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Autore: Xion92    20/02/2017    4 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Santo cielo, UN mese è riuscito a passare dall'aggiornamento scorso. Dovete scusarmi, ciò è successo perché, oltre a fare la cover nuova (che trovate qua) ho aggiustato tutte quelle vecchie. Quindi da ora in poi gli aggiornamenti scorreranno più velocemente. Vi do un anticipo sul capitolo per poterlo comprendere meglio. Qua si comincia a parlare del Natale. Nel caso non lo sapeste, in Giappone (non essendo un paese Cristiano) il Natale è concepito come un secondo San Valentino, ed è una festa che si passa col proprio fidanzato/marito, non con la famiglia e i parenti (infatti nella prima serie Ichigo guardava al Natale pensando al suo ragazzo, non ai suoi genitori, ovviamente). Anzi, è più importante la Vigilia del Natale stesso (che da loro è un giorno feriale, scuole e uffici sono aperti di Natale), e appunto è la sera della Vigilia quella dove i fidanzati hanno gli appuntamenti romantici (infatti ricordate l'episodio 38? E' ambientato durante il 24 dicembre). Una cosa ancora più curiosa è che, mentre da noi tutte le decorazioni natalizie rimangono fino all'Epifania, da loro viene smontato tutto il 26 dicembre per la preparazione all'anno nuovo che, quella sì, è una festa loro molto celebrata e sentita. Nel capitolo viene nominata la "Christmas Cake". E' il loro dolce di Natale, come noi abbiamo il panettone. E' una semplice torta di pandispagna, panna e fragole decorata a tema natalizio, e bisogna prenotarla nelle pasticcerie mesi prima, perché si crea una fila di ordinazioni mostruosa. Tra l'altro, un aneddoto divertente: le pasticcerie e i negozi che le vendono sperano di smerciarle tutte entro il 25 dicembre, in quanto dal 26 il Natale scompare e iniziano i preparativi per l'anno nuovo. Per vendere quelle rimaste dopo il 25 le scontano di parecchio. E infatti il termine "Christmas Cake" viene usato in senso dispregiativo verso le ragazze non sposate che hanno più di 25 anni, alludendo che fino a quest'età sono in età da matrimonio, ma poi hanno bisogno di "grandi sconti" per trovare marito!
Dopo questa introduzione... buona lettura! 

 

Capitolo 72 – Le condizioni di un leader


Era ancora presto per svegliarsi, non erano nemmeno le sei. Angel aveva preso l’abitudine, dall’inizio della scuola, di alzarsi alle sei del mattino per prepararsi con calma senza dover fare le corse, ma stavolta si era svegliata mezz’ora prima. E non per sogni o brutti pensieri, ma per via dei brusii che provenivano dal piano di sotto. A dire il vero erano accenni di rumore molto lievi, ma Angel possedeva un udito veramente troppo fine per poterli ignorare. A volte si domandava come facesse Ryou a sopportare quei rumori; certamente doveva dormire con la testa sotto il cuscino e il piumone tirato fin sopra i capelli.
Era da almeno una settimana che andava avanti questa storia: Keiichiro aveva iniziato a svegliarsi alle cinque, un’ora prima di lei, per andare a trafficare giù in cucina con creme e pandispagna. Il primo giorno che l’aveva fatto, Angel gliene aveva immediatamente chiesto il motivo, e lui le aveva risposto:
“sono arrivate le prime ordinazioni per le Christmas Cake. Con l’avvicinarsi del Natale saranno sempre di più, quindi devo alzarmi presto per poterle preparare a parte, prima di iniziare a fare i dolci che dovremo vendere in giornata.”
Angel non ci aveva capito niente. Né su questa torta dal nome strano né su quello che Keiichiro aveva chiamato Natale. Sapeva soltanto che, guardando le prime torte di pandispagna, crema e fragola che il suo tutore aveva finito di preparare, aveva sì constatato che erano belle da vedere, ma le aveva trovate così elaborate e stucchevoli che le avevano fatto venire una sensazione di nausea.
Lei infatti, che aveva un istinto di sopravvivenza fortissimo, era abituata ad avventarsi senza riflettere su ogni cosa commestibile che si trovava davanti anche se aveva la pancia piena. Ma non lo faceva certo per suo gusto, sapeva bene quali cibi le piacessero in realtà, e quei dolci così complicati non le piacevano per niente. Anche ora, dopo mesi e mesi di convivenza e adattamento con la gente civilizzata, aveva conservato le abitudini di chi vive nella frugalità, e anche se Keiichiro preparava ogni tipo di dolce possibile e immaginabile, lei rifiutava qualunque preparazione che non si trattasse di mochi ripieni di marmellata.
“Angel, sei davvero un caso umano”, commentava a volte ridendo Ryou, vedendola che, a colazione, respingeva i krapfen alla panna, le brioche alla cioccolata e i bomboloni alla crema per mangiarsi con gusto quei miseri dolcetti di farina di riso.

Ad Angel venne da sorridere, ripensando a queste cose premendosi il cuscino sulle orecchie. Il boss aveva proprio poco da fare lo spiritoso, in realtà. Esistevano alcune cose non spiegabili nell’universo, e questa appena successa era una di quelle: il giorno in cui Retasu e il boss erano stati insieme in cucina lei era stata l’unica ad assistere alla scena, perché Keiichiro era impegnato altrove in quel momento. Lei era stata l’unica testimone, e non ne aveva fatto parola con nessuno. Eppure, non aveva idea del perché, dalla mattina successiva l’avvenimento era comunque diventato di dominio pubblico, e tutta la squadra ne era venuta a conoscenza.
Non c’era nemmeno stata una rivelazione; semplicemente, tutti avevano iniziato a comportarsi come se lo sapessero già. E come potevano aver fatto? Di sicuro non potevano essere stati i diretti interessati a spifferarlo, visto che erano quelli che desideravano meno fastidio in assoluto. Angel, infatti, dubitava che in pubblico, da quel giorno, si fossero guardati anche una sola volta. Era sicura che Bu-ling avesse piazzato delle telecamere nascoste in giro, poteva essere solo questo.
Dal giorno successivo la più piccola aveva iniziato a saltellare loro attorno come una di quelle palline di gomma che si comprano alle macchinette, canterellando:
“Retasu-neechan e Shirogane-niichan sono pazzi d’amore! Pazzi, pazzi d’amore!”
E aveva iniziato a tendere loro degli agguati, cercando di sorprenderli in qualche momento equivoco, ma i due ragazzi erano molto discreti e stavano bene attenti a non dare corda a quella ragazzina.
Ichigo e Minto, da quando l’avevano scoperto, avevano fatto a Retasu un sacco di feste, ignorando completamente il profondo imbarazzo dell’interessata, e la prima, con ostentata competenza, aveva iniziato ad elencarle tutta una serie di posti romantici in cui sarebbe potuta andare col suo nuovo ragazzo.
Solo Zakuro e Masaya, fra tutti, avevano preso la notizia con tranquillità: la prima dando l’impressione di aver sempre saputo che questo momento sarebbe dovuto avvenire, e anche Masaya si era dichiarato contento che anche il suo vecchio rivale potesse ora essere felice come lo era lui.
Ad Angel tutto questo non importava molto: aveva imparato in fretta che Retasu e Ryou, a differenza di Ichigo e Masaya, non amavano mostrare affinità davanti agli altri, e sinceramente trovava difficoltà a distinguere fra la situazione di prima ed ora, per il loro modo di comportarsi. L’unica differenza che aveva rilevato era che ora Retasu era sempre l’ultima ad andar via a turno concluso, e il boss, quando era rimasto solo lei, spediva Angel in camera per almeno un quarto d’ora in modo che non gli stesse tra i piedi. Cosa facessero quando Angel non era insieme a loro, la ragazza mora non ne aveva idea, e non ci voleva neppure pensare.

La giovane, a cui ormai il sonno era passato del tutto, si alzò in piedi e andò davanti alla porta finestra, scrutando attraverso i vetri appannati. Non c’era molto da vedere, in realtà: la nebbia di novembre era molto fitta, e tutto quello che si riusciva a scorgere erano le luci dei palazzi e dei lampioni che spuntavano nel grigiore della città come tante lucciole.
No, se ad Angel veniva da pensare a qualcosa, non erano certo quelle sciocchezze romantiche o gli spettegolamenti delle sue compagne. Quello che invece le veniva sempre alla mente, man mano che l’autunno proseguiva verso l’inverno, e di cui ogni giorno non finiva mai di stupirsi, era come la mattina, appena sveglia, non iniziasse a battere i denti dal freddo. Conosceva a memoria i lunghi e rigidi inverni che aveva passato durante la sua vita, e ricordava alla perfezione come ogni mattina di ogni brutta stagione lei dovesse subito balzare dal suo sacco a pelo e cambiarsi in pochi secondi per evitare di raffreddarsi troppo; come ogni tifone estivo o autunnale, ogni gelata, venisse accolto come una maledizione, e come a lei, nel suo corpo in crescita, giovanile e vigoroso, piangesse il cuore nel vedere i suoi nonni sfiorire sempre di più a ogni inverno che attraversavano, visto che non erano più in grado di sopportare quelle condizioni di vita.
Qui invece c’era il riscaldamento, poteva togliersi le coperte di dosso senza battere i denti, poteva permettersi di scendere a fare colazione in pigiama senza temere di sentire quell’umidità penetrarle nelle ossa, ed aveva a disposizione tutte le coperte che voleva. Se trovava che una coperta non fosse abbastanza calda, le bastava dirlo a Keiichiro che gliene avrebbe subito procurata un’altra. A casa sua, se una coperta non riscaldava a sufficienza se la doveva tenere e basta.
A tutte le comodità della vita moderna ormai si era abituata, ma ora che stava arrivando l’inverno, neppure un giorno mancava di meravigliarsene, e soprattutto di stupirsi di come la gente di lì desse tutto questo per scontato, mentre scontato non lo era per nulla, almeno per lei.
‘Nonna, aspettami sempre. Anche se qui è novembre, lì da te dovrebbe essere maggio. Non devi preoccuparti per il freddo. Aspettami ancora, se va tutto bene ad agosto sarò da te’ pensò, appoggiando le dita sul vetro appannato della porta-finestra.

Quella stessa giornata, dopo aver pranzato, Ichigo si chiuse in camera sua. Controllò il calendario appeso al muro. Il venti di novembre. Due settimane erano passate da quando Retasu aveva ottenuto il suo potenziamento. Sì, ne erano successe di cose da quando ciò era avvenuto, prima di tutte la nuova relazione che si stava sviluppando all’interno della loro squadra.
Fece un risolino tra sé: ‘alla fine, anche Shirogane è riuscito a sistemarsi. Chi l’avrebbe mai detto, proprio con Retasu…’
Normalmente una nuova situazione di questo tipo nel suo ambiente le avrebbe occupato la mente per buona parte della giornata. Ma ultimamente Ichigo si sentiva inquieta per un’altra motivazione, e questo non aveva nulla a che vedere con l’innamoramento dei suoi due amici.
Come leader e responsabile del team che capeggiava, Ichigo stava molto attenta ad ogni cambiamento che avveniva al suo interno, e aveva notato che Angel sembrava aver raggiunto una nuova e definitiva stabilità: nei combattimenti minori che affrontavano di continuo si dimostrava spigliata, a suo agio, integrata alla perfezione nel lavoro di gruppo. Quando c’era da elaborare una strategia per sconfiggere un nemico, si faceva sempre avanti proponendo soluzioni che spesso erano adeguate, e non agiva più in modo avventato senza aver prima riflettuto e fatto un piano; quando, per un attacco dei nemici o per un qualsiasi motivo, qualcuno dei suoi compagni si trovava in difficoltà, cercava sempre di aiutarlo, di richiamarlo e incoraggiarlo; non prendeva più decisioni di sua iniziativa e, prima di scegliere una qualunque mossa, si assicurava che tutta la squadra fosse concorde sull’azione da compiere.
Ichigo, con l’andare del tempo, si era accorta di una cosa, di cui forse nemmeno Angel si era resa conto: ossia che, per lei, i suoi compagni non erano più solo persone con cui doveva collaborare per raggiungere un obiettivo comune, ma erano diventati qualcosa di molto più profondo. Era stato un processo lento e sottile che era iniziato dai primi mesi di convivenza, ma ora ciascuno di loro, a modo proprio aveva legato con lei, e con ognuno Angel aveva sviluppato un rapporto particolare. La sola da cui si teneva a debita distanza era Minto, ma non c’era da stupirsi di questo.
L’unica cosa che era cambiata in modo drastico, da quando era guarita, era il rapporto che aveva con la sua leader. Angel infatti aveva smesso di starle sempre appiccicata in quel modo ossessivo tanto da farla sembrare dipendente da lei, e non ricercava più a tutti i costi con Ichigo un rapporto che non ci sarebbe mai potuto essere. Però, in un modo molto più sano, quando poteva faceva sempre in modo di starle vicino. Tranquillamente, senza ansia di chissà quali attacchi alieni. Però Angel cercava il più possibile di stare in sua compagnia, spesso le chiedeva di andare a fare un giro insieme nel tempo libero, e durante le battaglie non si allontanava mai troppo da lei, di certo sentendosi più serena potendo combattere al suo fianco.
Dopo tutto quel tempo, Ichigo non si sentiva più infastidita dalle sue richieste di attenzioni, ora che erano diventate più equilibrate, ed era arrivata ad accettare con serenità il suo bisogno di vicinanza. Che non potesse darle quel tipo di affetto di cui forse Angel necessitava, non sembrava avere importanza. Ormai anche lei, affezionata alla sua ultima compagna di squadra, iniziava ad avvertire un certo senso di disagio se passavano tre giorni senza che lei le chiedesse di uscire, e durante i combattimenti ogni tanto si guardava in giro per assicurarsi che non le fosse troppo lontana.
‘E pensare che, se si fosse comportata così con me ad aprile scorso, l’avrei come minimo mandata a quel paese dopo un paio di giorni’, pensò ridendo tra sé e sé.
Ma c’era una questione, importantissima, che aveva bisogno di discutere con lei. Ultimamente Angel si era rasserenata, al contrario di Ichigo, a cui invece avevano iniziato a vorticare in testa alcune domande che avevano bisogno di risposta.
Perciò, dopo mangiato e prima dell’inizio del turno pomeridiano, si recò al Caffè Mew Mew da sola, e quando fu entrata chiese a Ryou, che era nello studio:
“Shirogane, dov’è Angel?”
“Fuori, in giardino”, si limitò a rispondere lui, che era al computer.
Ichigo aggrottò le sopracciglia. “In giardino? A che fare?”
Ryou, a quella domanda, scosse la testa lasciando andare il sospiro rassegnato tipico di chi ha perso la pazienza da un pezzo.
Presa dalla curiosità, Ichigo uscì allora dalla porta sul retro. Spalancò gli occhi quando vide Angel seduta su una pietra, concentrata, che si teneva fra le dita della mano sinistra un ciuffo teso di capelli, mentre con la destra, che stringeva un taglierino, dava un colpo deciso pochi centimetri dalla fine dei capelli, tagliando di netto una parte della ciocca, che poi cadeva tra l’erba inframmezzandola di nero.
“Angel! Ma cosa stai facendo?” esclamò, non credendo ai propri occhi.
Angel, che era tutta concentrata sul suo lavoro, sobbalzò. “Leader!”, rispose chinando la testa. “Mi sto tagliando i capelli. Erano troppo lunghi, ormai.”
“Lunghi?”, ripeté Ichigo stupita, andandole vicino. “Ma ti arrivavano a malapena alla metà del collo. E allora quelli di Zakuro-san?”
“Ah, figurati, quando l’ho vista la prima volta, ci sono rimasta. Non avevo mai visto nessuno in vita mia coi capelli lunghi come i suoi.”
“Davvero… davvero da voi le ragazze non portano i capelli lunghi?” chiese incredula Ichigo.
“Se una si vuole complicare la vita lo può anche fare, ma da me è già abbastanza difficile di suo. Quindi portiamo tutti i capelli corti”, spiegò Angel, prendendosi un’altra ciocca.
“Ma senti… Shirogane ti dà una paga abbondante, come a noialtri. Perché non prendi appuntamento dalla parrucchiera, invece di tagliarteli così?” insisté Ichigo.
“Non posso spendere quei soldi. Serviranno a me e alla nonna quando tornerò da lei, se mai reintrodurranno il denaro. Devo tenerli da parte tutti.”
“E perché fai questo lavoro in giardino e non in bagno?”
Allora Angel assunse una postura composta, indurì lo sguardo e parlò con tono profondo, imitando la voce di Ryou: “in casa mia non le voglio vedere queste cose. Quindi sto fuori e il boss deve stare zitto.”
Ichigo si mise a ridere a quell’imitazione, ma poi notò che, In tutto questo tempo, nonostante Angel stesse cercando di sembrare spigliata come al solito, in realtà il tono di fondo era nervoso. Ancora, non aveva inoltre osato guardarla nemmeno una volta. Come mai?
“Ehm, senti, leader”, fece infatti a quel punto Angel, incerta, con gli occhi distolti. “Per caso sei venuta per dirmi qualcosa?”
“No, no”, rispose subito Ichigo. “Non è successo niente. Sono venuta solo perché volevo un po’ la tua compagnia. Alza la testa, dai. E non chiamarmi sempre leader.”
Angel a quelle parole lasciò andare un lungo sospiro di sollievo e sollevò lo sguardo.
Anche Ichigo sospirò. Nonostante le volesse molto bene, c’erano dei momenti in cui veramente la sua compagna riusciva ad irritarla. Va bene che la ammirava in quanto sua superiore, ma in certi momenti la rendeva oggetto di un culto della personalità che rasentava l’assurdo. E poi dava da pensare come, appena l’aveva vista arrivare, subito avesse temuto che fosse venuta a sgridarla per qualcosa. Le voleva bene, ma ogni tanto le faceva venire l’ansia coi suoi atteggiamenti di sottomissione.

Si sedette sulla roccia di fianco a lei, mentre Angel, ritrovata la tranquillità, continuava a mozzarsi la punta dei capelli.
Ichigo rimase in silenzio per un po’, rimanendo ad ascoltare il rumore del filo della lama che tranciava le ciocche.
“Ma non ti fa male?” le chiese dopo qualche minuto, vedendo che il viso di Angel si contraeva appena in una smorfia di dolore ad ogni colpo secco di taglierino che dava.
“Quando ero piccola sì. Ma dopo qualche anno non si sente più niente. Insomma, quasi.”
Ichigo annuì, e strofinò la punta del piede tra i ciuffi d’erba. Non sapeva da dove iniziare.
“Ascolta, Angel… c’era una cosa che mi chiedevo. Come ti trovi con noi?”
Angel interruppe il suo lavoro e si girò verso di lei. “Eh?”
“Sì, insomma: ti trovi bene nella nostra squadra? Sei contenta di stare insieme a noi?” le chiese ancora Ichigo.
“Sì, tanto”, rispose l’altra senza esitare. “Non credevo nemmeno, prima di arrivare qui, che potessero esistere delle persone come voi. Davvero, mi piace molto stare in vostra compagnia. Eccetto con… beh… Minto, ma alla fine è una su otto, non conta.”
Ichigo si mise a ridere. “Ah, Minto… quanto tempo ci è voluto perché io iniziassi ad andare d’accordo con lei. Almeno a te t’ignora abbastanza, con me si metteva a litigare ogni due minuti, e a volte ancora lo fa.”
Rimase zitta per un altro po’. “Ho visto che hai imparato tantissimo in tutto questo tempo che sei stata con noi. Sai che sono molto contenta di te?” la lodò infine.
Angel non rispose a quei complimenti, ma tolse lo sguardo da lei fissandosi le scarpe con un sorrisetto imbarazzato, mentre le sue guance si tingevano di rosso.
“Beh… grazie”, disse infine.
“E sai cosa mi ricordo di te, la prima volta che ci siamo viste?” andò avanti Ichigo. “Quando abbiamo incontrato Waffle e Flan per la prima volta. Sai, quella notte quando sei arrivata. Ricordo che Waffle ti aveva atterrato, Zakuro ti aveva salvata all’ultimo, e tu invece di ringraziarla ti eri arrabbiata con lei perché era la tua lotta. È vero o ricordo male in cui sarebbe potuta andare cospense a quelle parole, ma non smise di fissarsi i piedi, con uno sguardo che da lusingato era diventato imbarazzato e vergognoso.
“No, ricordi bene”, borbottò.
“E perché le avevi detto così?” chiese Ichigo, con tono gentile e non inquisitorio.
“Ma perché… quella volta non ragionavo mica come adesso. Per me era una cosa impensabile che una persona estranea mi aiutasse in un problema che riguardava solo me. Ero abituata che ognuno dovesse pensare per sé, avevo sempre fatto così”, cercò di spiegarsi Angel goffamente.
“Questo vuol dire che se in quella situazione tu e Zakuro foste state scambiate, avresti lasciato che Waffle la uccidesse?”
Lo sguardo di Angel si rabbuiò ancora di più. “Forse sì… probabilmente, anzi…”
“E ora?”
“No, adesso no di certo!” Angel sollevò la testa con espressione disgustata. “C’erano tante cose che non sapevo e che non avevo capito, ma adesso sì.”
“Già, non avevo dubbi”, sorrise Ichigo. “Ho visto come ti sei comportata contro tutti quei chimeri pericolosi che abbiamo combattuto. Era scontato che non ragionassi più così.”
Lo sguardo di Angel tornò ad essere rasserenato a quelle parole.
“Scusami, ti sembra che ti stia facendo il terzo grado?”, le chiese Ichigo.
“No, no! Anzi, mi piace parlare con te!”, rispose subito Angel, guardandola con un’ammirazione che fece sentire la leader a disagio.
“Allora… ti ricordi quando eravamo in montagna e abbiamo dovuto combattere quel drago?” chiese.
“Oh, sì!” annuì Angel.
“Beh, io ero intrappolata dalle fiamme e il combattimento non l’ho visto, ma Retasu poi mi ha raccontato tutto. Hai preso in mano la situazione con una spontaneità impressionante, questo mi ha detto. E il piano che hai elaborato era assolutamente geniale. Ma dimmi, hai dovuto riflettere molto prima di elaborare una strategia come quella?” le chiese Ichigo interessata.
“Eh…” rifletté Angel. “Veramente no. Ho visto com’era la situazione ed ho fatto in un momento. Mi è venuto così.”
“Gli altri erano in una brutta situazione, ma sei riuscita a ricollegarli dicendo a ciascuno precisamente quello che doveva fare. È vero?”
“Sì, è vero”, rispose Angel, senza vantarsi.
Silenzio. Le due ragazze rimasero senza parlare per un po’, Ichigo passandosi un dito sulla campanella al collo, Angel facendo scorrere il suo sulla lama del taglierino.
“Senti, Angel… posso farti una domanda un po’ indiscreta?” le chiese Ichigo.
Angel non rispose, ma si girò verso di lei.
“Qual è la cosa che desideri di più al mondo? Ci hai mai pensato?”
Angel rispose senza esitare: “tornare da mia nonna quando tutto questo sarà finito. È questo quello che desidero.” Esitò un momento, poi aggiunse, con lo sguardo indurito: “però, se chiedo troppo e non riuscirò a tornare da lei, quello che voglio è piantare la mia arma nella carne di Flan prima di morire.”
“To lo odii, vero?”
“Voglio vederlo morto”, incalzò Angel.
“Devi conoscerlo molto bene”, osservò Ichigo.
“Sì, ho combattuto contro di lui diverse volte. Conosco lui e anche il suo modo di combattere.”
A quell’ultima risposta, Ichigo fece per alzarsi in piedi, ma poi, ripensandoci, si rimise a sedere.
“Ho notato una cosa che mi ha incuriosito, quando abbiamo combattuto sulla riva del lago. Hai presente quando hai fatto quell’attacco a sorpresa contro Waffle? Perché hai gridato prima di lanciarti contro di lui? Quando gridi prima di un attacco a sorpresa, beh, non è più un attacco a sorpresa.”
A quella domanda, Angel assunse un’aria molto offesa. “Non era un attacco a sorpresa, quello. Non mi sognerei mai di essere così sleale verso il mio avversario, anche se è un alieno come Waffle. Ho gridato apposta in modo da preservarmi da un colpo sporco che avrei potuto commettere. Io sono una guerriera, e combatto in modo pulito. Non esistono gli attacchi alle spalle nelle mie tattiche, almeno a mente fredda.”
Ichigo ascoltò senza replicare quella spiegazione, poi disse, alzandosi in piedi:
“io vado un po’ dentro ad aspettare l’inizio del turno. Tu ancora devi finire il tuo lavoro, no?”
“Sì, Ichigo”, rispose Angel impugnando di nuovo il taglierino. “Mi è piaciuto molto parlare con te.”

“Shirogane! Shirogane!” chiamò Ichigo, rientrata nel locale e sporgendo la testa dentro lo studio.
“Che c’è? Sei rimasta sconvolta da come la principessa si prende cura della sua persona?” le chiese ironicamente Ryou, seduto al computer a sistemare dei dati, senza distogliere gli occhi dallo schermo.
Ichigo ignorò questa provocazione. “Devo parlarti. Posso entrare?”
Allora Ryou lasciò perdere il suo lavoro e girò la sedia girevole verso di lei.
“Allora…” iniziò Ichigo, molto incerta. Era difficile impostare un discorso serio come quello che voleva fare. Ora doveva parlare con tono responsabile, anche se era complicato per lei.
“Intanto, Shirogane, come pensi che stiano andando le nostre battaglie?”
“Beh”, alzò le spalle lui. “Siete ancora tutti vivi, quindi direi che male non vanno.”
“Non intendevo questo”, lo zittì lei irritata. “Seriamente.”
“Stanno andando bene. Combattete in modo coordinato, avete già tre potenziamenti e siete sempre più legati fra voi. Cosa c’è da dire?” disse Ryou, lasciando perdere il suo tono ironico.
“Questo è vero, ma credo che andando avanti le cose potrebbero farsi più difficili.” Si schiarì la voce e impostò il suo tono in modo serio e un po’ costruito. “Lo so che quando è stato deciso che io diventassi la leader della squadra mi è stata data una grande responsabilità, però…”
“E quando mai?” la interruppe Ryou.
“…questa responsabilità la devo dimostr… come?” si fermò Ichigo, stupefatta.
“Quando mai qualcuno ha deciso che la leader dovessi essere tu?” le chiese Ryou, alzando un sopracciglio.
“Beh ma… certo che è stato deciso che fossi io, e l’hai detto pure tu.”
“Ti sbagli. Io non l’ho detto”, insisté Ryou, senza alterarsi.
“Ma allora perché sono io la…? Ah, ma che importa adesso?” chiuse la parentesi Ichigo. Si sentiva terribilmente irritata. Lei cercava di parlare da capo della squadra che rappresentava, facendo un discorso serio, e lui la liquidava così. “Comunque sono la leader, è questo che conta”, ricominciò, riprendendo il suo solito tono senza più forzarsi a sembrare autoritaria. “Dicevo, io sono la capo della squadra, e finora ci è sempre andato tutto bene. Ma nessuno ha mai pensato di nominare una riserva.”
“Una riserva?” ripeté confuso Ryou.
“Sì, sai… metti che dovesse succedermi qualcosa durante un combattimento. Qualunque cosa, magari che rimanga ferita e non possa combattere per un certo tempo. La squadra in quel periodo rimarrebbe scoperta, senza leader. E sono venuta a parlarti proprio di questo, Shirogane.”
“Non ti facevo così pessimista, sai, Ichigo?” le disse Ryou con tono sorpreso.
“No, è che cerco di essere previdente. Finora non l’ho fatto con le battaglie, ma ora che il momento di lottare con Flan è più vicino, è meglio iniziare a pensarci. Ricordi come è stato difficile contro Profondo Blu perché ci ha colti totalmente impreparati? È un errore che non si dovrà ripetere”, rispose risoluta Ichigo.
“Quindi cosa vuoi fare? Nominare qualcuno che possa prendere il tuo posto nel bisogno? E chi può essere adatto, per te?” Ryou sembrava sinceramente curioso.
Ichigo fissò lo sguardo nel suo. “Ai miei occhi, solo Angel.”
Ryou rimase a guardarla incredulo, poi dopo poco iniziò a ridere di gusto, tanto che per calmarsi dovette darsi un pugno sul petto.
“Guarda, Ichigo”, le disse quando si fu calmato. “Non credo che tua figliola sia l’opzione migliore.”
“Non è la mia figliola”, rispose per reazione automatica Ichigo, senza preoccuparsi di chiedergli come mai desse per scontato che lei sapesse la verità su Angel, e come lo sapesse lui stesso. “Shirogane, Angel è la persona più adatta a questo ruolo, ti dico. Se te l'avessi detto la primavera scorsa mi avresti dovuto portare in psichiatria, è vero, ma non ora.”
“Scommetto che Minto avrebbe qualcosa da ridire, in proposito. Ichigo, Angel, quando avrete ottenuto tutti i potenziamenti, sarà la più debole fra voi. Ci sono opzioni molto più valide nella squadra. Prendi Zakuro, per esempio. È molto forte e matura, di certo sarebbe lei la più adatta.”
Ichigo ci pensò un po’. “Questo è vero, Angel non ha il suo potenziamento e Zakuro è potente e anche saggia. Ma queste cose non sono abbastanza, Shirogane”, insisté. “Prima di tutto, tieni conto che Angel conosce Flan e il suo modo di combattere meglio di tutti noi. E questo già è un vantaggio. Ma c’è qualcos'altro, anche."
A quelle parole, Ryou la guardò senza capire.
“Sai, Angel è cresciuta tanto da quando è con noi, non è più quella inesperta che metteva gli altri nei guai. Da un po’ di tempo le sto dando più spazio durante i combattimenti per vedere come si comporta, e non c’è una volta che mi deluda. È sempre pronta a proporre una strategia che spesso è quella giusta, è svelta a ragionare, è coordinata con noi, è diventata prudente nelle mosse e vede nella lotta una passione, oltre che un dovere. Che abbia perso il suo potenziamento non è importante, in fondo. Riesce in parte a compensare con altre abilità acquisite con l'esperienza. Inoltre, si assicura sempre che nessuno dei compagni rimanga indietro o ferito. E questo solo nei combattimenti minori. Devo dirti cosa ha fatto contro i chimeri più forti?”
Ryou rimase in silenzio, ma concentrato su quello che Ichigo gli stava dicendo.
“Contro quello vicino alla chiesa si è messa in mezzo tra Zakuro e Waffle per permetterle di raggiungere il mostro. Contro quello sul lago è vero che Retasu ha rischiato di perdere il suo potenziamento per salvarla, ma Angel ha rischiato la vita per salvare lei. Contro quello sulla montagna, ha attirato Waffle lontano da noi rischiando la vita solo per proteggerci; e quando sono rimasta intrappolata lontano dagli altri, ha preso in mano la situazione, ha elaborato strategie e diretto gli attacchi della squadra con un’abilità sorprendente. All'inizio non era così, certo, chissà quante volte l’avrò sgridata, ma ora è cresciuta ed è cambiata. E in più lei ha il senso di giustizia, ed è la qualità più grande che possiede.”
Vedendo che Ryou non rispondeva, Ichigo insisté: “Angel è onesta e giusta in tutte le circostanze in cui si trova. Anche in combattimento: lo è con noi compagni e perfino coi nemici. Shirogane, nelle sue mani so che la squadra sarebbe al sicuro.”
Ryou allora, dopo aver riflettuto, obiettò: “tu lo sai che in ogni caso, quando tutto questo sarà finito, Angel se ne andrà via e non la vedremo mai più, vero? Sei sicura di volerla caricare di un impegno simile?”
“Sì!” rispose Ichigo, convinta. “Ma sarebbe solo una cosa provvisoria, e soltanto nel caso dovesse succedermi qualcosa. So che non mi succederà niente, perché ho Aoyama-kun con me, e so che con lui non correrò mai nessun rischio in battaglia. È solo… per sicurezza, ecco. Se dovesse esserci bisogno di qualcuno che dovrà sostituirmi per un po’, sai che sarà Angel.”
A quella decisione categorica, Ryou annuì, anche se non sembrava del tutto convinto. “Glielo devo dire?”
“No, per carità”, disse Ichigo agitata. “Meglio lasciarla tranquilla, per non darle un altro pensiero. Dovrà saperlo solo se servirà. Non ne ho nemmeno parlato con nessuno, a parte te.”
Ryou incrociò le braccia e socchiuse gli occhi. “Va bene, Ichigo, rispetto la tua decisione. Sei tu alla fine che ti sporchi le mani. Terrò questa cosa per me. E fa' in modo che Minto non lo venga a sapere”, concluse in una risata.
Anche Ichigo rise di gusto. “Già, è l’unica che si opporrebbe, penso. Gli altri sarebbero d’accordo con me, ne sono sicura.”

Uscita dallo studio, visto che fra poco sarebbero arrivati gli altri per iniziare a lavorare, Ichigo andò nello spogliatoio per conto suo, e sovrappensiero tirò fuori dall’armadietto la sua divisa. Ora che quella faccenda era sistemata, poteva tornare con la mente a cose più piacevoli. Che giorno era, quello? Giusto, il 20 novembre.
“Questo vuol dire che fra poco più di un mese è Natale”, gongolò con gli occhi luccicanti.
Era il secondo che avrebbe passato in compagnia del suo fidanzato. Sarebbe stato un Natale tranquillo, romantico e che sarebbe filato liscio senza intoppi; non come quello dell’anno prima, in cui il suo adorato Masaya era rimasto ferito mortalmente per cercare di proteggerla da Quiche, e lei aveva vissuto ore di angoscia prima di sapere che non era in pericolo di vita. E poi tutti gli struggimenti attraverso cui era passata per i sensi di colpa, per avergli tenuto nascosta la sua vera identità. Questa volta no: il tutto si sarebbe limitato a una cena romantica in un bel locale intimo nella zona periferica e tradizionale di Tokyo. Era un posto perfetto per passare una serata come quella: in quella zona i ristoranti a lume di candela andavano così a ruba che bisognava prenotare mesi e mesi prima per sperare di trovare un posto. Masaya ci aveva pensato l’estate precedente, ed era riuscito ad accaparrarsi uno degli ultimi tavolini in uno dei migliori ristoranti della zona. Certo, la cena della Vigilia in un posto così costava un occhio della testa, ma con lo stipendio che prendeva col lavoro, il giovane avrebbe potuto pagare la cena per entrambi senza problemi.
Però, pensando al suo ragazzo, ogni tanto le veniva una sensazione di stranimento: le sembrava quasi che negli ultimi tempi si fosse in qualche modo raffreddato verso di lei. Una volta, cioè fino a pochi mesi prima, era pieno di calore, rideva, scherzava e faceva battute insieme a lei quando erano insieme; la abbracciava e la baciava nei momenti più impensati, e la guardava con quell’ardore negli occhi che le faceva girare la testa e ammollare le ossa. Invece adesso… non che non la abbracciasse, non la baciasse e non fosse in affinità con lei. Anzi, di primo impatto sembrava che non fosse cambiato nulla. Però, ogni volta che ci pensava meglio, le sembrava che fra loro due si fosse creata una specie di barriera. Una barriera impercettibile e molto sottile, ma qualche volta a Ichigo sembrava di sentirla. Come mai?
“Ma sì”, concluse il ragionamento scrollando le spalle, fiduciosa. “Chi non sarebbe nervoso e sulle sue in questo periodo dell’anno? Fra quattro mesi finiremo le scuole medie e questo è un periodo pieno di studio e impegni, e poi tutti i mostri di cui ci dobbiamo occupare... Quando tutto questo sarà finito, anche il mio Aoyama-kun tornerà quello di sempre.”

 

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Approfitto di questo capitolo "Ichigo-centrico" per fare una piccola analisi sul tal personaggio. Personalmente ritengo che Ichigo, pur essendo un personaggio molto semplice, è quello che nell'intero cast è di più difficile trattazione, proprio perché fra tutti quanti è quello meno sviluppato e caratterizzato. Seriamente, riuscite a pensare a qualcosa di lei che non sia "è una Mew Mew" o "è innamorata di Masaya"? Beh, è leale verso i suoi amici (come tutti gli altri nella serie), è imbranata e pasticciona (come ogni altra generica protagonista majokko) e... basta. Con delle premesse del genere, per me è un po' difficile scrivere di lei in modo approfondito (infatti, quando magari ci sono scene a "coppia" con Masaya, uso quasi sempre il punto di vista del ragazzo che, lui sì, ha una bella personalità e complessità psicologica meritevole di essere scavata). Però Ichigo, durante la serie, presenta due belle evoluzioni che non sono da trascurare: la prima è dal punto di vista romantico. Cioè che all'inizio non conosce Masaya, lo guarda superficialmente, è una fangirl generica e tutto il resto, ma durante la serie passa dalla fase dell'innamoramento superficiale all'amore vero, profondo e maturo. E, dal punto di vista del "dovere", all'inizio a lei di essere una guerriera che dovrebbe difendere il mondo non gliene può fregar de meno, l'unica cosa che le importa è tenere celata la sua doppia vita. Ma alla fine la vediamo molto presa dal suo ruolo, molto "leader", e con un grande senso di responsabilità verso i suoi doveri. Ichigo è generalmente una ragazza un po' "con la testa per aria" e a volte immatura, però ci sono dei momenti in cui ha degli scatti di maturità non indifferenti. E quindi ho usato questa sua evoluzione e caratterizzazione di fine serie per trattarla in questo capitolo: diciamo che Ichigo si è comportata in modo diciamo "standard" per tutta questa seconda serie, mantenendo il suo carattere leggero e "alla giornata". Però qui ha uno dei suoi rari momenti seri e maturi, in cui è molto "leader" e molto responsabile. Salvo poi, quando le cose si sono sistemate e decise, lasciar andar via dalla mente tutto quello di cui ha discusso con Ryou e Angel fino a quel momento per tornare a pensare alle sue solite questioni romantiche. Ma non sarebbe la nostra Ichigo se non fosse così!

Ah, quella piccola parentesi comica in cui Ryou e Ichigo constatano che nessuno ha deciso che Ichigo dovesse essere la leader... beh, è un'osservazione ironica, in fondo. Non dico che Ichigo non sia una buona capo, anzi, il contrario, ma il fatto è che nessuno ha mai deciso che dovesse essere lei, e nemmeno i motivi vengono spiegati. Lo è semplicemente perché è stata la prima a venire reclutata. Qualcuno potrebbe dire che lo è perché diciamo "tiene unita la squadra", "incita gli altri", e cose del genere. Potrebbe essere vero, ma il fatto è che non viene detto né accennato da nessuno. Il perché sia proprio LEI la leader, nessuno ce lo spiega, mai, è dato per scontato e basta. E quindi questa parentesi ironica vuole far rendere conto di questo fatto.

Alla prossima cover, fanciulli, e scusate il ritardo!

   
 
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