu non sei stato in grado di tenere per te una cosa cosi' delicata che riguarda la mia vita- dissi, sospiro' e mi guardo. -Devi perdonarmi, Sunshine. -Non devo fare niente- replicai. -Spiegami solo perché sei cosi' sincero con lei per quanto riguarda la vita degli altri ma non riesci nemmeno a parlare dei problemi con tuo padre?- dissi. Fu una serata tranquilla, tornata a casa mi buttai a letto e il mattino dopo andai ad inseguire la routine. Dopo una lunga e noiosa lezione di sociologia io e Lauren prendemmo un caffé e ci sedemmo su un prato a chiaccherare. Decisi di non raccontarle delle allucinazioni per proteggerla, quel periodo non fu facile per nessuna delle persone attorno a me. Ero cambiata dalla morte di mio padre, avevo iniziato a pensare molto meno a me stessa e più alle persone a cui tenevo. Non avevo intenzione di ferire qualcun'altro. -Quindi hai parlato con Callum- disse Lauren, la guardai confusa ricordandomi di non averglielo raccontato. -Come fai a... -Sta venendo qui con del cibo e un sorriso sul vol..Callum!- disse, sorridendo, mi voltai e lo vidi torreggiare su di noi. Teneva una busta in mano ed era carino come sempre, si sedette a terra con noi e mise la busta in mezzo a noi. -Donut!!- esclamo' Lauren, prendendone una. -Che fate?- chiese, guardandomi. -Le solite cose, Sunny mi raccontava del suo fastidioso capo- rispose Lauren, la guardai mentre masticava una donut con lo zucchero a velo sulle sue labbra e su tutto il suo viso. -Che c'é? Magari puo' darti un consiglio- disse Lauren, buttai giù un grosso sorso di caffé e sperai di svenire. -Lei si é confidata con il suo capo perché lui l'ha fatto con lei e sai che Sunny é una a cui non piace avere debiti, comunque, lui é andato a raccontarlo alla sua ragazza e lei l'ha detto al migliore amico del suo capo e ora Sunny é completamente fuori di se perché quelli sono ricconi e siamo in una scuola di ricconi e ha paura che tutti conoscano la sua vita come al liceo- spiego', con troppi dettagli per i miei gusti, copri' la testa con il cappuccio della felpa e cercai di nascondermi. -Che bastardo!- esclamo' Callum, sorrisi e annui' essendo completamente d'accordo. -Chi é la sua ragazza?- chiese Cal, Lauren mi guardo' e io risposi a voce bassa. -Oh, si la conosco, quella si che é una principessa e si fa trattare come tale- commento' Callum, come se la mia autostima non fosse già sotto terra. -Io dico che devi smettere di parlare con questo tipo e trovarti un ragazzo single- disse, facendomi l'occhiolino, Lauren scoppio' a ridere e gli diede un cinque. -Scusate ma ho lezione, economia. Ci si vede- dissi, prendendo la mia roba e andandomene. Entrai nella classe di economia, mi sedetti il più lontano possibile dall'insegnante e poggia la testa sul banco. Uscita dalla classe vidi Cameron in piedi vicino alla porta. -Ehi, Sunny!- disse, lo guardai confusa e andai verso di lui. -Che ci fai qui?- chiesi, lui abbasso' lo sguardo e sorrise. -Possiamo parlare?- chiese, io annui' e andammo a sederci su una panchina. -Se sei qui per farmi parlare con Alex, evita- dissi, non ero preoccupata, non avrei dovuto essere preoccupata. -Io non ti conosco, so molte cose di te ma non significa che sappia che tipo di persona tu sia. Hai attraversato l'inferno e ora sei qui davanti a me, sembri una tipa tosta, forte e sinceramente mi fai paura- esordi', capii subito che tipo di discorso voleva farmi. Era il tipo di discorso che mi facevano i genitori dei miei amici per tenermi lontana da loro. -Se sei qui per dirmi di stare lontana da Alex, non ti preoccupare. Ho chiuso con lui- dissi, lui mi guardo' negli occhi per qualche secondo poi distolse lo sguardo e sorrise imbarazzato. -Lui é protettivo, é leale e si preoccupa ma non é una cosa che fa con tutti, la fa solo con le persone di cui si fida e tu sei diventata una di quelle persone. Non voglio che lui si metta nei guai a causa del tuo passato, non voglio che stia male a causa tua....é fragile quando si tratta delle persone che ama. Anche lui ha attraversato l'inferno e ora sta cercando di uscirne, sta cercando di realizzare il suo sogno e non voglio che tu gli impedisca di farlo perché lui vuole proteggerti ma non ne é capace. Non voglio che venga ucciso a causa tua...come tuo padre. Non voglio che diventi un drogato o un alcolizzato, non voglio che diventi come te semplicemente perché ha voluto fidarsi di te. Non prenderla sul personale, mettiti al mio posto, che cosa faresti se fosse stata Lauren? Non so chi sei e non voglio saperlo perché quello che mi hai detto mi tiene ancora sveglio la notte. Non ti chiedo di licenziarti ma di non parlare con Alex, di lasciarlo in pace. Cercherà di farsi perdonare e finché non lo perdonerai lui ti assillerà quindi devi dirgli come stanno le cose ancora prima che sprechi il suo tempo a farsi perdonare da te- disse, speravo che quelle parole mi facessero provare qualcosa ma era la decima volta che le sentivo. Il concetto era sempre lo stesso, qualcuno voleva proteggere qualcun'altro e per farlo doveva ''ferire'' me. Non sapevo bene come rispondere, per me Alex non era più una persona di cui fidarmi e quindi stava lentamente uscendo dalla mia vita quindi non era un problema. -Ok- dissi, prima di alzarmi e andare verso la classe di filosofia. Callum si sedette accanto a me e mi racconto' della sua lezione di diritto. -Rebecca ha risposto a tutte le domande dell'insegnante- disse, lo guardai sorpresa e lui sorrise. -In modo sbagliato ma ha risposto- disse, sorrisi e feci un respiro profondo guardandolo. Mi mancava cosi' tanto essere la sua ragazza, Callum Lawrence era capace di farti sentire la persona più amata del mondo con un semplice sguardo. Non potevo tornare con lui pero'. Era stato la mia seconda roccia dopo la morte di mia sorella ma dopo quella di mio padre dovetti mettere fine alla nostra relazione. La versione ufficiale é che lui non mi ha impedito di fare gli errori che mi hanno spinta ad uccidere mio padre. La verità é che i suoi genitori mi hanno chiesto di lasciarlo in pace, un po' come aveva fatto Cameron e non potevo ignorare i suoi genitori cosi' ubbidi'. -Tutto bene?- chiese, mi guardai intorno e vidi mia sorella seduta accanto a me. Mi sorrise e io sorrisi a Callum dicendogli che andava tutto bene. -Non devi ascoltare quel ragazzo, tu non sei una brutta persona- disse Hope, mandai giù il groppo che avevo in gola e cercai di mantenere il controllo della situazione. -Devo, devo andare- dissi, alzandomi nel bel mezzo della lezione di filosofia. Presi la borsa e corsi fuori, avevo il respiro affannato e un groppo alla gola. Non potevo più trattenermi dovevo sfogarmi in qualche modo. Mi nascosi nei bagni delle ragazze, bloccai la porta e resta seduta per terra per qualche minuto. Sapevo che cosa volevo fare ma sapevo anche di non poterlo fare in un luogo pubblico dove qualcuno avrebbe potuto trovarmi e dove tutti avrebbero potuto vedermi. -Ti aiutera', il sangue ti ha sempre aiutata- disse Hope, la guardai e vidi i suoi polsi, un liquido rosso le scivolava lungo le mani. -No,no, non di nuovo- dissi, gettandomi su di lei, Hope cadde a terra, vedevo sangue su tutto il pavimento del bagno e i suoi occhi lentamente si spegnevano. -Non di nuovo, Hope, non di nuovo- dissi, cercando di fermare il sangue. -Piccola, per favore- le lacrime scendevano lungo il mio viso mentre vedevo mia sorella morire per la seconda volta. -Non é colpa tua- disse, prima di chiudere gli occhi e di svanire. -NO!- gridai, tirando un pugno ad uno specchio. Avevo il cuore a mille e solo vedere la mia mano sanguinare riusci' a calmarmi. Era diventata un'abitudine ferirmi ogni volta che avevo voglia di piangere, mi aiutava a controllarmi, a diventare forte. Avvolsi la sciarpa attorno alla mano e usci' dalla finestra del bagno per evitare i commenti e gli sguardi incuriositi degli studenti. Mi sdraiai sul prato dietro ai bagni, nascosta dai cespugli, completamente sola. -Ho sempre saputo che quella ragazza non stava bene- disse, una ragazza all'interno del bagno. -Come sai che é stata lei?- chiese, la seconda ragazza. -L'ho vista entrare, si chiama Sunshine Evans e fa sempre cose come questa. Quella ragazza é completamente pazza, soffre di allucinazioni e l'hanno ammessa in questa scuola- disse la prima ragazza, solo in quel momento riconobbi quella voce. Rebecca Sorrow, quella ragazza aveva un problema con me fin da quando eravamo piccole. Ero cosi' profondamente disgustata dal fatto che lei sapesse cio' che stavo passando e che si prendesse gioco di me in quel modo. Mi alzai e mi allontanai dai bagni, le voci avrebbero cominciato a girare e avevo molta voglia di sapere che cosa si sarebbero inventati questa volta. -Ti ho cercata ovunque, dove eri finita?- chiese Callum, infilai le mani nelle tasche della giacca e cercai di sorridere. -Non mi sentivo molto bene- risposi, lui mi guardo' e annui'. -Stai bene?- chiese, io annui' e mi sforzai di sorridere in modo ancora più convincente. -Ti sei persa una gran bella lezione- disse Callum, mi passo' i suoi appunti, scattai un paio di foto e lo ringraziai prima di andare via. Dovevo pranzare con Lauren ma prima dovevo trovare un modo di fermare il sangue e coprire la ferita. Andai in segreteria e aspettai. -Scusi?- dissi, quando vidi una donna, alta, capelli corti neri, grandi occhi blu. -Lavora qui?- chiesi, lei scosse la testa e fece per andarsene, mi diede una seconda occhiata e si avvicino'. -Cosa posso fare per te?- chiese, aveva una voce dolce, amorevole. -Cerco l'infermeria, sa dirmi dove ne posso trovare una?- chiesi, lei sorrise. -Ti senti male?- chiese, deglutii e scossi la testa tirando fuori la mano con la sciarpa coperta di sangue. -Ho avuto un'incidente- risposi, sorridendo imbarazzata. -Come ti chiami?- chiese, mi sembro' strano che me lo chiedesse non aveva bisogno del mio nome per darmi delle indicazioni. -Sunshine Evans- risposi, lei fece un respiro profondo e mi diede una cartina della scuola mostrandomi dove trovare un'infermeria. L'infermiera medico' la ferita e mi disse che non c'era alcun bisogno di punti ma che avrei dovuto cambiare la fasciatura ogni giorno per una settimana. Comprai un paio di guanti di pelle in un negozio e li indossai prima di andare da Lauren. -Che bella scelta di stile- disse Lauren, con tono sarcastico, sorrisi e nascosi la mano ferita nella tasca della giacca temendo che potesse scoprirlo. -Si mangia messicano- disse, facendo partire una canzone messicana, inizio' ad ondeggiare i fianchi e a cantare in spagnolo. -Non é la prima volta che mangiamo da Taco Bell- dissi, lei spense la radio e mi guardo'. -E' sempre una cosa da festeggiare, Taco Bell merita sempre i festeggiamenti, tesoro- disse, sorridendo. Ci fermammo al solito ristorante e ci sedemmo al solito posto a mangiare le solite cose. -Hai intenzione di mangiare con quei guanti? -Ho le mani congelate e sono fighi- dissi, lei scoppio' a ridere e diede un morso al taco. -Cameron é venuto a chiedermi di stare lontana da Alex- dissi, Lauren rischio' di soffocarsi con una patatina quando glielo dissi. -Cosa?- chiese, buttando il taco sul piatto. -E' venuto dopo la lezione di economia e mi ha detto che dovevo stargli lontano per il suo bene. -Che pezzo di merda! Abbiamo fatto colazione insieme subito dopo- replico', la guardai confusa e lei mi spiego' che Cam le aveva chiesto di uscire. -Vuoi davvero uscire con Cameron Ingram? -Ora che mi ha raccontato questa cosa, no, non ho intenzione di uscire con qualcuno che si permette di giudicarti senza conoscerti- rispose, era completamente fuori di se. -Sa molte cose su di me. -Conosce i fatti ma non le ragioni. Perché hai iniziato a spacciare? Perché vi stavano per sfrattare. Perché sei finita in riformatorio? Perché sei stata incastrata. Perché hai le allucinazioni? Perché perdere Hope ti ha distrutta- replico', sorrisi pensando a quanto quella ragazza mi volesse bene. Ogni cosa sbagliata che avevo fatto aveva una ragione ma non potevo giustificarmi in quel modo, avrei potuto trovare alternative a quei problemi invece di mettermi nei guai. -Non devi lasciar perdere Cam perché lui non vuole che distrugga il suo migliore amico. -Non lo distruggerai.. -Ho distrutto la mia famiglia, Callum e ho distrutto anche te ma é troppo tardi per rimediare a quello che ho fatto a te. -Non mi hai fatto niente, Sunny. Non mi hai mai distrutta ma mi hai insegnato ad essere forte- replico', la guardai e lei scoppio' a ridere. -Sto sparkeggiando- disse. Dopo le lezioni pomeridiane andai a prepararmi per il lavoro, mi sfilai i guanti solo una volta arrivata al bar. Lauren aveva una cena di famiglia e quindi non si sarebbe mai presentata al bar. -Sei di nuovo qui...pensavo che... -Non pensare, lavorero' qui fino a che non trovero' un altro lavoro- dissi, interrompendolo. -Che hai fatto alla mano? -La spada di un cavaliere dello zodiaco mi ha ferita- risposi, lui roteo' gli occhi. -Che hai fatto?- chiese Alex, mentre asciugavamo i bicchieri. -Non rompere Alex- risposi. La prima persona che entro' nel bar quella sera fu il mio incubo peggiore. Rebecca. -Alex!- disse, abbracciandolo, mi concentrai sui drink e cercai di ignorare la sua presenza. -Sunshine- disse, con tono schifato. -Rebecca- dissi, con ancor più disgusto. -Hai lasciato il tuo DNA in tutto il bagno oggi- disse, la guardai e cercai di minacciarla con lo sguardo per farla tacere. -Il rettore vuole scoprire chi é stato a rompere lo specchio, a quest'ora dovrebbero saperlo tutti all'università- aggiunse, decisi di lasciar perdere e lasciarle dire quello che voleva dire. -Che cos'é successo?- chiese Alex, lei mi guardo' e guardo' Alex. -Ti sei fatta molto male, vedo. Dovresti andare da Dr Phil- disse Rebecca prendendomi la mano, feci un respiro profondo e andai a servire i clienti con i miei drink. -Quindi?- chiese Alex, rivolgendosi a me. -Non é successo niente. -Ha preso a pugni lo specchio perché il fantasma di sua sorella le ha ricordato quanto inutile fosse- disse Rebecca, Alex mi guardava perplesso. -E' cosi' che ti sei ferita?- chiese Alex, guardavo Rebecca e cercavo di dimostrare a me stessa che ero forte e che potevo sopportare la sua cattiveria. -Si- dissi, Alex mi prese la mano e io la sottrassi allontandandomi. -Perché?- chiese Alex, io guardai Rebecca sapendo che sarebbe stata lei a rispondere alla domanda. -Per le allucinazioni suppongo- disse Rebecca, cogliendomi di sorpresa. Non sapevo che dire, ero talmente scioccata e disgustata che non sapevo realmente come reagire. -Vattene- mormorai, guardandola. -Credi di potermi cacciare? Sei cosi' poco importante, Sunshine..- disse, guardai Alex e continuai a lavorare sperando che la frustrazione non mi faccesse scoppiare in lacrime. -Vattene, Rebecca- disse Alex, lo guardai e scoppiai a ridere. -Cosa c'é di cosi' divertente, sgualdrina?- chiese Rebecca, la guardai e sorrisi. -Mi piace che tu creda di ferirmi anche solo un po', tu non sai chi sono Rebecca e non sai cosa potrei farti. Se non l'avessi capito, ti sto minacciando, e giuro che se ti sento pronunciare il mio nome o quello di mia sorella non vedrai più la luce del sole. Sono pazza, l'hai detto anche tu- dissi, inchidandola al muro. -Lasci che mi parli cosi'?- chiese rivolgendosi ad Alex. -Te la sei cercata- ribatté. Rebecca se ne ando' lasciandomi nuovamente sola con lui. -Stai bene? -Mi stupisci, sai? Credevo che fossimo simili ma ora inizio a vedere chi sei veramente e mi fai pena, Alex- risposi. Odiavo cosi' tanto quel ragazzo per rovinato il nostro rapporto, credevo davvero che avremmo potuto essere amici. -Sun- disse, il cuore mi si strinse al suono di quel nomignolo con cui solo lui mi chiamava. -Non é quello il mio cazzo di nome!- esclamai, stringendo i pugni e cercando di reprimere la rabbia che provavo per me stessa. Avevo un dovere ed era quello di stare lontana da Alex, gli avrei dato il peggio di me cosi' almeno sarei stata io la cattiva della situazione. -Sunshine, che cos'é successo?- chiese. -Quale parte di ''stammi lontano'' non hai capito? Non voglio più avere a che fare con te, sei una persona meschina e non hai fatto altro che prenderm in giro. Devi sparire dalla mia vita, Alex Hais, non voglio più vederti o sentire la tua voce. Ti odio con ogni singola particella del mio corpo, ancora non l'hai capito?- dissi, lui serro' la mascella e degluti'. Si volto' e torno' a lavorare. La sua ragazza passo' a tarda serata e si prese cinque minuti di pausa per parlare con lei. Quando Debbie rientro' era in lacrime, prese la sua borsa, mi guardo' per qualche secondo e poi usci' dal bar distrutta. Alex torno' con lo stesso sguardo che aveva quando mi aveva vista uscire dall'appartamento di Cam. Il mio turno era finito e volevo solo andarmene a dormire. -Ti do un passaggio- disse Alex, prese la giacca e le chiavi. -Non voglio niente da te- dissi, lui mi lancio' un occhiataccia. -Sali' in auto- disse, digrignando i denti. -Torno a casa da sola. -Ho detto, sali- ripeté con voce minacciosa e sguardo inquietante, stringeva i pugni e aveva la mascella serrata come se stessa facendo di tutto per trattenersi dal colpirmi. -La posso portare io a casa- disse Callum, mi voltai stupita di sentire la sua voce. -Ehi, Sunny- disse, sorridendomi, lo guardai sempre più confusa e guardai Alex che sembrava ancora più arrabbiato. -Chi cazzo sei tu?- chiese Alex, avvicinandosi a Cal, mi misi tra i due per evitare qualunque scontro e salvare la vita al mio fragile ex ragazzo. -Sono un amico di Sunshine- disse Cal, fingendo di non capire la gravità della situazione. -Callum- disse, Alex mi guardo' e guardo' Cal. -Sali sulla fottuta auto, Sun- disse Alex, lo guardai cercando di capire qualcosa ma vedevo il vuoto completo. -Vattene a casa, Hais- dissi, lui si mordette il labbro inferiore e sali' in auto. Sfreccio' fuori dal parcheggio e spari'. -Pensavo che mi avrebbe colpito. In pieno volto, stavo per piangere- scherzo' Cal, sospirai sollevata che fosse ancora vivo e che Alex fosse sparito. -Che gli é preso? Sembrava avercela a morte con te- disse Cal, lo guardai e cercai la bugia più conveniente. -Che cavolo ci fai qui a quest'ora?- chiesi, cambiando discorso. -Volevo vedere come stavi, oggi eri un po' strana- disse Cal, lo guardai come se avesse detto la più grande stupidaggine del mondo. -Quindi vieni a prendermi a quest'ora della notte in un quartiere malfamato? -Pensavo che ti avrebbe dato fastidio vedermi durante il lavoro- disse, sorrisi e lo trascinai alla sua macchina. -Portami a casa, ho bisogno di dormire- dissi, in un sospiro. -Che hai fatto alla mano?- chiese, guardai la mia mano ferita e serrai le labbra. -Credo che a quest'ora tu lo sappia. -Conosco la versione di Rebecca ma non é quella che mi interessa- disse Cal, poggiai la testa contro al finestrino e gli raccontai quello che era successo. -Perché Rebecca sa delle allucinazioni? -L'ho detto alla persona sbagliata e quella persona l'ha detto ai suoi amici- risposi, lui annui' e mi prese la mano. -Sono qui, se le cose vanno male io e Lauren saremo al tuo fianco. Come al liceo- disse, sorridendomi. -Grazie- dissi, lui accese la radio e si mise a cantare una delle sua canzoni preferite, Bad dei The Cab. La canzone parlava di un ragazzo in cerca di una cattiva ragazza e solo in quel momento capii perché gli piacesse cosi' tanto quella canzone. Parlava praticamente di noi. Lauren era passata da me prima del lavoro e avevamo deciso di farci le unghie e spettegolare come tutte le ragazze normali. Aveva sentito le voci al campus ma non mi aveva chiesto nulla a riguardo cosi' ci passammo sopra e le raccontai di come Alex avesse fatto piangere Debbie. -Probabilmente é il tipo che piange perché non le si dice che é fantastica in ogni cosa che fa- disse Lauren, scoppiai a ridere e rischiai di rovinarmi lo smalto come facevo sempre. -La nostra festa preferita si avvicina baby, che cosa facciamo?- chiese Lauren, guardai il calendario e vidi quanto fosse vicino Halloween. -Film horror e sfilata di costumi fatti in casa?- chiesi, Lauren ci penso' su qualche secondo e annui'. -Quindi passo il weekend da te?- chiese Lauren. -Puoi restare fin da oggi se vuoi- dissi, lei mi guardo' e sorrise. -Fantastico perché stanno facendo delle ristrutturazioni a casa mia e c'é un casino assurdo- disse Lauren, aprendo la porta d'ingresso a trascinando una valigia all'interno del mio appartamento. -Ti stai trasferendo?- chiesi, scoppiando a ridere. -E' lo stretto necessario per tre giorni a casa tua- sorrisi, e buttai giù un sorso di caffé. -Devo andare al lavoro- dissi, lei assunse un'espressione affranta. -Manca poco piccola, tra poco potrai lasciare quello stupido lavoro e dimenticarti di quelle persone- disse, la guardai schifata e lei sorrise. Infilai un paio di jeans, un maglione bianco e indossai le vans. Arrivate al bar percepimmo entrambe la tensione nell'aria, l'auto di Cam era nel parcheggio e c'era anche quella di Debbie. -Ci aspetta una bella serata- dissi, mentre raggiungevamo la porta. Un'auto parcheggio poco dopo di noi e quando mi voltai vidi Callum scendere dall'ibrida nera. -Che cosa ci fa qui?- chiesi, Lauren sorrise. -Sono tre contro tre ora- disse Lauren, abbracciando Cal. -Salve- dissi, usando il sorriso più falso che avessi. -Cameron, Debbie, lui é Callum un mio caro amico- dissi, loro si presentarono mentre Alex mi guardava come se volesse magiarmi viva. -Non ho avuto il piacere di presentarmi ieri sera, Alex Hais- disse Alex, stringendo la mano a Cal. -Andiamo a sederci la giù- disse Lauren, allontanandosi dal bancone, mi annodai il grembiule alla vita e mi preparai ad affrontare tutto. -Do una festa a casa mia ad halloween se vi va di venire- disse Cam rivolgendosi a Lauren, lei mi guardo' e poi guardo' Cam. -Abbiamo altri programmi- disse Lauren, con tono freddo. -Che tipo di programmi?- chiese Cam, vidi lo sguardo di Lauren cambiare, era arrabbiata e la causa ero io. -Non sono affari tuoi, Cam- rispose Lauren, Cameron si accorse di quanto fredda e distaccata fosse. -Ho fatto qualcosa di sbagliato?- chiese Cameron, asciugavo i bicchieri e osservavo la situazione. -Non fai altro che sbagliare- rispose Lauren. -Di cosa stai parlando? -Sai di cosa parlo- ribatté Lauren, la guardai e cercai di farle capire che non doveva combattere le mie battaglie. -Non capisco. -Forse Alex dovrebbe iniziare ad essere più sincero e a dire quello che pensa al diretto interessato. Non mandare te. -Di cosa sta parlando, Cameron?- chiese Alex, andando verso il loro tavolo. Attraversai il bancone e mi misi accanto a Lauren. -Niente, Alex- rispose. -Tu sei una fottuta stronza!- esclamo' Cameron, rivolgendosi a me. -Pensavo fossimo d'accordo- aggiunse, venendo verso di me con fare rabbioso. Alex spinse Cameron prima che potesse avvicinarsi troppo. -Che cazzo sta succedendo?- chiese Alex, strinse i pugni e si volto' a guardarmi, distolsi lo sguardo. -Chiedilo a Cameron- disse Lauren. -Che cazzo hai fatto? -Stavo solo cercando di proteggerti, amico- rispose. -Che cazzo hai fatto, Cam?- chiese Alex, alzando la voce. -Non ha fatto niente- dissi, mettendomi tra i due. Guardai Alex dritto negli occhi e provai una stretta al cuore. -Sunshine- disse Lauren. -Okey, nessuno ha intenzione di parlare? Perfetto, parlo io. Il tuo amico ha chiesto a Sunshine di starti lontano perché crede che lui finirà per distruggerti- spiego' Lauren, la guardai e scossi la testa. Alex scatto' ma riusci' a fermarlo prima che potesse raggiungere Cameron. Lo spinsi con tutta la forza che avevo. -Stanne fuori, Sun- esclamo'. -L'ho fatto per te, amico. Quella ragazza é completamente fuori di testa, guardaci cazzo! Non abbiamo mai litigato e ora per colpa sua.. -E' per colpa tua se ho voglia di spaccarti la faccia? Chi cazzo ti credi di essere per giudicarla? Pazza? Amico, il più pazzo in questa stanza sono io e se vuoi davvero proteggere qualcuno forse dovresti pensare a proteggere lei da me- esclamo', lo guardai e lo vidi sotto una luce completamente diversa. -Era vulnerabile e ti ha raccontato cose di se stessa che non racconta mai, chi sei tu per giudicarla? -E' un chaos, Cam, tu non lo sai ma lei é un casino- rispose Cameron. -Chi non lo é?- chiese. -Ero d'accordo con Cameron, non perché credo di essere nociva per te ma perché non voglio più avere a che fare con te. Te l'ho detto più volte e lo ripeto, quando avro' trovato un'altro lavoro i nostri cammini si divideranno- dissi, cercando di calmare la lite. -Tu non vai da nessuna parte, ragazzina- disse, sorpassandomi, alzo' il pugno e lo sferro' dritto in faccia a Cameron. -Vedi che cosa sta succedendo a causa sua?- esclamo' Cam, mentre Callum lo teneva lontano da Alex. Io e Lauren tenevamo Alex tranquillo mentre Debbie piangeva. -Non spetta a te decidere chi puo' o non puo' far parte della mia vita, Cameron! -Tu non sai chi é lei- esclamo' Cam, guardai Lauren e la pregai di tacere. -Lei é fuori di testa e non sai nemmeno quanto possa essere nociva per te- disse Cam, Alex scatto' di nuovo e mi spinse facendomi cadere a terra per liberarsi dalla mia presa e raggiungere Cam. Gli sferro' un secondo pugno allo stomaco e lui rispose con un pugno in faccia. Mi rialzai per dividerli ma fini' di nuovo a terra quando Alex mi spinse via. Avevo tagliato i ponti con Alex e Cameron, mi ero licenziata e avevo bloccato i loro numeri. Era un bene per tutti, avrei dovuto farlo prima. La rissa era finita piuttosto male, io e Lauren ce ne andammo dopo averli separati. Feci una scenata e mi licenziai mandando tutti a quel paese. Ero a letto a scorrere un sito internet in cerca di un lavoro, speravo in qualcosa di meno coinvolgente a livello personale. Era passato un mese da quando mi ero licenziata e ancora non avevo trovato lavoro.Volevo qualcosa dove non dovevo avere alcun collega e poche interazioni con altri esseri umani. Bussarono violentemente alla mia porta e quasi subito capii di essere nei guai. -Polizia di Detroit, aprite la porta- esclamarono, il suono era attutito dalla porta ma era forte e chiaro. Mi alzai, feci un respiro profondo ed apri' la porta. Due poliziotti fecero irruzzione, uno di loro mi blocco' al muro e inizio' ad ammanettarmi. Era una scena troppo famigliare per me. Il secondo poliziotto inizio' a mettere sotto sopra il mio appartamento in cerca di droga probabilmente. -Sunshine Evans, la dichiaro in arresto per spaccio di stupefacenti- disse, prima di iniziare a leggermi i miei diritti. Non sapevo che fare ma se c'era una cosa che avevo imparato da Travis era che nel momento dell'arresto dovevo tacere. Non riuscivo a smettere di pensare a Travis, mi chiedevo come avesse fatto a farmi arrestare, se avesse corrotto la polizia, se fosse un modo per spaventarmi e farmi tornare da lui promettendomi protezione ma una cosa era certa, Travis aveva fatto qualcosa. Mi buttarono in una cella con altre due donne, prostitute molto probabilmente. Non era la mia prima volta in quel tipo di posto. Ero stata arrestata quando avevo sedici anni per spaccio. Non lavoravo ancora per Travis ma avevo bisogno di soldi e con lui erano facili, mentre stava portando a termine un'affare la polizia arrivo' e lui scappo' lasciandomi nei guai. Mi presi la colpa al posto suo perché non sarei finita in prigione ma in riformatorio essendo ancora minorenne. Non ero più minorenne. Se erano poliziotti corrotti probabilmente avrebbero messo delle finte prove nel mio appartamento e avrebbero usato i miei precendenti per sbattermi in prigione per almeno cinque anni. Se avevano ricevuto una soffiata da parte di Travis mi avrebbero trattenuta per quarantotto ore e poi rilasciata per mancanza di prove, in entrabi i casi sarei stata macchiata a vita. -Evans hai diritto ad una chiamata, ti consiglio di chiamare il tuo avvocato- disse l'agente passandomi la cornetta del telefono. Dovevo pensare in fretta. -Sunshine, sei tu non é vero?- disse Lauren. -Non so come sia successo ma non posso stare qui, Lauren. Devi aiutarmi- dissi, scoppiando a piangere. Non sopportavo gli spazi chiusi e se fossi rimasta per tutta la notte in quella cella avrei perso la testa. -Lauren, per favore. -Piccola, resisti, ci penso io. Tu pero' resisti okey?- chiese, trattenendo le lacrime per non farmi preoccupare. Quando vidi Lauren entrare nella centrale, feci un sospiro di sollievo. -Stai bene?- chiese, corsi verso le grate e le presi la mano. -Mi faranno uscire?- chiesi, mentre le lacrime rigavano il mio viso. -Ci sta pensando... -Evans, puoi uscire- disse, un agente venendo ad aprire la cella. Provai una forte stretta al cuore quando vidi Alex dietro all'agente. Abbracciai Lauren quando usci' e lei mi ripeté che andava tutto bene. Feci un sospiro di sollievo prima di avere un attacco di panico guardando Travis uscire dalla stazione di polizia. Mi vide e sorrise facendomi l'occhiolino. Salimmo nell'auto di Lauren e in quel momento persi completamente la testa. -Perché lui é qui?- chiesi, avevo le palpitazioni e mi girava la testa. Alex era ormai nella lista nera di Travis e se non fosse venuto a farmi uscire probabilmente non ci sarebbe mai finito. -Non sapevo chi chiamare e lui é l'unico avvocato che conosco- rispose Lauren, mortificata. -Perché cazzo ti sei presentato?- chiesi, rivolgendomi ad Alex. -Volevi che ti facessi marcire li' dentro?- replico' Alex. -Potresti ringraziare. -Ringraziare per cosa? Facendomi uscire mi hai creato solo l'ennesimo problema da risolvere. Sai cosa ti farà Travis ora che sa che fai parte della mia vita? -Perché dovrebbe interessarti? -Non voglio che tu muoia, coglione!- esclamai, Lauren usci' dall'auto e ci lascio' soli. -Pensavo mi odiassi, per quale ragione ti dovresti preoccupare per me? -Rischi di farti uccidere, lui potrebbe venire qui e ucciderti. Non voglio che Travis ti uccida, tu non puoi morire perché se tu morissi io...io...perché sei venuto? -Sei morissi, tu cosa?- chiese, guardandomi. Quello che volevo dire avrebbe cambiato tutto tra noi, lui sarebbe stato pronto a tornare ad essere l'Alex che conoscevo e io avrei calpestato il mio orgoglio per lui. Non volevo fargli sapere quanto ci tenessi o quanto mi fosse mancato, quanto fosse stato difficile per me accettare cio' che aveva fatto. Non volevo che vincesse lui ma nonostante tutto cio' che li avevo detto era comunque venuto a tirarmi fuori di prigione. -Perderei la testa, quindi per favore stammi lontano..non voglio che tu muoia o che ti faccia del male. Non sai di che cos'é capace Travis. Io non ho paura di quello che potrebbe fare a me ma ho paura di quello che potrebbe fare a te o a Lauren....sa che non ho paura di morire e che l'unico modo per farmi del male e fare del male a voi. Per favore, stammi alla larga- dissi, sorrise e scosse la testa. Fece cenno a Lauren di tornare in macchina e scese dirigendosi verso la sua Jeep. Pensavo che avesse capito, pensavo che avesse deciso di girarmi alla larga perché aveva davvero paura per la sua vita. Vederlo mettere in moto mi fece più male di quanto credessi. Non volevo che uscisse dalla mia vita, volevo che restasse e che combattesse con me come Lauren faceva ogni giorno. Volevo che considerasse la nostra amicizia abbastanza importante da rischiare la vita. -Dove stiamo andando?- chiesi, quando mi accorsi che non stavamo andando al mio appartamento. -Sei in pericolo- disse Lauren, la guardai confusa mentre svoltava a sinistra. Fu in quel momento che notai la Jeep di Alex. -Dove stiamo andando?- ripetei, lei sospiro'. -Ho parlato con Alex e il posto più sicuro per te ora é casa sua. -Cosa? -Sapevo che non ti sarebbe piaciuta come idea ma casa tua é offlimits e anche la mia lo é. Nessun vuole che Travis ti trovi e casa di Alex é il posto più sicuro- disse Lauren. Era dietro all'auto di Alex e stava aspettando che l'enorme cancello si aprisse. Ero sbalordita. Non se n'era andato...ancora prima che gli dicessi come la pensavo lui era disposto a farmi vivere a casa sua per proteggermi. -Non ti chiedo di essere amica di Alex, sono affari tuoi, ma devi stare qui fino a che le cose non si saranno calmate- disse Lauren, mentre parcheggiava davanti a questa enorme villa. -Non ti é andata poi cosi' male- disse, scendendo. Apri' il bagagliaio e prese un borsone che mi porse. -Devo andare, chiamami quando vuoi- disse Lauren, mi abbraccio' e torno' in macchina. -Non devi farlo per forza- dissi rivolgendomi ad Alex, venne verso di me, prese la borsa e ando' verso l'entrata. Una grande porta moderna in mogano nera si apri' non appena ci trovammo davanti ad essa. Una donna con addosso un pigiama molto carino ci sorrise e prese le chiavi dell'auto da Alex. -Buonasera- disse, sorridendomi. -Jessica lei é Sunshine, resterà con noi per qualche notte. Sunshine lei é Jess lavora per noi, é come una di famiglia- disse Alex, le strinsi la mano. Davanti a me un enorme scalinata principesca si presento', alla mia destra c'era una porta nera e alla mia sinistra la sala da pranzo più grande che avessi mai visto. C'erano quadri che sembravano essere lontani dall'essere imitazioni. Alcuni erano di Dali, altri di Caravaggio e c'era qualche Picasso. -Lo so, é davvero una gran bella casa. I quadri sono quasi tutti originali, si abbiamo una piscina, ci sono dodici stanze e quattordici bagni. No, non mi sono mai perso e crescerci é davvero uno spasso- disse Alex, salendo le scale, lo segui' e nonostante non fossi più una ragazzina quelle erano le domande che mi stavo ponendo. -Di solito non saliamo al terzo e al quarto piano, qui c'é la mia stanza- disse, girando a destra e indicandomi una porta. -Quella accanto alla mia é la stanza di Ashley e qui davanti poi metterti tu. E' la stanza degli ospiti. I miei sono infondo al corridoio- sussurro' Alex, pensai che fosse carino da parte sua abbassare la voce per non svegliare la sorellina. -Posso parlarti?- chiesi, indicando la porta della sua stanza. Apri' la porta e mi sembro' di ritrovarmi da Ikea. Era tutto perfettamente in ordine, la stanza era moderna, di tonalità spente, grigio, nero e bianco. C'era un cerchio nero con ai lati due mezze lune dipinto sulla parete dove si trovava il suo letto. -Non devi farlo, dopo come ti ho trattato..tu non dovevi farmi uscire di prigione e non devi farmi vivere qui.. -Io ho sbagliato, io ho rovinato tutto e il minimo che possa fare e darti una mano. Qui sarai al sicuro ed é tutto cio' che voglio, che tu sia al sicuro. Ai miei genitori diro' che avevi bisogno di un posto dove stare, non si accorgeranno nemmeno di te quindi fai come se fossi a casa tua- disse, lo ringraziai e lui mi accompagno' alla stanza degli ospiti. Mi svegliai presto quella mattina, sgattaiolai fuori dalla mia stanza sperando di non svegliare nessuno e entrai in bagno. Mi lavai il viso con acqua fredda e mi pettinai i capelli prima di uscire per ritrovarmi una donna davanti. Alta, con grandi occhi verdi, un viso dai lineamenti gentili e fossette sulle guance. Somigliava molto ad Alex, era la sua versione femminile ed era davvero bella. -Salve- disse lei, ero fin troppo scioccata per rispondere senza sembrare stupida. -B-buongiorno- balbettai, lei sorrise e mi guardo' dalla testa ai piedi. -Non sono sicura di conoscerti ma esci dal mio bagno e indossi i vestiti di mio figlio quindi suppongo tu non sia un'intrusa- disse, indietreggia alla ricerca di protezione. -Si, ehm sono un'amica di...sono un'amica di Alex Hais, signora- dissi, timidamente, lei sorrise di nuovo e mi porse la mano. -E' la prima volta che ti vedo, mi chiamo Harmony. -Io sono..Sun, cioé Sunshine, Sunshine Evans...signora Hais- risposi, sentendomi ancora più stupida di quanto già non mi sentissi. -E' un piacere conoscerti, Sunshine. -Il-il piacere é tutto mio, signora Hais- replicai, era davvero gentile ma i genitori riuscivano sempre a mettermi a disagio. -Chiamami Harmony- disse, sorrisi e solo quando vidi Alex venire verso di noi riusci' a fare un respiro profondo. -Vi siete già conosciute vedo- disse Alex, dando un bacio a sua madre. -Non credevo fosse cosi'- disse Harmony, rivolgendosi a suo figlio. -Credo che tu le faccia questo effetto.. -Perché come credeva che fossi?- chiesi, preoccupata. -Tutto cio' che suo figlio le ha detto é sbagliato... -Non credo, ha detto solo grandi cose su di te Sunshine. Solo non credevo che fossi cosi' timida- replico' Harmony, guardai Alex che distolse lo sguardo imbarazzato. -La colazione sarà pronta tra poco, fai come fossi a casa tua Sun- disse Harmony, sorridendomi e dirigendosi verso le scale. -Hai parlato di me a tua madre?- chiesi, scioccata. -E' la mia migliore amica...le racconto tutto. Non sei speciale, sei solo un'altro punto interrogativo- rispose, sorrisi e annui'. -E' davvero bella- dissi, lui annui'. -Per questo io sono uno schianto- scherzo'. -Se fossi davvero suo figlio saresti uscito meglio, io chiederei a tua madre spiegazioni- ribattei. -Eri davvero adorabile poco fa...sembravi quasi umana. Non pensavo fossi capace di innervosirti. -I genitori mi innervosiscono, di solito mi detestano tutti..ho i capelli grigi e dei piercing quindi danno per scontato che faccia parte di una gang- ribattei, mentre andavamo in cucina. -Non puoi dargli torto, infondo é vero che facevi parte di una gang- replico'. -E' diverso!- dissi, lui sorrise. -Devo ammettere che....mi sei mancato Alex- dissi, evitando il suo guardo, sentivo già i suoi occhi su di me. Sapevo che era tutto fiero di se perché ero riuscita a condividere i miei sentimenti con lui. -Si..anche tu mi sei mancata, ragazzina- disse, lo guardai e notai che anche lui evitava il mio sguardo. Andammo in cucina dove una tavola piena di cibo delizioso ci aspettava. Harmony era seduta a capo tavola assieme al marito. -Forse dovrei cambiarmi- dissi rivolgendomi ad Alex. -Tranquilla- disse, facendomi entrare per prima. -Tesoro, lei é un'amica di Alex, Sunshine- disse Harmony, presentandomi, strinsi la mano al padre di Alex. -E' un piacere, Sunshine. Siediti- disse, tirando la sedia per me. Alex era davanti a me ed Ashley accanto alla madre. La sorellina di Alex era adorabile, aveva corti capelli neri e grandi occhi grigi simili a quelli di Alex. -Il tuo nome é buffo- disse Ashley, le sorrisi e annui'. -Posso chiamarti Sun? E' più bello- disse, guardai Alex e vidi quanto quella domanda lo facesse ridere. -Puoi chiamarmi come vuoi, Ashley- risposi. -Mi piacciono i tuoi capelli- aggiunse. -E a me piacciono i tuoi- ribattei, lei sorrise e mordette un croiassant. ---------------------------------------------------------------------------------------- Una piccola recensione é sempre ben gradita
   
 
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